19 Gen 2017

Sniper Elite 4 – Anteprima

È il 1943. Il presidente americano Franklin Delano Roosevelt e il premier britannico Winston Churchill si incontrano alla storica Conferenza di Casablanca – nota con il nome in codice Symbol – per discutere la mossa successiva degli Alleati durante la guerra. Gli Americani puntano a spingersi lungo il Canale della Manica, attraverso la Francia, per attaccare le aree industriali tedesche; di contro, Churchill elabora un piano di invasione dell’Italia che permetterebbe di affondare nel cosiddetto ventre molle dell’Asse (“soft underbelly”) e allentare inoltre la pressione sull’Armata Rossa che stava combattendo sul fronte orientale. Sostenuta dal fatto che la penisola sia vicina alle basi aeronavali alleate in Tunisia e che vi sia al suo interno una situazione di crisi politico-militare, la visione di Churchill prevale: si gettano così le basi per l’Operazione Husky.

Qui comincia Sniper Elite 4. Dopo i torridi deserti nordafricani, il Tenente Karl Fairburne viene richiamato in missione a seguito delle preoccupazioni dei servizi segreti americani riguardanti la recente wunderwaffe di Hitler (letteralmente armi-meraviglia, progetti offensivi segreti del Terzo Reich in larga parte mai realizzati). Il cecchino ha il compito di “tastare il terreno”, investigando a partire da una piccola isola del sud Italia, San Celini; visto il futuro sbarco sulle coste italiane, che ricordiamo agli appassionati di storia si sarebbe svolto nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943, Fairburne deve quindi mettere in gioco ancora una volta tutto se stesso e le sue capacità per scoprire il possibile su questa nuova potenza bellica nazista, eliminare bersagli sensibili e, più in generale, gettare scompiglio tra le file tedesche esattamente come in Nord Africa. Combinando alla perfezione precisione letale, tenacia e ferocia, il soldato elitario dell’OSS si dimostra ancora una volta la scelta immediata ed è pronto ad affrontare la sua più grande sfida.

Chi ha già giocato uno dei capitoli precedenti sa a cosa andrà incontro, mentre ai neofiti vogliamo chiedere di soffermarsi a ricordare quelle volte in cui è capitato di mettere a segno, senza l’ausilio di alcun mirino ottico, un colpo da una distanza particolarmente lunga: la sensazione di euforia che ne deriva è, inutile dirlo, bella ma al tempo stesso fuggevole. Una volta conteggiata l’uccisione si passa alla successiva senza che rimanga alcuna vera soddisfazione, nessuna storia per cui vantarsi con gli amici sfidandoli a fare meglio di voi. Ecco, questo è il momento in cui un titolo come Sniper Elite 4 entra in gioco, un’esperienza dove ogni colpo è calibrato al millimetro, pianificato fin nei minimi dettagli, focalizzato. Qui è dove la vera essenza del cecchino prende vita.

Mettiamo subito le cose in chiaro: non si tratta di un compito facile. Non basta allineare il bersaglio alla croce del mirino e fare fuoco perché la cosa finisca lì. C’è tutta una strategia che ruota attorno all’eliminazione del bersaglio, sia esso un alto graduato dell’esercito o un semplice fante: perciò, sebbene il gunplay sia stato l’elemento di maggior attrazione durante il nostro hands-on, approntare la situazione ideale perché il proiettile andasse a segno senza effetti collaterali ci ha totalmente assorbito, complice anche la spettacolare resa grafica del paesaggio circostante. Potevamo quasi respirare l’atmosfera rurale dell’isola mentre ci muovevamo lungo il territorio, alla ricerca forse di una vecchia torre di avvistamento, forse di un cespuglio dove mimetizzarci, sfruttando poi il nostro binocolo per fare un punto della situazione e capire come agire in questo vecchio gioco del gatto con il topo dove i roditori sono tanti e ben armati.

Qui è dove la vera essenza del cecchino prende vita

Sebbene diversi aspetti del gioco ci aiutino nel completamento dell’obiettivo, come l’indicatore di caduta del proiettile durante le sparatorie o la possibilità di trattenere il respiro per calibrare meglio il colpo, sarà ormai chiaro ai più inesperti che Sniper Elite 4 non è un titolo per quei giocatori che amano le sparatorie a viso aperto dove non importa quanto brutta sia la situazione, un caricatore ben sfruttato e si risolve tutto. Non funziona così. Essere scoperti significa dover far fronte a una situazione di immediato svantaggio, dove l’IA nemica cercherà di aggirare la vostra posizione (segnalata dall’interfaccia sia sulla mini-mappa sia in-game) e dimostrerà una capacità di individuarvi piuttosto ragionevole; in aggiunta, lo scontro aperto è sconsigliato sia per l’esigua quantità di munizioni sia per l’uso oculato che dovrete farne, perché il rinculo del fucile automatico in dotazione è stato elevato al punto da rendere difficile abbattere un nemico.

Detto questo, è evidente come la cautela sia la base dell’approccio di Karl Fairburne alla situazione, prestando parimenti attenzione alle fasi di sniping e a quelle di stealth più ravvicinato; un’opzione, quest’ultima, arricchita in questo capitolo dalla famosa X-Ray Kill Cam e da un maggior numero di animazioni, ma non per questo sempre necessaria. Essendo prevalentemente tattico, Sniper Elite 4 offre una varietà di alternative per superare un percorso senza ricorrere allo scontro ravvicinato: approntare trappole, sfruttare le occasioni che l’ambiente stesso offre, tutti elementi che i fan della serie riconosceranno ma scopriranno essere stati implementati con interessanti novità. I cadaveri dei nemici serviranno per distrarre gli altri soldati e anche per cammuffare trappole esplosive, mentre se preferiamo metodi di richiamo tradizionali c’è l’immancabile fischio per attirare l’attenzione delle guardie. Per contro, sembra proprio che sfruttare armi da fuoco (ovviamente con silenziatore) durante la notte possa inficiare la nostra segretezza a causa del lampo generato dallo sparo.

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Abbiamo notato un po’ di legnosità in azioni quali il salto, l’arrampicata (nuova abilità inclusa) e il conseguente lasciarsi cadere dalle sporgenze, performate con un rallentamento che dà l’idea di goffaggine, interrompendo l’altrimenti ottima fluidità dei movimenti di Fairburne. In un ambiente rurale come San Celini, dove i punti favorevoli sopraelevati sono diversi, non abbiamo potuto fare a meno di rilevare una “stonatura” che nel complesso, però, non rovina l’esperienza.

Più grande, più efficiente, più bello

Come sempre, i livelli includono una missione principale e un certo numero di secondarie che, anche se non siete completisti, suggeriamo di portare a termine sia perché offrono la possibilità di esplorare un’ambientazione che vale la pena vivere nella sua interezza e in una resa grafica notevole (parliamo di mappe grandi almeno tre volte le precedenti) sia perché, comunque, i punti esperienza non si rifiutano mai – e completarle ne farà guadagnare una buona quantità. Abbiamo anche trovato il tempo di testare la modalità multiplayer, a squadre in un match di conquista e la co-op sopravvivenza contro l’intelligenza artificiale: laddove la prima si è rivelata un’esperienza interessante ma un po’ inficiata dalla difficoltà nel distinguere gli alleati dagli avversari al punto da risultare frustrante in alcuni momenti, la seconda ha funzionato meglio, offrendo una situazione di assedio serrato diviso in dodici ondate ciascuna più pericolosa della precedente e dove davvero la parola cooperazione assume significato. I lupi solitari avranno vita breve in questa modalità, se non sapranno essere di supporto.

Impacchettate dunque il vostro arsenale e preparatevi a tornare in azione. Sniper Elite 4 ripercorre ciò che ha elevato il titolo precedente e lo fa ancora meglio: più grande, più efficiente, più bello. Per un San Valentino che colpisca al cuore, è un titolo immancabile per gli appassionati del genere e i neofiti.


 

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