Quando Nintendo ha annunciato la re-release di Super Mario 3D World, uscito originariamente su Wii U, ne ero entusiasta. Super Mario 3D Land, per Nintendo 3DS, aveva dato il via ad una variazione stilistica e di gameplay del platform che univa perfettamente l’immediatezza del 2D con la complessità del 3D. In questo senso, l’episodio da poco riproposto su Nintendo Switch è un capolavoro, portando all’apice la sperimentazione e la qualità del level design della Grande N con il platform. L’idea di poterlo rigiocare su una console ibrida mi esaltava non poco: portatile e veloce, la piccola di Nintendo era il posto perfetto dove vivere a spizzichi e bocconi i minuziosi e rapidi livelli confezionati dagli sviluppatori.
Quando Nintendo ha annunciato Bowser’s Fury la scintilla non è scattata subito, non avevo ben compreso la natura di questa nuova veste platform 3D di Mario. Non è che non mi sia esaltato, anche perché con un Mario sayan e un Bowser gigantesco (e demoniaco) con un riff di chitarra dal sapore metal in sottofondo, è quasi impossibile non farlo.
Semplicemente dopo quell’annuncio era un po’ finita lì, avrei rimandato i miei giudizi a quando l’avrei giocato. Ora, qualche settimana dopo averlo fatto, posso dire con certezza che Bowser’s Fury non è solo una gradita aggiunta a quel pacchetto, ma anche il futuro che immagino (e auspico) per la serie. Nintendo, proprio come i gatti che figurano in questa nuova iterazione, è un’imprevedibile burlona. L’intelligenza e la sapienza dei suoi designer si palesa costantemente nelle idee che riversano nei loro giochi. Non a caso, è difficile trovare un Super Mario che non sia qualitativamente eccellente.
Potremmo dire che Super Mario Sunshine era un po’ troppo sperimentale e frettoloso, ma in ogni sua apparizione l’idraulico nostrano ha sempre innovato e rinfrescato il genere platform come noi lo conosciamo. Prendete Super Mario 3D World, per esempio: un’impostazione mutuata dalla versione 3DS, espansa e migliorata, con alcuni dei livelli più belli e divertenti degli ultimi anni. Veloce, diretto, essenziale: Super Mario 3D World è una gioia da vedere e da giocare. Un ottimo platform, senza se e senza ma.
Se lo inquadriamo in una visione d’insieme più ampia però, è di fatto un “greatest hits” di Mario. Una compilation di grande qualità di tutto ciò che Nintendo ha imparato e creato in questi 35 anni. Innovare, dopo 35 anni, non è scontato e può assumere forme differenti. Il concetto di innovazione viene spesso declinato come distruttivo, d’impatto. Un cambio di paradigma tale da sconvolgere il pubblico e cambiare le sue concezioni preesistenti.
Super Mario Bowser’s Fury però innova in un altro modo, raccogliendo a sé tutto ciò che ha reso grande la storia platform dei Mario 3D. Lo fa con saggezza e dove serve, senza strafare. Ne ripensa gli spazi e i tempi, proprio come ha fatto Breath of the Wild per la saga di The Legend of Zelda. Forse il paragone potrò sembrare azzardato, non importa.
Nella mia ricerca dei 100 Solegatti di Bowser’s Fury, ho scorrazzato per la grande mappa di gioco con grande piacere. Mi spostavo liberamente, senza interruzioni, a bordo della fidata Plessie. Questo pienotto dinosauro è il nostro accompagnatore di fiducia per tutta l’avventura, permettendoci di cavalcarlo e di spostarci così sul mare tra le varie isolette. La struttura di Bowser’s Fury non è poi così dissimile da un Sunshine o dal più recente Galaxy. Ogni sezione ha le sue sfide e le sue stelle da raccogliere (i Solegatti, in questo caso).
Il futuro di Mario è questo, la quintessenza del level design di Nintendo declinata su nuovi spazi
La differenza sostanziale consiste nei livelli, non più chiusi in compartimenti stagni, ma uniti da un mondo che funge da HUB. Un po’ come in Super Mario Galaxy, dove ogni pianeta aveva le sue variazioni a seconda della stella che si voleva raccogliere. Una volta fatto si ritornava all’Osservatorio di Rosalinda, soddisfatti della propria impresa e pronti alla prossima.
Lo stesso 3D World è molto classico in questo senso, con ogni livello separato dal precedente con la classica divisione a mondi propria dei capitoli originali. Sono esperienze frammentate, classiche, appunto, e figlie di una fruizione del platform oramai assodata anche tra il grande pubblico.
Ma Bowser’s Fury è diverso. Come dicevo, si spoglia di queste “sovrastrutture” e porta Super Mario in una concezione quasi open world del platform. Una mappa, con vari punti d’interesse segnalati sopra. Degli Archi a forma di gatto sanciscono l’ingresso in un “livello”, con la presenza dei Solegatti segnalata con chiarezza da precisi indicatori su schermo. Ogni sezione ne contiene diversi, ma nulla mi vieta di abbandonare l’area, saltare su Plessie e andarne a cercare altrove. Basta qualche secondo e ci si ritrova subito in un altro livello completamente differente dal precedente con le sue sfide e i suoi Solegatti da trovare.
Da un’area si passa all’altra con una facilità disarmante, con il gioco che presenta nuovi Solegatti da trovare a seconda dei propri progressi. Nuovi nemici, nuove sezioni e altre variazioni nel level design si palesano davanti agli occhi del giocatore come una sorpresa, senza essere preannunciati. Veloce, privo di caricamenti. Tutta l’esperienza platform 3D di Super Mario è lì e avviene contemporaneamente intorno al fruitore. Tutto quello che facevano Super Mario 64, Sunshine e Galaxy viene qui condensato in un’unica, perfetta formula.
Dopo ore di gioco, mi rendo conto che non riesco a staccarmici. Bowser’s Fury scorre con così tanta fluidità che è difficile segnare un confine, dire “un altro livello e poi basta”. Tutto è lì a portata di salto, e non c’è caricamento che tenga. Il futuro di Mario è questo, la quintessenza del level design di Nintendo declinata su nuovi spazi. Con tempi diversi, che abbracciano altri generi per portare il platform 3D su nuovi livelli.
Solo Nintendo può farlo con questa classe e con questa naturalezza. Super Mario Bowser’s Fury è il futuro di Mario, o almeno quello che vorrei io.
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