Shovel Knight: Treasure Trove – Recensione (Switch)

Tra tanti fallimenti nati (e morti) su Kickstarter, c’è chi, come Yacht Club Games, non solo è riuscito a sfornare una piccola, grande gemma, ma da tre anni continua incessantemente a lavorare per mantenere tutte le promesse fatte, a costo di rinviare qualsiasi nuovo progetto e di rinunciare a parte della propria libertà per soddisfare tutti quei backer che hanno concesso fiducia e fondi.

Shovel Knight è infatti in circolazione dal 2014, eppure continua a far parlare (bene) di sé con nuove uscite e campagne che ne vanno ad arricchire l’asciutta e criptica storia (che avrebbe ancora tanto da dire, ad essere sinceri), e dopo aver deliziato i palati degli utenti di quasi ogni piattaforma esistente (Wii U, 3DS, PS4, PS3, PS Vita, Xbox One, Windows, Mac, e Linux), invade anche la nuova console di Nintendo, Switch, con un pacchetto e persino un’espansione nuova di zecca, per giunta in esclusiva temporale.

E proprio in occasione della “rinascita” col nome Shovel Knight: Treasure Trove, siamo ben felici di tornare a parlarne.

Partiamo rassicurandovi sulla qualità del porting: non che ci fossero dubbi, vista l’estetica visiva e sonora squisitamente a 8-bit, ma sempre meglio specificarlo. Sia in modalità TV che portatile, Shovel Knight funziona alla grande (soprattutto nella seconda), e abbiamo apprezzato la possibilità di giocare in co-op in qualsiasi momento grazie ai Joy-Con, senza più il bisogno (come accadeva su Wii U) di dover ricorrere all’amiibo. E si comincia dall’esperienza base, quel delizioso quanto diabolico Shovel Knight, per l’occasione sottotitolato “Shovel of Hope”. È questo il fulcro dell’esperienza, e il punto di partenza da cui vi suggeriamo di iniziare: il prode eroe, armato di una pala talmente buffa da suscitare l’ilarità di chiunque lo veda in azione, è impegnato in una missione dal duplice scopo. Il mondo è tormentato dall’Ordine degli Spietati, una compagnia di cavalieri (già noti al nostro protagonista, tra ex-amici che hanno tradito la sua fiducia in cambio di vil denaro ed acerrimi rivali assetati di potere illimitato), guidata dalla crudele Incantatrice, arroccatasi sulla nera Torre del Destino da dove domina città, villaggi, foreste e scure caverne.

Shovel Knight Treasure Trove

Ma la vera missione del nostro Shovel è un’altra: salvare la sua amata Shield Knight, che continua ad invocare il suo aiuto anche in sogni popolati da bestie e creature di ogni genere, sogni generati durante il sonno ristoratore che l’eroe si concede tra un livello (per un totale di 11) e l’altro. Per farlo dovrà avanzare di zona in zona nella piccola ma densa mappa, sbloccare l’accesso a nuove aree ed avanzare eliminando i potenti boss a custodia dei livelli, e nel mentre potenziare il proprio arsenale con le gemme e i preziosi trovati nella sua avventura.

L’esperienza di Shovel Knight può dividersi idealmente in due: una delle sue anime è a base di combattimenti, in un frenetico action 2D a scorrimento che sprizza old-school da ogni poro, l’altra prende vita a suon di puro platforming, con salti calibrati al millimetro da effettuare schivando minacce ed interferenze di ogni genere. Ed entrambe le anime vengono sapientemente dosate in tutti gli splendidi livelli realizzati da Yacht Club Games, ognuno con una sua personalità, sue musiche, sue atmosfere, e sue meccaniche. Ogni nuova trovata viene introdotta con una breve sezione di riscaldamento, necessaria per far acclimatare il giocatore, salvo poi sprigionarne tutta l’essenza sadica, e il team riesce continuamente a reinventarsi, a rimescolare vecchie e nuove idee, così come citazioni e brillanti intuizioni farina del loro sacco, in un mix gustosissimo, senza minimamente nascondere l’obiettivo di voler massacrare il povero malcapitato di turno con ogni mezzo immaginabile.

Yacht Club Games non nasconde minimamente il suo obiettivo: quello di voler massacrare il povero malcapitato di turno con ogni mezzo immaginabile

Tombe spaccate per errore da cui fuoriescono fantasmi immortali, piattaforme di ghiaccio su cui si scivola (verso la morte) che è una meraviglia, pentoloni carichi di poltiglia infuocata che si riversano ritmicamente, diabolici ninja pronti a farci cadere da precari supporti soffiandoci via, mari di lava che eliminano al tocco, spuntoni, baratri. Ogni elemento di design è studiato per ucciderci in un sol colpo, o per toglierci ogni goccia di vita fino a rispedirci al creatore, oppure a distrarci, o a spingerci e sì, proprio così, con il solo scopo di sgretolare le nostre certezze. I condottieri più brutali dell’Ordine degli Spietati, alla fine della fiera, sono proprio gli sviluppatori, che pur concedendo al prode Shovel Knight la possibilità di sfoggiare armi secondarie (come ancore da lancio, super-pugni, spade volanti, invincibilità per alcuni secondi e sfere d’energia) da utilizzare consumando una sorta di mana, e pur permettendogli di aumentare le proprie barre di salute e “mana”, il tutto in un carinissimo villaggio-zona franca ricco di personaggi buffi e stravaganti, fanno palesemente di tutto per mandarlo all’altro mondo. E c’è qualcosa di darksoulsiano non solo in questa malvagità intrinseca, ma anche nella gestione dei checkpoint, che paradossalmente riescono a donare un ulteriore grado di sfida agli utenti più talentuosi e scavezzacollo: è infatti possibile distruggerli e mettere le mani su un ghiotto diamante, ma basta morire (e fidatevi, è di una facilità estrema) per dover ripartire da capo, quindi occhio.

Dopo aver superato (più o meno) indenni i livelli, tra marchingegni, sezioni in cui si brancola letteralmente nel buio, muri da distruggere e zone segrete, vi ritroverete al cospetto dei boss, ognuno dotato di pattern di attacco variegati e letali (ma anche i nemici comuni non scherzano, sia chiaro), sempre pronti a regalare boss fight complesse eppure memorabili, nonostante, è bene ricordarlo, il nostro eroe sia armato di una semplice pala, con cui bastonare le orrende creature che popolano il mondo o grazie alla quale saltare (e dare un tocco più supermariesco al tutto) attaccando e sfruttando i mostri come supporto. I nemici sono infatti, in certi frangenti, parte integrante delle sezioni platform, e non solo quando cercheranno di farci cadere o di tempestarci di colpi e proiettili di vario genere: alcuni salti andranno infatti calibrati in modo da ritrovarsi su scale altrimenti irraggiungibili, tra riflessi e tempismo necessari per poter avanzare, proprio usando gli elementi dell’ambientazione o le creature stesse.

Shovel Knight Treasure Trove

Inutile dire quanto difficile, ma al contempo divertente ed appagante, sia Shovel Knight: non è un’esperienza alla portata di tutti, in quanto richiede una certa dedizione e tanta pazienza, ma grazie anche alla buona intuizione legata alle vite, permette un po’ a tutti, anche se per il rotto della cuffia, di non interrompere bruscamente l’avventura. C’è però da dire che la gestione dell’inventario (da scorrere con i dorsali, oppure mettendo in pausa), così come la scellerata idea di assegnare l’attacco delle armi secondarie alla combinazione “Su+ pulsante dell’attacco” (abbiamo perso il conto delle volte in cui abbiamo sprecato prima del previsto tutta la magia, o in cui siamo morti per aver sferrato un semplice colpo invece del potere speciale), rendono il tutto, in alcuni momenti, un pelo frustrante, soprattutto ai meno esperti.

Quando si muore, dicevamo, non c’è la classica concezione di “vita” tipica dei giochi del passato: si perde una percentuale dell’oro accumulato, che sarà possibile recuperare tornando sul luogo del misfatto e riacciuffando dei sacchetti svolazzanti. Trattandosi di una percentuale, potrete morire un gran numero di volte e perdere sì i vostri preziosi beni, il che significa che potrete scordarvi quella nuova armatura, quel potere devastante o quella succosa arma secondaria, ma prima o poi, con una certa dedizione, alla fine, se non del gioco, almeno del livello, ci arriverete. Il restare però senza oro rappresenta un problema, in quanto limiterà non poco l’esperienza.

Inutile dire quanto difficile, ma al contempo divertente ed appagante, sia Shovel Knight

Tutto questo per ribadire un semplice concetto: uomo avvisato, mezzo salvato, e questa frase ve la ricorderete soprattutto nei frangenti finali, in cui Yacht Club proporrà, letteralmente, l’intero catalogo, in un devastante, crudele, squisito more of the same, un pout pourri di inaudita cattiveria che, allo scorrere dei credits, vi lascerà con un’ulcera, ma anche con una sensazione di onnipotenza degna proprio degli ostici capolavori del passato. E per i masochisti, ci sono sfide tostissime (come versioni alternative delle boss fight) e un malefico New Game Plus col quale andare a caccia dei tantissimi segreti presenti.

A completare il pacchetto ci pensano due espansioni, che ci hanno lasciato per certi versi sensazioni contrastanti. La prima è Plague of Shadows, già disponibile gratuitamente per tutti quelli che hanno acquistato il gioco, e permette di indossare i panni di uno dei boss, il Plague Knight. È forse la campagna più debole delle tre attualmente disponibili (una quarta, King Knight, arriverà entro la fine dell’anno), ma non di certo per via dell’idea che la anima: ci vedrà infatti andare a caccia di preziosi ingredienti in possesso dei singoli membri dell’Ordine, cruciali per la creazione di una speciale e potentissima pozione. Il mondo di gioco è lo stesso (ma il povero Plague non verrà accolto nel villaggio “regolare”: dovrà accontentarsi degli – attrezzatissimi – sotterranei), idem i livelli, rivisti però in modo da sfruttare tutte le novità introdotte con questo personaggio, e le sue mosse peculiari: la sua arma principale sono le stesse granate che ci lanciava durante lo scontro, e oltre ad arcani e pozioni con cui aumentare la vita e la magia, può spiccare un poderoso doppio salto, da sfruttare per poter imbastire veri e propri bombardamenti dall’alto, oltre che raggiungere direttamente le piattaforme senza troppi giri e salti.

Shovel Knight Treasure Trove

I problemi principali, però, sono ben due: il primo è relativo, e riguarda l’eccessiva semplicità con cui si potranno mandare al tappeto i boss (anche se gli scontri, rivisti anche quelli, sono stati ricalibrati), in quanto basta “spammare” gli attacchi per mandarli al tappeto (mentre con Shovel Knight era richiesta molta più strategia e tempismo). L’altro è che l’immediatezza della campagna base va bellamente a farsi benedire, con una macchinosità a tratti snervante, che pretende ancor più precisione e tempismo, ma a livelli quasi fastidiosi: in gran parte dei casi bisognerà infatti ricorrere al “super-salto” in dotazione al Plague Knight, che andrà caricato… tenendo premuto il tasto dell’attacco. Altra scelta che non ci ha pienamente convinto, e che non fa altro che complicare le cose più del dovuto. È insomma un’esperienza per chi, non soddisfatto della base, vuole ulteriormente mettere a dura prova le proprie skill, in quanto bisogna di fatto imparare di nuovo a giocare, e rivivere livelli familiari, ma in certi casi completamente rivisti (il che, da una parte, è un bene).

Il pacchetto include due campagne extra, più una terza in arrivo nel corso dell’anno

L’altra è Specter of Torment, al momento esclusiva temporale (di un mese, per la precisione) per Nintendo Switch, sempre inclusa nel pacchetto completo da 24,99€, o da acquistare singolarmente per 9,99€. Qui il lavoro svolto dal team è ancora più radicale: musiche riarrangiate, mondo stravolto in cui c’è solo un hub generale (dove è possibile acquistare i “Curio”, le potenti armi secondarie di Specter Knight, così come nuovi mantelli e potenziamenti di salute e volontà), da cui si accedono a livelli già noti (ma pesantemente rivisti per l’occasione, anche in questo caso), e anche il parco abilità in dotazione al protagonista è nuovo di zecca, essendo armato di una devastante falce che gli permette di sferrare potenti e veloci attacchi, ma soprattutto, sopperire al suo goffo salto, agganciandosi a nemici ed elementi delle ambientazioni per darsi lo slancio (verso l’alto o il basso) e raggiungere le piattaforme. Potrà inoltre camminare sui muri e saltare da una parete all’altra, offrendo strategie di attacco variegate, e dando un taglio molto più action al tutto, sacrificando però, anche in questo caso, l’immediatezza del materiale originale.

Ci vorrà non poco per abituarsi alle novità di questa campagna, che si pone come intrigante prequel in cui Specter è impegnato a reclutare i futuri membri dell’Ordine a suon di duelli, su richiesta dell’Incantatrice, in cambio della sua umanità, ma come Shovel of Hope, una volta padroneggiata, regalerà le sue soddisfazioni. E anche il monte ore non scherza: abbiamo impiegato circa 7 ore, morendo una vagonata di volte, per completare Shovel of Hope, e qualcosina in meno per le altre due, portando il totale a circa 15 ore, senza contare le sfide, il New Game Plus e il gran numero di collezionabili, che nella campagna base offrono denaro extra, ma che nelle due extra (ovvero i teschi rossi e le monete verdi) sono cruciali per ottenere l’accesso a pezzi di arsenale più potenti.

Conclusioni

Quello offerto da Yacht Club Games è già da adesso un pacchetto definitivo, nonostante manchino all’appello un’altra campagna (King Knight) e il Battle Mode per 4 giocatori (che verranno rilasciati gratuitamente): il solo Shovel Knight vale l’intero prezzo del biglietto, col suo coinvolgente mix di azione e platform, la sua storia piccola ma coinvolgente, la sua estetica a base di pixel e musica ad 8-bit, e le sue diaboliche meccaniche, sempre fresche, sempre crudeli, sempre appaganti (e raramente frustranti). Convince un po’ meno la campagna “Plague of Shadows“, esaltante ma macchinosa; promossa invece “Specter of Torment“, che ci mette ancora una volta nei panni di un cattivo (ma non troppo) con grandi poteri e tanta malvagità, anche qui però rinunciando in parte all’immediatezza del gioco originale.

Ottima la versione Switch, la cui scarsa line-up urla a gran voce il bisogno di avere qualcosa da mettere sotto i denti in attesa dei titoli di peso (oltre a Zelda, s’intende), qualcosa che fa rima con Shovel Knight: Treasure Trove.

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