Song of Nunu: A League of Legends Story – Recensione

Se proviamo a guardare all’universo di League of Legends (disponibile in tutti i suoi contenuti per gli abbonati di Xbox Game Pass, acquistabile a questo link) andando oltre le banalità e i meme, ci possiamo rendere facilmente conto di come negli anni Riot Games abbia dato forma ad una mitologia profonda, articolata e ricca di connessioni, andando riscrivere più volte il mondo di Runeterra nella sua forma originale per espanderla poi per mezzo di numerose produzioni crossmediali, proprio come Song of Nunu: A League of Legends Story.

Dalla spettacolare serie tv Arcane, passando per il successo del gruppo virtuale K/DA, non sono mancate le occasioni per essere introdotti a questo mondo, che ha ampliato la propria presenza nella scena videoludica con tanti titoli di vario genere (platform, RPG, runner, etc.) con protagonisti alcuni dei personaggi utilizzabili nel MOBA originale.

Pur non trattandosi di produzioni in grado di lasciare il segno a lungo termine, non si può negare che bene o male tutti gli spin-off di League of Legends abbiano espresso un buon livello qualitativo, costruendo adeguatamente sul materiale di partenza. E in questa occasione è toccato a Tequila Works, che molti ricorderanno per titoli come Rime o Gylt, prendere in mano le redini e costruire una fantastica avventura per Nunu e il suo amico Yeti chiamato Willump, impegnati alla ricerca del misterioso “Cuore del Blu” seguendo le tracce lasciate nei sogni dalla mamma del bambino.

Song of Nunu Braum Nunu Willump focolare
Sullo sfondo l’obiettivo, vicino a noi preziosi compagni di viaggio

E proprio pescando dal passato della software house spagnola possiamo intuire quale sia il genere scelto per dare forma a una vera e propria storia di “genesi” del buffo duo di Leggende, che in Song of Nunu: A League of Legends Story vivranno una classica esperienza plaftorm 3D, ricca di puzzle ambientali e condita dall’uso di peculiari poteri.

I due protagonisti, il piccolo discendente della tribù Notaj e il tenero ma potente yeti, sono infatti in grado di sfruttare la musica e il ghiaccio in modo del tutto originale: utilizzando il suo flauto Svellsongur, Nunu può entrare in sintonia con creature e meccanismi magici, mentre Willump può utilizzare il Vero Ghiaccio, uno dei materiali più resistenti al mondo. Insieme possono combinare le loro abilità per risolvere enigmi più complessi, ad esempio unendo la capacità di Nunu di sciogliere il Vero Ghiaccio e quella di Willump di manipolarlo così da ricostruire strutture o addirittura curare creature magiche.

Per proseguire nel gioco è necessario sfruttare al meglio le potenzialità dei due singoli

Un po’ come accade con ogni duo che si rispetti, da Batman e Robin a Holmes e Watson, per proseguire nel gioco è necessario sfruttare al meglio le potenzialità dei due singoli, e Song of Nunu: A League of Legends Story crea effettivamente tantissime situazioni per esprimere il potenziale dei personaggi, richiedendo a volte di controllare solo il piccolo Nunu, mentre Willump lavora sullo sfondo o è assente, o facendo salire il piccolo Notaj in groppa allo yeti per un gameplay “combinato”. Tutto ciò viene proposto nell’avventura con una gradualità apprezzabile, partendo da azioni basilari, come il tirare le palle di neve per gioco (il cui tutorial è una simpatica, seppur non troppo riuscita, sfida tra i due protagonisti), per poi mutare in un azioni più elaborate, trasformandole nel mezzo per congelare l’acqua e creare piattaforme o appigli.

Non mancheranno ovviamente le situazioni in cui sarà necessario usare la forza, le quali vedranno Willump prendere il centro della scena: il buffo yeti nasconde un animo da guerriero, ed è in grado di usare i suoi artigli per fendere i nemici, combinando colpi veloci e colpi potenti per superare le difese nemiche, aggiungendo la possibilità di creare combo aeree ed effettuare finisher sui nemici. Tutto molto carino, anche per via della varietà di animazioni proposta nell’esecuzione dei colpi finali, ma rimaniamo comunque su un sistema di combattimento piuttosto basilare. Basilare come il sistema “stealth” di alcune sezioni, basato sul suono, che prevede di creare il percorso ideale distraendo le temibili ma piuttosto distratte guardie (come fa notare lo stesso Nunu).

Stranisce l’assoluto disimpegno che ci è concesso nell’identificare in quale situazione utilizzare il piccolo Nunu e in quali, invece, salire in groppa a Willump

Ed è giusto così, perché è evidente come la proposta da Song of Nunu: A League of Legends Story sia targettizzata per un pubblico decisamente giovane, da coinvolgere anche attraverso una sapiente dose di cutscene e voice acting decisamente ricercati. Ne conseguono, lato gameplay, una serie di prove non necessariamente sfidanti, salvo qualche situazione più criptica che adeguatamente articolata, e una difficoltà media complessiva piuttosto bassa.

Ma al di là della scelta sull’effettiva difficoltà del gioco, stranisce l’assoluto disimpegno che ci è concesso nell’identificare in quale situazione utilizzare il piccolo Nunu e in quali, invece, salire in groppa a Willump. Il gioco esegue questi passaggi automaticamente (anziché affidare il cambio a un tasto, per esempio), lasciandoci solo il compito di leggere il prossimo puzzle/enigma da affrontare. Un peccato, che spegne un po’ il coinvolgimento nelle fasi iniziali più semplici – estremamente banalizzate da questa scelta – e rende meno stimolanti le situazioni in cui entrano in gioco più dinamiche allo stesso tempo, potenzialmente intriganti.

Ma considerando l’obiettivo degli sviluppatori, possiamo dire che la scelta è comprensibile: con tutti i suoi progetti, Riot Games sta provando a far penetrare l’universo di League of Legends sempre più in profondità nella community dei giocatori, andando a coltivare anche le fasce più giovani che magari non necessariamente possono entrare nel vivo della scena competitiva del MOBA. Chi conosce la fonte di ispirazione si ritroverà in un batter d’occhio a Runeterra, grazie all’estrema fedeltà mostrata verso l’opera originale sia nel design che per la presenza dei doppiatori originali dei vari personaggi (oltre a Nunu e Willump incontreremo, tra gli altri, anche Braum, Ornn e Lissandra).

A proposito di doppiaggio, va sottolineato come il team di voci italiane, efficacissime nell’originale League of Legends, in una produzione narrativamente articolata come questa vanno un po’ a perdere per smalto e trasporto. Lo stesso (bravissimo) Davide Garbolino, voce di Nunu, non riesce a trasmettere le sfumature di tenerezza e delicatezza della voce inglese, ben più adatta a un bambino che affronta un’avventura più grande di lui. Se la lingua anglosassone non vi è estranea, il consiglio è di giocarlo con l’audio originale.

Chi conosce la fonte di ispirazione si ritroverà in un batter d’occhio a Runeterra

E il risultato finale, considerando la qualità della rappresentazione visiva e dell’accompagnamento audio, è davvero ben riuscito: la grafica caricaturale trasporta in modo perfetto lo stile del MOBA di Riot, enfatizzando gestualità ed espressività dei personaggi, regalandoci al tempo stesso ambientazioni affascinanti che spesso scatenano effetti “wow” degni di produzioni decisamente più conclamate, soprattutto quando entra in scena il lato puramente artistico tra murali dettagliati, imponenti geometrie e panorami impossibili.

L’uso del tema originale “It’s me and You” inoltre, colpisce a dovere e trasmette una sensazione di familiarità verso il percorso di crescita dei due eroi, anche se si è estranei all’universo di gioco e non si sa nulla della loro identità precedente al “rework” del 2018.

Si rivela un po’ grezza invece l’effettiva tecnica alla base, che presenta qualche stutter di troppo nei cambi di area e offre qualche transizione un po’ brusca, senza contare qualche problema di missaggio audio. Ogni tanto anche la telecamera non collabora eccessivamente, regolandosi automaticamente in modo erratico in alcune situazioni, ma senza necessariamente diventare un costante intralcio e risultando comunque gestibile a lungo andare. Un po’ più preoccupante invece la risposta ai comandi, solitamente più che buona ma discutibile quando il personaggio sotto il nostro controllo non si trova su superfici precisamente piane e/o collide con alcuni elementi del fondale.

Quanto a durata effettiva, siamo in linea con i precedenti lavori del team: si viaggia sulla manciata di ore (5-6 circa) seguendo la trama principale, allungando qualcosina nel tentativo di recuperare i collezionabili presenti nel gioco. Il titolo è estremamente lineare e non vi sono missioni secondarie o digressioni su cui perdersi, quindi tendenzialmente tutti i giocatori vivranno la stessa (piacevolissima) avventura.

Conclusioni

Al netto di alcune ingenuità tecniche e di design, Song of Nunu: A League of Legends Story è comunque un titolo decisamente apprezzabile per la sua capacità di trasportare in un nuovo contesto un immaginario da anni legato a un sistema di gioco molto restrittivo e non necessariamente in grado di veicolare a dovere storie ed emozioni (senza nulla togliere all’ottimo lavoro di Riot nel creare lore e background dei personaggi).

Il portafoglio di spin-off di League of Legends accoglie quindi un’altra interessante produzione dopo titoli come The Mageseeker, Ruined King e Convergence, andando a dare ancora più corpo all’affascinante mondo videoludico di Runeterra. Le qualità di Tequila Works trovano perfetto complemento nella fiabesca narrativa offerta dal piccolo Nunu e dal suo compagno Willump, dando vita a quello che verosimilmente è uno dei titoli più riusciti del team spagnolo.

La produzione è comunque consapevole della sua natura (qualcuno superficialmente lo definirebbe un titolo “AA”), proponendo molte situazioni curiose senza però eccedere in virtuosismi fuori contesto. Ne risulta un’esperienza competente e contenuta, decisamente brillante nello sfruttare il materiale a disposizione. Non un titolo indimenticabile, considerato come questo genere negli anni si sia sia arricchito di esponenti di valore e, quindi, alcune situazioni possano risultare derivative, ma è comunque in grado di lasciare qualcosa di importante. Che si tratti di momenti specifici, di un abbraccio o di una canzone, Song of Nunu: A League of Legends Story nella sua imperfezione saprà comunque rimanervi dentro.

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