Starlink: Battle for Atlas
23 Ott 2018

Starlink: Battle for Atlas – Recensione

Dopo un’epoca d’oro durata pochi anni, i titoli basati sulle meccaniche Toys to Life hanno visto un lento ma inesorabile declino che ha portato all’uscita di alcuni grandi nomi, Disney e LEGO in primis. A contendersi la prima posizione sono rimasti praticamente gli invincibili Amiibo di Nintendo e lo Skylanders di Activision, anche se persino quest’ultimo non vede un vero e proprio aggiornamento corposo da quasi due anni. Certo, è comprensibile: i giochi Toys to Life sono costosi da mantenere, perché occorre riuscire a gestire non solo un’infrastruttura online ma anche un’intera filiera produttiva di prodotti sempre nuovi che attirino periodicamente i consumatori. Forse era prevedibile o forse no; fatto sta che dopo il boom iniziale è arrivata una brusca frenata che ha praticamente paralizzato il mercato. In pochi hanno creduto in questa tipologia di giochi, e si pensava che sarebbe passato un bel po’ di tempo prima di rivedere un titolo Toys to Life sugli scaffali.

Ma Ubisoft la pensa diversamente. Annunciato durante l’E3 del 2017, Starlink: Battle for Atlas aveva catturato immediatamente l’attenzione di pubblico e stampa, complici le meccaniche di costruzione della navicella e l’universo di gioco, risultando sin dai primi trailer affascinante e stilisticamente degno di nota. Ma è con l’E3 di quest’anno che l’interesse per Starlink è aumentato, grazie all’annuncio dell’esclusiva partecipazione di Fox McCloud e dello squadrone Star Fox nel gioco di Ubisoft Toronto. Ovviamente questa gigantesca collaborazione è appannaggio della versione per Nintendo Switch, che aggiunge un’intera storyline dedicata alla volpe spaziale. Inoltre, Ubisoft ha dimostrato di possedere le risorse e le capacità per mantenere la linea produttiva di accessori, grazie all’esperienza maturata con il suo store ufficiale, che da anni vende action figures, accessori, vestiario e persino giochi da tavolo basati sui brand della compagnia francese.

Starlink Battle for Atlas

Nella scatola di Starlink: Battle for Atlas troviamo una nave (l’Arwing per la versione Switch, la Zenith per le altre) il pilota Mason Rana (e Fox McCloud, sempre nella versione Switch) più tre armi (solo due nella versione Switch). È inclusa ovviamente anche la (ingombrante) basetta da collegare al controller. Le navicelle di Starlink sono completamente modulari, il che significa che potrete smontarle in vari modi: oltre alle armi, che sono completamente intercambiabili, potete rimuovere le ali e sostituirle con quelle di un’altra navicella, in modo da creare la combinazione a noi più congeniale o visivamente più allettante. Il pilota può alloggiare in qualunque veicolo voi decidiate di assemblare, per offrire al giocatore libertà totale di personalizzazione dell’esperienza di gioco. Tenete conto che Starlink: Battle for Atlas è presente anche in versione digitale, una modalità che esclude totalmente la presenza dei prodotti “fisici”.

Il nuovo prodotto di Ubisoft vuole distanziarsi dagli altri toys to life offrendo un’esperienza di gioco forse più completa e simile a quella di un vero titolo tripla A, infatti Starlink vuole mirare a un pubblico ben più ampio rispetto ai classici “giovanissimi” ai quali prodotti come Disney Infinity erano rivolti. Per riuscire in questo intento, Ubisoft ha affidato la produzione di Starlink al suo studio di Toronto, già creatori di Far Cry Primal, Far Cry 5 e Watch Dogs 2; insomma, uno studio di sviluppo con molta esperienza nella creazione di mondi aperti e contenuti interessanti. Iniziamo quindi la nostra avventura collegando il gioco e montando il supporto per controller fornito in dotazione: si sceglie il pilota, si prepara la nave, si montano le armi e siamo pronti per avventurarci fra le Pleiadi nel sistema solare di Atlas, un nuovo universo da esplorare. La nostra nave madre si chiama Equinox, e ricorda vagamente l’Enterprise girata su di un lato; l’Equinox fungerà da hub di gioco per tutta la durata della nostra campagna, accompagnandoci durante l’intero viaggio.

Starlink è un’esperienza di gioco più completa rispetto alla concorrenza

L’iniziativa Starlink arriva quindi nel sistema stellare di Atlas, e già da subito i suoi sette pianeti saranno immediatamente raggiungibili dalla nostra navetta. Non abbiamo però il tempo di ambientarci, perché l’Equinox viene attaccata quasi immediatamente da un tiranno spaziale noto con il nome di Grax: egli è il comandante della misteriosa e sinistra Legione, un’organizzazione dagli scopi oscuri che si estende come una setta in tutto Atlas. Grax rapisce il comandante dell’iniziativa Starlink, St. Grand, e lo imprigiona per sfruttarne le sue capacità intellettuali. Il nostro capitano sa infatti come creare il Nova, una forma di energia rarissima e incredibilmente potente che si ottiene raffinando una delle risorse di Atlas. Priva del suo comandante, l’unità Starlink dovrà fare i conti con un ambiente sconosciuto e spesso ostile, infestato dai pirati spaziali e da forme di vita non proprio amichevoli.

Subito dopo l’atterraggio sul primo pianeta, saremo subissati da moltissime attività secondarie da fare, in puro stile Ubisoft. Insomma, le missioni sono così tante che è molto facile perdere il filone di trama principale per dedicarsi a raccogliere materiali preziosi, abbattere i predoni, ripulire gli avamposti nei pianeti o semplicemente dedicarsi all’esplorazione più pura. Ovviamente sarà sempre meglio occuparsi di tutte le minacce su di un pianeta, riducendo così la presenza della infestante legione nel sistema di Atlas. Per farlo dovremo esplorare rovine, cercare materiali preziosi, abbattere i temibili Prime (una sorta di mini-boss che sorvegliano alcuni luoghi specifici sulla mappa), distruggere i nidi dei fastidiosi IMP, carpire informazioni da sonde o velivoli abbattuti e distruggere le torrette estrattrici che prelevano coattivamente l’energia dei vari pianeti. Se poi siete giocatori Nintendo Switch, avrete a disposizione tutto il filone narrativo dedicato a Fox McCloud e alla sua ricerca dell’unità di Star Wolf, che aggiunge altre (divertenti) ore di gioco.

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Muovendoci con la nostra nave elimineremo la “nebbia di guerra” dai pianeti che visiteremo, arricchendo le mappe con diversi indicatori e punti di interesse. Il sistema di guida della nave è piuttosto semplice, ma anche molto divertente: piloteremo il nostro mezzo spaziale con l’analogico sinistro, mentre per fare fuoco con le due armi si utilizzeranno gli ultimi due grilletti di sinistra e destra. Il resto dei pulsanti è dedicato a brevi scatti, alla possibilità di generare uno scudo protettivo e all’abilità speciale del nostro pilota: ad esempio, una volta riempito un indicatore, Fox McCloud sarà in grado di chiedere aiuto a un membro degli Star Fox, che scenderà dal cielo sparando senza tregua a tutti i nemici nel suo raggio d’azione. Una capacità decisamente utile nelle situazioni più concitate e pericolose.

Prendere confidenza con la nave è davvero questione di minuti, mentre per stare dietro alle decine di attività proposte dal gioco perdete diverse ore. Oltre alle quest secondarie sopracitate, in Starlink sarà possibile stringere una sorta di alleanza con raffinerie, laboratori o mercanti locali, che grazie al nostro intervento potranno spedirci risorse periodicamente alla Equinox. Starlink ha quindi un piccolo lato gestionale che se seguito può portare a diversi benefit, come la possibilità di guadagnare la valuta necessaria per potenziare la nave o le mod necessarie per migliorare le armi.

C’è da dire che esattamente come accade per diverse altre produzioni Ubisoft, anche Starlink: Battle for Atlas soffre della tendenza alla ripetizione delle attività secondarie. Purtroppo dopo aver passato qualche ora a fluttuare in giro fra spazio profondo e i sette pianeti di Atlas, vi ritroverete a eseguire un percorso praticamente sempre uguale fatto di azioni ripetute e condito da una inevitabile sensazione di deja-vu perenne. Il problema si presenta anche per quanto riguarda i combattimenti, che nonostante siano spesso ben strutturati (specie i dogfight spaziali, molto ben realizzati) arriveranno a sembrare tutti uguali quando affronterete la ventesima orda di predoni. Il limite della ripetitività si palesa anche qualora decideste di non acquistare altre armi o accessori: infatti per affrontare le diverse tipologie di avversari il gioco vi suggerirà alcuni tipi di armi, più efficaci, che potrebbero non essere incluse nell’acquisto di base. Quindi chiunque decida di non acquistare altre espansioni si ritroverà spesso in una specie di festival del button mashing dei grilletti posteriori, costretto a sparare senza pietà per diminuire la salute dei nemici e portare a casa un’agognata vittoria, anche a difficoltà ridotta. 

Il sistema di guida della nave è piuttosto semplice, ma anche molto divertente

Certo, le armi possono essere potenziate tramite un sistema di mod, ovvero oggetti che recupereremo in diversi modi (drop, missioni secondarie e laboratori), ma l’acquisto di altre armi rimane comunque un limite con il quale bisogna fare i conti. Le mod comunque aiutano molto (ne troverete centinaia sparse per il gioco) e pertanto consiglio ai giocatori che non vogliono spendere eccessivamente in accessori di mettersi il cuore in pace e affrontare diverse missioni secondarie (specie quelle legate alla civiltà perduta dei Guardiani) per potenziare al meglio il proprio arsenale. Giocando a Starlink sarà possibile migliorare anche il nostro pilota, il quale sarà dotato di un familiare sistema di crescita basato sulle abilità, simile a quello che troviamo nei più classici giochi di ruolo. Completando le missioni e abbattendo i nemici otterremo esperienza utile per salire di livello come pilota e migliorare così le nostre abilità e la nostra performance da asso delle stelle. 

Esattamente come per le armi, anche i piloti sono intercambiabili e acquistabili, e ognuno di essi è dotato di diverse skill e capacità, tuttavia queste non sono così necessarie come cercare di abbattere una creatura resistente al gelo con dei missili congelanti, pertanto il gioco può essere portato a termine praticamente con un solo pilota senza troppe difficoltà. Segnalo, come già accennato all’inizio, che il gioco è anche acquistabile in forma completamente digitale, rimuovendo tutte le componenti fisiche: certo, è molto più comodo, ma il prezzo non è dei più popolari e questa versione va comunque a eliminare uno dei fattori di divertimento principale di questa produzione Ubisoft, ovvero il collezionismo.

Starlink: Battle for Atlas è mosso dallo Snowdrop Engine, lo stesso motore della serie Tom Clancy’s The Division. Ubisoft Toronto ha lavorato duramente per ottimizzare al meglio il suo Starlink, e i risultati si vedono: i mondi sono pieni di bellissimi colori e regalano spesso scorci mozzafiato. Su Nintendo Switch tuttavia abbiamo qualche piccolo calo di framerate, spesso nelle situazioni con più NPC a schermo, e ho notato qualche bug grafico qua e là (come texture caricate male in bassissima definizione e via dicendo), ma nulla di particolarmente inficiante per l’esperienza di gioco. Il comparto audio è invece superlativo, con un doppiaggio in lingua italiana curatissimo con performance interessanti da parte dei nostri doppiatori. Le musiche sono altrettanto evocative e ben strutturate, ma spesso falliscono nel rimanere in testa al giocatore, non riuscendo forse a trovare la loro identità.

Conclusioni

La vera sfida di Starlink: Battle for Atlas è quella di affermarsi in un mercato praticamente morente, di risollevare le sorti del toys to life e di portare una ventata freschezza e novità all’interno del genere. Ubisoft Toronto ha creato un prodotto davvero bello da vedere e da collezionare, divertente da giocare e dotato di un lore abbastanza approfondito da essere considerato sicuramente terreno fertile per future espansioni. Lo studio canadese è riuscito nell’intento di creare un universo credibile e interessante, ma il prezzo del biglietto per questo giro di giostra non è proprio dei più popolari. Se volete poi esplorare tutto quello che i sette pianeti di Atlas hanno da offrire, dovrete per forza comprare nuove armi, nuove navette o nuovi piloti. 

Inoltre, nonostante la bellezza del creato di Ubisoft Toronto, Starlink: Battle for Atlas soffre purtroppo di ripetitività, e spesso il giocatore è costretto a reiterare diverse azioni per sbloccare oggetti, potenziamenti o semplicemente per andare avanti nella campagna principale. Fortunatamente il gioco è decisamente divertente e godibile, specie se siete giocatori Nintendo Switch: l’aggiunta di Star Fox non è una cosa da poco e farà felici molti fan della volpe spaziale della grande N. In conclusione, Starlink: Battle for Atlas è un bel gioco, e anche se non riesce a raggiungere la grandezza, saprà fare breccia nel cuore di moltissimi giocatori grazie ai suoi personaggi e a un universo vivo e ben caratterizzato. 


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