Los Angeles – La nostalgia è una bruttissima bestia. Ce lo ripetiamo ogni volta che esce una nuova remaster o remake, perché è la rotella principale di quel meccanismo che ci spinge ad aprire il portafogli ogniqualvolta i feticci del nostro passato tornano a farci visita, indipendentemente dalla loro effettiva qualità, e capacità di resistere allo scorrere inesorabile del tempo. Il più delle volte l’impatto è devastante, vuoi perché da piccoli non si ha chissà quale senso critico, vuoi perché il tempo non è clemente con tutti, dal punto di vista puramente estetico, ma non solo, tra meccaniche legnose e una piattezza ludica ormai insopportabili, nel 2018. I casi virtuosi, per fortuna, non sono mancati: Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è un esempio lampante, una ricostruzione filologica esemplare di 3 capitoli di una serie amatissima, più dai grandi che dai piccini (per motivi puramente anagrafici), che ci ha restituito vecchie gemme con un vestito tutto nuovo.
Con Spyro Reignited Trilogy, si prospetta un simile risultato: il publisher è sempre Activision, il team è un altro, Toys for Bob, quello che a Spyro gli ha dato una nuova giovinezza per vie trasverse (con Skylanders), ma l’operazione sembra avere gli stessi propositi. Risultato scontato?
Il “reignited” nel nome lo dice chiaramente: l’obiettivo di questa operazione nostalgia è di riaccendere la viva fiamma di una serie, quella di Spyro, ormai sepolta nella memoria e nei cuori degli appassionati. Chi vi scrive ci è cresciuto con quei primi 3 capitoli (Spyro The Dragon, Ripto’s Rage e Year of the Dragon), ci ha passato un numero infinito di ore, e ci ha persino rigiocato in tempi non sospetti su PSVita, ignorando completamente il comparto grafico datato o la legnosità generale. Al cuor non si comanda, e quanto è vero: le gesta del draghetto viola di Insomniac Games a caccia di suoi simili da salvare (oltre al mondo, s’intende) sono ormai incise nella memoria di milioni di giocatori, e l’annuncio di un’operazione simile a quella di Crash ha scatenato l’Internet tutto. Si tratta di quegli stessi 3 capitoli, dall’ossatura mantenuta inalterata, per filo e per segno, e la principale, consistente e splendida modifica, riguarda la “pelle”, ovvero l’intero apparato grafico, completamente stravolto, c’è da dire già da ora in positivo, rinnovato, rinvigorito. La goffa, sporca, datata estetica di un tempo è sparita, e ha lasciato spazio a nuovi colori, nuove forme più tonde ed armoniche, a nuovi mondi incantati, ora più precisi e definiti, anche nei dettagli più lontani e inutili, dai monti al cielo, dall’acqua ai burroni.
Per certi aspetti la si può definire una “reimmaginazione”, in quanto parte dai poligoni primordiali di un tempo e li rimpolpa di pixel, offrendoci una pulizia e una sostanza inimmaginabili per quei tempi. Le luci, le animazioni, e anche i controlli sono stati rivisti e puliti nel mentre, e basta dare un’occhiata ad un qualsiasi screenshot o trailer per comprendere la qualità del lavoro svolto dal team: abbiamo potuto provare con mano solo due piccole porzioni di due livelli tratti dal primo capitolo, Tree Tops e il combattimento con il mietitore Toasty da Artisans Homeworld, e per quanto fugace, il contatto col gioco ci ha travolto con tutta la sua potenza nostalgica. Solo per un attimo, uno dei primi, c’è stata una sensazione di quasi “spaesamento”: “A me non pare così cambiato!”, salvo poi rendersi conto che i ricordi, e il tanto tempo passato, possono giocare brutti scherzi.
Per quanto i controlli siano stati migliorati, essendo l’ossatura principale la stessa, è inevitabile notare una certa rigidità nei movimenti, ad esempio quando abbiamo provato la velocissima carica, legnosa come un tempo, o il fuoco sputato dalla bocca di Spyro, non così veloce, minato da un ritardo potenzialmente letale contro i nemici più coriacei che contrattaccheranno in un attimo. Anche la telecamera sembra la stessa di un tempo, da domare, mentre il dubbio più grande, almeno per chi lo rigioca dopo due decadi di esperienza videoludica, è il tasso di difficoltà, che rischia di essere davvero molto basso, o comunque poco appagante, tanto dal punto di vista degli scontri quanto dell’esplorazione più pura, alla ricerca di tutti i dragoni in lungo e in largo per i livelli. Chissà se completarlo al 100% come un tempo sarà un compito altrettanto semplice… la speranza, ovviamente, è che no, almeno quello riesca a metterci realmente alla prova, e a stimolarci a divorare ancora una volta quelle 3 indimenticabili avventure.
Quando c’è la nostalgia di mezzo è sempre difficile sbilanciarsi, in positivo o negativo, e con Spyro Reignited Trilogy, dopo l’operazione di altissima qualità fatta con Crash, è inevitabile avere sin da ora aspettative altissime per ciò che arriverà il 21 settembre su PS4 e Xbox One. Quei primi 3 capitoli sono tuttora amatissimi da milioni di giocatori, e per ora non ci sono dubbi sull’incredibile lavoro di “ristrutturazione” e reimmaginazione riservatogli, con un comparto grafico semplicemente pazzesco e sontuoso, unito alla materia di origine già di per sé di qualità stellare. L’unico dubbio, per i “bambini di ieri”, è che parte di quella magia sia svanita, complice anche un tasso di difficoltà che rischia di essere poco appagante. Speriamo (ringraziatemi, stavo per scrivere “Spyriamo”, ndr) di fugare ogni dubbio in sede di recensione.