Soulcalibur VI
17 Ott 2018

Soulcalibur VI – Recensione

Se parliamo di fighting game allora il periodo di maggiore splendore lo abbiamo vissuto negli anni ’90, in cui vagonate di 200/500 lire hanno letteralmente fatto esplodere i coin-op più iconici di quel decennio. Come non citare Street Fighter II: The World Warrior, che ha visto i nostri giovani polpastrelli mettercela tutta per arrivare al combattimento finale con conseguente azzeramento di una paghetta tanto sudata.

Senza divagare troppo, per fortuna i picchiaduro sono arrivati anche su console, cambiando in un certo senso il modo di godere questo genere anche con una nuova formula a tre dimensioni. Namco dopo aver lanciato sul mercato quel riuscitissimo Tekken, propose nel 1996 un qualcosa che si allontanasse da quest’ultimo, un qualcosa fatto di intensi combattimenti con armi bianche come spade, coltelli e altri tipi di arnesi affilati.

Questo “qualcosa” è chiamato Soul Blade, che ai videogiocatori un po’ “attempati” e amanti del genere fighting arcade come chi vi scrive fa accendere una lampadina nella soffitta dei ricordi semplicemente pronunciandone il nome. Oltre ad essere stato un’autentica perla, il titolo aveva dalla sua una vera e propria trama che rappresentava una novità in questo genere, e non poteva essere che un bene.

Successivamente a Soul Blade sono stati pubblicati ben sei episodi principali sotto il nuovo nome di Soulcalibur, diversi spin-off e altri format mediatici che lo hanno trasformato in un franchise a tutto tondo. Perdonateci se ci siamo un po’ dilungati nel ripercorrere la storia, ma è doveroso quando si parla di un videogioco che molti portano nel cuore da diversi decenni.

Dopo più di un lustro di assenza dal palcoscenico dei fighting game, ecco che Bandai Namco ci propone il nuovissimo Soulcalibur VI con la promessa di accontentare quei fan che non erano rimasti pienamente soddisfatti dalle ultime iterazioni della saga. Come scopriremo, oltre ad essere un picchiaduro estremamente ragionato, la storia e le tante modalità offline potrebbero fare davvero piacere a tutti coloro che non amano particolarmente la competizione online. Come si suol dire: “La Leggenda non muore mai”.

Soulcalibur VI
Il viaggio di un Witcher non ha mai una meta!

Tutto ha inizio con la Soul Edge, una spada narrata dalle leggende come la divoratrice di anime e sepolta nei luoghi più angusti che la storia ricordi. Nel sedicesimo secolo, non si sa come, riemerse e il famoso pirata Cervantes pretese l’arma mettendo tutta la sua flotta in moto. La Soul Edge si adattò al suo proprietario dividendosi in due distinte lame, e come era doveroso aspettarsi, Cervantes diede vita ad un regno di terrore facendo letteralmente a pezzi chiunque volesse sottrargli il suo tesoro più oscuro.

Ovviamente la sua barbarie non poteva durare per sempre e fu sconfitto da una tenace guerriera di nome Sophitia, grazie anche alla protezione del dio dei fabbri Efesto, riuscendo di conseguenza a distruggere una delle due spade. Purtroppo, i frammenti della spada ormai erano penetrati nel suo corpo e le ferite erano assai gravi. Approfittando dell’occasione, il vigliacco pirata voleva infliggere il colpo di grazia alla nobile guerriera; ma intervenne Taki, un’astuta ninja che salvò la vita a Sophitia non prima di averlo sconfitto in uno scontro all’ultimo sangue.

Tuttavia una delle due spade era ancora integra: destino? Chi lo sa. Fatto sta che la spada cadde nelle mani di Siegfried, un valoroso cavaliere che fu contagiato dal Seme della Malvagità diventando di conseguenza il catalizzatore di una catastrofe mondiale.

Abbiamo deciso di narrarvi l’incipit della storia delle due spade, ambientata nel sedicesimo secolo, per due motivi ben precisi: in primis, per farvi entrare nell’universo del brand qualora il suo nome avesse solamente stuzzicato negli anni il vostro palato videoludico. In secundis, perché in Soulcalibur VI viene narrata la storia d’origine, quindi qualora non abbiate mai giocato a nessun titolo della serie questo potrebbe essere un buon punto di inizio, anzi, di un nuovo inizio.

Soulcalibur VI consacra la rinascita effettiva del brand

Questa suddetta modalità è chiamata “Le cronache dell’anima”: essa non segue le vicende toccate nel sesto capitolo ma ripercorre quelle primarie di Kilik, un giovane esperto di arti marziali del tempio di Ling-Sheng Su in Cina che, suo malgrado, fu infettato dal seme del male scaturito dalla Soul Edge insieme al suo leggendario bastone Kali-Yuga. Ora Kilik deve riuscire a dominare la forza oscura che si cela nel suo cuore seguendo i consigli di Edge Master, suo nuovo mentore, e apprendendo che “per controllare il male occorre prima controllare se stessi”. Da qui parte la vostra impresa in cui, nei 20 capitoli che la compongono, prenderete parte a combattimenti con l’arma bianca scoprendo tutti i retroscena del caso e facendo la conoscenza di tanti nuovi personaggi.

Soulcalibur VI
Sophitia è uno dei personaggi più iconici del franchise!

Una volta terminata, potrete sbloccare tante nuove mini storie che vi faranno conoscere nel dettaglio le vicende di tutti gli altri membri del roster, tra cui Siegfried, Zasalamel e Mitsurugi. Senza dimenticare la guest star che tutti gli appassionati di The Witcher attendevano: Geralt di Rivia. Lo strigo ha una sua storia, così come tutti gli altri, composta da ben 6 capitoli e che ci è sembrata piuttosto convincente anche se non proprio all’altezza della sua saga di appartenenza. Nell’universo di Soulcalibur VI, probabilmente per via del suo stile di combattimento caratterizzato dall’uso delle spade e di magie semplici ma efficaci, si colloca molto bene e riteniamo che non sia neanche tanto male come personaggio, a patto di imparare a padroneggiare il suo moveset nel migliore dei modi.

Cosa c’è di meglio della modalità storia? Ben due modalità storia. Avete capito perfettamente, Soulcalibur VI vi permette di vivere una nuova storia originale chiamata “Bilancia dell’anima”. Per prima cosa, dovrete creare il vostro eroe da zero tra le 16 classi disponibili (tra cui scheletri viventi, umani, mutaforma e demoni alati) e personalizzarlo tramite un editor che vi permette di renderlo più figo (o brutto) che mai. E non dimenticate di decidere lo stile di combattimento più consono alla vostra abilità. Fatto questo potrete prendere parte ad un’avventura in giro per il mondo, durante la quale vivrete la leggenda della spada maledetta da una prospettiva completamente differente.

Il combat system è appagante, azzeccato ed estremamente tattico

In questa modalità potrete muovervi tra le varie zone e affrontare determinate missioni che vi consentiranno di aumentare di livello dopo ogni incontro, un po’ sulla falsariga dei GdR più classici. Durante l’avventura dovrete prendere decisioni importanti in grado di cambiare completamente il destino. Tali scelte andranno ad influenzare l’andamento della storia e cambieranno l’equilibrio della Bilancia dello Spirito, un artefatto mistico che riflette lo stato dell’anima del vostro avatar. In base alla sua posizione potrete anche sbloccare missioni nascoste.

Se sarete fortunati potrete trovare del cibo dopo le battaglie (per acquisire dei vantaggi strategici momentanei come l’aumento della salute), conquistare nuove armi che vi permetteranno di arrecare maggiori danni a tutti coloro si presentino dinnanzi alla vostra strada e cambiare lo stile di lotta (niente paura, tutta questa robina potrete anche acquistarla al negozio). Questa modalità ci ha portato via parecchio tempo durante la nostra prova e rappresenta un’ottima aggiunta a quel che concerne il gioco single player.

La migliore scelta è di iniziare appunto dalla suddetta modalità, in quanto potrete fare una certa pratica per acquisire le abilità base del combattimento per poi gettarvi in competizioni all’ultimo uomo. A proposito di combattimento, potremo definire con poche parole il combat system di Soulcalibur VI come appagante, azzeccato ed estremamente tattico.

Soulcalibur VI
Le possibilità per creare il proprio personaggio sono molteplici…

Per chi non avesse mai provato un titolo della saga è doveroso specificare che in questo tipo di picchiaduro i combattimenti sono molto tecnici. Pensate ad esempio alla scherma, in cui è assai importante studiare il movimento del proprio opponente per mettere a segno un colpo vincente.

Quello che intendiamo dire è che Soulcalibur VI è un picchiaduro in cui non vince chi spinge tutti i tasti a casaccio, ma colui che osserva attentamente il campo di battaglia, studiando, nel tempo concesso, i punti scoperti del proprio rivale d’armi: per farlo potrebbe essere una buona mossa girare intorno a quest’ultimo e colpirlo da un fianco quando meno se lo aspetta. Ovviamente si può pur sempre parare, ma non per sempre poiché in men che non si dica la vostra barriera potrebbe cedere, rendendovi vulnerabili a degli attacchi consecutivi da togliere il fiato, nonché l’energia residua.

Soulcalibur VI è un picchiaduro in cui non vince chi spinge tutti i tasti a casaccio

Pensate poi se quest’ultimi, una volta che hanno riempito la barra dell’anima di almeno un livello, eseguissero la Lama critica, un attacco speciale che infligge una gran quantità di danni: di voi non rimarrebbero che polpette. Questo indicatore permette anche di eseguire una Carica dell’anima con cui sbalzare in aria l’avversario, magari in una situazione particolarmente complicata, oppure potenziarvi momentaneamente per aumentare la quantità dei danni inflitti.

Un altro aspetto che rende ancora più avvincente il combat system è il contrattacco. In pratica lo si ottiene attaccando l’avversario mentre esegue determinate tecniche, consentendovi così di aumentare il numero di colpi e di danni.

Le regole restano invariate: vince chi per primo riesce ad aggiudicarsi tre round. Per dominare occorre ridurre a zero l’energia dell’avversario oppure, qualora lo stage lo preveda, scaraventarlo di sotto facendogli fare un volo che potrebbe rompergli più di qualche ossicino.

Soulcalibur VI
Ecco in azione il Reversal Edge!

Volevamo spendere anche due parole sul chiacchieratissimo Reversal Edge, chiamato da noi Taglio Invertito. In sostanza con la pressione di uno dei due dorsali del controller entrerete in una fase di contrasto estremamente cinematografica in cui gli attacchi sono legati tra loro da un rapporto simile a quello della morra cinese. Al momento opportuno dovrete scegliere tra tre tasti differenti e sperare di aver indovinato quello predominante sullo scelto dall’avversario.

Come abbiamo esaminato già qualche mese fa più dettagliatamente nel nostro articolo dedicato, il Reversal Edge non è basato unicamente sulla variabile della fortuna ma bisogna tenere in considerazione tanti aspetti, tra cui l’arma che si padroneggia, la posizione in cui si attiva ma soprattutto come la utilizza il vostro rivale. Questa feature non è molto apprezzata da coloro che giocano a Soulcalibur a livello agonistico, ma chi ci si diletta occasionalmente potrebbe anche farne un punto di forza nel corso dei vari match, a patto di non esagerare.

Soulcalibur VI è uno dei migliori picchiaduro del 2018

Questo per dire che Soulcalibur VI risulta essere dal punto di vista del gameplay adatto ad ogni tipo di videogiocatore, che dovrà comunque imparare a padroneggiare in modo diverso ogni singolo personaggio poiché ogni stile e arma tagliente prevede un approccio alla lotta molto diverso. Infatti le armi più lunghe e massicce possono essere usate molto più efficacemente dalla lunga distanza e non sono adatte al combattimento ravvicinato, anche per via di una mole che non le rende così veloci. I vari PG, circa una ventina (più altri ottenibili grazie all’acquisto del Season Pass o della Deluxe Edition), sono bilanciati abbastanza bene nel combattimento, a parte qualche piccolo caso: poi tutto dipende dall’abilità della CPU, che a difficoltà più alte può farvi davvero male, e dei vari avversari che potrete affrontare sia online che in locale.

Parlando del multigiocatore abbiamo disputato diversi combattimenti nella partita del giocatore, in cui in una stanza fino a sei possono sfidarsi ripetutamente. La stabilità ci è sembrata molto buona, a parte qualche piccolo rallentamento prima dell’inizio di un match o in situazioni particolarmente frenetiche su schermo: niente di grave dopotutto.

Nella partita classificata inoltre potrete affrontare giocatori da ogni parte del mondo per conquistare la vetta della classifica. I Punti Grado vengono aggiunti o sottratti a seconda del vostro rendimento negli scontri, come avviene in altre produzioni dello stesso genere.

Soulcalibur VI
Un contrattacco tutto sommato efficace.

Al momento non sappiamo se gli sviluppatori vogliano introdurre ulteriori eventi per mantenere nel tempo l’attenzione sul titolo dagli amanti della competizione online. Così le modalità sono davvero basilari, ma noi ci auguriamo possano inserire nuove possibilità nel corso del tempo.

A conti fatti Soulcalibur VI è sicuramente uno dei migliori titoli della saga che abbiamo giocato, impegnativo e punitivo al punto giusto con personaggi curati ottimamente e dotati di un moveset che si adatta perfettamente sia ai giocatori alle prime armi che a coloro che possono e vogliono osare di più.

Poi se pensate che al roster completo, oltre alle vecchie conoscenze che hanno animato le scene in questi anni come Xianghua, Kilik e Nightmare, si sono uniti altri personaggi inediti come Azwel e Geralt allora avrete tra le mani un videogioco decisamente interessante. Inoltre per gli amanti degli “sbloccabili”, sappiate che potrete acquistare all’interno del gioco, tramite i punti anima accumulabili grazie alle varie modalità che affronterete, dei bozzetti di gioco e dei tomi di letteratura che vi sveleranno alcuni retroscena del clan Fu-Ma, del culto di Fygul Cestemus e molto altro.

Soulcalibur VI consacra la rinascita effettiva del brand, grazie anche alle studiatissime modalità offline che mette in campo, consegnando due ottime modalità storia, il classico arcade e tutta la frenesia che ha reso questo picchiaduro uno dei più particolari e affascinanti che il panorama videoludico ricordi. Forse si poteva fare qualcosina di più graficamente, in particolar modo su alcuni dettagli dei vari stage che a volte non sono curati ottimamente, ma d’altro canto va benissimo anche così, anzi!

Conclusioni

“Il passato è passato, bisogna pensare a proteggere gli altri oggi, sfoderando inoltre il miglior sorriso possibile” – queste le parole rivolte a Kilik da Sophitia, un ottimo insegnamento di vita dopotutto. Ed è quello che hanno fatto Motohiro Okubo, producer della serie Soul, e tutti i suoi ragazzi con la creazione di Soulcalibur VI, consegnando in un certo senso un reboot della saga che guarda molto lontanamente al passato ma si concentra maggiormente sul suo futuro.

Potrebbe forse essere un’esagerazione ma a noi Soulcalibur VI è piaciuto molto: è divertente da giocare, tattico al punto giusto e ricco di modalità che consegnano effettivamente ai giocatori uno dei migliori picchiaduro del 2018.

Le due modalità storia che il titolo propone fanno sicuramente la felicità di tutti coloro che lamentano la mancanza di contenuti da fruire nel single player, tra cui la possibilità di sbloccare alcuni retroscena che consentono di scoprire ancora più nel dettaglio l’universo che si cela dietro la serie Soul. Ritorna anche l’editor del personaggio, che permette di creare un proprio alter ego scegliendone le fattezze e il moveset da sfoderare sul campo di battaglia.

Non è stata dimenticata la modalità multiplayer per coloro che cercano la competizione (come è giusto che sia nel picchiaduro) con combattenti sempre sopra le righe e pronti a tutto pur di scalare le fatidiche classifiche.

Se volessimo trovare dei piccoli difetti, questi avrebbero riscontro in alcuni dettagli dello scenario non curati benissimo, qualche piccolo rallentamento quando si affrontano dei match online e alcuni personaggi forse un pochino più letali rispetto ad altri. Poca cosa dinnanzi alla mole di contenuti offerta da Bandai Namco, che permette a chiunque di godere di un picchiaduro che trova la sua forza proprio nella componente che negli ultimi tempi sta scomparendo: la modalità storia!

E ora, perdonateci, ma torniamo a “mazzolare” ogni individuo contagiato dal seme della malvagità: ne abbiamo davvero bisogno!