In ambito board game e GdR, nonché genericamente in termini di idee e setting, Games Worshop da anni è oramai oggetto di pesante sfruttamento da parte dell’industria videoludica, sia nella sua versione fantasy che in quella Scifi 40k. Con prodotti di alterna qualità, gran parte delle IP sono state interpretate e trasfigurate, allontanandosi dai classici wargame e board game e trasformandosi in fps, tps, o strategici ad ampio respiro, altre volte abbiamo il tentativo di riproporre, invece, i classici nella loro perfetta e completa veste, sostituendo mouse e tastiera a dadi e miniature.
Space Hulk: Tactics fa parte dell’ultima categoria, e si dichiara e propone come fedele versione elettronica del board game omonimo, che oramai ha quasi tre decadi sulle spalle, e che i meno giovani ricorderanno maggiormente nella sua versione lite, SpaceQuest.
Gli Space Hulk: enormi conglomerati di relitti spaziali accresciuti durante eoni ed eoni di vagabondaggio nel cosmo, disordinato claustrofobico ammasso di navi di tutte le razze ed epoche, corridoi oscuri zeppi di trappole e minacce Xeno ad ogni portello aperto (o abbattuto). Uno di questi enormi oggetti è in rotta di collisione con il pianeta-forgia Gorgonum, territorio dell’Imperium, e qui entrano in gioco i Terminator, una squadra di Space Marines un manipolo di veterani hanno il compito di infiltrarsi e distruggere totalmente il mastodonte prima che impatti con una proprietà dell’Imperatore.
Il gioco presenta però ben due campagne: oltre alla suddetta, potremo guidare gli sciami di Genestealer in una serie di flashback contro una precedente squadra di Ultramarine, che contribuiranno a svelare i misteri dell’Hulk. Soggetti magari banalotti, ma totalmente in salsa 40k, e gli eventi che si susseguono durante le campagne sono sorretti da una discreta narrazione, arricchita da ottimi doppiatori e da una scrittura in totale stile, particolarità non fondamentale per questo genere di giochi, ma piacevole e sicuramente apprezzata dai fan.
Space Hulk tactics come la sua controparte analogica è un frenetico angusto tattico posizionale per due avversari: la mappa di gioco, fedele riproduzione delle tessere del board game, vede fronteggiarsi una squadra di Space Marine formata da cinque elementi e sciami di infidi Genestealer. Mentre i nostri Terminator sono subito visibili e vengono piazzati su posizioni di partenza predefinite, i Genestelaer hanno le loro posizioni di partenza in vari luoghi della mappa, dove l’avversario (umano o IA) posizionerà dei blip: cosa si nasconda dietro il blip rimane occultato finché non cade sotto la linea visuale di un Terminator, o viene svelato dal giocatore, per dar modo di agire ai propri Genestealer. Dunque sotto i blip possono nascondersi uno o più nemici, ma potrebbe anche essere un blip fasullo, vuoto, usato come diversivo. Questo tipo di approccio genera la classica minaccia alla Alien per cui il board game è tanto apprezzato.Tutta l’azione di gioco si svolge in corridoi angusti che offrono spazio ad una sola unità, incroci e stanze 3×3, dunque lo stile di gioco si incentra molto sulla posizione, e in parte sulla gestione dell’ambiente: barili esplosivi, torrette, funghi e porte.
I Terminator dalla loro hanno potenza di fuoco, e classi di supporto, possono sfruttare l’abilità “Guardia” per tenere sotto controllo un intero corridoio e far fuoco nel turno dell’avversario, oltre che la possibilità di sparare in movimento, aggiunta chiaramente alle altre abilità, quelle magiche del Librarian, o dell’Apotecary, che comunque si concentrano molto su gestione della posizione: possono bloccare porte, bloccare zone, trasferire PA ad altri Terminator (che hanno tutti solo 4 PA, ma possono essere aumentati convertendo carte).
I Genestealer sono un’orda infida, sacrificabile, selvaggia ed imprevedibile, mentre i Terminator potenza e autorità: questo è l’universo di Warhammer 40k, ben rappresentato nello stile di gioco
Gli alieni invece hanno 6 PA, a parte classi speciali, cinque linee genetiche diverse, e fondano la loro tattica sopratutto sull’orda, contando sul proprio numero, benché, giocando nei loro panni, si scoprirà dolorosamente che lanciarsi sconsideratamente sotto il fuoco di Terminator pesanti non sia una tattica vincente. I Genestealer sono uno sciame infido, nascosto, sacrificabile, selvaggio ed imprevedibile, mentre i Terminator esprimono quello che ogni amante della serie si aspetta: potenza e autorità. Queste peculiarità sono state ben conservate nello stile di gioco.
L’aderenza al board game è difatti evidente (avremo anche visibili i tiri di dadi), e lo stile di gioco è pressoché identico, con ogni azione che dovrà essere ponderata in quanto non esistono punti ferita, e un colpo messo a segno vorrà dire un Terminator morto (a meno di Apothecary o carte specifiche). E il sacrificio di pezzi in questo tipo di giochi (sopratutto se si guida la squadra dei Terminator) va meditata perfettamente.
Un paio di aggiunte sono peculiari di questa versione “elettronica”, come la visuale in prima persona (che, togliamoci il sassolino dalla scarpa, è prettamente estetica, poco sviluppata, poso usabile e totalmente scenica) e l’introduzione delle carte comando. Le carte, invece, introducono un livello strategico ulteriore, oltre a poter essere convertite in punti azione per i Terminator e in blip per i Genestealer, possono anche essere giocate per offrire bonus, o malus all’avversario, di vari tipi e il loro utilizzo è spesso e volentieri critico.
Le due campagne offrono una buona longevità, si snondano sulla mappa dello Space Hulk (il Forsaken Doom), sotto forma di percorsi, e le missioni principali sono interrotte ogni tanto da skirmish ed eventi vari, che però, va detto, tendono a divenire un déjà-vu già a metà campagna, essendo poco varie sia negli obiettivi che nelle mappe.
Qualche problema sui controlli, che sembrano pensati più per il pad che per mouse e tastiera, con opzioni non cliccabili con mouse, una mappa che si centra obbligatoriamente in scorrimento lista (come quando si seleziona il bersaglio di una carta comando) impedendo di usare il wasd, ed in generale risultano più meccanici del dovuto; certo, non così tragici, e ci si fa la mano rapidamente, ma andava segnalato.
L’Unreal Engine fa il suo lavoro senza infamia e senza lode, e graficamente il gioco risulta ben studiato per espandere l’appeal grafico della controparte da tavolo. Ottime le voci, adattissime ai personaggi e veramente ispirate, mentre il campo di gioco è generalmente comprensibile e leggibile, e comunque è stata implementata una modalità tattica che permette di esaltare la struttura delle stanze, e gli oggetti chiave.
La presenza del multiplayer, fondamentale, contribuisce ad aumentare la longevità del titolo
La presenza del multiplayer, fondamentale, contribuisce ad aumentare la longevità del titolo, e in aggiunta un editor missione, completo ma di facilissimo utilizzo, permette di creare e pubblicare missioni personalizzate nei tre principali ambienti: Ork, Eldar e Imperium.
Il vero limite di Space Hulk risiede nella natura intrinseca del board game, per nulla intaccata nelle sue fondamenta in questa versione elettronica, che potrebbe allontanare i meno fanatici del gioco originale, ovvero una certa ripetitività nelle strategie da mettere in atto. Se è vero che le cinque classi di Terminator e le cinque razze di Genestealer, upgradabili con moduli e armi, offrono una buona varietà, incrementata ulteriormente dall’uso delle carte comando (che tentano di vivacizzare il gioco aggiungendo spessore strategico e modificando anche pesantemente il tiro di dadi e la situazione posizionale), e dallo sfruttamento di alcuni elementi del campo di battaglia, come barili e funghi di gas, nella sostanza gli spazi angusti dei corridoio dell’Hulk impongono quasi sempre una progressione in fila dei Terminator, che quindi tenderanno ad abusare della modalità Guardia, e preferire un atteggiamento quasi sempre difensivo, mentre i Genestealer semplicemente avanzeranno ad ondate. Questo, aggiunto, a una certa lentezza nella risoluzione del turno dell’IA, rischia di minare la qualità dell’esperienza single player a lungo termine.
Fedele trasposizione del board game Space Hulk: Tactics prova però anche a distaccarsi dalle sue origini cartacee, per offrire un gameplay più intrigante e dinamico. Le due campagne garantiscono una buona longevità, e se si aggiungono anche la modalità editor e quella multiplayer il gioco può regalare decine di ore di divertimento. La principale nota dolente di Space Hulk, se vogliamo, sta proprio nel suo stile di gioco: il suo ritmo, troppo spesso relegato a tattiche di attesa, è inoltre limitato dagli angusti corridoi dove si svolge l’azione. D’altronde è l’anima di Space Hulk: o la si ama o la si odia. Non si può dunque che consigliare il titolo a tutti gli amanti del board game che troveranno una fedele trasposizione, peraltro esteticamente e narrativamente intrigante, e avranno modo di immergersi in questo nuovo capitolo dell’infinita lotta fra l’Imperium e i suoi avversari. Consigliamo però anche agli altri amanti degli strategici a turni posizionali di considerare questa aggiunta alla propria libreria Steam: non se ne pentiranno. |
Good
Fedeltà al gioco da tavolo Due campagne complete, Terminatore e Genestealer EditorBad
Comandi tastiera/mouse macchinosi Strategicamente monotematico
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