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12 Dic 2016

Steep – Recensione

Dall’annuncio di chiusura della conferenza Ubisoft all’E3 2016 tutti ci aspettavamo qualcosa di veramente grosso. Chi vociferava un nuovo Prince of Persia, chi anelava la venuta di Beyond Good & Evil 2, chi in barba alle dichiarazioni del Publisher d’Oltralpe sperava in cuor proprio di assistere ad un teaser del nuovo Assassin’s Creed che verrà. Nessuno, nemmeno l’esperto più lungimirante del mercato gaming, avrebbe mai immaginato di assistere all’announce trailer di Steep: una nuova IP, incentrata su un tema (il winter sport più estremo) che non si vedeva nei salotti dei giocatori dai tempi di SSX, sviluppata da un piccolo studio francese, Ubisoft Annecy, di cui sino ad allora soltanto in pochi conoscevano l’esistenza. Una scommessa di quelle che pesano come un macigno, quella stipulata da Yves Guillemot e soci, disposti – anzi, è il caso di dire assolutamente convinti – ad associare Steep al proverbiale asso nella manica, riservato come tradizone vuole agli ultimi secondi della conferenza, giusto per lasciare di sasso gli astanti. Astanti che, nel bene o nel male, di sasso ci restarono davvero: poco ma sicuro, la sorpresa riuscì alla grande.

Nel corso delle ultime edizioni di E3 e gamescom abbiamo avuto modo di saggiare da vicino due diverse versioni preliminari del codice di Steep, apprezzandone il coraggio e la libertà decisionale totale lasciata al giocatore dal titolo, ribatezzato come un “open world winter sport simulator“, al netto tuttavia di una spina dorsale tecnologica ancora in via di formazione e, più che comprensibilimente, di una presenza di bug e “disattenzioni” ancora evidente. In leggero anticipo sul’arrivo della Settimana Bianca (per onore di cronaca, sappiate che quelle del titolo Ubisoft saranno le uniche montagne innevate che vedremo questo inverno), Steep sbarca arrembante su PS4, Xbox One e ovviamente PC nella propria forma finale, pronto a stupire il giocatore grazie ad un gameplay immediato e coinvolgente e, cosa da non sottovalutare, grazie ad un’infrastruttura multigiocatore in tempo reale dalle fortissime velleità social. La ricetta perfetta per un Natale frenetico? Indossate sciarpa, guanti e scarponi, che la nostra discesa ha ora inizio.

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Partiamo subito in quinta, levando ogni possibile dubbio sulla natura del prodotto Ubisoft Annecy: che cos’è Steep? Un ibrido, permetteteci il termine, tra simulazione e open world, che strizza l’occhio a veterani del genere quale il già citato SSX pur non esaltandone allo stesso modo la componente arcade e “caciarona”. Tradotto in parole povere, Steep mette da parte le acrobazione funamboliche contro la gravità, il totale disinteresse della fisica e la ricerca della spettacolarità da caduta di mascella in favore di un gameplay più realistico, più simulativo per l’appunto, basandosi su un motore fisico estremamente veritiero e capace di ricreare alla perfezione la dinamica acrobatica ponendo l’accento su quello che forse ne rappresenta l’aspetto più importante: la caduta. Il che, se ci pensate, è abbastanza scontato: la differenza tra un pubblico in visibilio e una notte d’urgenza in ortopedia la fa chiaramente l’atterraggio, sia esso su uno snowboard o un paio di sci. A piroettare sospesi nel vuoto siamo capaci un po’ tutti (videoludicamente parlando, per carità), e anche in Steep non vi saranno richiesti più di tre minuti per capire come divertirsi con capriole anteriori o posteriori, grab della tavola o altre amenità – ammettiamolo – dannatamente stilose. Il problema sta nell’atterraggio, tecnica suprema che richiederà tempismo, attenzione e un minimo di doverosa esperienza. Ma una volta padroneggiata a dovere (e una volta disattivata l’opzione “trick sicuri“, operazione necessaria ad avere il controllo totale del nostro alter ego senza il fastidioso giudizio della CPU) le soddisfazioni aumentano rapidamente.

Quattro sono le discipline presenti in Steep: sci, snowboard, tuta alare e parapendio. Le prime due rappresentano l’offerta più tradizionale del winter sport estremo, laddove basta un po’ di neve e il giusto trampolino naturale per dare il via allo spettacolo. Wingsuit e parapendio rappresentano invece i due estremi dell’offerta ludica: frenetica, entusiasmante, velocissima la prima (complice un world design, come vedremo a breve, ai limiti dell’inaspettato per uno studio giovane come quello di Annecy), nettamente più lenta, meno spettacolare e alla lunga ripetitiva la seconda. Poco male: Steep non richiede di padroneggiare al 100% ciascuna disciplina, nonostante l’esagerato numero di sfide tematiche che l’ernome mappa esplorabile metta a disposizione. Nessuno vieta infatti di specializzarsi in un cerchio ristretto delle quattro, dandoci dentro a volontà con l’esplorazione prima di mostrare la propria pasta nelle gare vere e proprie.

La ricetta perfetta per un Natale frenetico

Gare che, inutile dirlo, rappresentano il piatto forte del titolo Ubisoft: dall’intramontabile Time Attack al più fricchettone Only Trick (dove il punteggio viene determinato dalla bontà dei trick eseguiti), passando per le immancabili sfide a checkpoint, Steep offre una quantità di competizioni esagerata: competizioni che nell’arco di pochi minuti di gioco affollano all’inverosimile l’interessante mappa tridimensionale di gioco, una sorta di visuale area zoomabile a piacimento della vasta catena montana che andremo a solcare nei modi più disparati. Steep è un open world interamente sbloccato (al netto di alcune sfide, che saranno disponibili una volta raggiunto uno specifico livello) e totalmente esplorabile in lungo e in largo, sia in modalità solitaria sia – e soprattutto – nella variante “social” a più giocatori. L’anima sociale del titolo Ubisoft Annecy, del resto, era nota sin dal citato annuncio: sarà dunque possibile formare gruppetti di giocatori ed avventurarsi lungo le pendici delle numerose montagne disponibili, sfidarsi a suon di record sul tracciato, oppure dare vita a competizioni personalizzate andando a “ritoccare” gare già effettuate, aggiungendo magari vincoli di tempo o punteggio, e vedere chi riesce a fare meglio. Un always online persistente e ben strutturato, quello di Steep, che pur senza offire canoniche soluzioni “testa a testa” articola un’infrastruttura convincente e, soprattutto, divertente, capace di andare oltre alla semplicistica memorizzazione dei tempi/punteggi migliori.

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Contrariamente a quanto si possa pensare, tuttavia, l’esplorazione rappresenta uno dei pilastri principali del gameplay di Steep. Da un lato, come è facile intuire, l’esplorazione libera delle piste e delle discese offerte dalle Alpi ospitanti permette al giocatore di farsi un’idea meno approssimativa sugli ostacoli e sugli imprevisti che, di norma, intervengono in qualsiasi competizione. Memorizzare la posizione di staccionate o capanni di legno, così come di alberi o curve cieche a ridosso della nuda pietra, potrebbe regalare quel vantaggio in più quando il cronometro inizia a ticchettare e non c’è molto spazio per il ragionamento. Cosa più importante, tuttavia, è la possibilità di sbloccare nuove aree e nuove competizioni una volta identificati gli “entry point” relativi: non sarà così raro,nel mezzo di una discesa con tuta alare, di essere notificati della presenza di un punto di interesse nei paraggi. Basterà identificarlo, magari sfruttando il comodo binocolo in dotazione, e raggiungerlo nel modo che si preferisce (sì, anche a piedi, nonostante i tempi tendano ad allungarsi significativamente) per godere di un set di nuove sfide. O magari incappare nei cosiddetti Racconti della Montagna, l’equivalente di una “sceneggiatura” raccontata dalle voci dei monti stessi: voci che narreranno aneddoti, citeranno personaggi illustri ad alta quota o sveleranno curiosità solenni, mentre noi saremo impegnati a scendere nei modi più disparati cercando di portare a casa gli obiettivi proposti.

Steep, insomma, è un mix interessante di discipline, articolato al proprio interno da un ulteriore mix di esplorazione, adrenalina e capacità. Un prodotto interessante, che premia la pazienza e la dedizione del giocatore con un sistema di progressione ragionevolmente equilibrato ed equo: maggiore il risultato raggiunto, sia che si tratti di gare sia di semplici “achievements” da free rider (20 chilometri in volo, ad esempio, o massima velocità raggiunta con la wingsuit), maggiori saranno i punti ottenuti – grazie ai quali salire di livello, fino ad un cap massimo ad ora fissato a 25. Salire di livello non comporta un aumento delle skill del nostro alter ego, come normalmente saremmo indotti a pensare, ma sblocca nuove sfide in nuove località, oltre che “regalare” nuovi oggetti, capi d’abbigliamento sportivi griffati e strumentazioni varie.

Steep è un mix interessante di discipline, articolato al proprio interno da un ulteriore mix di esplorazione, adrenalina e capacità.

Tutti oggetti che, per dovere di cronaca, saranno comunque acquistabili investendo l’immancabile moneta di gioco, ottenuta esattamente come i punti esperienza divertendosi in acrobatiche scorribande in lungo e in largo tra queste cime innevate. Va sottolineato, tuttavia, come l’equipaggiamento prescelto, sia che si tratti di tute alari, sci o tavole da snow, non altera in alcun modo le skill di chi le indossa: in Steep le capacità sono esclusivamente quelle del giocatore, inalterate da qualsiasi altro fattore esterno o perk. Una scelta che da un lato sembra ridimensionare la natura stessa di sistema di progressione, limitandolo al solo scopo di “apripista” a sfide inizialmente precluse: dall’altro, tuttavia, apprezziamo l’accento dello sviluppatore sull’importanza delle capacità di chi gioca, nonostante esso comporti un tasso di trial&error destinato a divergere rapidamente. Del resto, la strada verso l’eccellenza è costellata da milioni di KO brutali su neve, alberi, ghiaccio o pietra: e solo l’allenamento può renderci sportivi estremi migliori.

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Da un punto di vista tecnologico, siamo rimasti tutto sommato stupiti da Steep. Della fisica convincente già vi abbiamo accennato: al netto di un sistema di ragdoll dei corpi nelle cadute alle volte un po’ “fantasioso”, il lavoro svolto dal team di sviluppo è comunque meritevole. Le inerzie dei corpi rappresentano assieme alla caduta la chiave del trick perfetto, e se gestite correttamente permetteranno al nostro alter ego di atterrare come si deve senza sprecare eccessiva stamina e, in virtù di questo, inanellare una seconda acrobazia per massimizzare il punteggio. Peggiore sarà la gestione del corpo nell’atterraggio e maggiore sarà il dispendio di “energia”, sino al rovinoso KO e ricaricamento della sequenza – a tal riguardo, i tempi di caricamento tra un retry e l’altro sono prossimi allo zero, altra tacca positiva a favore di Annecy. Dimenticatevi evoluzioni stellari alla SSX o alla Amped, a scanso di equivoci, ma gestire questa meccanica con la giusta cognizione di causa potrà aiutarvi a scalare rapidamente le classifiche e, cosa ancor più importante, a raggiungere rapidamente il level cap. Graficamente parlando, Steep è impressionante sotto numerosi punti di vista: la ricostruzione delle vette innevate è autentica e verosimile, così reale da lasciare di sasso. Le Alpi, si sa, regalano scorci da cartolina da qualsiasi parte le si guardi: e in questo Steep è maestro, regalando una discesa con tuta alare al tramonto o una gara di sci a notte fonda, illuminata dai led delle nostre tute. Steep è un ode alle montagne, tanto amate dal team di Annecy, e proprio per questo cura l’aspetto tecnologico con umilità, dedizione e attenzione, al fine di regalare e ricreare un’esperienza sì “virtuale”, ma quanto più vicina possa essere alla realtà alpina. Certo, la gioventù del team di sviluppo paga dazio in alcuni elementi “secondari”: dalla camminata dell’alter ego, spesso macchinosa, alla carenza poligonale di alberi o capanni, nell’enorme mondo esplorabile di Steep qualche piccolo neo si nota irrimediabilmente.

Steep ci ha divertito, regalandoci cartoline indimenticabili e momenti ad alto tasso di adrenalina

Nulla tuttavia di così drammatico al punto da inficiare un gameplay complessivamente convincente, reso ancora più “d’effetto” da una visuale in prima persona in perfetto stile GoPro (sponsor ufficiale, assieme a Red Bull, del titolo Ubisoft) capace di amplificare al massimo il senso di immersione e velocità mentre lambiamo la superfice della neve fresca. Peccato che, in tutto questo quadretto da Settimana Bianca perfetta, l’accompagnamento musicale lasci un po’ a desiderare: tolti un paio di brani più famosi, che non faticherete certo a ricordare già dopo poche note, il resto della colonna sonora non brilla certo per memorabilità o trasporto. Sia chiaro, non vi ritroverete mai a far un quintuplo salto mortale a bordo di uno snowboard con Last Christmas degli Wham in sottofondo: ma un minimo di “cattiveria” in più dalle musiche, a ben vedere, non avrebbe guastato. Così, giusto per gasarci meglio …

Conclusioni

Steep, un po’ a sorpresa, è stato per noi una piacevole scoperta. Le diffidenze iniziali del progetto principe di Ubisoft Annecy, legate essenzialmente ad alcune imperizie tecnologiche e ad un bilanciamento del gameplay inizialmente non troppo preciso, sono scivolate progressivamente via nel corso delle nostre intense prove. Quello di Ubisoft è un titolo divertente ed abbordabile, nonostante la presenza di numerose sfide particolarmente arcigne, capace di trasmettere un notevole senso di velocità e di garantire una buona spettacolarità, nonostante la propria matrice fisica estremamente realistica e la netta presa di distanza da capolavori puramente arcade quali SSX o Amped. Steep ci ha divertito, regalandoci cartoline indimenticabili e momenti ad alto tasso di adrenalina, soprattutto calandoci da mongolfiere a centinaia di metri d’altezza con la nostra fedele wingsuit: il tutto impreziosito da un colpo d’occhio evocativo e ben riuscito nel proprio complesso, al netto di qualche marginalità grafica non sempre all’altezza.

Steep, insomma, è un ottimo titolo per chiunque sia alla ricerca di un ragionevole simulatore di discipline invernali estreme. Resta un po’ di amaro in bocca per alcune scelte di design critiche, come l’assenza di un sistema effettivo di progressione legato al personaggio (e non, come in questo caso, alla location e alle sfide che essa offre) e un forte approccio trial&error, specie nelle sfide a punteggio. Nulla che la pratica non possa perfezionare, come ribadito più volte nel corso della nostra analisi, ma nulla è più soggettivo della forza di volontà di ciascun giocatore. Complice un sistema di re-load della sfida fulmineo, Steep non induce eccessiva frustrazione una volta stretto il pad tra le mani: al massimo rischia di annoiare un po’ quando siamo obbligati a muoverci con il parapendio, l’anello più debole del quartetto di discipline offerte. Ma, per nostra fortuna, esiste la tuta alare, e una volta indossata quella, il divertimento è garantito. A patto di avere abbastanza riflessi…

 

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