space hulk deathwing enhanced edition

Space Hulk: Deathwing Enhanced Edition – Recensione

Space Hulk è uno dei giochi da tavolo più conosciuti del settore, rilasciato per la prima volta nel 1989 da Games Workshop basato sull’universo fantascientifico oscuro di Warhammer 40’000. In questo vecchio ma apprezzato gioco da tavolo, due giocatori si affrontavano per la vittoria interpretando rispettivamente una squadra tattica di Space Marine Terminator e un gruppo di Genestealers tiranidi, creature simili agli xenomorfi di Alien. Il campo di battaglia è detto appunto Space Hulk, ovvero un gigantesco relitto spaziale di un’antica astronave dell’imperium ora infestato da nidi di tiranidi.

Un’ambientazione così interessante ha sicuramente colpito Focus Home Interactive, che incaricò lo sviluppatore francese Streum on Studio di realizzare una versione digitale di un così iconico gioco da tavolo. Nacque così Space Hulk: Deathwing, un gioco uscito nel dicembre del 2016 che metteva cinque giocatori nelle ingombranti armature Terminator per fargli esplorare ed affrontare il pericolosissimo relitto infestato dai tiranidi gestiti dall’intelligenza artificiale del gioco. Il titolo non incontrò però il favore della critica, complici un gameplay piuttosto stantio e una discreta mole di bug che inficiarono notevolmente l’esperienza di gioco. Negli ultimi diciotto mesi lo studio francese non si è comunque arreso, continuando a migliorare il titolo così tanto da  aver bisogno di una nuova release anche su console, in modo da portare sui nostri sistemi il nuovo prodotto raffinato Space Hulk: Deathwing Enhanced Edition. 

Space Hulk Deathwing Enhanced Edition

Per chi non conoscesse l’universo di Warhammer 40’000, gli Space Marines protagonisti di questo gioco sono soldati geneticamente modificati per il solo fine di essere dei veri e propri superuomini: hanno due cuori, sono più forti, più resistenti e più intelligenti. Insomma, sono il meglio che l’imperium dell’umanità possa offrire; fra i loro ranghi c’è tuttavia una élite di soldati ancora più forti e capaci: i Terminator. Questi guerrieri scelti rappresentano le forze speciali dell’Imperatore, corazzati con armature praticamente indistruttibili ed equipaggiati con armi devastanti. La squadra Terminator di Deathwing è comandata da un bibliotecario, che sarà il personaggio del giocatore: non fatevi ingannare dal nome, non si tratta di un timido vecchietto che timbra libri, bensì di un combattente letale che attacca il nemico con devastanti poteri psichici e un arsenale che farebbe impallidire persino Predator. Il nostro bibliotecario comanderà una squadra di Terminator attraverso il relitto, distruggendo tutto quello che si muove nel classico modo offerto dagli sparatutto in prima persona. Deathwing è infatti un FPS con qualche influenza da gioco di ruolo, e vuole offrirsi come un’alternativa a Left 4 Dead con l’ambientazione di Warhammer 40’000. La prima release del gioco, uscita nel 2016 esclusivamente su PC, era carente sotto diversi aspetti oltre ad avere una mole non indifferente di bug, crash e problemi di sorta. Streum On Studio ha deciso di cercare di migliorare il suo prodotto sotto tutti gli aspetti, iniziando principalmente dal comparto multigiocatore.

Rispetto alla versione originale è stato aggiunto un sistema di progressione basato sull’esperienza che ci permetterà di sbloccare una buona varietà di nuove armi (come l’heavy bolter MK II) e qualche equipaggiamento per i nostri cinque Space Marines. Inoltre è stata aggiunta una nuova classe giocabile: il Cappellano. Quest’ultimo non è un simpatico prete bensì un truce e formidabile guerriero adornato da teschi, che contribuisce al gruppo grazie ad abilità di supporto incredibili, oltre ad essere dotato di armi devastanti. Unito in combinazione alle capacità dell’Apotecario (il medico di squadra), il Cappellano riuscirà a salvare la squadra da situazioni critiche praticamente in continuazione, grazie alla skill di resurrezione che gli permette di riportare i fratelli caduti in vita. Le sue altre abilità sono perlopiù di controllo del campo di battaglia, riducendo il danno inflitto dai nemici agli altri Space Marine o riflettendolo direttamente agli orrendi Genestealers. Il Cappellano rende le partite decisamente meno ostiche e frustranti, riuscendo anche nell’intento di rendere omaggio a uno dei personaggi più iconici del lore di Warhammer 40’000.

Negli ultimi diciotto mesi lo studio si è dato da fare per migliorare il gioco originale

Anche l’intelligenza artificiale dei compagni è stata migliorata, anche se non di molto: finalmente i confratelli di Deathwing non rimangono più bloccati contro ostacoli o incastrati nelle paratie dello Space Hulk, anche se qualche piccolo problemino di movimento persiste. Gli Space Marine rispondono meglio anche ai comandi del giocatore, che può utilizzare un po’ di strategia per spostare le proprie forze e ordinare ai Marines di bloccare le porte, curare qualcuno e via dicendo; il problema è che spesso emergono vecchi problemi che possono inficiare l’esperienza di gioco, come la possibilità per i compagni di prendere e fare “di testa loro” mentre noi stiamo eseguendo un’azione importante come l’hacking di una porta vitale per fuga o per esplorazione. I tiranidi, dal canto loro, continueranno a sciamare verso di voi senza una particolare strategia. I genestealers che dovrebbero pianificare orrendi agguati e “sbucare dalle fottute pareti” (cit.) si limitano a fare versi gutturali e apparire a decine davanti al vostro heavy bolter e alle vostre mazze potenziate. Il risultato è una continua carneficina senza fine, che a volte vi esalterà particolarmente, altre volte invece troverete l’ennesimo scontro monotono e ripetitivo. Nonostante questo aggiornamento aggiunga qualche nemico in più, la sensazione di ripetere all’infinito le stesse azioni non svanirà mai del tutto, per tutta la durata dell’esplorazione. Il gameplay invece è rimasto sostanzialmente invariato rispetto alla prima stesura del gioco, escludendo ovviamente le migliorie tecniche sopracitate. La differenza fra il comparto single player e quello multi player è semplicemente la possibilità di giocare le stesse mappe offerte dalla prima modalità assieme ad alcuni amici, per arrivare a scoprire nuove reliquie o affrontare la sfida ad un livello di difficoltà più elevato. Ovviamente in modalità multigiocatore potremo utilizzare gli altri Marines, non solamente il coriaceo e potente bibliotecario.

Dal punto di vista tecnico, Space Hulk: Deathwing viene mosso dal rodato e affidabile Unreal Engine 4. I modelli poligonali di Space Marine e tiranidi sono ben realizzati e coerenti con l’ambientazione, anche se i primi sembrano a volte un po’ legnosi nei movimenti. I fondali di gioco e le mappe generate proceduralmente sono interessanti e fedeli al lore di Warhammer 40’000, e c’è da fare un plauso alla gestione di luci ed ombre che contribuiscono a creare quell’atmosfera tetra e oscura che tanto è cara ai fan del gioco di Games Workshop. Glorioso è invece il doppiaggio inglese, che regala alcune perle ispiratrici (“Purge the Aliens! For the Emperor!“) tipiche del franchise; c’è da dire tuttavia che il gioco non è dotato di localizzazione italiana, un piccolo ma importante particolare che farà storcere il naso ai meno anglofoni fra noi. Va inoltre aggiunto che chiunque possegga già una copia di Space Hulk: Deathwing su PC riceverà gratuitamente l’aggiornamento alla Enhanced Edition, un bel gesto che sarà sicuramente apprezzato dagli appassionati che hanno acquistato il gioco nel 2016. Personalmente, da fan di Warhammer 40’000 (e di Space Hulk in particolare) mi sarei aspettato qualcosa di più da Streum On Studio e Focus Home Interactive. Non fraintendetemi, il gioco è bello e divertente quando si tratta di passare una buona mezz’ora a bruciare, affettare, tritare e annichilire in vario modo alieni dall’aspetto truce in compagnia di quattro amici. Tuttavia la profondità del gioco da tavolo di Games Workshop non è stata ripresa appieno, e nonostante alcuni momenti di gloria distruttiva, Deathwing sembra solamente un altro clone di Left 4 Dead poco ispirato.

Conclusioni

Space Hulk: Deathwing Enhanced Edition non è un brutto gioco, anzi. I fanatici di Warhammer 40’000 lo troveranno davvero piacevole, e la possibilità di prendere il controllo di una squadra terminator è praticamente un sogno ad occhi aperti per ogni appassionato. Le musiche, gli ambienti e la realizzazione tetra dello space hulk possono far sgranare gli occhi ai fedelissimi dell’Imperatore, ma diranno ben poco al giocatore più casual. Chi si aspetta scene di azione frenetiche e veloci rimarrà deluso: i terminator si muovono lentamente, ma inesorabilmente, verso il loro obiettivo. Senza acrobatici salti o corse sulle pareti: qui vige solo la legge delle mazzate, e più le darete forti più nemici spedirete al creatore.

Peccato per l’intelligenza artificiale ancora un po’ ballerina e per la mancanza di varietà nelle missioni, che sembrano un po’ l’una la copia dell’altra. Space Hulk: Deathwing Enhanced Edition fa il suo compitino e porta a casa poco più che la sufficienza, ma ci saremo aspettati di più, molto di più, da un brand di questa portata e da un Publisher come Focus Home Interactive. Insomma, speriamo che nel futuro oscuro e tetro dell’umanità ci sia ancora abbastanza guerra per un prossimo titolo.


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