Solar Ash – Recensione

Fare videogiochi non è facile, ed è per tanti sviluppatori indipendenti (e non) un’esigenza che va di pari passo con l’ambizione. Quando però il tuo nome è Alx Preston, sviluppare videogiochi può rivelarsi ancora più complicato del previsto, vista la grave malattia cardiaca che lo affligge. Heart Machine, il nome del suo studio, è un chiaro riferimento al suo stato di salute, così come il loro titolo di debutto: Hyper Light Drifter.

Uno dei simboli del panorama indipendente del 2016, che con le sue suggestioni visive ed un gameplay intenso e metodico, riuscì a fare breccia nei cuori degli appassionati. Da allora il team non si è fermato, rincorrendo il prossimo traguardo. Solar Ash arriva quasi 5 anni dopo il loro debutto, con un passaggio al 3D e delle ambizioni sicuramente differenti. Ma la Heart Machine che batte al suo interno è la stessa, e dare un giudizio si è rivelato essere più difficile del previsto. Ho giocato Solar Ash su PlayStation 5, nell’arco di 8 ore. Poche, per qualcuno di voi, ma sicuramente indicative di un’esperienza intensa, particolare e a suo modo, unica.

Solar Ash recensione

Fin dai primi istanti, Solar Ash trasporta il giocatore in un surreale mondo ai confini dell’universo. Lo fa come il buco nero protagonista delle vicende, l’Ultravuoto. Un’entità gargantuesca e terribile, che si sta avvicinando pericolosamente al pianeta natale di Rei, una Sentinella del Vuoto. Il suo obiettivo è quello di attivare lo Starseed, un misterioso congegno apparentemente in grado di fermare l’Ultravuoto e salvaguardare la civiltà della protagonista.

Un concept inusuale e assurdo, che ci vede esplorare le profondità dell’Ultravuoto, in un viaggio surreale nei mondi fagocitati da esso. Le rovine di intere civiltà, ambientazioni frastagliate e scenari che sembrano partoriti da un sogno, faranno da sfondo ai rapidi e fluidi movimenti di Rei. Solar Ash è un po’ action adventure e un po’ platform, in cui Rei attraverserà questi evocativi scenari con diversi obiettivi, tutti collegati alla riaccensione dello Starseed.

Solar Ash è un po’ action adventure e un po’ platform

L’obiettivo sarà quello di liberare le ambientazioni da alcuni frammenti di vuoto, una melma nera pericolosa di cui sono composte le Vestigia, strane e gigantesche creature che si stagliano su ognuna di queste ambientazioni. Il gameplay di Solar Ash è diviso in due momenti: nel primo, dovremo localizzare le “fonti” di questa melma e neutralizzarle, raccogliere collezionabili o altri elementi che ci permettano di ricostruire la lore del posto e di chi lo ha attraversato prima di noi; nel secondo, le colossali Vestigia si desteranno, dando il via a delle boss fight che per ispirazione e concept hanno molto il sapore di Shadow of the Colossus.

Sui loro dorsi dovremo colpire diversi punti, scanditi da un tempo limite, in una corsa sinuosa e movimentata fino alla caduta di questi “colossi”. A differenza di Wander, che nel suo arrampicarsi procedeva lento e a fatica, Rei si muove rapidamente (il trigger sinistro è dedicato al “pattinaggio”) e queste sezioni mettono in scena dei cambi di gravità e delle sezioni platform rapidissime e intense.

Solar Ash recensione

In questo senso, Solar Ash funziona e lascia un senso di appagamento e divertimento di buon livello. Pattinare per le sue strane e suggestive ambientazioni è appagante, quasi rilassante, soprattutto quando si riesce a farlo nel modo più pulito possibile. Non solo colossi, perché il grande pregio di Solar Ash è quello di costruire su questa meccanica un level design di gran livello, complesso ma mai frustrante, e sempre ricco di spunti e suggestioni per stimolare il giocatore all’esplorazione.

Non sempre però il level design è sufficiente, e un sistema di controllo a volte impreciso può dare un senso di frustrazione durante l’esplorazione. Si tratta comunque di un elemento non grave, che però nel quadro complessivo incide sull’esperienza di gioco. Di fatto Solar Ash dà il suo meglio quando tutto si incastra al suo posto, ed esplorare l’Ultravuoto provoca un’estasi audiovisiva davvero coinvolgente.

Solar Ash è una bella esperienza

Il problema è che la sua forte identità artistica e le sue qualità si scontrano con altri elementi di gameplay non sempre all’altezza. Il combat system di fatto è inesistente, con attacchi semplici richiedono un metodico e poco ispirato annientamento dei pochi nemici presenti. L’esplorazione delle diverse ambientazioni è poi scandita sempre con gli stessi ritmi, ripetendo quei due “momenti” sopracitati fino alla fine dell’avventura.

Una ripetitività che può affaticare, nonostante la longevità limitata e complice una narrazione che non esplode mai davvero, e che definirei un po’ sottotono. Tra alti e bassi questi difetti vengono mitigati da un level design eccellente e da un’esplorazione appagante e fluida. C’è però un po’ di amaro in bocca per ciò che Solar Ash sarebbe potuto essere, con il giusto guizzo in più.


Conclusioni

Solar Ash è una bella esperienza, che con le sue suggestioni audiovisive riesce ad attrarre a sé lo sguardo del giocatore, con la stessa forza con cui l’Ultravuoto divora i mondi. Ma tra i motivi per restare c’è sicuramente un level design ottimo, ed un’esplorazione divertente, fluida e con dei momenti action platform davvero meravigliosi.

Una creatura quella di Heart Machine con una forte identità, che però non centra sempre il segno per quanto concerne gli altri elementi di gameplay. Una ripetitività di fondo e dei controlli a volte imprecisi ne rovinano un po’ l’impatto complessivo. Eppure, il peregrinare di Rei in questi strani mondi sull’orizzonte degli eventi ha un grande fascino, così come alcune storie raccontate sul suo cammino dai personaggi folli, e un po’ tristi, che lo popolano.

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