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Snake Pass – Recensione

C’è una cosa che tutti noi dobbiamo riconoscere a Sumo Digital e a Snake Pass: il coraggio. Perché ammettiamolo, se da una parte frasi del tipo “è necessario sperimentare, inventare cose nuove, percorrere nuovi sentieri nel mondo del videogioco” le sentiamo grossomodo tutti i giorni, dall’altra la frequenza con cui esse vengono dimostrate è decisamente più bassa. Snake Pass percorre un sentiero difficile, che parte da quella che sembra una semplice strizzata d’occhio ai “meravigliosi anni ’90” per poi sviluppare un’idea portante tanto assurda quanto geniale. Un’idea che si concretizza in Noodle, simpatico serpente vegetariano che si muove all’interno di evocativi scorci alla ricerca di collezionabili: magiche pietre colorate, preziose monete d’oro, dozzine di bolle di colore azzurro sospese magicamente in ogni angolo. Non c’è una vera storia dietro a Snake Pass, un po’ come accadeva un paio di decenni or sono. C’è “solo” una pensata brillante e inedita in questo mercato, la proverbiale “genialata di mezzanotte” che richiede al giocatore un volo pindarico banale soltanto all’apparenza per essere appresa al meglio: non limitatevi a “controllare” un serpente. Pensate come un serpente, muovetevi come un serpente: insomma, siate un serpente.

Assurdo? Semplicistico? Banale? Beh, non proprio. E lo si nota sin dai primissimi minuti di gioco, quando superata la diffidenza iniziale del control schema si finisce per notare come quel presunto gioco a piattaforme sfavillanti e colorate nasconda in sé un machiavellico marchingegno del terrore, che richiede “strisciata dopo strisciata” di risolvere veri e propri enigmi per concludere al meglio ciascun livello. Snake Pass ha il coraggio di essere qualcosa di mai visto sino ad ora su console: molti lo ameranno, altrettanti lo abbandoneranno in preda alle peggiori imprecazioni. Ciò che rimane comunque certo, tuttavia, è che nonostante alcuni peccatucci di gioventù, di Noodle ne sentiremo parlare parecchio. E, almeno per noi, è una notizia positiva.

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Aveste ancora qualche dubbio sugli obiettivi di Snake Pass, l’obiettivo principale del titolo Sumo Digital è estremamente semplice. Ciascuno dei quindici livelli di cui si compone, suddivisi in un terzetto da cinque scenari ciascuno, nasconde al proprio interno tre set distinti di collezionabili: i primi ed i più importanti sono rappresentati da tre Pietre Magiche, da disporre su un apposito portale totemico che permette a Noodle di lasciare l’isola corrente e di espandere altrove la propria ricerca. A queste si affiancano delle Monete d’Oro, cinque per la precisione, disseminate come vedremo a breve con una perfidia e un’oculatezza destinate a far perdere più e più volte la calma anche al giocatore più tranquillo; chiudono il terzetto le Gemme Blu, una ventina di collezionabili indubbiamente più abbordabili ma, non per questo, alla portata di chiunque. Di queste tipologie, soltanto la prima è di fatto “obbligatoria”, visto e considerato che dal reperimento delle tre Pietre dipende il passaggio allo scenario successivo; i restanti collezionabili sono chiaramente facoltativi, ma si intuisce ben presto che il perfezionismo premia i giocatori più curiosi – e sì, già dopo poche partite vi dimenticherete della distinzione tra obbligatorio e non.

Il bello di Snake Pass, tuttavia, è da ricercarsi nel sistema di controllo. Un control schema creato davvero ad-hoc da Sumo Digital, che cerca (e, per quanto capiamo noi di rettili, riesce alla perfezione) di replicare in un modo quanto più “veritiero” possibile i movimenti di un serpente. Si parte dal fisiologico zig zag, operazione necessaria a Noodle per prendere la giusta velocità e per iniziare l’esplorazione dello scenario: i serpenti, del resto, non procedono in modo rettilineo, e toccherà a noi dosare con attenzione la pressione del dorsale destro (nella versione Switch da noi provata) alla rotazione dell’analogo stick, trovando il giusto compromesso tra velocità e inerzia. Sì, perché la fisica è uno degli assiomi portanti di Snake Pass, oltre a rappresentare una delle cause di morti impietose più frequenti.

Snake Pass ha il coraggio di essere qualcosa di mai visto sino ad ora

Noodle potrà inoltre alzare la propria testa (tramite la pressione del tasto A) per “arrampicarsi” su appigli più alti del suolo o per superare piccoli gradini, o ricorrere all’aiuto del fedelissimo pennuto Doodle per farsi sollevare la coda, alleggerendo in questo modo il proprio peso (fidatevi, non ringrazierete mai abbastanza Doodle per il silenzioso lavoro che svolge) e modificando il baricentro. Ultime ma non meno importanti sono le spire: ritrovandosi a decine di metri d’altezza “appesi” a rami o strutture di bambù, aver a disposizione la possibilità di stringersi attorno a qualcosa – in barba alla fastidiosa gravità terrestre – è un vantaggio tutto che trascurabile. Una volta attorcigliato a dovere, basterà premere il dorsale sinistro per “guadagnare” la posizione e, dal nuovo equilibrio ottenuto, ripartire con la delicata arrampicata.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: salvo i primi due livelli, il level design di Snake Pass è tanto brillante ed ispirato quanto maledettamente sadico. La componente verticale, manco a farlo apposta, è ovviamente la più esaltata, e ci ritroveremo costretti a “serpeggiare” sul bilico del precipizio avvolgendoci di volta in volta a canne di bambù, rami o altri appigli che danno bellamente sul vuoto. Inutile dire che sì, chiunque non miri al perfect score potrà evitarsi ore ed ore di supplizi e di “trial&error” serratissimi, precludendosi però l’aspetto chiave del titolo Sumo Digital: che, anche nel mondo delle creature a sangue freddo, è sbagliando che si impara.

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La grandezza del control schema di Snake Pass (e, dunque, del titolo stesso) è proprio nella sua capacità di svelarsi progressivamente al giocatore, lasciandolo inizialmente spaesato e confuso anche nel compimento delle cose più semplici, per poi accompagnarlo pian piano verso una maggior padronanza dei movimenti. Del resto, abituati da anni a muovere creature con almeno due arti e un pavimento su cui farli poggiare, ritrovarci a zigzagare nei panni di un serpente particolarmente antipatico alla fisica galileiana non è certo una passeggiata di salute. Il conto dei capitomboli verso i fondali oceanici, delle arrampicate fallite all’ultimo secondo, delle oscillazioni scandite da “dai, dai, attaccati… NOOOOOO!” e via dicendo diverge rapidamente all’infinito: ci vuole costanza, in Snake Pass, una dedizione tutto tranne che trascurabile e la volontà di dimostrare che, alla fine, anche quella Moneta che sembra irraggiungibile non è altro che l’ennesimo piccolo obiettivo da portare a casa. Ed è allora che muovere Noodle diventa una danza, un gioco di equilibri e volteggi, di impennate verso l’alto e di oscillazioni recuperate all’ultimo da una proverbiale “chiusura” delle spire. Qualcosa che sarà necessario apprendere, e vi garantiamo che non è facile, con calma e tranquillità.

Questo ci porta tuttavia al problema principale di Snake Pass: la sua difficoltà. Come avrete capito, lasciarsi ingannare dalle tinte fiabesche e da quel mood così spensierato rappresenta l’errore peggiore che potrete fare approcciandovi con curiosità al titolo di Sumo Digital. Raccogliere anche solo le Pietre in fasi non eccessivamente avanzate del playthrough richiede inesorabilmente più tentativi, destinati ad aumentare ulteriormente quando la frustrazione (o la più tradizionale vena che si gonfia nel collo) inizia il proprio corso. La presenza di un discreto numero di Save Point nei vari scenari addolcisce non poco questa situazione, ma quel suo ritmo lento e quel sadico godimento degli sviluppatori nel posizionare collezionabili in luoghi vertiginosi difficilmente piaceranno alla totalità dei giocatori. Lato nostro, questo rappresenta un plus non certo trascurabile nell’economia di gioco, che offre un’esplorazione divertente ed articolata che accompagnerà Noodle sott’acqua, in cunicoli labirintici o in altri scenari che vi lasceremo il piacere di scoprire. Diciamo che sì, siete avvisati: se amerete Snake Pass o, al contrario, non ne vorrete sentire più parlare da qui all’eternità, dipenderà tutto dalla vostra volontà di scendere a patti con un meccanismo di controllo difficile ma quantomai unico e mirabile nel proprio genere.

La sorpresa che non ti aspetti

Per quanto concerne il versante tecnologico partiamo subito con un plauso ai ragazzi di Sumo Digital, capaci di realizzare il primo prodotto multipiattaforma – Nintendo Switch incluso – interamente basato su Unreal Engine 4: una sfida complessivamente vinta, forte di una direzione artistica istrionica e di un colpo d’occhio, scenario dopo scenario, sempre ispirato ed evocativo. Abbiamo riscontrato alcuni problemi legati per lo più alla gestione della telecamera, un po’ dispettosa nei passaggi a meno respiro e difficilmente gestibile quando, aggrappati (e tremanti) a svariati metri d’altezza, avremmo venduto la nostra anima per una rotazione dell’inquadratura un po’ più generosa. Carica poligonale, illuminazione e cura del dettaglio ci sono parse convincenti nella versione Switch da noi provata, sia in modalità TV sia nella variante portatile: la prima, indubbiamente, regala un immagine più pulita e dalla risoluzione maggiore, ma pur giocato nella diagonale ridotta di “Switch portatile” Snake Pass riesce tranquillamente a dire la propria. Per essere un serpente, insomma, Noodle è decisamente meno freddo della media.

Versione PS4

L’intrigante Snake Pass di Sumo Digital ci è piaciuto e non poco anche in versione PS4, che pur rinunciando all’altrettanto deliziosa possibilità di proseguire la partita in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, si lascia apprezzare per qualche lieve miglioria squisitamente tecnica. Nulla di drastico, sia chiaro, motivo per cui dovreste seriamente fare un pensierino alla pur valida versione Switch: la differenza più evidente riguarda infatti il frame-rate, che su PS4 base è inchiodato a 30, mentre su PS4 Pro raddoppia, non senza qualche sporadico (molto sporadico) calo (suggeriamo però di disattivare la “Modalità Potenziata”, in quanto aumenta la frequenza dei cali).

Nulla che vada ad influenzare il gameplay, dato che Snake Pass è un platform atipico e dal ritmo più lento e ragionato, ma se per voi la fluidità deve regnare sovrana, tenete tale versione in considerazione. Come plus c’è inoltre una maggiore profondità di campo (anche qui inutile ai fini ludici) e un rendering delle pozze d’acqua più definito e dettagliato, con dei pregevoli riflessi (assenti su Switch) che la rendono più liquida e realistica. Anche la risoluzione è maggiore, ma non abbiamo notato chissà quale abisso dal punto di vista tecnico: insomma, promosse entrambe le versioni!

A cura di Icilio Bellanima

Conclusioni

Snake Pass, l’avrete capito, è stato un po’ la sorpresa che non ti aspetti. Una sorpresa capace di tirar fuori il nostro lato peggiore di fronte all’ennesima caduta per una questione di pochi millimetri, di spingerci al limite dell’ossessione quando si trattava di raccogliere l’ultima maledettissima Moneta, di farci quasi mollare tutto e scagliare il pad di Switch dal balcone quando, al miliardesimo tentativo, sentivamo quasi in lontananza le risate dei ragazzi di Sumo Digital. Eppure c’è del genio in Snake Pass, quella genialità che necessita di essere coltivata con dedizione e pazienza per esprimersi al meglio e che, una volta colta, regala soddisfazioni al limite dell’impagabile.

Croce e delizia di Noodle, è proprio questa difficoltà a fare di Snake Pass un titolo controverso. Tanti ve ne saranno ad amarlo, altrettanti a maledire il nome di Sumo Digital per aver anche solo pensato ad una simile creatura: del resto, anche questo contraddistingue le intuizioni più brillanti. Se dopo svariate ore ed innumerevoli retry inizierete davvero a sentirvi dei serpenti, i quindici livelli proposti dal titolo vi sembreranno troppo pochi per placare la vostra sete – e sì, a questo punto potrete pure aggiungere un mezzo punticino al punteggio che vedete qui sotto. In caso contrario, lasciate perdere il prima possibile: il vostro sangue non è freddo abbastanza.

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