Proprio come accaduto con Valkyrie Elysium, anche Star Ocean: The Divine Force è stato annunciato un po’ a sorpresa. Il precedente capitolo non è andato benissimo, sia come vendite che per apprezzamento del pubblico e della stampa. Rivederlo su questi schermi è stato strano, quasi avessimo di fronte un morto che cammina. Del resto la serie Tri-Ace, per quanto importantissima per il genere dei jrpg, è da tempo finita in secondo piano. Non ha più la forza trascinante che aveva un tempo, e l’ultimo capitolo dimostrò anche una certa pochezza di buone idee.
Nonostante ciò, Square Enix e il team non sembrano voler mollare. Una chance non si toglie a nessuno, figurarsi ad una serie come Star Ocean. The Divine Force è ambientato nel 583 S.D., ben quarantasei anni dopo gli eventi di Integrity and Faithlessness. Come suggerisce la data in cui è ambientato, anche questo Star Ocean non rinuncia alla strana commistione tra sci-fi e fantasy, proponendo un’avventura costantemente a cavallo tra i due generi.
Non stupisce quindi che l’incipit di The Divine Force riguardi un malcapitato “fattorino”, Raymond Lawrence, che precipita su un pianeta sottosviluppato dopo essere stato attaccato dalla Federazione pangalattica. Un bel problema, che sembra nascondere molto di più, dai vari dialoghi che abbiamo visto durante la nostra prova. Durante gli Square Enix Plays di Londra ci è stata data l’opportunità di giocare una piccola sezione introduttiva, prendendo confidenza con i sistemi di gioco e il suo vario cast.
Procedendo all’esplorazione del pianeta, nel tentativo di abbandonarlo e capire le mire dietro gli attacchi della federazione, Raymond incontra un manipolo di personaggi piuttosto interessante. Non c’è stato modo di approfondire più di tanto, ma è comunque interessante la cura riposta in alcuni dialoghi, e la presenza di scene opzionali in cui approfondire i legami con i personaggi. Queste “private actions” non sono di certo una novità nei jrpg, ma fanno ben sperare per la volontà del team di approfondire i personaggi al di là degli eventi principali e del “chiacchiericcio” durante l’esplorazione.
Sarà sicuramente interessante in tal senso capire quanto è incisivo il sistema double hero, che vede differenze e ripercussioni impreviste per le storie dei due protagonisti selezionabili. Ognuno avrà la sua, con personaggi chiave e finali specifici. La speranza è che entrambe siano all’altezza, senza avere squilibri o discrepanze qualitative per uno dei due.
In attesa di poterlo scoprire il prossimo Ottobre, possiamo già dire che Star Ocean: The Divine Force sembra un interessante action jrpg. Il personaggio che si controlla è liberamente alternabile durante gli scontri e l’esplorazione, permettendo approcci e stili differenti. Gli scontri, almeno nella demo, non erano particolarmente ostici, ma a livello di meccaniche richiedevano un paio di elementi da interiorizzare. In primis, ogni attacco consuma degli AP, delle tacche che si rigenerano nel tempo e che determinano quali attacchi possiamo utilizzare. Mettere a segno una combo completa svuoterà probabilmente gli AP, richiedendo di riposizionarsi sul campo. In questo senso, il sistema di chain combos è piuttosto interessante. Esse possono essere modificate e personalizzate nel menù, scegliendo quale attacco far seguire ad un altro e così via.
Sarà poi possibile personalizzare gli attacchi, a seconda che il tasto assegnato sia premuto rapidamente, sia tenuto premuto. Non male per un action rpg, soprattutto vista la varietà di personaggi del party. Nella demo, oltre a Raymond e Laeticia, erano presenti anche Albaird e Nina. Il primo incarna il classico mago, un personaggio veloce e con abilità magiche che compensino la sua minore resistenza agli attacchi. Ogni personaggio sarà, fortunatamente, personalizzabile nelle sue chain combo.
A rendere le cose meno tradizionali e più dinamiche, ci pensa però il sistema D.U.M.A., uno strano robot proveniente dallo spazio. Poiché nel futuro abbiamo finalmente capito quanto sia importante (si spera) riciclare, il buon Raymond decide di sfruttarlo. Il sistema D.U.M.A. aggiunge un ulteriore strato al gameplay, non solo nei combattimenti, ma anche nell’esplorazione. Si tratta di fatto di un sistema di movimento migliorato, che oltre a scansionare l’ambiente in cerca di gingilli (seguendo dei cristalli), ci permette di attraversarlo in modi inaspettati. Sarà possibile raggiungere luoghi sopraelevati, o planare da zone alte per attraversare con più precisione.
abbiamo avuto la sensazione di avere tra le mani un gioco potenzialmente interessante
Fondamentale però è durante gli scontri, dove ci darà informazioni sugli attacchi in arrivo, oltre che proteggerci con una barriera tenendo premuto R1. Dove il Duma dà il meglio di sé, è però in attacco. Sfruttando una nuova barra sotto gli AP, chiamata VA, potremo mettere a segno dei Vanguard Assault. Si tratta di movimenti rapidi, che ci permettono di avvicinarci d’assalto al nemico, oppure di schivare con una rapidità tale da confonderlo. Una volta che il nemico ci ha persi di vista, sarà possibile sfruttare il Blindside, un attacco a sorpresa che infligge ingenti danni.
Vista la rapidità dei movimenti e la caoticità dell’azione, il team ha introdotto uno Stop mode. Una classica pausa tattica, per impartire ordini e azioni al proprio team. Un’ottima trovata, anche solo per fermare per poco l’azione e rendersi conto di ciò che sta accadendo in campo. Star Ocean: The Divine Force sa essere piuttosto caotico, già nelle prime ore di gioco, con una telecamera ballerine e l’azione non sempre perfettamente leggibile.
Giocando Star Ocean: The Divine Force, abbiamo avuto la sensazione di avere tra le mani un gioco potenzialmente interessante. La narrazione è tutta da vedere, anche in vista di questo sistema a due protagonisti. Attraversare le pianure prima del villaggio di Larcette è stato tutto sommato divertente, con un combat system dinamico e piuttosto strutturato che rendeva appaganti gli scontri. Alla fine siamo di fronte ad un titolo che, pur con le sue idee, è figlio di un modo specifico di concepire il gioco di ruolo giapponese, con tutti i limiti che ne conseguono.
Il feeling da Xenoblade, sia per presentazione visiva/artistica, che per alcune meccaniche di posizionamento sul campo, ci hanno comunque raccontato qualcosa. La serie Star Ocean ormai rincorre gli altri, staremo a vedere se questa volta la corsa andrà bene. Fiduciosi, ma con moderazione.