Negli ultimi anni c’è una e una sola figura dell’immaginario horror che capeggia in qualsiasi settore dell’intrattenimento: il morto vivente.
Il cinema, la tv, i fumetti e persino i videogiochi si sono piegati al suo orrido profilo, alla sua claudicante camminata e al suo letale morso. Una delle rappresentazioni più riuscite è senza dubbio quella di Robert Kirkman che con il suo The Walking Dead (prima fumetto, poi serie tv) ha creato un vero e proprio impero, oltre che una personale etichetta che gestisce e pubblica ogni sua nuova idea.
Parlo di The Walking Dead perché giocando a State Of Decay 2, ho avuto come la sensazione di trovarmi proprio in quel contesto: insieme ad un manipolo di persone, sperduti in un mondo ormai cambiato per sempre, alla costante ricerca di cibo, medicinali e armi, combattendo per poter rimanere vivo ancora un altro giorno. State Of Decay 2 non è un altro dei tanti titoli dove si ammazzano gli zombi, ma è un videogioco dove si sopravvive agli zombi, dove tutto ciò che si crea, che si baratta o perché no, che si ruba è fatto in funzione di permettere alla comunità di restare in vita circondati da spietate creature mosse solo dall’istinto della fame.
D’altronde la formula funzionava bene anche con il primo capitolo, sempre esclusiva Microsoft, e la software house Undead Labs ha cambiato poco o nulla in questo sequel, onesto nel suo gameplay e convincente quanto basta ma ancora privo di quella scintilla che distingue gli ottimi prodotti dai capolavori assoluti.
Al nostro primo avvio, State Of Decay 2 ci permette di scegliere tra diverse squadre, ognuna composta da due personalità ben distinte: saranno questi i “fondatori” della vostra comunità post-apocalittica, quelli che dopo un rapido prologo che funge anche da tutorial, inizieranno a mettere le basi per la crescita di una comunità di superstiti. Uno di primi compiti sarà quello di scegliere dove stabilire la base: essa è il vostro quartier generale, luogo dove potete depositare oggetti e materiali per future costruzioni, creare nuove infrastrutture ed accettare (o esiliare) membri nella vostra comunità. Meglio quindi nella vallata, circondati da rassicuranti catene montuose? O in alto, sull’altopiano, per meglio controllare ciò che accade in zona? Una scelta che State Of Decay 2 impone come di primaria importanza, ma che in un secondo momento si rivela non così fondamentale ai fini dell’avventura. Ciò che conta dall’inizio alla fine è l’esplorazione.
Provate ad immaginare la scena: voi e qualche altro povero diavolo, probabilmente tra i pochi rimasti ancora in vita, siete riusciti chissà come ad impadronirvi di una casa e farla vostra. Ma manca il cibo, l’acqua, la luce. Le scorte di medicinali sono quasi esaurite e converrebbe avere da parte un po’ di munizioni perché in fondo non si sa mai. Cosa fare, dunque? Esplorare. Andare in giro per la piccola cittadina che ci “ospita” e cercare tutto quello di cui abbiamo bisogno, cercando di non attirare le attenzioni degli infetti. Lo spirito di State Of Decay 2 è essenzialmente questo, ecco come mai non ci sono vere e proprie missioni principali o secondarie, ma solo un insieme di obiettivi generici (migliora la tua base, trova una cura per la Piaga del Sangue) a cui si aggiungono le richieste d’aiuto di altri superstiti – alcune ovviamente a tempo – oppure le richieste personali dei membri del vostro enclave.
State Of Decay 2 ha un marcato lato gestionale che rappresenta il fulcro dell’intera esperienza
Ma non potete pensare di andare in giro sempre con lo stesso personaggio. In breve tempo la stanchezza, lo stress e qualche ferita dettata dal fato ne limiteranno i movimenti e l’efficienza, costringendovi a farlo riposare o, nei casi più gravi, a portarlo dritto in infermeria. Qui si rivela un altro importante tassello di State Of Decay 2, ossia la possibilità di cambiare personaggio ogni volta che si desidera, semplicemente avvicinandoci a lui/lei ed interagendoci. Ognuno avrà delle proprie abilità che potranno migliorare a seconda delle azioni intraprese: ad esempio un personaggio esperto nel combattimento corpo a corpo migliorerà rapidamente se fracasserà le teste marce degli zombi, così come un atleta salirà di livello coprendo lunghe distanze a piedi. Ognuna di queste capacità può poi ottenere un’ulteriore specializzazione che sceglierete secondo quelle che immaginate siano le vostre necessità.
Una meccanica profonda e ben congegnata, che strizza l’occhio ai più moderni survival-horror eppure è perfettamente contestualizzata nel gameplay della produzione Microsoft, andando solo a rendere più realistica la nostra avventura. Purtroppo però questa non è l’unica preoccupazione con cui dovrete scendere a patti: State Of Decay 2, l’abbiamo già detto, ha un marcato lato gestionale che rappresenta un po’ il fulcro dell’intera esperienza. La base non si autoalimenta e tocca a voi provvedere ad ogni necessità, prima che le cose inizino a peggiorare, andando poi ad influire sul morale di tutto il gruppo.
Ci sono infatti delle provviste cardine che dovete sempre tenere sotto controllo, tra cui il cibo, i medicinali, i proiettili e le materie prime (che servono principalmente a edificare nuove strutture). Questi valori caleranno costantemente, con una velocità che è direttamente proporzionale al numero e alle esigenze della comunità. Inoltre quello che potete costruire nell’avamposto ha uno spazio limitato al numero e alla grandezza delle stanze: vuol dire che non potrete mai avere tutto il necessario a portata di mano (mettendo su un’infermeria ad esempio, potreste dover rinunciare al laboratorio e così via). Ciò vi spingerà ad una ricerca quasi ossessiva di scorte in giro per la vasta area di gioco e vi scontrerete irrimediabilmente con un gran numero di nemici (sia vivi che morti), oltre che qualche superstite, molti dei quali rimasti senza gruppo ed in cerca di casa. Sta sempre e comunque a voi decidere se accettare o meno nuove persone, tenendo presente che ognuno di loro è una bocca da sfamare e che la morte di uno qualsiasi dei vostri personaggi è sempre permanente. Morte che può sopraggiungere non solo per l’attacco di uno dei tanti morti viventi sparsi per la mappa, ma anche per un morso di un infetto (ci sono più classi speciali di nemici), una colluttazione con un altro superstite o più semplicemente per fame o sete.
Le azioni completate vi lasceranno una manciata di Punti Influenza, ossia la principale moneta di scambio tra gli enclave, con cui potrete fare affari e gestire svariate risorse, finché i rapporti rimangono amichevoli. L’Influenza vi consente anche di occupare degli avamposti che fungeranno da punti intermedi tra voi ed il quartier generale, con la possibilità di alleggerire lo zaino dopo una fruttuosa esplorazione oppure ottenere qualche provvista extra giornalmente. In poche ore capirete quanto il sistema gestionale ideato da Undead Lab per la sua produzione sia accurato e fedele alla situazione, senza mai risultare opprimente, tedioso o difficile da capire.
La morte di un vostro personaggio si rivelerà sempre e comunque permanente
Le dinamiche da imparare sono tante e alcuni dettagli verranno fuori man mano che proseguirete il vostro gioco, ma la semplicità e l’immediatezza con le quali apprenderete i diversi schemi di comportamento ha dell’incredibile e sicuramente è uno dei più grandi pregi di questa esclusiva. Tutto appare chiaro e ben delineato fin dal primo momento, dopodiché starà solo a voi intraprendere il cammino migliore. Ovviamente ogni singola scelta può avere pesanti conseguenze sull’intera comunità, costringendo spesso il giocatore a fare scelte difficili o compiere veri e propri sacrifici per il bene comune. Anche perché non tutto è prevedibile: può capitare che mentre siete in giro ad eliminare qualche covo infetto, un’altra persona lasciata nella base faccia cadere inavvertitamente delle scorte medicinali, oppure che scoppi una rissa dettata dal nervosismo riempiendo l’infermeria di feriti. Il titolo vi mette davanti sempre nuove sfide, alzando il livello di difficoltà un poco alla volta, evitando accuratamente che possiate avvertire il benché minimo senso di frustrazione o inadeguatezza.
C’è sempre una scelta, c’è sempre una via di fuga. Basta capire quanto in là siamo disposti a spingerci.
Nonostante l’intera campagna di State Of Decay 2 possa essere completata in single-player, avete sempre la possibilità di giocare insieme ad altre persone, facendole accedere momentaneamente alla vostra comunità o viceversa. Purtroppo è proprio la modalità multiplayer a non essere convincente, a causa di una serie di limitazioni (ai danni di chi è ospitato) senza senso che invalidano di molto il genuino divertimento che ne potrebbe scaturire. Chi accetta di partecipare ad una partita di un amico infatti, non otterrà nulla di ciò che raccoglie: andrà tutto alla base del proprio amico e solo a fine partita sarete ricompensati con una manciata di scorte per nulla soddisfacenti. Quindi oltre a non poter costruire una comunità insieme ad altri giocatori, non si è nemmeno invogliati a passare del tempo insieme, dato che quello stesso tempo in single-player può fruttare molto di più.
Oltre le ragioni pratiche, subentra anche una ragione più intima: State Of Decay 2 dà il suo meglio in solitudine, è un titolo fatto di silenzi importanti e di angosce private, dove la spensieratezza di muoversi con un altro essere umano è palesemente fuori posto. Anche la difficoltà ed il numero di nemici rimane uguale, rendendo la via multigiocatore immensamente più abbordabile. Un peccato che gli sviluppatori non abbiano lavorato di più da questo punto di vista, poiché è palese quanto State Of Decay 2 si presti idealmente ad una modalità cooperativa, se solo potesse contare su un supporto più approfondito.
State Of Decay 2 dà il suo meglio in solitudine
Tecnicamente il gioco soffre di alti e bassi. Graficamente non può certo competere con altre produzioni più blasonate, tuttavia il suo stile peculiare trova la giusta dimensione, senza mai risultare troppo antiquato. Merito sicuramente del netto miglioramento estetico su Xbox One X, dove State Of Decay 2 gode di un boost visivo globale e di una risoluzione nativa di 4K. I modelli poligonali sono abbastanza convincenti, così come le animazioni che seppur ancora macchinose in alcuni frangenti, appaiono soddisfacenti e all’altezza delle aspettative.
Anche dal punto di vista sonoro il titolo offre i suoi pregi, con un insieme di musiche d’accompagnamento mai invadenti ed un doppiaggio inglese di buon livello.
Il vero problema sono i molteplici bug in cui si incappa in maniera improvvisa e piuttosto spiacevole: personaggi che si incastrano nei muri o nelle rocce, obiettivi di missione che non vengono conteggiati, porte che non si aprono e zombi che compaiono all’improvviso malmenandoci di prepotenza. In cooperativa queste problematiche sono addirittura accentuate, colpa anche di un netcode per nulla all’altezza rispetto alle moderne esigenze videoludiche, con il risultato di rendere la sessione estenuante più che piacevole. Problemi che i 6GB di patch di qualche giorno fa non hanno affatto risolto; si può solo sperare in un tempestivo quanto risolutorio intervento della software indipendente.
Nel suo complesso, State Of Decay 2 è una gran bella esperienza di gioco, forse addirittura unica nel suo genere così peculiare. Portare alla luce un survival-horror con dinamiche così ben equilibrate, senza tuttavia scadere nella monotonia, non è da tutti. Microsoft riesce così a pubblicare un’esclusiva dai tratti invidiabili, che si mantiene ben salda ai solchi tracciati dal precedente capitolo, ma al contempo migliora alcune meccaniche obsolete e ne introduce di nuove, tutte perfettamente implementate. La parte gestionale è ancora una volta il punto forte della produzione, e amministrare una comunità in un mondo piegato dall’infezione dei non morti è forse una delle sfide videoludiche più intriganti di questo 2018. Peccato che sovente l’avventura sia afflitta da bug e glitch di ogni genere (vi basti pensare che nel menù c’è addirittura un comando che vi permette di spostare il vostro personaggio di qualche metro in caso di “incastro”) sia in coop che in singolo, dimostrando che la stabilità del sistema non è stata testata come ci si aspetterebbe prima dell’uscita ufficiale. Detto questo, State Of Decay 2 resta un gioco appassionante, crudele, triste ed estremamente divertente, nonché una delle migliori esclusive Microsoft da qualche tempo a questa parte. |