Once upon a time, in a galaxy far, far away… no, aspetta, mi sto confondendo! Tanto tempo fa, in un’era geologica remota in cui, per videogiocare, orde di ragazzini si recavano, a mo’ di pellegrinaggio (e a suon di duecento lire) in sala giochi o, per i più fortunati, a casa dell’amico danaroso, succedeva che i giochi fossero concentrati di pura giocabilità e che la grafica, pur al passo con i tempi, fosse un orpello sì essenziale ma non necessario. Ecco, ed è a questi tempi, ad un mai troppo lontano 1994, che dobbiamo recedere per ritrovare la terza incarnazione di Streets of Rage che vive, a distanza di ben ventisei anni, una nuova giovinezza grazie ad un quarto capitolo che promette botte, scintille e divertimento in salsa old-school.
Sì, perché il genere dei beat’em up, pur avendo ceduto il passo a picchiaduro tridimensionali molto più tattici ed accattivanti, non ha mai perso il fascino di un tempo, legato a doppio filo a capolavori come Double Dragon, Teenage Mutant Ninja Turtles, Fatal Fury e, per l’appunto, Streets of Rage, titoli i cui soli nomi fanno apparire sorrisi ebeti sul viso dei gamer più vintage. Un fascino in odore di nostalgia e giocabilità grazie al quale, al primo gettone inser…ahem, alla prima pressione del tasto Start sul controller Xbox (a proposito, lo trovate anche sul Game Pass, ndr), si è attivata, davanti ai miei occhi, una macchina del tempo capace di trasportarmi, senza colpo ferire ben ventisei anni indietro.
Botte, scintille e divertimento in salsa old-school
Per i meno avvezzi, Streets of Rage 4 può essere annoverato nel genere dei picchiaduro a scorrimento: particolarità di questa tipologia di giochi, rispetto ad illustri predecessori come Shinobi, è la possibilità di movimento verticale sullo schermo, feature che permette, se debitamente sfruttata, di evitare attacchi e di scegliere l’approccio migliore nei confronti del nemico di turno. Il feeling di gioco è assolutamente inalterato rispetto ai diretti predecessori, al punto che è possibile collegare un arcade stick e abilitare la modalità “tre tasti” al fine di ottenere una pedissequa fedeltà al coin-op originale.
Non sarà possibile parare ma, ciononostante, il gameplay non può essere annoverato in un semplice button mashing: un approccio tattico ad ogni singolo nemico, che va studiato per comprenderne appieno il pattern di movimenti e di mosse speciali, è necessario per poter completare il gioco già a livello “normale”. Nonostante una curva di apprendimento ben studiata, l’esperienza di gioco risulta essere provante, seppur mai frustrante. I livelli successivi, invece, “Difficile” e “Mania”, rappresenteranno una sfida hardcore per i giocatori più smaliziati e vogliosi di sfide arcade: a tal proposito, dopo aver completato con successo la prima run, verrà sbloccata la modalità (per l’appunto) “Arcade”, nella quale sarà necessario completare il gioco senza avere “gettoni aggiuntivi”, dovendosi dunque far bastare le cinque vite iniziali per aver ragione dei gemelli Y, figli di Mr X (il nemico sconfitto in Streets of Rage 3), rei di aver ordito un piano per soggiogare il mondo alla loro volontà.
Come avrete capito, la trama altro non è che un orpello narrativo per menare le mani e fermare il prurito sulle nocche: a tal scopo, citando palesemente Double Dragon, antesignano del genere dei beat’em up, sarà possibile affrontare uno stage “sfida” in cui, oltre a malmenare i poveri nemici di turno, potremo riempire di botte un nostro amico, in multiplayer locale o scelto da una lobby online. In aggiunta a tutto ciò, progredendo nel gioco, sarà possibile sbloccare le versioni dei personaggi viste nei precedenti SoR, a partire dall’Adam iperpixelloso di Streets of Rage 1 fino all’Axel cartoon-style visto nella terza iterazione del franchise: tutto ciò non si limiterà ad un semplice livellamento poligonale ma avremo, bensì, la possibilità di utilizzare gli stili di combattimento dei vecchi personaggi, diametralmente differenti da quelli attuali, sia per moveset che per attacchi speciali, estendendo ulteriormente la fruibilità e la rigiocabilità, già di suo elevatissima, di Streets of Rage 4. Per quel che riguarda il multiplayer locale, una volta finito l’isolamento di questi giorni, avrete la possibilità di giocare fino ad un massimo di quattro giocatori sulla stessa console.
Streets of Rage 4 è realizzato con cura maniacale
Graficamente, Streets of Rage 4 fa brillare gli occhi tanto per la pulizia dei fondali, quanto per la cura riposta nella realizzazione del modelli bidimensionali, tanto degli antagonisti, quanto dei nostri quattro alter ego (o almeno, di quelli disponibili ad inizio gioco), ciascuno dotato di sue peculiarità, moveset e stile. Alla stessa maniera l’impianto sonoro rappresenta un tuffo indietro ai tempi dei coin-op: temi mai fuori luogo accompagneranno ogni singolo colpo consegnato sul muso dei nostri antagonisti. Piccola perla, una delle tante, invero, ad impreziosire il comparto sonoro, la differenziazione degli effetti sonori dei personaggi “vintage”, mediante campionamento dei suoni originali dei vecchi episodi: piccoli attimi di godimento retrò per gamer più vetusti e pieni di esperienza.
Streets of Rage torna con il botto, con un quarto episodio a dir poco eclatante sotto ogni aspetto: giocabilità, impianto grafico e sonorità, uniti ad una rigiocabilità altamente sopra la media, ci consegnano un prodotto realizzato con cura maniacale e altrettanta attenzione nei confronti dei gamer old-school. Un atto di amore verso un genere oramai estinto, e così resuscitato nel pieno della sua forma, mediante un episodio che ci lascia con la voglia di vederne ancora, perché: “il beat’em up è morto, lunga vita al beat’em up”. |
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