Ci sono appuntamenti che aspetti a lungo, molto a lungo, che coltivi nella tua stanzina segreta mentre là fuori i non-nerd ti pigliamo saccevolmente per il culo e che, quando arrivano, riescono a cancellare dalla tua mente un lavoro terribile, uno stipendio da fame e una vita sociale che, un po’ per colpa tua, si avvicina sempre più a quella del compianto Polpo Paul. Per me, come immagino per molti di voi, quell’appuntamento è il lancio di una nuova console. E sì, insomma, che sia Febbraio, Giugno o il 18 Brumaio di colpo è già Natale, il mondo è meno insipido del solito e persino la tua prof di Chimica, quella magra col naso enorme e l’espressione da Freddy Krueger imbalsamato ti sembra una femmina. Non sai bene di quale specie vivente, ma è pur sempre un passo avanti.
Il Day One si avvicina e tu progressivamente ti trasformi in una cheerleader impazzita che disegna misteriosi cerchi sul calendario e che impesta i social network con scritte del tipo “-3“, “-2” o l’intramontabile “ommioddiocisiamoquasistanottenondormo -1 !!!!111!!” .
Poi quel giorno arriva e passi davvero la notte in bianco per fiondarti al mattino presto al negozio di fiducia, che nel tuo delirio di onnipotenza immagini ancora deserto visto che nessuno sul pianeta è così intelligente da aver pensato alla sveglia anticipata. Sfrecci per le strade contando i metri che ti separano dalla nuova piccolina di casa, pregusti già la sensazione delle tue dita appiccicose che sfiorano la sua raffinata scocca e, nei casi peggiori, ti immagini steso nudo su un copriletto di raso coperto soltanto di pad. Pad next-gen, mica quella “robaccia” current che nel tuo salotto si moltiplica come un fungo.
Ah, i videogiocatori. Che ci piaccia o no, siamo una razza piuttosto strana, un nugolo di bamboccioni che si esalta alla follia per il nuovo feticcio tecnologico di turno (ok, OUYA esclusa) disposti persino alla sofferenza fisica e psicologica – traducibile in code chilometriche all’ingresso dei negozi o a pre-order al buio quando la locuzione “data d’uscita” fa ancora scompisciare gli addetti al marketing – pur di placare quella sete che, da sempre, ci contraddistingue dalla restante massa di esseri umani. Umani che non sembrano capirci, e che sono rappresentati alla perfezione dal leggendario commesso di una catena non meglio precisata che alle 7 di mattina, con sigaretta rigorosamente incastrata tra i denti, osservando la fila enorme esclamò “Cosa cazzo ci fate qua davanti a ste ore, brutti rincoglioniti?“.
PlayStation 4 e Xbox One hanno compiuto un mese – almeno in terra italica – giusto da una manciata di giorni, vendendo come previsto uno sfacelo di console (con Sony in vantaggio, come Pachter e soci predissero già tempo addietro) per la gioia di quelle categorie classiche (genitori, fidanzate e mogli non giocatrici in primis) costrette ad un danaroso regalo di Natale anticipato, ovviamente impossibile da mantenere intatto sotto l’albero sino alla mattina del 25. Del resto, è come posare un wurstel sul naso di un cane che non mangia dal giorno prima: ringraziatelo se non vi ha staccato un paio di dita mentre ancora maneggiavate il salsicciotto (ehm…) .
Ma smaltita la sbornia iniziale, quella che ti incolla davanti allo schermo mettendo a dura prova reni e annesso impianto di smaltimento e che ti costringe moralmente a nutrirti su un divano con una sola mano (l’altra, ovviamente, stringe il pad) in tempi record da ridefinire il concetto di fast-food, vi sentite DAVVERO soddisfatti? Accendere PS4 o X1 alle 8 della sera e ritrovarsi alle 4.15 della mattina a maledire svariate cerchie angeliche, specie nei primi giorni, non è così impossibile: ma quanto è durata questa cosa malsana? E il celebre effetto “donna/armadio” tipico di una nuova console (per i meno esperti, quello della fanciulla che, osservando un armadio stracolmo di vestiti, afferma con innocenza “Diavolo, non ho proprio un cacchio da mettere stasera!“) dove lo mettiamo?
Evidentemente mi starò trasformando in un vecchietto rompicoglioni che rimprovera un cantiere (sì, sei old. NdDye), ma sto primo mese di next-gen m’è andato un po’ strettino. Il che, badate, non significa affatto che m’abbia fatto schifo: semplicemente, è stato meno esaltante di come me l’ero immaginato. Complice un E3 stellare con annunci in pompa magna, presentazioni pantagrueliche e dichiarazioni d’intenti che a confronto quella della prima guerra mondiale era il vagito di un neonato, le mie aspettative d’esordio per PS4 e X1 sembravano un film di Micheal Bay: esplosioni, esplosioni, un paio di battute, esplosioni e titoli di coda. Invece qualcosa è andato storto, e se il rinvio di titoloni della Madonna noto già da un paio di settimane (DriveClub e Watch_Dogs, giusto per citare due sciocchezzuole) un po’ me le aveva fatte girare, contare le NUOVE IP della NUOVA generazione è stata la proverbiale ciliegina sulla torta.
Dai, poche storie, se osserviamo i titoli delle neo-ammiraglie Sony e Microsoft la parola d’ordine è “old“: un nuovo FIFA, un nuovo Assassin’s Creed, un nuovo Need for Speed, un nuovo Just Dance, un nuovo NBA 2K (che, giusto per dire, è una figata di livello over 9000), un nuovo Cod e un nuovo Battlefield. Che poi, a dirsela davvero tutta, non sono manco troppo nuovi visto che, di riffa o di raffa, sono le riproposizioni in salsa next di titoli già disponibili nelle versioni current e salvo pochi casi, improvement grafico a parte sono esattamente lo stesso gioco visto su PS3 e Xbox 360. Ma allora, direte voi, chi sarebbe così cretino da spendere 400/500€ ora, per mettere mano a giochi si belli da vedere ma che, tutto sommato, anche in 720p fanno la loro porca figura? Suvvia, sciocchini, ci sono le esclusive e le nuove IP. E qui mi incazzo.
ll confronto del lancio di Xbox 360 (Perfect Dark Zero, Kameo: Elements Of Power, Dead Rising, Gears Of War) e di PlayStation 3 (Resistance, Motorstorm, Genji) con quello di X1 e PS4 è meno next di quanto sperassi. Anche allora c’erano giochi squisitamente del cazzo (Genji era orribile, siamo tutti d’accordo), nuove declinazioni di franchise ben avviati (Ridge Racer 7, Project Gotham Racing 3, Dead Or Alive 4) e multipiattaforma macina-palanche come Call of Duty o Oblivion, ma allo stesso tempo c’era qualcosa di inedito (e vincente, a posteriori) sotto l’orizzonte. E il lancio delle nuove ammiraglie? PS4, dal canto suo, offre un Killzone belloccio che puzza di vecchio lontano un miglio e un’IP completamente nuova, Knack che, volendo essere gentili è come quella ragazza che descrivereste come “un tipo” o “è tanto simpatica”. Ah già, e poi c’è Resogun, pubblicizzato con lo stesso coraggio con cui si sponsorizzerebbe la Preparazione H in orario di cena ma che, in realtà, è la cosa più figa che potessero inventarsi.
Da Richmond rilanciano con un buon Forza Motorsport 5 (che, tralasciando le fameliche microtransazioni, sta pigliando a sonori coppini Yamauchi e il suo GT6), con un modesto Dead Rising 3 (che se di bello prima aveva l’umorismo irriverente, ora manco più ce l’ha e pare essersi trasferito da quelli di The Walking Dead) e un Ryse: Son of Rome, unica new entry di casa Microsoft che offre sì una grafica da smascellarsi ma, in quanto a gameplay, non si discosta nemmeno molto dal classico Whac-A-Mole (non c’è il martello, ma sempre di pigiare come dei demoni qualcosa si tratta). Fighter Within lo ometto volontariamente dalla lista, non tanto per un’ancestrale diffidenza verso Kinect ma perchè, seriamente, è proprio un GdM. Un gioco di merda. (Alberto, hai forse bisogno di due spicci per andare al Lucca Comics?!? NdDye)
E quindi? Disfatta totale? Tragedia? Il peggiore inizio che ci si poteva immaginare? Beh, piano con il pessimismo. L’impegno c’è e le potenzialità non mancano: diciamo che manca un po’ di coraggio, di iniziativa, di volontà di rischiare, e laddove di potenza bruta e di capacità di calcolo se ne vendono tante al chilo, vedere un titolo che non finisca per un dannatissimo numero farebbe anche piacere. Che poi, ad essere proprio onesti, se siamo arrivati a Call of Duty 74, Battlefield MCMIX e Assassin’s Creed vattelappesca la colpa non è solo di quei farabutti dei reparti marketing o annessi brand manager, ma anche di noi giocatori, che di fronte alle telecamere non ci stancheremmo mai di dire quanto un gioco è “mainstream”, da niubbi o più semplicemente “un titolo sopravvalutato” ma poi una volta nelle nostre camerette beh, sappiamo tutti come va a finire…
Quindi sì, la next gen parte un po’ a diesel, e da quella marmittona catalitica di nuova fabbricazione, stanno uscendo dei rumori decisamente inconsueti, e non possiamo che sperare che sarà capace di regalare alla prova dei fatti delle soddisfazioni più significative. Soddisfazioni che sulla carta sembrano cosa certa, e chicche come Titanfall, Watch_Dogs o The Division, almeno stando a quanto visto sinora, dovrebbero avvalorare la nostra ipotesi. O quantomeno evitare alle nostre console di trasformarsi in costosi fermacarte.
In mezzo a tutto questo casino, tuttavia, ci stiamo dimenticando l’oste. Nintendo e il suo Wii U, il presunto fallimento su cui quasi nessuno avrebbe scommesso il famoso nichelino e che tra un insulto e una presa per il culo ha da poco spento la prima candelina. Ebbene, sarà il famoso miracolo di Natale, sarà che spendere 400 o 500€ così in fiducia non è sempre facile, specie coi tempi che corrono, sarà quello che vi pare, ma Wii U vende. Eccome se vende. Controllate i dati di vendita degli ultimi due mesi e dall’uscita di Super Mario 3D World. E non dite che è minestra evaporata: ok che c’è Mario, ma stiamo parlando del miglior gioco per la console di Iwata dopo Rayman Legends.
Surprise, motherfuckers? Beh, quasi… Se c’è una cosa che 25 anni e rotti di console mi hanno insegnato è che in quel di Nintendo per una che se ne indovina se ne mandano in vacca almeno il triplo. E vuoi perché al proprio destino non si sfugge, vuoi perché alle volte i markettari di Kyoto sembrano usciti da un’ovetto Kinder con gli occhi a mandorla, anche stavolta qualcosa doveva farmi incazzare. E non parlo dei mirabolanti annunci dell’ultimo Direct sui nuovi personaggi del nuovo Donkey Kong, che per quanto figo è ormai stato provato e riprovato più volte dagli addetti al settore e, a dirsela tutta, con questo popò di notizie rischia di sbomballarmele ancora prima di arrivare sugli scaffali. Parlo piuttosto di Zelda, del nuovo Zelda, quello che aspetto dal lancio della console, quello che all’E3 2011 ho visto coi miei occhi in veste di demo tecnica – e poi sparito nel limbo, quello che Miyamoto e Iwata continuano a promettere da eoni e puntualmente non se ne fa nulla. Ebbene, rullino i tamburi: è stato annunciato un nuovo Zelda per Wii U. Sviluppato da una joint venture tra Nintendo e Tecmo Koei. Basato sul gameplay della saga di Dinasty Warrior…. Non so a voi, ma a me pare un po’ come rigirare Shining con regia dei fratelli Vanzina e Massimo Boldi al posto di Jack Nicholson: già mi immagino la porta sfondata dall’accetta e un faccione da deficiente che fa ta-ta-ta-ta-tachicardiaaaa.
Nel tamarrissimo The Expendables 2 quel fustacchione di Jason Statham affermava spavaldo “Nothing beats the classic“, e questo primo mese di vita della nuova generazione (mi spiace Wii U, per te c’è una categoria apposita) difficilmente potrà essere riassunto in un modo migliore. Non ci resta che sperare in un 2014 più generoso, ricco e innovatore, magari con qualche nuova IP di caratura che non mi faccia rimpiangere il 3DO. O nel peggiore dei casi mi accontenterei anche del ritorno in pompa magna di Sasha Grey: quantomeno non perderei la vista per colpa dei videogiochi.
Nota a margine: l’ammasso di stronzate che avete appena terminato di leggere vorrebbe essere il mio saluto a Marco P., scomparso lo scorso 29 Dicembre a causa di un dannatissimo tumore. Oltre ad essere un grande amico e un musicista straordinario, Marco era un appassionato videogiocatore, e una manciata di settimane fa, prima che la malattia lo costringesse all’ultimo Calvario, parlai con lui della next-gen, delle nuove console e di come, così su due piedi, le aspettative che ci eravamo creati nei mesi dal post-E3 forse sarebbero andate ridimensionate. Quindi sì, le poche cose serie che avete letto poco fa, molto probabilmente le dovete a lui. Vecchio mio, questo è il mio arrivederci per il tuo nuovo, ultimo viaggio. Goditelo più che puoi, e per quanto possa essere meravigliosa la meta, non lo sarà mai quanto te. È stato un onore.
DeX
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