Speciale 08 Mar 2021

State of Play, Nintendo Direct e l’errata percezione dei fan

Il recente State of Play di Sony ha reso necessaria una riflessione tutt’altro che superficiale.

Per la audience di Nintendo non è certo una novità, ormai da tempo costretta a riconsiderare e ridimensionare le proprie aspettative rispetto ai giorni in cui Shigeru Miyamoto saliva sul palco armato di Master Sword o il compianto Satoru Iwata “droppava” le bombe con lo stesso, affascinante e ricercatissimo, aplomb con cui avrebbe letto la lista della spesa.

Per il pubblico Sony, ma più in generale per tutti gli appassionati che da un anno a questa parte convivono con la pandemia ancora in corso, è una novità certo più fresca, ancora da metabolizzare, probabilmente destinata a perdurare anche quando, finalmente, ci saremo tolti il COVID tra i piedi.

Shigeru Miyamoto armato di Master Sword. Sembra passato un secolo e in effetti è proprio così.

Gli eventi digitali, che per forza di cose hanno soppiantato totalmente quelli in presenza, mandando momentaneamente in panchina grandi e amate fiere di settore come l’E3 e la gamescom, che pur resistono seppur in forme completamente stravolte ed imparagonabili, finora non hanno particolarmente impressionato la schiera di videogiocatori che, un po’ a ragione a ben vedere, iniziano a lamentare più di ogni altra cosa la scarsa trasparenza comunicativa con cui sono state anticipate e introdotte alcune di queste conferenze.

Troppo hype, troppi proclami, troppe promesse poi disattese. È accaduto con Microsoft, quando ci è stato mostrato un Halo Infinite troppo brutto per essere vero; ai tempi della presentazione di PlayStation 5, quando di quel futuro tanto sbandierato non si è visto praticamente nulla; con Nintendo, in tempi recentissimi, con il Direct andato in scena lo scorso 17 febbraio, che non ha messo in campo nessuno dei campioni della Grande N il cui ritorno è tanto atteso.

C’è, insomma, una chiara ed evidente problematica legata alle aspettative, di chi si aspetta puntualmente la novità assoluta, la sorpresa, una killer application che rimetta in moto il treno dell’hype.

L’hype è anche una questione di aspettative personali. Per qualcuno Mario Golf Super Rush è un titolone da attendere con estrema gioia.

Buona parte della colpa, come anticipato, è da attribuirsi ad una comunicazione sicuramente sbilanciata, certo funzionale ad accentrare le attenzioni degli interessati, ma a conti fatti sleale e alla lunga un tantino antipatica (del resto, non è stato per nulla sbagliato scagliarsi contro CD Projekt per le promesse non mantenute con Cyberpunk 2077).

Tuttavia, c’è anche dell’altro. Innanzitutto, rispetto al passato i momenti dedicati ai reveal, agli annunci, alla pubblicazione di nuovi trailer e screenshot si sono moltiplicati esponenzialmente. Un tempo ci bastava una rivista cartacea mensile, oggi siamo giornalmente bombardati di notizie. Allo stesso modo, così come una volta ogni publisher del mondo concentrava le forze in un paio di occasioni all’anno, serbando per questi show le carte migliori, adesso è tutto centellinato, diluito.

Per dirla in altri termini, abbiamo barattato l’adrenalina con una perenne e placida serenità, un cambio di paradigma sofferto dai videogiocatori di vecchia data, meno dai più giovani che certamente non possono avere memoria delle vecchie fiere tutte fuochi d’artificio e annunci roboanti.

Final Fantasy VII Remake Intergrade state of play
In effetti, non tutti potrebbero ritenere la remastered di un remake l’annuncio bomba tanto atteso e desiderato.

Di conseguenza è ormai fondamentale e necessario gestire al meglio le proprie aspettative, mettendo di volta, in volta tra parentesi quanto dichiarato sui social dagli addetti ai lavori. Più di ogni altra cosa, difatti, potrebbe essere colpa nostra se questi State of Play e Nintendo Direct ci sembrano puntualmente deludenti e fiacchi.

Va da sé che la doppia presentazione di Knockout City, ennesimo (e scialbo) free-to-play incentrato sul multiplayer, è una di quelle cose che ci auguriamo che non ricapitino mai più, eppure toccherà anche a noi ricalibrare la mira e comprendere non solo il momento storico in cui stiamo vivendo, imparando il mai troppo lodato valore della pazienza, ma anche che le abbuffate di novità sono impossibili quando ogni due mesi viene indetto uno State of Play, un Nintendo Direct o un’altra conferenza a tema. Inoltre, mentre la tecnologia avanza e i mondi digitali da creare diventano sempre più ampi e complessi, non è nemmeno da escludere che la creazione e produzione di nuovi tripla A, che non siano derivativi beninteso, costerà sempre più fatica e tempo alle software house, soprattutto avendo a che fare con hardware giovani come lo sono PlayStation 5 e Xbox Series X e S, con il risultato che ad intrattenerci per lunghi periodi ci saranno esperienze più contenute, meno ambiziose, “indie” quantomeno nel mood.

Alla fine, chissà, magari Knockout City si rivelerà anche un gioco divertentissimo, ma speriamo di non vederlo mai più tirato in ballo in nessun’altra presentazione.

Questi 2020 e 2021 fatto di piccoli annunci, in definitiva, potrebbe diventare la norma, sequela di piccole sorprese quasi senza soluzione di continuità, ravvivata, di tanto in tanto, da un annuncio bomba, magari in concomitanza con l’E3 o conferenze indette appositamente.

Il tempo di Miyamoto armato di Master Sword è finito, il che è indiscutibilmente triste, ma è altrettanto vero che di produzioni degne di essere desiderate e attese ne vengono annunciate ormai a ritmo regolare. Bisogna solo abituarsi al nuovo ritmo, al ritmo dei nuovi State of Play, perché di motivi per cui essere felici, ce ne sono parecchi.

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