In un celebre film italiano un personaggio dice ad un bambino “Non ti fare fottere dalla nostalgia”. Una frase fortissima, soprattutto se detta ad un bambino, ad un piccolo uomo. Eppure noi, persone, viviamo di nostalgia. Che sia di eventi o sensazioni passate, la rivisitazione nostalgica è spesso la chiave di volta per riuscire ad affrontare il presente e il futuro delle nostre vite.
Shenmue III ritorna dopo 18 anni su Playstation 4 e PC, e lo fa dopo una campagna Kickstarter che ha giocato tutto sulla nostalgia. Su quei giocatori che dai tempi del Dreamcast desideravano vedere conclusa, o semplicemente continuata. Ecco, il buon Yu Suzuki ha raccolto il notevole malloppone ottenuto da questa campagna ed ha esclamato “Tranquilli, ce penso io” (non ha detto proprio così, ndr) con il benestare di SEGA e del publisher Deep Silver. Dopo qualche anno, è finalmente giunto tra noi. Ryo Hazuki ha ripreso il suo viaggio esattamente dove lo avevamo lasciato: nel 1987.
Siamo nel villaggio di Bailu, in Cina, dove assistiamo ad una misteriosa ma affascinante profezia. A raccontarla è Ling Shenhua, una giovane donna protagonista dei sogni di Ryo. La profezia parla dell’arrivo di un giovane, oltre che a citare il ruolo dello Specchio del Drago e della Fenice. Inizia così il nostro viaggio in cerca di risposte e del padre di Shenhua, misteriosamente scomparso dopo l’apparizione di alcuni teppisti. Fin dalle prime ore di gioco, è chiaro che siamo di fronte a Shenmue. Shenmue III non rinuncia allo spirito che nei lontani anni ’90 lo aveva reso grande.
Shenmue III è un giocattolo vuoto e non rispetta il prezioso tempo di chi lo sta giocando
L’esplorazione di Bailu si alterna a momenti di investigazione, di dialogo con i suoi abitanti e di avventura. Un’avventura fatta per lo più di “fetch quest”, di compiti che ci sono stati assegnati per dimostrare il nostro valore o per estorcere (pacificamente) informazioni vitali al proseguimento del nostro viaggio. A volte ci toccherà raccogliere galline, altre giocare d’azzardo e così via.
Altre volte lavorare (gestire i magazzini sul muletto è ancora un lavoro presente) è l’unico modo per proseguire, visti alcuni “scogli” che il gioco ci impone e che ci obbligano a raccogliere un’ingente somma di denaro. Soldi che potrebbero servirci per acquistare pergamene e imparare nuove mosse di combattimento, che ha comunque un ruolo piuttosto sentito nel gioco. Non è un action e non è nemmeno un picchiaduro, i combattimenti in Shenmue III non sono all’ordine del giorno, soprattutto nelle prime ore di gioco. Eppure, resta ancora un aspetto divertente dell’esperienza, ampliando in termini di contenuti quanto già visto nei primi due capitoli. Si tirano calci e pugni e si combinano questi attacchi per eseguire delle combo, con un attacco speciale che andrà messo a segno completando un veloce (pure troppo) QTE su schermo.
Ecco, a differenza del passato Shenmue III non sorprende più: il ritmo della narrazione ma in generale di tutta l’esperienza è estremamente compassato. A complicare le cose c’è la meccanica della stamina, che si consuma continuamente ma più velocemente correndo e combattendo. Per tenerla a bada, bisognerà mangiare e per farlo ci toccherà acquistare cibo con i nostri sudati risparmi. Un loop che non cambia per tutte le 30 e più ore richieste per completare Shenmue III. Si esplora, si parla con qualcuno, si taglia il legno o ci si allena al Dojo, si completano i lavori più assurdi. Il villaggio di Bailu, che è praticamente una metà del gioco, potrebbe essere vista come una gigantesca perdita di tempo.
Shenmue è un inno alla nostalgia ma in quella stessa nostalgia affonda come in un pantano, profondissimo e fangoso
Le quest di Sun vedono Ryo bloccato costantemente tra l’esigenza di completare lavori assurdi semplicemente per veder risposta una sua domanda. Dove i primi capitoli erano innovatori e riuscivano a ricreare un’atmosfera di vita realistica, Shenmue III si incaponisce contro il muro del suo vetusto e ormai superato design. Quella che una volta era innovazione, che mostrava cosa fosse possibile fare con il medium videoludico, ora appartiene al passato. Shenmue III prova a farcela rivivere, ignorando completamente i 18 anni di progresso che hanno segnato il mercato.
Non aiuta la sensazione di straniamento provocata dai terribili dialoghi e dal doppiaggio volutamente “brutto”. Ancora una volta, Shenmue III si crogiola nel suo passato giustificando certe mancanze in una insistente nostalgia. Il problema è che i dialoghi sono semplicemente mal scritti, raggiungendo scambi (anche con Shenhua, con cui avremo i dialoghi più interessanti dell’avventura) così imbarazzanti da mettere in dubbio il loro effettivo senso.
Perché a quanto pare, i personaggi di Shenmue amano rispondere alle nostre domande completamente fuori contesto, rompendo la tanto agognata immersione e il supposto realismo a cui questo terzo capitolo vorrebbe rispondere. Inutile aprire i cassetti di ogni casa, se sono vuoti. Se il mio tempo ad ascoltare i ripetitivi dialoghi interiori di Ryo non trova appagamento, Shenmue III è un giocattolo vuoto e non rispetta il prezioso tempo di chi lo sta giocando. Nemmeno di chi lo ha aspettato per 18 lunghi anni.
Shenmue III non chiude la storia di Ryo Hazuki, la sua vendetta nei confronti di Lan Di dovrà aspettare (mi auguro non altri 18 anni). Un’occasione sprecata almeno per rendere questo terzo capitolo una conclusione di una storia interminabile. Invece, siamo costretti a girovagare per affascinanti villaggi e città, spesso ricche di glitch e di personaggi con un character design completamente buttato a caso, per completare missioni senza reale nesso logico. Il personaggio di Shenhua viene completamente messo da parte nella seconda metà, che impenna nelle battute finale ricordandosi di dover raccontare una storia: purtroppo, troppo tardi. Shenmue III è anticlimatico, è un inno alla nostalgia ma in quella stessa nostalgia affonda come in un pantano, profondissimo e fangoso. Certe sensazioni ed emozioni vanno contestualizzate, e gli originali Shenmue allo stesso modo. Innovativi e visionari per l’epoca, gli si perdona alcune mancanze e ingenuità proprio perché figlie dell’epoca. Shenmue III non ha lo stesso coraggio, è troppo impegnato a ricordare un passato che non c’è più. Lo ameranno i fan più incalliti, forse. |