Star Wars Jedi: Fallen Order
21 Nov 2019

Star Wars Jedi: Fallen Order – Recensione

Tanto tempo fa in una galassia lontana, lontana c’era un periodo buio, orfano di titoli di Star Wars degni di questo nome. Dopo lo scarso successo (e le controversie) di Battlefront II e la chiusura di Visceral Games in seguito al fallito progetto single player di Star Wars, l’impero di Electronic Arts sapeva di doversi giocare il tutto per tutto con un titolo davvero forte. E per creare un gioco del genere ci voleva uno studio esperto, che amasse il materiale originale e che avesse al suo attivo una sequela di titoli apprezzati da pubblico e critica.

Fu quindi scelto Respawn Entertainment, lo studio fondato da Vince Zampella e Jason West. I due sono molto famosi nell’industry per essere praticamente i papà di Call of Duty: nonostante la loro combriccola di game creators sia relativamente giovane, si sta facendo un buon nome tra i giocatori. L’ottima qualità dei titoli di Respawn la dice lunga: basti pensare alla campagna di Titanfall 2, da molti considerata una delle migliori mai realizzate per uno sparatutto; oppure al recentissimo Apex Legends, forse l’unico battle royale ad essere riconosciuto come una sorta di “antidoto” allo strapotere di Fortnite. A Respawn fu dato l’arduo compito di creare un gioco single player basato sull’universo di Guerre Stellari, che non fosse un FPS come Battlefront né un action malmesso come il più o meno fallimentare Force Unleashed II.  

A Respawn è stata data carta bianca, una libertà creativa praticamente illimitata per portare alla luce un gioco che fosse esattamente quello che gli appassionati chiedono da anni: un’esperienza memorabile da vivere nell’universo di Star Wars.

Star Wars Jedi: Fallen Order
Alcuni momenti sono davvero epici.

Chissà, forse Zampella e soci sapevano di non potersi permettere alcun errore, e quindi si sono avvalsi della consulenza di un altro big del settore, il sempreverde Chris Avellone, fondatore di Obsidian e maestro nel creare lore nei giochi. E devo dire che la sua mano si sente, perché Jedi: Fallen Order è un tripudio di citazioni, rimandi e momenti nostalgici che hanno le loro radici in tutte le opere canoniche (e non!) di Star Wars. Dalle Clone Wars a Star Wars Rebels, il titolo di Respawn raccoglie tante piccole chicche che mandano in brodo di giuggiole tutti gli appassionati. Il citazionismo costante è voluto e mi ha strappato più di una volta un sorriso, aiutandomi a comprendere ancora meglio il mondo in cui Cal Kestis è costretto a vivere. La sceneggiatura, come vi potete immaginare, è abbastanza lineare (al contrario della progressione in game): il protagonista è un padawan, ovvero un allievo Jedi, scampato alla grande purga dell’Imperatore per il rotto della cuffia. L’Ordine 66 ha devastato il giovane Cal, che ora è smarrito, impaurito e fragile: vive nascosto nel mondo forgia di Bracca, facendo il manovale per sopravvivere.

Jedi: Fallen Order è un tripudio di citazioni, rimandi e momenti nostalgici

Ma dal proprio destino, si sa, non c’è alcuna fuga: dopo un’incidente in cantiere, il nostro eroe è costretto a usare la Forza per salvare un collega da morte certa. Così facendo però viene notato dall’Impero Galattico, che sguinzaglia immediatamente i sinistri inquisitori per dare la caccia al Jedi in fuga. Potenti nella Forza e guidati dal Lato Oscuro, gli Inquisitori sono la milizia privata dell’Imperatore, un corpo scelto di assassini addestrati per trovare e uccidere i Jedi superstiti. Alle calcagna di Cal ci sono ben due inquisitrici, la Seconda e la Nona Sorella; su questi due personaggi non posso dire nulla per evitare spoiler, ma l’arco narrativo della Seconda Sorella è forse una delle parti più interessanti di Star Wars Jedi: Fallen Order. Per assurdo, alcuni personaggi secondari (come l’antagonista sopracitata) risultano essere più interessanti di Cal stesso, che forse non ha goduto di un’evoluzione del personaggio completa, sprecando forse un po’ del suo potenziale.

Star Wars Jedi Fallen Order
Minacciosa e letale, la Seconda Sorella è uno dei personaggi meglio caratterizzati di Star Wars Jedi: Fallen Order

Ad ogni modo, Cal si imbatte presto nei due suoi compagni, la ex maestra Jedi Cere Junda (Debra Wilson) e il pilota Greez Dritus (Daniel Roebuck), oltre che nella loro nave, la splendida Mantis (amo questo rottame!). Insieme cercano di rifondare l’ordine Jedi seguendo le tracce di Eno Cordova, maestro di Cere e detentore di alcuni segreti e informazioni sulle quali l’Impero vorrebbe mettere le mani. Inutile dire che il gruppo dovrà partire e visitare più e più volte i sei pianeti presenti nel gioco per scoprire il lascito di Cordova e cercare di arrestare l’Impero.

Per assurdo alcuni personaggi secondari risultano essere più interessanti di Cal stesso

Se la storia di Star Wars Jedi: Fallen Order non spicca per profondità, lo stesso non si può dire del suo combat system, che a qualcuno ricorderà sicuramente le serie Souls e Sekiro. Infatti questo gioco trasuda amore per i titoli di From Software, nei confronti dei quali il titolo di Respawn Entertainment sembra avere un grosso debito. Ogni nemico è potenzialmente letale se non affrontato con il giusto tempismo fra parate, schivate e contrattacchi. L’unica eccezione sono i poveri stormtrooper, i quali muoiono praticamente da soli quando gli si fa rimbalzare il colpo di blaster addosso (o quando ricevono un solo fendente della nostra spada laser). Purtroppo però, nonostante le ottime intenzioni di Respawn, il loro lavoro non riesce ad essere raffinato come quello di Hidetaka Miyazaki e soci, dato che Star Wars Jedi: Fallen Order manca di quella perfezione nel tempismo delle parate e delle schivate che tanto abbiamo apprezzato nei giochi Souls. Oltre a un po’ di lag, c’è un altro fenomeno che fa differire il lavoro di Respawn da quello di FromSoftware: sto parlando del tracking, ovvero la capacità del nemico di continuare a puntare il bersaglio anche mentre sta effettuando il suo attacco.

Star Wars Jedi: Fallen Order
Le ambientazioni sono curatissime e fanno trasparire molto amore per il materiale originale.

Insomma, il sistema di puntamento dei nemici vi sarà sempre addosso e in alcune situazioni risulterà parecchio frustrante, complice anche il leggero ritardo della parata di Cal. Per sopperire a questo difetto intervengono i poteri della Forza, questa volta molto canonici ma utili e sicuramente d’impatto: la spinta, l’attrazione e il blocco sono le tre abilità cardine sui quali è costruito l’intero sistema dei poteri di Star Wars Jedi: Fallen Order. La prima, come potete immaginare, è la classica “Force Push” che abbiamo imparato a conoscere nei film; stessa cosa l’attrazione, ovvero la capacità di avvicinare oggetti e nemici verso sé; infine il blocco, che rallenta il nemico o “sospende” il movimento di alcuni oggetti. Come potete vedere mancano molti dei poteri più spettacolari come i Fulmini della Forza e la telecinesi distruttiva visti, ad esempio, nella serie Force Unleashed. Bisogna comunque tenere conto che Cal è un Jedi “canonico”, un guardiano del lato chiaro, pertanto alcune abilità legate all’oscurità non sarebbero comunque state suo appannaggio. 

Questo gioco trasuda amore per i titoli di From Software

Tuttavia i poteri sono ben sfruttati e l’albero delle abilità ne valorizza e migliora l’uso durante combattimenti ed esplorazione. A proposito di quest’ultimo fattore, Star Wars Jedi: Fallen Order gode di un level design davvero ispirato, che spesso lascia a bocca aperta l’appassionato di Guerre Stellari per l’ottimo lavoro nel ricreare ogni tipo di ambiente, dalla inquietante desolazione di Dathomir alla lussureggiante giungla di Kashyyyk. Si vede, in ogni pixel, che Respawn ama la galassia di George Lucas, fin nei minimi dettagli. Tuttavia scordatevi viaggi rapidi e teletrasporto, in Star Wars Jedi: Fallen Order ci si muove a piedi, sbloccando scorciatoie e ritornando più volte negli stessi punti per aprire vie precedentemente bloccate. Scalate, salti, arrampicate simili a quelle di Nathan Drake saranno il vostro pane durante tutti i viaggi interstellari di Cal, e prendere confidenza con salti, liane ed enigmi ambientali (ben congegnati) sarà assolutamente necessario.

Inoltre il backtracking è un elemento ricorrente che però non risulta fastidioso né invasivo, essendo ben inserito nel contesto del gioco; anzi, spinge all’esplorazione e alla ricerca del nuovo, anche solo per sbloccare un po’ di skin per BD-1 o qualche componente per la spada laser.

Star Wars Jedi: Fallen Order
Il level design è sicuramente un punto di forza di Star Wars Jedi: Fallen Order.

A proposito di spada laser, la personalizzazione dell’arma iconica di Star Wars è pressoché inutile a livello di gameplay, ma dannatamente appagante per il giocatore. Infatti il titolo di Respawn mette a disposizione tantissimi modi per rendere unica e riconoscibile la nostra lama lucente: emettitori, else, cristalli e molto altro permettono al giocatore di creare la sua personalissima arma contro l’oscurità. E per un fan di Star Wars non è cosa da poco, fidatevi. Il comparto tecnico mostra invece un po’ il fianco a qualche bug di troppo e qualche compenetrazione poligonale che poteva essere evitata.

Sicuramente si tratta di un peccato di gioventù, che verrà corretto con qualche patch; rimane comunque la frustrazione di morire a causa di un bug tecnico, anche perché ogni morte in combattimento corrisponde alla perdita dell’esperienza di gioco accumulata fino a quel momento (esattamente come nella serie Souls), per recuperare la quale dovrete tornare ad affrontare il nemico che vi ha abbattuto. Altro difetto riguarda il sistema di salvataggio, gestito tramite punti di meditazione sparsi sulla mappa (anche qui simile ai falò di Miyazaki e soci). Il salvataggio dei dati in sé non è un problema, se non fosse che riposare fa rinascere tutti gli avversari, il che può avere senso in giochi come Bloodborne, ma assolutamente no in un titolo basato su Star Wars (perché un purge trooper mandato per uccidermi dovrebbe spuntare di nuovo nello stesso punto?).

Il miglior gioco di Star Wars che sia uscito negli ultimi dieci anni

Concludiamo la recensione spendendo un po’ di parole per il comparto audio, davvero evocativo e che prende le distanze dalla “canonica” musica di John Williams (pur non rinnegandola mai) per cercare di trovare una propria identità. Certo, è impossibile per i compositori Gordy Haab e Stephen Barton raggiungere la potenza comunicativa di Williams, ma la colonna sonora di Star Wars Jedi: Fallen Order riesce nell’obiettivo di accompagnare il giocatore, anche nei momenti più epici (e fidatevi, ce ne sono alcuni da farvi rizzare i peli). Anche il doppiaggio è di ottima fattura, sia in lingua inglese che in lingua italiana. Forse il titolo è leggermente più godibile nel suo idioma originale, dato che le performance di Cameron Monaghan e Debra Wilson (rispettivamente Cal e Cere) sono cariche di emotività e passione per la serie.

Conclusioni

Continuando la serie di successi di Respawn Entertainment, Star Wars Jedi: Fallen Order convince e diverte fino alla fine. Certo, è un titolo molto derivativo e ha parecchi debiti sia con la serie Souls che con Uncharted, ma sa fare battere il cuore agli appassionati della galassia lontana lontana immaginata da George Lucas nel 1977, e tanto basta. Fallen Order ha sicuramente i suoi difetti e probabilmente non è un capolavoro incredibile, ma è di sicuro il miglior gioco di Star Wars che sia uscito negli ultimi dieci anni (e forse anche qualcosina di più). 

Un combat system profondo e bilanciato dai poteri della Forza vi regalerà le migliori scene di combattimento con spada laser che siano mai apparse nel mondo videoludico (senza paura di essere smentito), oltre ad accompagnarvi in un’avventura che attraverserà la galassia in uno dei periodi più interessanti dell’intera timeline di Star Wars. Insomma, se siete malati di Guerre Stellari come il sottoscritto, aggiungete pure mezzo punto (e anche qualcosina in più) al voto della recensione, mentre per tutti gli altri Star Wars Jedi: Fallen Order rimane un titolo godibile e interessante, seppur con i suoi difetti.