Stranger Things è la gallina dalle uova d’oro di Netflix, una serie originale che vale da sola il prezzo dell’abbonamento al vasto catalogo del colosso americano dell’intrattenimento. Un riuscitissimo (per chi scrive, s’intende) tributo agli anni 80, che tra citazioni grandi come case, un cast spettacolare tra volti nuovi e altri notissimi, una colonna sonora da urlo e un’innata abilità nel mescolare il tutto senza risultare stucchevole, sa coinvolgere milioni di spettatori senza, al contempo, reinventare alcunché.
Un vero fenomeno che tra merchandise e invasioni di altri media macina soldi e fama per l’opera dei Duffer Brothers. Potevano forse mancare i videogiochi? Dopo un modesto approccio al mobile gaming, Netflix ha coinvolto un team più strutturato (ma comunque sconosciuto), BonusXP, per un gioco sicuramente più ambizioso, che oltre ad Android e iOS approda su PC, Xbox One, PS4 e Nintendo Switch, richiede anche un prezzo di ingresso pari a quello delle classiche produzioni indipendenti di media grandezza (20 €). Basta però il nome illustre a garantirgli un successo anche sul nostro medium preferito? Non proprio.
Il suo problema non sta tanto nel gameplay estremamente scarno e abbastanza ripetitivo, che offre qualche soluzione indubbiamente interessante ma senza mai essere realmente incisivo: la Hawkins del telefilm è proposta in versione super-compressa, con alcune delle location più iconiche della terza stagione (ma anche di quelle precedenti) ricostruite quanto più fedelmente possibile, ed è esplorabile con una certa libertà (almeno per le singole location, tra le quali i personaggi si muovono tramite viaggio rapido). Ognuna di esse comprende un gran numero di location segrete che nascondono materiali, utili per il crafting di consumabili e “Orpelli” (power-up da equipaggiare che potenziano attacco, salute e così via), e collezionabili, accessibili attraverso l’utilizzo dei poteri speciali di ogni protagonista: Joyce impugna delle possenti tenaglie che le permettono di aprire dei cancelli sbarrati, Dustin è l’unico che può hackerare le porte (tramite un minigioco che richiede di premere a tempo una sequenza di tasti), Lucas può rompere i massi che bloccano la strada con le sue bombe, ad esempio.
Il suo problema non sta tanto nel gameplay estremamente scarno e abbastanza ripetitivo, che offre qualche soluzione indubbiamente interessante ma senza mai essere realmente incisivo
Se avete pazienza e non temete il backtracking (che sa rivelarsi però tedioso, alla lunga), ne avrete da fare tra le strade della città, anche mettendo temporaneamente in pausa le missioni della linea narrativa principale per dedicarvi ai piccoli compiti secondari (per lo più fetch quest assolutamente accessorie – come la Signora Wheeler che ci chiede di andare a comprare lo shampoo per… beh, se avete visto la stagione, sapete cosa -), riesplorando luoghi come la casa sperduta di Hopper, la Biblioteca, la periferia in cui vivono i protagonisti per godere di ogni chicca piazzata qua e là dagli sviluppatori. Il gioco, chiaramente, è fanservice allo stato puro, nel bene e nel male: nel male, soprattutto quando Stranger Things 3: The Game cerca di seguire pedissequamente gli eventi della terza stagione, dando però tanto, troppo per scontato, con salti temporali e narrativi in certi casi davvero troppo bruschi, al punto da renderlo incomprensibile per chi non ha visto interamente la terza stagione.
Ripropone fedelmente intere linee di dialogo, almeno quelle cruciali, ma la fedeltà si ferma di fatto lì, e l’unica licenza di peso che si prende realmente è quella di dare forzatamente un’impronta action all’avventura, piazzando in ogni angolo della città topi e bestioni russi da massacrare, anche dove assolutamente non necessari (al punto da sentire i personaggi scherzarci su in alcuni momenti), o trasformando personaggi chiave in boss fight.
È praticamente incomprensibile per chi non ha visto interamente la terza stagione
Anche gli enigmi, altrettanto innaturali ma giustificabili in un’avventura di stampo action che vuole proporsi come una sorta di via di mezzo tra quelle punta e clicca vecchio stile, per appagare i fan con qualche anno in più sulle spalle, e qualcosa di più “vitaminizzato” per i giovani giocatori/spettatori, in alcuni frangenti donano un tocco di profondità al tutto, ma in certi casi sono talmente criptici e confusi da fare il giro e lasciarsi risolvere solo con un approccio trial & error tedioso e svilente.
Quando funzionano, soprattutto quando sfruttano la presenza di una coppia di protagonisti (il secondo personaggio, che funge da supporto di quello principale in combattimento e può essere impersonato da un altro giocatore in carne ed ossa, o, in solitaria, scambiato in qualsiasi momento), o quando spronano a cercare indizi e a decifrarli, si lasciano anche apprezzare, ad esempio richiedendo di attivare una sequenza di interruttori mentre uno dei due deve schivare fasci di telecamere e orde di nemici. Nulla però in grado di lasciare realmente il segno.
Qui in basso trovate la nostra live: occhio a qualche (lieve) spoiler!
Stranger Things 3: The Game è un’avventura con delle buone idee mal sfruttate: la struttura semi-aperta e ai limiti del metroid-vania, con aree esplorabili solo dopo aver ottenuto l’accesso all’intero cast di personaggi (12, ognuno dotato di speciali abilità), oltre alla presenza di collezionabili ed enigmi, dona un tocco di profondità a quella che sarebbe altrimenti una sequela infinita di combattimenti piazzati forzatamente qua e là, che vanno a collegare tra loro gli eventi chiave della terza stagione di Stranger Things. Il problema è che anche la trama, fulcro del gioco, è troppo compressa, e dà troppo per scontato, risultando quasi incomprensibile a chi non ha visto la stagione. Se siete fan sfegatati e volete rivivere una versione diluita delle vicende della vostra serie TV preferita con un gioco abbastanza basilare che, al netto di difetti e di una scarsa varietà di situazioni proposte, sa comunque intrattenere per un discreto numero di ore, potrebbe fare al caso vostro. Altrimenti potete tranquillamente passare oltre. |
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