Los Angeles – Dopo quasi un anno di silenzio dal suo annuncio in pompa magna durante lo scorso E3, Ubisoft Singapore è tornata a Los Angeles per mostrare finalmente Skull & Bones, il loro nuovo “simulatore di pirateria” caciarone, tamarro e divertente. I pirati di Ubisoft hanno cambiato qualcosa durante quest’anno, aggiungendo e migliorando un sacco di cose, a partire dall’ambientazione, sempre più attraente: invece di concentrarsi sull’età d’oro della pirateria che tutti più o meno conosciamo, Skull & Bones comincia dove le classiche storie dei Pirati dei Caraibi finiscono: l’anno è il 1721 e la marina inglese ha estirpato la pirateria da Nassau e Cuba. I pochi pirati sopravvissuti se ne sono andati, arrivando a spingersi verso Africa e India. Addio Caraibi, la pirateria è morta: lunga vita alla nuova pirateria nell’oceano indiano, ora invaso da pirati senza onore che sfoggiano i Jolly Roger più fantasiosi e macabri per incutere timore nelle navi mercantili (e anche nel cuore di altri pirati).
Quello che era iniziato come un “Assassin’s Creed IV senza asassini” è diventato qualcosa di molto di più, uscendo finalmente dall’ombra della serie di Ezio Auditore. Ora le navi di Skull & Bones sono molto più dettagliate, la ciurma è più reattiva e variegata, e persino le canzoni sono diverse da quelle che si suonavano sul ponte della Jackdaw di Edward Kenway. I pirati di Ubisoft Singapore sono cresciuti in quest’ultimo anno, allontanandosi sempre più a largo rispetto alle acque conosciute e sicure segnate dalla serie di Assassin’s Creed. La demo che abbiamo provato al booth di Ubisoft presso il Convention Center di Los Angeles è infatti più matura e interessante rispetto a quelle mostrate in precedenza, e finalmente si è visto qualcosa di più sul gigantesco mondo condiviso che fungerà da sfondo alle nostre scorribande piratesche.
I mari di Skull & Bones sono pieni di insidie e nemici, ma anche di navi mercantili, tesori nascosti e infinite possibilità per vivere la nostra avventura piratesca. Le navi mercantili sono controllate dalla CPU e seguono rotte predefinite a meno che qualche simpatico bucaniere non decida di intervenire e mandare a picco l’imbarcazione per depredarla di tutto quello che ha. Appena cominciata la nostra prova con Skull & Bones siamo stati posti di fronte a una scelta abbastanza prevedibile: scegliere con quale nave affrontare il pericoloso oceano indiano. Un bilanciato Brigantino, in grado di sfondare lo scafo avversario con la sua prua rinforzata e la polena corazzata; la Fregata, una nave corazzata più lenta ma armata fino ai denti, in grado di resistere a più danni; infine la Corvetta, un’imbarcazione altamente manovrabile e veloce dalla potenza d’attacco leggermente ridotta. Una volta selezionato il nostro brigantino (dal poco rassicurante nome di Black Horn) siamo pronti per navigare venti minuti in compagnia dei pirati di Ubisoft Singapore. Le meccaniche di gioco sono state semplificate a favore di una giocabilità più semplice ma non per questo meno profonda. Possiamo cambiare la visuale con la croce del pad, scegliendo fa una telecamera posizionata dietro al capitano o una “nave in terza persona” per avere una visuale più ampia delle cose. Premendo Y inoltre possiamo vedere attraverso gli occhi della vedetta posizionata sull’albero maestro, un fido bucaniere armato di cannocchiale pronto a scovare prede facili e ad avvisarci della presenza di altri pirati.
La nostra ciurma ha un obiettivo: abbattere un pirata nemico, tale La Buse, che si aggira per l’arcipelago di nostro dominio. Insieme a noi però ci sono gli altri giocatori, in questo caso altre 12 postazioni occupate dagli ospiti di Ubisoft. Ma l’oceano è vasto, e le nostre navi non si incontreranno facilmente; quando questo accade però, abbiamo sostanzialmente tre scelte: ignorare gli altri giocatori, chiedere un’alleanza o attaccare senza pietà. Le alleanze sono una delle novità più interessanti di Skull & Bones: usando il cannocchiale della vedetta dell’albero maestro potremo mandare un segnale alle imbarcazioni controllate dai altri giocatori, che avranno la possibilità di accettare un’alleanza. Ma nulla è inciso sulla pietra; un alleato può facilmente diventare un nemico quando c’è un cospicuo bottino da dividere: siamo pirati dopotutto, e l’onore fra ladri non esiste. Una corpulenta nave mercantile portoghese, carica di dobloni e altri bottini interessanti potrebbe diventare un’occasione troppo succulenta per essere condivisa.
I combattimenti sono stati rivisti, ora la nostra nave ha un’abilità speciale (lo svernamento del brigantino) che può essere attivata premendo la levetta destra. A tutti gli effetti questa capacità è una skill come quelle viste in un gioco di ruolo o in un MOBA: è dotata di un cooldown e va utilizzata con parsimonia, nelle situazioni di estremo pericolo. Oltre a quella abbiamo a disposizione i soliti cannoni laterali, un mortaio sul retro e dei cannoni per palle con catene sulla prua. Inoltre è stato introdotto un sistema di riparazione della nave, attivabile tenendo premuto un tasto sulla croce direzionale. Le riparazioni sistemano la “salute” della nostra nave, ma consumano una sorta di “kit di riparazione”, un’unità deperibile che può essere recuperata saccheggiando le altre navi o sbarcando in un “porto pirata” per fare rifornimenti.
Gli abbordaggi sono (purtroppo) gestiti in maniera estremamente semplificata. Se la nave nemica ha poca salute, basta avvicinarsi, premere il pulsante A e partirà una breve cutscene dove vedremo il nostro equipaggio prendere possesso dell’imbarcazione avversaria con facilità, togliendo completamente il divertimento dell’arrembaggio. Questo accade per altre azioni considerate dal gioco come “di routine”, come saccheggiare un relitto o recuperare della merce galleggiante. Sono presenti anche dei “forzieri” classificati in base alla rarità come loot da recuperare dalle navi mercantili; cosa significhi a livello di gameplay ancora è poco chiaro. Skull & Bones ha potenzialità elevatissime, ma cammina sull’orlo di un precipizio: esattamente come Sea of Thieves, che ha commesso parecchi errori, Ubisoft deve trovare un equilibro fra diversi fattori, non per ultimo una grossa mole di contenuti che tenga i giocatori incollati allo schermo per parecchio tempo.
Skull & Bones ci ha divertito, ci ha fatto esultare e ci ha portato a caccia di navi in un oceano sconosciuto e selvaggio. Niente più Caraibi, niente più repubblica pirata e niente più Assassin’s Creed. Questa nuova proprietà intellettuale è sicuramente da tenere d’occhio, perché è in continua evoluzione: un gioco che cambia così tanto in così poco tempo può significare parecchie cose, ma noi vogliamo essere positivi. Ubisoft Singapore ci ha fatto solcare gli oceani con sommo divertimento per venti minuti, e onestamente non vedo l’ora di tornare sulle loro navi per imbarcarmi nuovamente con i bucanieri di Skull & Bones.