Qualunque progetto, qualsiasi creazione, di solito nasce da un’idea, a volte piccola, ma che può rivelarsi comunque eccezionale. Da un piccolissimo spunto quindi, può nascere qualcosa di grandioso, e questo è proprio il caso dell’ultimo capolavoro di Naughty Dog, l’acclamatissimo survival game che porta il nome di The Last of Us.
Non so quanti di voi conoscano questo piccolo aneddoto, ma l’idea principale di The Last of Us, nasce all’incirca agli inizi del 2011, quando cominciarono a diffondersi per la rete le prime foto delle formiche brasiliane attaccate dal fungo cordyceps, una particolare specie di fungo che rende l’ospite in un certo senso molto simile ad uno zombie.
Inutile dire che la notizia, ai tempi, inquietò non poco, e tutti quelli che si trovarono a leggerla sulla versione online di un famoso quotidiano italiano, bene o male si immaginarono una futura invasione di insetti zombie ed un possibile contagio umano. Ignari quindi, continuammo la nostra esistenza nei giorni a seguire, cercando di dimenticare quell’avvenimento lontano migliaia di chilometri, fino a quando però, da Santa Monica, non fu annunciato The Last of Us.
Delle semplici foto quindi, hanno portato allo sviluppo di uno dei titoli più belli di sempre, trasformando in una grande opera l’idea di poche persone.
Personalmente, ho amato veramente tanto questo titolo, che va ben oltre la semplice storiella trita e ritrita (ed a volte pessimamente abusata) dell’apocalisse zombie, e che nell’ultimo periodo sembra andare di moda su tutti i canali di intrattenimento. The Last of Us è molto più di questo. E’ paura, dolore, tristezza, rabbia, è l’istinto di sopravvivere a tutto, cercando di risolvere i problemi uno alla volta. Ma è anche amore, affetto, disinteressata abnegazione, e soprattutto, è speranza.
Tante ore dense di emozioni, scandite da eventi che, non conoscendo il gioco, probabilmente non ci aspetteremmo, e che ci spingono a pensare come al protagonista, ed a porci tanti importanti quesiti. “Cosa avrei fatto al posto di Joel?“, “Come avrei reagito alla perdita di tutti i miei cari?” “Avrei ucciso chiunque pur di sopravvivere?” “Avrei lasciato morire Tess solo per una ragazzina che nemmeno conosco?” “Sarei rimasto accanto ad Ellie fino alla fine o l’avrei abbandonata alla prima occasione?” “Avrei mentito anch’io? O le avrei confessato sempre e comunque tutta la verità?”
The Last of Us è indubbiamente un titolo molto cinematografico, e dal cinema ha assorbito tutta la spettacolarità che uno spettatore può aspettarsi da un film che ti tiene sempre in sospeso, timoroso di quello che può accadere nell’istante successivo.
Ma per quanto il gioco sia stato inquietante, sicuramente a causa della continua tensione e della suspence che aleggiano nell’aria anche quando in giro non si vede neanche l’ombra di un infetto, devo ammettere che i titoli di coda, scorrendo, si sono portati via anche un pezzettino del mio cuore.
Commenti