Pur non avendone l’aria, SolSeraph è una sorta di reboot, un sequel spirituale di una saga in larga parte dimenticata, quando non proprio sconosciuta persino ai conoscitori più accorti di videogiochi del passato. Del resto, la softeca del Super Nintendo è talmente tanto estesa, ricca di innumerevoli perle, che può darsi che ActRaiser sia sfuggito anche a chi all’epoca era poco più che un giovane adolescente sempre a caccia di nuovi capolavori con cui confrontarsi.
Non si tratta certamente di una colpa particolarmente grave, ma di sicuro, a conti fatti, la produzione targata Enix è tutt’ora certamente più attraente, non fosse altro per il fascino che suscita la conturbante pixel art di una volta, rispetto alla modesta proposta offertaci da ACE Team, software house cilena che, a dirla tutta, nonostante i ventidue anni di onorata carriera non è praticamente mai riuscita a lasciare il segno.
Come suggerito, anche questa volta ACE Team ha mancato il suo appuntamento con la storia, scaldando certamente i cuori di chi ebbe il piacere di approcciarsi all’opera ispiratrice, ma fallendo miseramente nel concepire un’avventura memorabile.
Non si tratta di un prodotto mediocre o disastroso, beninteso, semplicemente manca di carattere, né propone feature estremamente originali e ben amalgamate attorno ad un gameplay solido e accattivante.
Le premesse sono del tutto simili a quelle su cui poggiava ActRaiser. Nei panni di una divinità, Elio in questo caso, dovrete difendere l’umanità, minacciata dai nuovi dei e dalle loro armate di mostruosità varie. L’epopea, ambientata in un pianeta Terra agli albori, permeata da un afflato mitico, ravvisabile nei colori accesi che caratterizzano l’art design e in tutta una serie di costruzioni che si incontrano lungo il cammino, è bipartita in due sezioni fondamentalmente indipendenti l’una dall’altra.
Da una parte troviamo l’anima action e platform di SolSeraph, momenti in cui prenderete il diretto controllo di Elio, in sezioni bidimensionali caratterizzati da una lieve spolveratina di esplorazione e molti combattimenti. Per opporsi agli avversari, il nostro ha dalla sua una spada, uno scudo e all’occorrenza un arco, arma che consuma mana, ma che si rivela estremamente utile per liberarsi dei nemici più coriacei dalla distanza.
Il ritmo ci mette una pezza, ma gli amanti del genere troveranno il tutto fin troppo rudimentale e limitante
Il bestiario non è particolarmente esteso e le boss fight deludono per la basilarità dei pattern offensivi, caratteristiche che finiscono con l’appiattire l’esperienza, ulteriormente frenata da un level design mai realmente esaltante. Le fasi appiedate, quindi, non brillano particolarmente. Non annoiano completamente, ma nemmeno esaltano, né divertono affondo.
Non va molto meglio nei momenti in cui SolSeraph si tramuta in un tower defense, sebbene il ritmo indiavolato di queste sezioni renda il gioco più godibile e appassionante. Nei panni di un onnipresente Elio, a partire dalla classica visuale a volo d’uccello, dovrete gestire di volta in volta un piccolo villaggio, proteggendolo dalle ondate di nemici costruendo trappole, avamposti, caserme. Come in un qualsiasi RTS dovrete preoccuparvi di sfamare gli autoctoni costruendo fattorie, raccogliendo il legname necessario per edificare ogni edificio erigendo falegnamerie adiacenti alle zone boschive.
La strategia, purtroppo, è limitata al minimo sindacabile, vuoi per la pochezza di strutture messe a disposizione, vuoi per le poche risorse accumulabili. Il tutto si riduce ad una corsa contro il tempo nel tentativo di creare più trappole possibile, prima della successiva ondata.
Come già detto, il ritmo ci mette una pezza, ma gli amanti del genere troveranno il tutto fin troppo rudimentale e limitante.
SolSeraph manca di coraggio ed inventiva. Riesuma, a modo suo, un brand morto e sepolto, facendo la gioia di tutti coloro che ebbero il piacere di conoscere ActRaiser ai tempi del Super Nintendo, ma al di là dell’effetto nostalgia c’è poco altro. Le fasi action non brillano particolarmente, né quelle in stile tower defense stuzzicheranno più di tanto gli amanti del genere. Si tratta di un’avventura un po’ insapore, comunque sviluppata con un minimo di abilità e capacità, nonostante su Nintendo Switch nemmeno il comparto tecnico è esente da critiche, penalizzato com’è da un’immagine poco nitida, soprattutto in modalità portatile. Eppure, la coraggiosa commistione tra i generi, la trama che coinvolge diversi gruppi di umani che tentano a tutti i costi di sopravvivere alla furia degli dei, nonché l’interessante art design, potrebbero convincere quei videogiocatori in cerca di qualcosa di diverso dal solito . |
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