Starfield
31 Ago 2023

Starfield – Recensione

Se dovessimo pesare in qualche modo il sentire comune, Starfield (prenotabile da GameStop a questo link) rappresenterebbe il nuovo avvento per i videogiochi a tema spaziale, trasportando l’esperienza di Bethesda negli RPG a mondo aperto in un contesto ancora più vasto, quasi impossibile da misurare.

Vasto come il firmamento, come quel cielo notturno che per tanti anni mi sono trovato a guardare da piccolo, con il naso all’insù, quasi fosse un soffitto tangibile, a cui arrivare con la mano, e al tempo stesso così distante e impossibile da cogliere. Non credo di aver mai sviluppato il sogno di “viaggiare nello spazio”, quanto piuttosto ho sempre avuto una sorta di riverenza per quel manto di stelle, che mi sovrastava ma al tempo stesso mi avvolgeva.

Immagino quindi quale possa essere l’entusiasmo di chi, invece, in quel manto vedeva scorci e fenditure pronte ad essere esplorate, alla ricerca di corpi celesti che potessero diventare una nuova terra o nell’intento di scoprire se esistono altre forme di vita intelligenti oltre l’uomo. La fantasia va ad alimentarsi grazie all’essenza stessa del brivido che si prova nel guardare verso qualcosa di infinitamente più grande di noi, soverchiante ed emozionante al tempo stesso.

Forse è per questo che fin da subito Starfield ha generato una discreta dose di entusiasmo (per usare un eufemismo) nel pubblico amante della fantascienza e delle epiche spaziali, pronto a tuffarsi in una nuova avventura creata con l’inconfondibile pedigree degli autori di The Elder Scrolls e Fallout. Nuove piattaforme, nuove ambizioni, nuove possibilità e un lancio in esclusiva Xbox non potevano che generare aspettative incalcolabili per un titolo che invitava i giocatori a esplorare un universo composto da oltre 1000 pianeti in totale libertà.

Il tema della libertà e della gestione del tempo è centrale in Starfield, tant’è che è stata premura del publisher stesso raccordare ogni comunicazione con l’invito a vivere la propria esperienza, con i propri ritmi. Perché, a costo di sembrare stucchevoli (o cringe) come gli aforismi su Facebook, si può trarre il meglio da questo gioco quando ci liberiamo di folli aspettative, frenando la bulimica ossessione di consumare per andare oltre, andando a “goderci il viaggio”.

Starfield DLC Mods
Promesse e speranze di un universo tutto per noi

Usciamo dall’ambiguità: Starfield è soprattutto (e per fortuna) un RPG. Parliamo di un titolo costruito su una struttura di base consapevole, coerente ed evidentemente figlia di una certa esperienza nel genere. Non abbiamo tra le mani un No Man’s Sky, che inseguiva l’utopico sogno dell’universo infinito sacrificando contenuti, meccaniche, possibilità e anche la faccia (che poi oggi, sette anni dopo, sia un titolo incredibile è un altro discorso).

Quella che ci viene proposta è un’avventura molto più simile alle altre produzioni Bethesda di quanto alcuni potessero immaginare, non solo per struttura, ma anche per contesto. Gli eventi narrano di un futuro abbastanza prossimo, nel 24° secolo, in cui la scienza ha progredito in modo piuttosto importante soprattutto per quel che concerne i viaggi nello spazio, rimanendo relativamente “statica” in tantissimi altri aspetti.

Una nuova avventura creata con l’inconfondibile pedigree degli autori di The Elder Scrolls e Fallout

Bethesda stessa definisce la sua visione con il termine “NASA-punk”, andando quindi a delimitare i termini del progresso in un’ottica più conservativa, meno azzardata rispetto alla sci-fi più spinta e sicuramente molto distante da quanto visto in produzioni come Mass Effect, franchise da cui ci si distanzia anche e soprattutto per la centralità che l’essere umano si prende in quanto unica (ma lo sarà davvero?) forma di vita senziente, intelligente e strutturata. Niente storie d’amore con creature aliene in Starfield, mi spiace!

Starfield New Atlantis
Un futuro prossimo, molto simile alla nostra realtà

Ne risulta un mondo moderno all’apparenza, in cui però i terminali si limitano a riportare informazioni in solo formato testo (con interfacce grosse e leggibili in stile Brondi), i mezzi di spostamento via terra non offrono certo i teletrasporti, anzi, ma utilizzano treni, e la società è rimasta tendenzialmente la medesima, con la differenza che la gente ama vestirsi a metà strada tra l’immaginario di Dune e il guardaroba di Han Solo, con un tocco di Spazio 1999.

Anche le strutture sociali continuano ad affidarsi ai classici cardini del potere economico militare e religioso, andando a palesare evidenti discrepanze tra le fasce povere e quelle più abbienti, sottolineata dalla consueta “città sotto la città”. Alla contenuta evoluzione tecnologica corrisponde un immobilismo sociale a tratti deprimente. Ma ehi, da sempre la fantascienza offre uno sguardo su futuri poco piacevoli ma estremamente plausibili, non è che ci si potesse aspettare qualcosa di troppo distante e utopisticamente ottimista in Starfield.

Non parliamo poi di quelle che sono le relazioni sentimentali, il concetto di famiglia e le questioni di genere: al di là dell’assoluta assenza di discriminazioni in questo campo, con personaggi che esprimono il proprio orientamento senza alcuna riserva/premura (dando per scontato che la consapevolezza comune si sia mossa in avanti), non sembra invece che la struttura familiare abbia fatto grossi progressi. Starfield ci offre quindi un futuro prossimo, non troppo spinto, quasi fossimo in un Fallout in cui anziché far scoppiare l’atomica l’uomo abbia invece ottenuto il viaggio a curvatura, abbandonando la Terra. Come è successo e perché? Beh…

Stasrfield sistema solare
Signori, il sistema solare: una visita decisamente consigliata!

In questo contesto così promettente ma al tempo stesso rassicurante, il giocatore impersona un avatar di sua creazione che può essere caratterizzato in modo certosino a livello estetico (sempre nei limiti degli editori di Bethesda) e a cui attribuire tratti caratteriali definiti e specifiche attitudini. Sono molto intriganti tutte le combinazioni possibili, in particolare considerando come queste andranno a impattare non solo sulle statistiche del personaggio, ma anche sulle possibilità offerte da dialoghi e interazioni.

La scelta del proprio background e dei tratti distintivi più adeguati al proprio stile di gioco non è banale, anzi.

Giusto per non evadere troppo dalla mia comfort zone, ho voluto creare un personaggio empatico, in grado di ottenere bonus dai dialoghi con i suoi compagni, ed estroverso, quindi decisamente più efficace se accompagnato dagli NPD. Poi anziché puntare a vantaggi personali (come una casa di famiglia) o legami con le fazioni presenti in gioco, ho preferito farmi seguire dal “Fan adorante” pescato direttamente da Oblivion. Solo per una questione di statistiche, eh, mica di ego.

La scelta del proprio background e dei tratti distintivi più adeguati al proprio stile di gioco non è banale, anzi, potrebbe occupare diversi minuti di pianificazione prima di cominciare a giocare sul serio a Starfield. Ed è una cosa molto positiva, in quanto fin dall’inizio va a creare quel senso di personalizzazione e “appartenenza” di cui un gioco come questo ha bisogno.

Starfield creazione personaggio
È possibile personalizzare il proprio avatar in modi intriganti

Da qui si prosegue per una storia principale dai tratti non troppo originali, in cui si impersona una sorta di “prescelto” che attira l’attenzione della Costellazione, un gruppo di filantropi di diversa estrazione sociale e culturale che condividono l’interesse per l’esplorazione spaziale, e che diventerà il centro degli eventi da qui in avanti. Entrato in possesso di un misterioso artefatto, evidentemente alieno, il gruppo comincerà un viaggio alla ricerca di altri pezzi, che li porterà a cercare la verità ai limiti dell’esistenza stessa, nel tentativo di scoprire chi o cosa potrebbe averli creati. Nulla di sorprendente, almeno all’inizio, con le prime ore di gioco che si sostengono un po’ faticosamente sulle interazioni con gli altri membri del gruppo – invero molto piacevoli e sfaccettate.

Una delle caratteristiche più intriganti del rapporto con i companion in Starfield, al di là dei benefici portati dalle loro specializzazioni, sta nella loro capacità di interagire nelle nostre conversazioni con terzi, offrendo opzioni di dialogo aggiuntive o intervenendo in modo deciso, in prima persona, offrendo un parere aggiuntivo o incalzando l’interlocutore. Imparerete ad amare questa spiccata voglia di partecipare, specialmente quando vi porterà a percorsi extra o vi metterà alla prova a livello etico.

Perché è ovvio che noi siamo liberi di comportarci come vogliamo, ma dobbiamo anche tenere conto della visione di chi ci accompagna. Se vogliamo ottenere il supporto di una persona ligia al dovere e alle responsabilità, non sarà certo ideale andare a fare comunella con i pirati spaziali col rischio di venire abbandonati nel mezzo di un conflitto e rovinare così un rapporto (e le sue conseguenti storyline). E se siete interessati alle romance, in questo gioco decisamente libere nell’orientamento per quel che concerne l’approccio agli NPC, tutto va tenuto da conto.

Starfield Loggia Costellazione
Ecco a voi i membri della Costellazione, i vostri nuovi migliori amici: trattateli bene, ne vale la pena

Per quanto riguarda la trama, inteso come ciò che avviene seguendo le missioni principali, è da segnalare una certa timidezza nell’esplorare le possibilità offerte da contesto, personaggi ed effettivi eventi. Dopo una prima metà un po’ ripetitiva, che principalmente porta avanti la narrazione affidandosi alla familiarizzazione con i personaggi comprimari, assistiamo all’innesco del cambiamento, che mette in discussione tante delle nostre certezze. Da qui in avanti tutto diventa più interessante e coinvolgente, e si va ad affrontare missioni decisamente più ricche, a tratti eccellenti – anche se la cosa avviene forse un po’ troppo tardi nel disegno generale.

La semplicità della struttura centrale di Starfield è giustificata anche dalle numerose possibilità offerte al giocatore, che sia per ragioni di trama che a conseguenza della propria curiosità va a intercettare le tante fazioni presenti nel gioco, ognuna caratterizzata da una propria linea narrativa decisamente intrigante e spesso elaborata, che può andare a impattare in modo consistente sulle possibilità del giocatore a livello di disponibilità economiche, di accessi a determinate aree o pianeti e, in generale, sui suoi privilegi.

Pianificazione, attenzione e arguzia sono necessarie per sopravvivere nello spazio aperto

Questo vuol dire che è possibile vivere nella legalità o abbracciare la vita del fuorilegge, ovviamente preparandosi a pagare le conseguenze: lo spazio è grande, ma le occasioni di cogliere il giocatore in fallo sono innumerevoli. Certo non siamo ai livelli delle guardie di The Elder Scrolls, in grado di sapere che hai rubato una mela dalla dispensa in un continente lontano lontano separato dagli oceani, ma i continui check sulla merce contrabbandata e le taglie che vengono appioppate sulla nostra testa al primo reato considerevole faranno sì che gli occhi vigili delle forze dell’ordine non ci perdano mai di vista. E chissà che anche questa non possa essere una storyline!

Starfield controllo stiva
Per sfuggire ai controlli bisogna avere una stiva grande e pochi oggetti “sospetti”. Ma volete rischiare davvero?

Di missione in missione, si vanno ad accumulare punti esperienza che ad ogni soglia vanno a tradursi in punti abilità, da utilizzare per far progredire il nostro personaggi nelle diverse branche di specializzazione (fisica, scientifica, tecnologica, e così via). Non saremo vincolati a un classico sistema di attribuzione dei punti statistica, quanto piuttosto al raffinamento delle nostre capacità.

Starà quindi al percorso che immaginiamo imprimere l’eventuale spinta su attributi fisici, come la forza necessaria per portare in giro molti oggetti, sull’abilità con le armi o la dimestichezza con le interazioni sociali. Non è facile fare il “jack of all trades”, perché ogni specializzazione può essere migliorata soddisfacendo dei prerequisiti (tendenzialmente utilizzando l’abilità relativa più volte) e richiede puntualmente punti abilità per farla progredire.

Nel mio caso ho provato a dare forma a un arguto scienziato piuttosto convincente con la favella ma al tempo stesso in grado di portare tutti i sacchetti della spesa dalla macchina al 4 piano in un solo viaggio, avendo spinto sulla forza. Ma al momento di mettermi alla prova alla guida della mia nave, affrontando lunghi viaggi e battaglie con i pirati, sono emersi tutti i limiti della mia build in fatto di battaglie spaziali – di esplosione in esplosione, con conseguente caricamento dell’ultimo save. Pianificazione, attenzione e arguzia sono necessarie per sopravvivere nello spazio aperto, a costo di passare il tempo a fuggire dai pericoli attivando il viaggio gravitazionale.

Starfield combattimento spaziale
Le minacce interstellari sapranno infastidirvi parecchio! In caso di crisi, c’è sempre la fuga con balzo gravitazionale

Ed è arrivato quindi il momento di parlare dell’esplorazione, grande attrattiva di questo Starfield. L’universo ci attende, ricco di pianeti ospitali e non, e ci è concesso di visitarli nella loro interezza – sempre rispettando i limiti concessi dalla tecnologia. Grazie alla mappa stellare possiamo scegliere quale sistema visitare, selezionare il corpo celeste che attira il nostro interesse (o sui cui si svolge una quest attiva) e decidere dove atterrare.

L’universo ci attende, ricco di pianeti ospitali e non, e ci è concesso di visitarli nella loro interezza

Il gioco in quell’istante genera proceduralmente una vasta area ricca di elementi naturali, strutture abbandonate e/o occupate, grotte, laboratori, e via dicendo. Di zona in zona potremo esplorare il pianeta e al tempo stesso raccogliere informazioni sulle risorse, fauna e flora ivi presenti, per rendere più semplice la ricerca materiali, migliorare le proprie skill tematiche e, chissà, individuare una zona ricca di risorse utili su cui costruire un avamposto. Tutto questo grazie allo scanner, attivabile con un click, in grado di svelare la posizione dei vari elementi di interazione presenti sul pianeta, fornendoci tutte le informazioni necessarie.

Bello, bellissimo, a patto di tenere conto degli evidenti limiti dei sistemi di esplorazione. Innanzitutto va ricordato, sebbene sia stato già detto, che non è possibile muoversi nell’atmosfera dei pianeti con la propria nave. O si vola nello spazio, di orbita in orbita, o si atterra: niente vie di mezzo. Non sono inoltre presenti mezzi di trasporto per muoversi sulla superficie in modo più efficace: un Mako, un Warthog, una Smart o un monopattino avrebbero reso decisamente più divertente l’atto stesso di muoversi da un punto di interesse all’altro, che spesso può diventare tedioso nonostante il jet pack funzioni alla grande in condizioni di bassa gravità (si salta e wiiiiiiiii, si vola che è una meraviglia!)

Starfield Jetpack
Saltare a gravità (quasi) zero e tenersi in volo col jet-pack è UNO SBALLO!

La copertura della superficie è inoltre limitata all’area (ENORME, che non vi siano dubbi in merito!) dell’atterraggio, cosa che dopo un po’ comporta la necessità di tornare sulla propria nave per rientrare in orbita e scegliere una nuova area da cui ripartire con la propria esplorazione. Anche qui si sapeva già, ma è meglio rimarcarlo per evitare possibili delusioni.

Altra criticità dall’impatto enorme in Starfield è da ritrovarsi nell’assenza di uno storico delle aree visitate, almeno per quel che concerne punti di interesse specifici. La volontà di guidare il giocatore attraverso una mappa stellare è affascinante, ma è corretto anche immaginare, sia per user experience che per coerenza con un mondo di gioco tecnologicamente avanzato, sistemi di organizzazione delle proprie tappe e dei pianeti/città più famosi a livello interstellare.

Dover pensare di prendere appunti al di fuori del gioco e poi andare a navigare in modo piuttosto convulso e scomodo (magari su PC è meglio, ma su console la navigazione nei menù della mappa stellare non è il massimo) alla ricerca di un luogo in cui siamo già stati può essere intrigante per qualcuno, ma all’atto pratico non è accettabile considerato che parliamo di un gioco che non vuole essere respingente per il giocatore tradizionale, anzi, lo guida attraverso stilemi piuttosto riconoscibili e rassicuranti per quel che concerne tutto il resto dell’esperienza.

Starfield mappa stellare
Magari amerete tutto questo, io l’ho trovato un po’ confuso

Al netto dei suoi limiti “pratici” però, l’esplorazione rimane affascinante in sé: atterrare con la propria nave su un pianeta misterioso, interagire con le forme di vita presenti (più o meno territoriali) e assistere al ciclo giorno notte ed eventuali cambiamenti atmosferici è un’esperienza che difficilmente è possibile replicare nella stessa misura in altri titoli. Approfittare della bassa gravità per giocare a fare Hulk e saltare di promontorio in promontorio, camminare placidamente per godersi il meraviglioso crepuscolo del pianeta VolIII o perdersi nel folle alternarsi di luce e oscurità dei pianeti dalle rotazioni più bizzarre non ha prezzo, davvero.

La grandezza di Starfield si ritrova nel modo in cui siamo in grado di plasmare la nostra esperienza, assorbendone i limiti in quanto gioco e alimentando con entusiasmo le virtù di una produzione che a più ripetizioni ci invita a prenderci il nostro tempo, a guardarci attorno, a farci domande. Perché in quella grotta potrebbe esserci un mostro fuori dal comune (che paura le creature quadrupedi e zannute dotate di “mimetica ottica” e capacità di teletrasportarsi…) o un materiale raro che ci attendono, così come una registrazione con indizi utili ad attivare una quest dalle ricompense leggendarie.

Un’esperienza che difficilmente è possibile replicare nella stessa misura in altri titoli

E lo spazio, allo stesso modo, offre numerose occasioni per mettere alla prova la nostra curiosità, attivando tantissimi eventi random tra stazioni orbitanti, navi di passaggio, assalti di predoni, richieste di aiuto, davvero, sembra non ci sia mai una fine per quel che concerne le cose da fare, e per fortuna queste “cose” sono spesso sostenute da un’ottima scrittura, offrendo interessanti istantanee sul mondo di gioco e consentendo al giocatore di familiarizzare con possibilità che, eventualmente, avrebbe potuto trascurare o ignorare del tutto.

Starfield interazioni
Un esempio di evento casuale “pacifico” nello spazio.

Esplorare è fondamentale anche per le ricerche, altro cardine di Starfield. Le risorse che troveremo per i mondi e durante le missioni sono infatti fondamentali per avanzare lo sviluppo tecnologico a disposizione del giocatore, il quale può investire sulla ricerca farmaceutica, gastronomica, militare e di supporto all’equipaggiamento, oltre che guardare alle possibilità offerta dagli avamposti.

In modo complementare allo sblocco delle skill dedicate, potremo quindi fornire al nostro personaggio nuove possibilità di potenziamento in battaglia, così come di recupero attraverso oggetti curativi e lenitivi delle varie condizioni in cui potremmo incorrere a causa degli attacchi delle creature aliene o delle condizioni meteorologiche dei pianeti.

E per esprimere al meglio questa linea di sviluppo bisognerà presto imparare a identificare i pianeti dove instaurare degli avamposti, luoghi che (nello stile di Fallout) potranno essere personalizzati per ospitare companion e portare avanti estrazione di risorse, così come offrire un luogo di riposo e una base di atterraggio per la nave. Fondamentali? Forse no, ma quando inizierete a prendere confidenza con il vostro personale gameplay loop potreste trovarli un’ottima digressione.

Starfield sviluppo personaggio
Chi vuoi essere? Come vuoi giocare? A te la scelta!

L’esplorazione però è pacifica solo nei sogni degli stolti: Starfield è ricolmo di minacce e pericoli, e sta al giocatore imparare presto come ingaggiare gli scontri a terra e in cielo. Se avete esperienza con Fallout, al netto del suo sistema VAST, sapete più o meno che aspettarvi. Il gunplay è rigidino ma funzionale, le armi godono di un minimo di automira (ma più per la natura RPG del gioco che per una questione di assistenza al giocatore) e ci si può dilettare nell’utilizzo di armi balistiche, laser e a emissioni elettromagnetiche – che mandano letteralmente in pappa il cervello. I colpi delle armi da fuoco classiche sono soddisfacenti, mentre laser e simili ovviamente hanno una resa diversa, a cui ci si deve abituare.

I nemici si alternano tra umani e creature aliene, di volta più resistenti e/o letali, i quali trovano sempre il modo di essere anche fin troppo efficaci.

L’equipaggiamento di conseguenza prevede tute, caschi e zaini (nonché la divisa che si indossa abitualmente) caratterizzate dalle relative resistenze (comprese quelle relative ai pericoli ambientali), quindi è sempre un’ottima scelta avere più oggetti su cui contare per difendersi meglio o attaccare i punti deboli del nemico. Bisogna lottare con la cleptomania dilagante che ci farà raccogliere ogni possibile chincaglieria, ma si può trovare una quadra. I nemici si alternano tra umani e creature aliene, di volta più resistenti e/o letali, i quali trovano sempre il modo di essere anche fin troppo efficaci. Per la questione “boss” invece, la situazione è complessa e potrebbe sfociare negli spoiler, ma diciamo che le sfide più impegnative si giocano sui numeri piuttosto che sull’1vs1, salvo alcuni casi.

Nello spazio di Starfield invece cambia tutto, radicalmente, e bisogna imparare presto a padroneggiare i sistemi di distribuzione dell’energia – passandola dal motore agli scudi, senza dimenticare le armi – e di lock, provvedendo poi a usare i laser per abbattere gli scudi e affidarsi a missili e altre armi per sfondare la lo scafo, magari dopo aver disattivato il motore a gravità per impedire la fuga.

Starfield tute
Sempre meglio avere un inventario ampio.

La dicotomia tra combattimenti a terra e nello spazio è sottolineata anche dalla maggiore severità delle sfide presentate in volo, decisamente più provanti in quanto richiedono di gestire molti più sistemi contemporaneamente e al tempo stesso comportano la gestione di un movimento tridimensionale con consultazione del radar per individuare in nemici: non ci sono ripari se non la fuga, e inizialmente i fallimenti possono susseguirsi con frequenza. Considererei la cosa come un picco di difficoltà, a meno che i combattimenti spaziali non si rivelino una vostra passione, per attitudine e capacità.

La possibilità di essere catturati dallo spazio è concreta anche e soprattutto per via delle numerose personalizzazioni dedicate alle aeronavi: dai semplici potenziamenti alla vera e propria sostituzione e aggiunta di interi moduli, la creazione della propria nave perfetta è un “gioco nel gioco” che, seppur dispendioso, potrà dare grandi soddisfazioni. È infatti da non sottovalutare l’idea di trasformare la nave in una “casa in movimento”, così da non dover costantemente approdare su questo o quel pianeta per compiere alcune azioni base come la gestione dell’inventario o le ricerche.

La creazione della propria nave perfetta è un “gioco nel gioco” che, seppur dispendioso, potrà dare grandi soddisfazioni

Se poi consideriamo che è anche possibile gestire una flotta di più navi, le possibilità aumentano in proporzione alla profondità del proprio portafogli. Senza dimenticare che non mancano certo le quest che permettono di mettere le mani su pregiate aeronavi… in modo più o meno legale e/o morigerato.

Starfield nave
Che bellezza ampliare la propria flotta senza spendere un soldo!

Dopo tante righe di testo, credo sia abbastanza chiara la vastità di un gioco come Starfield. E nonostante questa vastità, possiamo dire di avere tra le mani il titolo Bethesda più solido e riuscito a livello tecnico, presentando un impianto grafico dall’estetica non visionaria ma dalla grande personalità, sostenuta da una definizione strepitosa (vi perderete a leggere gli schermi e i comandi sui tasti durante le cutscene) e un framerate quasi sempre al suo posto – salvo comprensibili momenti di incertezza dovuti a caos o abuso dello scanner di rilevamento. Le città sono ricche di personaggi, a volte fin troppi (come a Neon), senza che questo impatti su stabilità o fluidità. Una sorpresa gradita, in particolare considerando le difficoltà di altri titoli sotto questo aspetto.

A parte l’inevitabile swap di dati iniziale, il gioco scorre veloce con caricamenti brevissimi, che quindi non frammentano e/o appesantiscono l’esperienza. Un bel passo avanti rispetto ad altri titoli della stessa casa, ma c’era da aspettarselo. Anche a livello di bug è da evidenziare un notevole stacco rispetto al passato, potendo definire questo titolo relativamente “safe” per il giocatore, il quale difficilmente incapperà in game breaking bug e simili (che comunque allo stato attuale della build sono presenti, seppur molto rari). A volte è molto buffo il comportamento degli NPC in favore di camera, che non sempre durante i dialoghi si posizioneranno a dovere, ma anche questo fa parte del gioco!

Assolutamente strepitoso il voice-acting inglese (no, niente parlato italiano purtroppo!), graziato da un casting davvero azzeccato e capace di trasmettere le giuste emozioni nonostante il ritmo potenzialmente erratico con cui si alternano eventi e dialoghi. Qualche battuta può risultare fuori luogo per tempi e messinscena, ma si tratta di gocce nel mare. Completa il tutto l’accompagnamento sonoro, non invadente e limitato a specifiche situazioni, che quando vuole sa davvero come scuotere chi ha in mano il pad. Peccato solo per il tema principale, con cui non si potrebbe entrare in sintonia al pari di altri pezzi classici della storia di Bethesda e Microsoft.

Starfield dialogo
Non dimenticate di sviluppare le vostre skill di dialogo, potrebbero servire perfino nelle ultimissime fasi di gioco.

Ci sono davvero tantissime altre cose che si potrebbero e vorrebbero dire su Starfield, ma tante potrebbero impattare in maniera negativa sulla fruizione stessa del gioco, andando a rovinare l’esperienza complessiva. L’iniziale ricerca degli artefatti offre delle vibes da fantascienza tradizionale, quasi classica anni 80/90, in cui l’umanità prova a mettersi in contatto con altre forme di vita. Quando poi improvvisamente la narrazione vira in un’altra direzione cambiano anche le tematiche, andando a coprire il destino del pianeta terra, il processo di evoluzione tecnologica dell’uomo e la fisica quantistica – nel singolo evento così come nell’interezza della realtà percepita. Tutti temi affascinanti, in cui le dinamiche di esplorazione forse non vanno necessariamente a integrarsi in modo perfetto con quello che è il filo narrativo.

Possiamo dire di avere tra le mani il titolo Bethesda più solido e riuscito a livello tecnico

Dopo decine e decine di ore di gioco però, Starfield si gioca una carta clamorosa, presentando al giocatore diverse possibilità per portare avanti la propria esperienza e guidando verso un “nuovo gioco +” che definire geniale è un eufemismo. Allo stato attuale si sprecano le dichiarazioni che ritengono 150 o 200 ore insufficienti a vedere il tutto, ma piuttosto che prenderle in considerazione per quel che concerne la “massa” di cose da fare, sarebbe più corretto (se fosse possibile) parlare di come e perché il giocatore venga invitato a proseguire o ricominciare il proprio viaggio. Potrebbero esserci interessanti sorprese!

In ogni caso, i giocatori troveranno in Starfield un prodotto estremamente soddisfacente, molto solido nelle sue basi e inspiegabilmente convulso in alcune sue parti complementari. L’appassionato di titoli Bethesda ci sguazzerà come un pesce, mentre i fan dei giochi di ruolo potrebbero non trovare la profondità di opere dalla mission più specifica e tradizionale. Ma tutti avranno tra le mani un’avventura coraggiosa per prospettiva, certamente imperfetta nella sua ambizione, capace di modellarsi sul giocatore offrendogli sempre nuovi traguardi. Un particolare plauso (di nuovo, ma è meritato) al finale e al nuovo gioco +, che rimettono in discussione l’idea di replay in modo molto originale.

Conclusioni

Starfield è un sogno, una promessa e un’ambizione. È il sogno di chi ha sempre desiderato di portare più in là l’idea di RPG a mondo aperto, ampliando in modo estremo, quasi folle, il mare di orizzonti offerto ai giocatori. È la promessa di chi non si arrende ai compromessi, e nonostante limiti tecnici e difficoltà della vita (non dimentichiamo la pandemia) vuole regalare ai giocatori un’esperienza indimenticabile. Ed è l’ambizione di riuscire ad avvicinare il più possibile il videogioco all’aleatorietà della vita reale, proponendo un palcoscenico incompatibile con la nostra quotidianità, e proprio per questo così inebriante da calcare.

Al tempo stesso questa attesa esclusiva Xbox, la prima di Bethesda dopo l’acquisizione, evidenzia come dietro ogni progetto così coraggioso si nascondano insidie e difficoltà. Per quanto qualitativamente quasi intoccabile, il titolo manca di un po’ di ottimizzazione a livello puramente di fruibilità, mettendosi un po’ di traverso a livello di user experience. Quando però si riesce a superare le asperità dei sistemi figli di Oblivion e Fallout, il godimento è parecchio e l’esperienza indimenticabile.

La cosa più bella di Starfield? Che se ne vuole sempre di più: dopo le tante ore spese in fase di recensione infatti la voglia di ritornare a esplorare è tanta, alla ricerca di storie mai viste, interazioni sorprendenti e nuovi approcci per il proprio personaggio. Potenzialmente abbiamo tra le mani un titolo che sarà giocato per anni, che potrebbe nascondere sorprese a lungo termine e godersi un futuro brillante con aggiornamenti o mod. Il consiglio è di liberare un po’ di spazio nella vostra rubrica di impegni e tuffarvi nello spazio.

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