Los Angeles – Voltando le spalle per un secondo, non è che i giochi toys-to-life abbiano avuto vita facile in questi anni. Solo gli amiibo riescono a resistere, magari più per il loro appeal Nintendo che non per le effettive funzioni elettroniche. Disney Infinity invece è sorprendentemente stato eliminato, LEGO Dimensions è andato incontro allo stesso destino, gli Skylanders stanno per finire nello stesso baratro e poco altro si sa di simili giochi. Ubisoft invece non crede in questo destino e porta Starlink: Battle for Atlas all’E3 2018 dopo averlo annunciato nella conferenza dell’anno scorso.
Oltre al fatto che anche Nintendo Switch entra a far parte del club di console compatibili col gioco, Starlink: Battle for Atlas amplia il concetto di toys-to-life permettendo anche la personalizzazione delle navicelle disponibili. Non si tratta insomma di singole statuette con un solo scopo, bensì di action figures da costruire prima e durante ogni scontro, con personaggi, abilità e armi diverse.
L’ho provato allo stand di Ubisoft, giocandolo prima su Xbox One e poi su Nintendo Switch a causa di un piccolo problema tecnico, che però mi ha consentito di toccare con mano entrambe le versioni. Spoiler alert: sono identiche, ma Nintendo Switch ha qualcosa in più di cui vantarsi.
Il primo passo per giocare a Starlink: Battle for Atlas è scegliere il pilota con cui si vuole affrontare la battaglia. Sopra il controller viene dunque posta una base, creata per incastrare i vari pezzi della nave e dunque averne una ricreazione reale pari pari a quella nello schermo. Ci sono quattro personaggi senza particolari differenze tra loro, quindi la decisione è puramente estetica. Tuttavia, dopo aver selezionato il personaggio preferito, è il momento della navetta, che invece varia in base alla configurazione desiderata.
Le navette disponibili sono tre, rappresentate da velocità, resistenza e capacità di attacco. Solo in questo momento si scelgono dunque le armi, intercambiabili in qualsiasi momento dello scontro semplicemente staccandole dalla navetta. Il gioco ovviamente viene messo istantaneamente in pausa nel momento in cui un pezzo di nave non risulta più collegato al supporto, evitando così di rovinare la partita.
Visto il numero esiguo di armi selezionabili, ovvero cinque, le ho provate tutte nel combattimento proposto dal gioco. Una volta arrivato sulla superficie di un pianeta secco e desertico, l’obiettivo era distruggere alcune strutture minerarie per fermare l’attività del nemico. Per fare questo è stato sufficiente scaricare una dose massiccia di proiettili sulle parti deboli utilizzando un gatling e un lanciafiamme, piuttosto utili anche contro gli sporadici nemici. Due sono infatti le armi utilizzabili allo stesso tempo, soluzione grazie alla quale si possono creare sinergie tra di loro.
Ad esempio si possono combinare lanciafiamme e cannone magnetico, creando un vortice di fuoco in cui intrappolare i nemici. Oppure congelare qualcuno per poi demolirlo con un solo colpo di rail-gun. L’importante è tener conto degli scudi nemici, così da capire quali armi utilizzare in un preciso momento.
Capire quindi quale sia la coppia di armi perfetta per il momento è essenziale e dà il via ad un festival di luci e colori con cui colpire tutti i nemici. Dopo aver fermato l’attività del nemico, un enorme simil-ragno ha cominciato ad attaccarmi per vendicarsi del torto subito. Si è trattata di una boss fight classica, con punti deboli da scoprire quando il nemico abbassava finalmente la guardia. Tutto questo con una difficoltà relativamente bassa, tarata probabilmente per un pubblico giovane o molto giovane a cui Starlink: Battle for Atlas fa riferimento.
Come detto nell’introduzione, bisogna comunque valutare quanto supporto avrà Starlink: Battle for Atlas nel tempo e quanto i giocatori sapranno adattarsi alla sua formula ibrida di toys-to-life senza ulteriori pacchetti con cui personalizzare le navicelle.
Poco si sa inoltre della sua storia. La demo mi ha buttato subito nello spazio, per poi scendere su un pianeta e completare un determinato compito. Starlink: Battle for Atlas però non ha spiegato assolutamente il perché di questa azione e quanto ci sia dietro in termini di narrazione. Forse non è questo il focus di Ubisoft, che può voler semplicemente dare al pubblico un’esperienza divertente e alternativa rispetto a quelle viste finora nello stesso genere di giochi.
Discorso a parte invece per i pacchetti aggiuntivi con personaggi, navicelle e armi extra. Il destino degli altri toys-to-life è già scritto e brutalmente accettato dagli sviluppatori. Ubisoft riuscirà ad emergere?
Starlink: Battle for Atlas è molto interessante nel suo concept. Si può vantare di essere open-world come molti altri giochi sul mercato, ma di avere anche uno stile di gioco legato a hardware esterno. Nintendo inoltre mette una carta notevole in gioco grazie a Fox McCloud e la sua squadra Star Fox.
Più della risposta della critica bisogna dunque attendere quella del pubblico. I toys-to-life non hanno avuto un passato glorioso negli ultimi anni e non lo stanno avendo nemmeno ora. Sarà di nuovo il mercato a decidere il destino anche di Starlink: Battle for Atlas.