Splatoon arrivò su Wii U come un fulmine a ciel sereno. La creatura del designer Shintaro Sato e del team di Hisashi Nogami aveva una forza trascinante, sia in termini di art direction che di gameplay. Un’idea semplicissima, spostare il concept assodato di uno sparatutto multiplayer dalla pura competizione numerica per le uccisioni ad un obbiettivo comune.
E così invece dei deathmatch o dei cattura la bandiera, Nintendo aveva trovato un modo per rendere uno sparatutto competitivo divertente e alla portata di tutti. Via proiettili e armi realistiche, la sfida si sarebbe consumata a colpi d’inchiostro, con due squadre intente a coprire la mappa del proprio colore per prevalere sull’altra. Vince chi seppellisce (di colore) la squadra avversaria, con gli sforzi incrociati di due buffi gatti nel ruolo di giudici.
Dopo un capitolo d’esordio esaltante ed originale, ed un sequel che migliorava e ne limava alcune ingenuità, Splatoon è pronto alla maturità. Splatoon 3 (qui un pratico link per acquistarlo al volo) arriva esattamente a 5 anni di distanza dal suo predecessore, e la volontà è piuttosto chiara: offrire un’esperienza definitiva, in tutti i sensi. Splatoon 3, fin dal primo avvio, si configura come la chiusura di un cerchio più che di una tentata rivoluzione.
Il nostro ingresso in città viene preceduto da un piccolo ma efficace tutorial, con una rinnovata personalizzazione del nostro avatar e del suo, nuovissimo, Salmonello. Con la Tour Eiffel capovolta sullo sfondo e le lande deserte a limitare il nostro sguardo, Splatoon 3 ci reintroduce nel suo mondo splat-fastico. Un’esplosione di colori, insegne luminose, personaggi e musiche avvolgono i nostri sensi all’ingresso in città, ma la sensazione di familiarità si insinua presto nella mente del giocatore. Almeno di chi Splatoon lo ha vissuto dall’inizio, chiaro.
Dal tombino della piazza c’è il solito Capitan Seppia, che ci intima di dargli una mano. Strane trasmissioni e un’invasione di una massa pelosa ha assediato Alterna, un bizzarro insediamento degli umani che vennero prima. Il single player di Splatoon 3 è piuttosto ricco e longevo, con ben 70 livelli da completare (e rigiocare), ma la sua struttura riprende quanto già visto nella Octo-expansion di Splatoon 2.
Piccoli livelli, basati su un’idea di gameplay o su un obbiettivo specifico, da completare. Il concept non è dissimile dai precedenti capitoli: la modalità storia di Splatoon 3 vi servirà per acquisire manualità e competenza con le tantissime armi e abilità a vostra disposizione. Alcuni di questi livelli ruotano proprio intorno a meccaniche specifiche, e sono quelli più divertenti e creativi. Quelli più semplici, che vi richiedono di superare orde di nemici o arrivare al traguardo intatti, offrono comunque un level design di qualità e sono quasi sempre divertenti da giocare.
A livello contenutistico Splatoon 3 non delude: 54 armi e 12 mappe, insieme ad una quantità notevole di personalizzazioni estetiche per gli Inkling
Ancora una volta insomma, Splatoon rende la sua modalità storia un tutorial ampliato. Forse è stato un errore aspettarsi qualcosa si differente questa volta, ma il primo trailer faceva trasparire un’ambizione diversa. Quest’ultima in parte c’è, perché a livello di gioco resta un’esperienza divertente e di qualità, soprattutto negli scontri con i boss e nei folli livelli finali.
Anche nella struttura dell’hub di gioco, con il nostro progresso che sarà ostacolato da intoccabili ammassi pelosi. Guadagnare punti nelle missioni e utilizzarli per cancellarli, con l’aiuto di Salmonello, rende la progressione più appagante e coesa. Anche aver disseminato queste zone di collezionabili e segreti, finalmente non più inseriti nei livelli, rende l’esperienza più godibile e appassionante. Se poi siete appassionati di lore, vi suggeriamo il nostro articolo a tema in proposito, troverete in Splatoon 3 qualche sorpresa interessante.
Sorprese che, invece, mancano quasi del tutto nella sua componente multigiocatore. Qui Splatoon 3 si mostra per quello che è, un miglioramento di ciò che già era Splatoon 2. Il gameplay non ha subito cambiamenti: le Mischie Mollusche sono ancora 4v4, con il team vincitore decretato dalla quantità di pittura sul terreno.
Nuove abilità e armi aggiungono qualche nuovo stimolo, ma la sensazione pad alla mano è davvero invariata. Fortunatamente, a livello contenutistico Splatoon 3 non delude: 54 armi e 12 mappe, insieme ad una quantità notevole di personalizzazioni estetiche per gli Inkling.
E se la sorpresa manca, a Splatoon 3 non manca di contro una visione di come perfezionarsi. In questo senso, il più grande salto del titolo è verso una quality of life che abbraccia tutte le sue modalità multigiocatore. Il nuovo sistema di lobby è estremamente funzionale, permettendo di interagire con la propria lista amici in maniera interattiva, con questi inkling in versione ologramma. Si preme e, nel caso il gruppo dell’amico sia aperto, ci si può unire alla mischia. Ma in generale, il menù della lobby ha subito una bella rinfrescata. Finalmente si possono creare stanze, anche con password, per giocare insieme ai propri amici e addirittura creare gruppi da 4 pronti all’azione. Una novità fondamentale e necessaria, che arriva insieme a qualche ritocco dell’esperienza in game.
Il sistema di punteggio basato sulle nostre performance in gioco rimane, ma si aggiungono anche delle targhette, a fine partita, per premiare alcuni dei nostri risultati o comportamenti in gioco. Non vengono più mostrati invece i livelli del team avversario. Un po’ bizzarro, visto che rende impossibile capire quanto siano forti.
Modifiche simili sono state apportate anche nelle partite pro, ovvero le classificate, con un sistema di reward basato sulle targhette che ci premia per la nostra performance, piuttosto che solo sulla vittoria o sconfitta del team tutto. In generale, l’esperienza online di Splatoon 3 ne esce significativamente migliorata rispetto ai predecessori, complice un netcode più stabile.
Insieme a questi piccoli ma importanti tasselli, Splatoon 3 ritorna con 5 nuove mappe (insieme alle 7 dei precedenti) dal level design ottimo. Verticali, sviluppate su più livelli e con la possibilità di cambiare approcci a seconda dell’arma utilizzata. Una gioia da giocare, pur col suo essere familiare in tutto e per tutto.
I contenuti poi non mancano, le Mischie Mollusche sono da giocare e giocare ancora, ma la Salmon Run si conferma un ottimo diversivo. Finalmente libero dal limite temporale settimanale, questa peculiare modalità ad orda diverte e intrattiene, soprattutto insieme ad amici. Simpatica anche Splattanza, il minigioco simil tetris da giocare a colpi di carte collezionabili.
Splatoon 3 è la piena maturità di questa moderna e originale IP di Nintendo. Un titolo che non vuole rivoluzionare la serie, ma darle una forma smussata dei suoi spigoli. Un terzo capitolo capace quindi di raccogliere i feedback dell’utenza e traslarli in una visione coerente e figlia di quanto già buono c’era in Splatoon 2. Il sistema di Lobby e alcune modifiche di quality of life rendono Splatoon 3 più immediato da giocare, anche con i propri amici. In generale, tutte le componenti online sono state migliorate nella loro fruizione, lasciando intatte meccaniche o elementi di gioco. Il nuovo netcode fa un buon lavoro, e tecnicamente è quasi inattaccabile. Con i suoi brillanti e pieni colori, Splatoon 3 resta bellissimo da vedere (60fps piuttosto stabili) e ascoltare. Un concentrato di stile, espresso ancora una volta attraverso i tanti capi d’abbigliamento, le buffe armi e le folli vicende della storia principale. Un punto d’arrivo per la serie, nonostante fosse lecito aspettarsi uno sprint in più, almeno sotto alcuni aspetti. Per chi invece si approccia alla serie per la prima volta, Splatoon 3 è il posto perfetto da cui iniziare. |