Da che mondo è mondo, l’annuncio di un nuovo Super Mario è uno di quegli avvenimenti mediatici così eclatanti da riuscire a dividere il pubblico come niente altro prima: gli affezionati Nintendo da un lato, estasiati dall’arrivo di un nuovo capitolo delle avventure del leggendario idraulico, i detrattori del più longevo platform di sempre dall’altro, incapaci – o, spesso, disinteressati – di scorgere innovazioni significative nelle meccaniche di un’ennesima iterazione dall’altisonante nomea. Super Mario Odyssey, l’attesissimo esordio neo-generazionale dell’icona del colosso di Kyoto sulla fortunata Switch, vanta sicuramente un merito speciale nella lunga lista di menzioni d’onore che, nelle prossime migliaia di caratteri, andremo a stilare: la capacità di mettere tutti unanimemente d’accordo già dopo pochi secondi di trailer sul fatto che, al titolo in arrivo il prossimo 27 ottobre, il destino avrebbe riservato un comodo scranno nell’Olimpo del videogioco. Un destino legato ad un fascino pluri-trentennale, questo è sicuro, ma anche alla capacità di reinventarsi e di riscrivere le proprie regole in quello che forse è uno dei periodi più difficili nell’intera storia della Grande N – il fallimentare disastro di Wii U e la necessità impellente di rialzare la testa e guadagnare nuovamente la fiducia di milioni di giocatori con Switch. Sì, perché nell’apoteosi ludica di Super Mario Odyssey è difficile, se non impossibile, non scorgere quel germe di rivoluzione che anni or sono ha consacrato gemme del calibro di Mario 64 e, più in là, Mario Galaxy: tradizione, certo, ma anche un coraggio da leoni nel riscrivere quasi da capo le “regole del gioco”, in una stupefacente ricerca dell’unicità e di quel “Nintendo Style” che da decenni affascina intere platee.
In questi mesi che ci hanno separato dall’annuncio del titolo al provare un codice definitivo del nuovo capolavoro Nintendo, non lo nascondiamo, abbiamo vissuto emozioni contrastanti su cosa avrebbe potuto essere Super Mario Odyssey: un capolavoro annunciato, certo, ma anche un potenziale passo più lungo della gamba, forse, un tentativo esasperato di rinnovarsi rischiando tuttavia di perdere quel focus e quel lore che ci avevano fatto innamorare, a suo tempo, dell’eterno triangolo amoroso tra Mario, Bowser e Peach. Dopo esserci avventurati a bordo della Odyssey nell’ultima settimana in compagnia di quel Cappy – che tutto è tranne che un semplice cappello “trasformista” con gli occhioni sgranati, dopo aver vagato per una dozzina abbondante di universi meravigliosi popolati da vecchie conoscenze e nuove creature e, non ultima, dopo aver sventato il matrimonio più improbabile della storia di questo medium, possiamo dirvi con assoluta certezza un paio di cose: che Super Mario Odyssey è un maledetto capolavoro, che Nintendo ha ritrovato con Switch quel suo storico tocco da Maestro e che, foste anche voi in possesso della nuova ammiraglia di Mamma N, non fareste errore peggiore a lasciarvi sfuggire questa nuova iterazione del franchise.
Che le avventure di Mario & Co. non siano certo dei romanzi di Grisham, a ben vedere, è cosa nota a tutti da grossomodo una mezza dozzina di generazioni: qualcosa di riassumibile nel costante trittico “la Bella, il Buono e il Cattivo” impegnati rispettivamente la prima nel farsi rapire nei modi più assurdi ed esilaranti dal terzo, con il secondo pronto a galoppare per una buona miriade di pianeti, mondi o livelli vari per salvare l’amata dalle unghiate grinfie nemiche. Super Mario Odyssey, in estrema sintesi, non sfugge a questa frettolosa sinossi: Bowser ha rapito Peach, sequestrandola a bordo della propria armatissima nave da guerra volante, e punta dritto dritto alla Luna per convolare a gioiose nozze. Ma lo spazio non è abbastanza grande per evitare Mario, deciso più che mai a salvare la sempre impeccabile principessa dal fatale sodalizio regalando, nel mentre, quel giusto mix di legnate sulla capoccia dell’eterno rivale: qualcosa va tuttavia storto, e a questo giro a ricevere legnate è proprio il nostro amatissimo che, dopo aver svolazzato per un po’ nello spazio, si ritrova disteso nelle sabbiose terre del Cap Kingdom. Tutto finito? Impossibile, quando a muoversi è un buffo omuncolo dagli enormi baffi. E quando tutto sembra perso ecco che appare Cappy, abitante di questo insolito regno anch’esso avente un enorme conto aperto con Bowser – reo di aver rapito Tiara, la sua amata, e averla “costretta” alla testa di Peach sotto forma di corona nuziale: giusto il tempo di arrivare alla Odyssey allora, unica navicella – alquanto sgangherata – sopravvissuta all’invasione dell’esercito di Bowser, e partire alla volta della vendetta. La caccia a Bowser è aperta, e le sorprese – questa volta proprio per quest’ultimo – non mancheranno di certo.
Già da questa veloce introduzione dovreste avere intuito come, nell’intera economia di Super Mario Odyssey, il simpatico Cappy ne rappresenti la new entry fondamentale. Non solo un “nuovo personaggio”, controllabile – come vedremo a breve – da un secondo giocatore nell’apposita modalità coop, ma un vero e proprio twist al gameplay che ne amplifica in modo drammatico profondità e varietà, alternandosi in modo encomiabile tra prezioso dispensatore di consigli, arma a distanza (o utile tool per raccogliere monete sospese nel vuoto), trampolino per effettuare salti speciali in corsa e, non certo ultimo, lasciapassare per la geniale meccanica di Cap-ture. Questo perché, in Super Mario Odyssey, potremo prendere il controllo di un numero esorbitante di nemici/creature, utilizzando Cappy come “veicolo” per teletrasportarci all’interno dell’altrui corpo. Stiamo parlando di trasformazioni in Goomba, DryBone o altre figure note dall’alba dei tempi al fandom di Mario, ma anche in altre creature inedite appartenenti alle file nemiche o in NPC secondari, come un enorme T-Rex o un piccolo Pterodattilo in grado di planare da ragionevoli altezze, le cui abilità potranno essere di volta in volta necessarie alla progressione o utili a stanare location e Lune segrete.
Super Mario Odyssey è un maledetto capolavoro
Semplicissima in termini concettuali, l’idea alla base del Cap-ture si dimostra una autentica genialata in termini di gameplay, laddove unita ad un level design esemplare apre spazio a nuove possibilità, inedite soluzioni di gioco o, più in generale, a sezioni più o meno complicate che ci permettono di vivere l’avventura di Mario da un punto di vista completamente innovativo. Basti pensare alle sequenze in cui dovremo impilare Goomba uno sopra l’altro per raggiungere piattaforme troppo elevate (o, in alcuni casi, per fare colpo sulla timida Goomba-fanciulla che premierà le nostre advance con una tanto agognata Luna), a quelle in cui controlleremo un Torcibruco baffuto con Cappy in testa allungandoci sul vuoto, spostandoci in sicurezza da una piattaforma all’altra, o ad altre in cui ci trasformeremo in autentici carri armati per farci strada, tra nemici e ostacoli ambientali, a suon di cannonate. Quelle appena elencate sono soltanto alcune delle possibilità offerte da Super Mario Odyssey: possibilità che, lo ribadiamo, aumentano esponenzialmente più ci si addentra nella quindicina di scenari di cui si compone questa meravigliosa avventura, e che di volta in volta costringono il giocatore a trovare una soluzione laterale, decisamente più brillante e divertente, del tradizionale avanzamento su piattaforme.
In determinate situazioni sarà proprio il level design a suggerirci la necessità di ricorrere al Cap-ture per procedere, ma in molte altre (e fidatevi, stiamo parlando di qualcosa dell’ordine del centinaio) sarà compito del giocatore esplorare la location, analizzarne alcuni dettagli all’apparenza marginali e far scintillare quella specifica sinapsi che permette di collegare una piattaforma erroneamente ritenuta inutile alle skill speciali di una determinata creatura. E allora via, spazio all’intuizione e all’esplorazione di quei magnifici mondi tratteggiati dalle penne di Nintendo: mondi davvero open, esplorabili in lungo e in largo nei propri dettagli alla ricerca di location segrete, di enigmi particolari, di “esperienze” laterali all’avventura principale che, se portate a termine, si traducono in un premio lunare per il nostro alter ego. Ancora una volta, è impossibile (e per certi versi inutile) stillare un’intera lista delle attività fruttuose di Super Mario Odyssey: ci sono gli enigmi della Sfinge (una sola chance di rispondere correttamente ad una domanda, per accedere ad uno scenario speciale), i mini-razzi, le sfide di Marcia in compagnia di Koopa o persino la possibilità di staccare un paio di minuti e dedicarsi alla pesca grossa in compagnia di Lakitu. Il tutto senza dimenticare le mappe del tesoro, che ci indicheranno la posizione (accompagnata da una vibrazione crescente) ove è sotterrata una Luna, le sfide alla “Slot Machine” secondo Cappy, le gare a tempo (dovremo raccogliere un numero variabile di note musicali entro un certo limite, la raccolta delle mini Lune nascoste sadicamente all’interno dello scenario oppure sfruttare delle piattaforme temporanee per raggiungere una Luna sospesa e normalmente irraggiungibile) e un paio d’altre attività simpatiche, che lasceremo a voi scoprire dedicando il giusto tempo a ciascuno scenario – diciamo che, doveste vedere in lontananza Toad o un pappagallo insolitamente tranquillo, fareste bene a scambiare due chiacchiere.
Tocca dunque spendere due parole sulle Lune, obiettivo primario di Mario e Cappy per poter progredire nell’avventura principale e approdare allo scenario successivo. Queste pietre preziose rappresentano infatti la “merce di scambio” imprescindibile per poter riparare di volta in volta la Odyssey, garantendole la potenza necessaria a salpare dallo scenario corrente ed avventurarsi nello spazio sino alla location seguente. Come trovarle è ragionevolmente facile, visto che basterà semplicemente guardarsi attorno per scorgere in lontananza la sagoma dell’agognata Luna: raccoglierle, come prevedibile, è tutta un’altra storia, laddove al netto di quelle elargite dalla stessa progressione nell’avventura (come ad esempio le MultiLune, una sorta di casco di banane lunare contenente tre preziosi gingilli e, di norma, ottenute come premio per aver abbattuto un boss), riuscire a raccoglierle tutte si configura da subito come un’impresa titanica. Ciascun livello offre infatti un cap minimo per riattivare la Odyssey, tutto sommato gentile e facilmente raggiungibile anche ad una run veloce: è tuttavia impressionante scoprire come, dopo averne raccolte una buona ventina girando in lungo e in largo per ogni angolo dello scenario, ve ne siano altrettante sfuggite incredibilmente al nostro sguardo. Qualcosa come trenta, quaranta o persino quasi cinquanta Lune dall’interno della medesima location: un numero assurdo, che si traduce in un coefficiente di longevità (e rigiocabilità) ai limiti dell’impressionante per tutti quei giocatori votati al perfezionismo – il tutto senza dimenticare la tradizione Nintendo, che è solita premiare in modo memorabile chiunque ambisca e raggiunga il perfect score.
Al netto dei consigli di Toad, che alla modica cifra di 50 monete sarà ben lieto di confidarci la posizione di una data Luna mancante, l’unico modo per raggiungere l’Olimpo in Super Mario Odyssey è reiterare quanto già accennato soltanto un paio di paragrafi fa: esplorare attentamente lo scenario, studiare le creature che lo popolano e i rispettivi pattern di movimento, pensare in modo “obliquo” a quale skill potrebbe servire per compiere una determinata azione. O, cosa non certo trascurabile, ascoltare le richieste degli strani abitanti di quei posti idilliaci: chi ha bisogno di qualche seme, chi di un ingrediente speciale per la propria minestra… C’è una pletora di attività collaterali in Super Mario Odyssey da far girare rapidamente la testa: ed è difficile, se non impossibile, non ritrovarsi invischiati in quel letale meccanismo di ricerca forsennata della prossima Luna, rimandando l’appuntamento con Bowser e Peach di un paio d’ore soltanto per placare quella sete incalzante di collezione lunare. Qualcosa che non provavamo da lungo tempo, specie nel contesto del platform tridimensionale, e che nella nuova opera di Nintendo si traduce in una necessità impellente a cui è sempre più difficile rinunciare. Alcune, all’apparenza impossibili, saranno ottenibili sfruttando opportunamente degli appositi dipinti che fungono da teletrasporto: altre, invece, richiederanno di compiere determinate azioni nell’avventura principale (come, ad esempio, lo scioglimento di una distesa di ghiacci) o il superamento di divertenti minigame speciali. Sappiate, prima di impazzire, che non tutto sarà “a portata di mano” da subito: a buon intenditor poche parole, lasciamo ancora a voi il piacere della scoperta.
In una sola parola, epico
Quella delle Lune non esaurisce comunque l’affare “collezionabili” di Super Mario Odyssey: non possono certo mancare le monete, suddivise questa volta in due tipologie distinte. Le prime, quelle tradizionali, permetteranno al giocatore non solo di fare acquisti disparati in appositi negozi (per mettere le mani su abiti “standard”, Cuori o Lune), ma permetteranno a Mario di tornare in vita – dopo uno dei frequenti game over – ad un ragionevole costo di dieci pezzi d’oro. Le seconde, “speciali”, saranno invece identificative per ciascuno scenario e, presenti in un numero fisso, permetteranno di accedere ad una specifica sezione del Crazy Cap Shop dove acquistare souvenir e cartoline tematiche, ma anche una coppia di abiti in tema con la location corrente. Qualcosa come poncho e sombrero nelle aride lande di Tostarena, un tipico abbigliamento da eschimese nelle terre ghiacciate, un meraviglioso gessato con cappello abbinato lungo le strade di New Donk City o vesti da samurai tradizionale, per affrontare al meglio i combattimenti nel famigerato castello di Bowser e soci. Trattasi per lo più di “spese” di carattere estetico (vedere Mario che sfreccia indossando soltanto un paio di boxer e un cappello, in effetti, è un’immagine che difficilmente avremmo pensato di vedere dopo 30 anni di onorata attività), anche se i giocatori più attenti non faticheranno a notare particolari porte chiuse a chiave e pattugliate da NPC “insoliti”, decisi a lasciarci passare solo se riusciremo a superare specifici criteri modalioli.
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Nella magnificenza delle tre dimensioni di Super Mario Odyssey, tuttavia, c’è spazio anche per il passato – un passato reso vivo da delle meravigliose sequenze a due dimensioni, accessibili tramiti appositi tubi, che catapultano un Mario più piatto del solito su pareti, pavimenti o addirittura in pareti di carta di riso: l’autocitazionismo di Nintendo in questi frangenti è palese, ma è impossibile negare il fascino di questi brevi passaggi, estremamente abili nel nascondere al proprio interno Lune o monete speciali in anfratti normalmente invisibili – ma che possono essere invece raggiunti con un salto opportuno al momento giusto, a patto di avere un minimo di tempismo e di intuito. A fare la differenza in questo nuovo capitolo di Mario e soci è proprio il sistema di controllo, pensato e progettato appositamente abbracciando le peculiarità dell’hardware Nintendo e, proprio per questo, capaci di restituire un feel e un’immedesimazione davvero convincenti per tutto il playthrough. Compatibile con tutti gli schemi di controllo disponibili su Switch, Super Mario Odyssey regala il proprio meglio impugnando distintamente ciascun Joycon: da un lato perché la vibrazione, sfruttata con estrema intelligenza sia nelle fasi combat sia in quelle esplorative, raggiunge il proprio picco in questa configurazione, sia e soprattutto perché essa permetterà di ricorrere a mosse speciali altrimenti non disponibili. Qualcosa come il lancio automatico di Cappy, ad esempio, grazie a cui colpire il nemico più vicino semplicemente inclinando rapidamente ambo i Joycon nella stessa direzione, il lancio circolare – ideale per eliminare in un sol colpo più nemici intenti ad accerchiarci, o una ulteriore variante potenziata “scagliando” i controller verso il basso. Potremo salire più rapidamente lungo alberi o altri appigli agitando ripetutamente i due controller, o svolgere un’ulteriore pletora di azioni collaterali sfruttando gli accelerometri e il rumble dei due Joycon Nintendo: si tratta di attività non certo imprescindibili – a cui saremo inesorabilmente costretti a rinunciare qualora optassimo per la sensazionale modalità portatile, ma la loro presenza rende indubbiamente più immediata e coinvolgente la gestione della new entry Cappy.
Se dunque sotto il punto di vista del gameplay, ereditato indiscutibilmente dai fasti di Mario 64 ma ampliato all’inverosimile dall’introduzione di Cappy, possiamo ritenerci estremamente soddisfatti, l’introduzione di una nuova modalità cooperativa drop-in/drop-out per due persone va a configurarsi come la ciliegina su quella torta che da lungo tempo aspettavamo di assaggiare. Super Mario Odyssey è interamente giocabile da due giocatori, il primo nei panni di Mario e il secondo in quelli di Cappy, che sarà libero di muoversi in modo indipendente in un intorno ragionevolmente circoscritto del nostro coraggioso idraulico. Cappy potrà attaccare nemici, attivare interruttori, interagire con altri elementi dell’ambiente o, nel caso di nemici specifici (come la Pianta Piranha che sputa veleno) ripulire il suolo da eventuali minacce a cui Mario è particolarmente sensibile – dando così vita ad un binomio particolarmente efficace, soprattutto in occasione di un paio di boss fight. Mario avrà ancora la possibilità di lanciare Cappy a propria discrezione (anche solo per salvarsi da una minaccia improvvisa), anche se sarà bene tenere a mente la distanza che intercorre tra i due protagonisti per evitare trapassi fastidiosi. Immediata e divertente, abbiamo trovato questa modalità per due giocatori un’aggiunta estremamente interessante, in grado addirittura di semplificare alcuni passaggi più fastidiosi per i giocatori meno avvezzi alle piattaforme e, in un paio di circostanze, decisamente comoda per velocizzare la ricerca delle Lune rimaste.
La quintessenza del platform a tre dimensioni
Chiudiamo questa lunghissima disamina su Super Mario Odyssey spendendo un paragrafo sul comparto tecnico del titolo Nintendo, che si conferma di assoluta eccellenza tanto in modalità TV quanto, e non senza un pizzico di stupore, nella strepitosa modalità portatile. Da qualsiasi parte lo si guardi Odyssey è un tripudio di colori e dettagli, con un charachter design sensazionale che pesca a piene mani dal bacino collettore di Mamma N ma non si pone limiti, introducendo nuove figure, nuovi personaggi, nuovi nemici esilaranti (come la famiglia dei Brooders, i boss conigli che badano al corretto svolgimento del matrimonio di Bowser) in un contesto complessivo che davvero, merita la stessa attenzione di un’opera d’arte. Scanzonato, vivo, in costante brulicare, Super Mario Odyssey è una gioia per gli occhi, con una resa visiva impressionante per tutto il playthrough e un level design, per l’ennesima volta, destinato a divenire paradigma per un buon paio di generazioni a venire: un open world miniaturizzato e suddiviso in una quindicina di scenari traboccanti segreti, aree nascoste, piccole trovate geniali in grado di arricchirne ulteriormente il gameplay. Giocato in portatile, pur dovendo rinunciare ai comandi speciali dei due Joycon, Super Mario Odyssey è un fuoriclasse di assoluto prestigio, con una resa grafica impressionante che poco ha da invidiare alla controparte “televisiva” (se non un paio di cali di frame rate appena accennati, ma stiamo davvero cercando il pelo nell’uovo). Una direzione artistica semplicemente esemplare, corroborata appieno da una colonna sonora destinata a tormentarvi anche nel sonno e da un impianto di FX che, inutile sottolinearlo, testimonia l’eccellenza di Nintendo quando è ora di scendere in campo con le proprie icone. In una sola parola, epico: proprio come il nome dell’opera di Omero che campeggia nel titolo…
C’è solo un modo per definire un titolo del calibro di Super Mario Odyssey: capolavoro. L’ultima avventura dell’idraulico di Nintendo è la quintessenza del platform a tre dimensioni, la summa più pura ed esemplare di un genere in cui il colosso di Kyoto detta legge da sempre ma che, a distanza di tre decenni, riesce ancora a reinventarsi nelle proprie meccaniche portanti, a rivoluzionarsi, a trovare un’identità e una profondità ludica che difficilmente avremmo potuto immaginare. Divertente, appassionante, sensazionale: il nuovo binomio composto da Mario e Cappy funziona che è una meraviglia, concretizzandosi in un gameplay pluriforme in grado di soddisfare appieno tanto gli amanti irriducibili delle piattaforme quanto chi si avvicini a questo genere mai domo, incuriosito dal carisma di questo intramontabile protagonista. Super Mario Odyssey mette d’accordo tutti, dimostrandosi campione di giocabilità e, cosa non da poco, di rigiocabilità, con un “endgame” destinato ad occuparvi un quantitativo sensazionale di ore, alla ricerca delle ultime (e fidatevi, non saranno poche) Lune e delle aree ancora inesplorate. Inutile soffermarsi su concetti come longevità e durata della “campagna” (abbiamo raggiunto i credits in una decina di ore circa, sfiorando a malapena il 40% dei collezionabili disponibili), alla luce di quanto appena detto: Super Mario Odyssey è una costante e meravigliosa scoperta, figlia di un level design magistrale: l’eredità del rivoluzionario Mario 64 si vede lontana un miglio, ma Odyssey ne amplifica meccaniche e potenzialità, regalando al giocatore una serie divergente di possibilità, di Cap-ture, di “esercizi mentali” per sfruttare il proprio intuito e, non senza un pizzico di ostinazione, per mettere le mani sull’ennesimo prezioso collezionabile. Una spietata macchina divora-tempo in grado di annullare ogni vostra velleità sociale – destinata a finire inesorabilmente in secondo piano, di fronte all’importanza della nostra missione principale: sventare il matrimonio del secolo, saltando da un pianeta all’altro della galassia. E ok, per certi versi sarà l’ennesimo salvataggio della bella dalle fauci dell’eterno rivale: ma mai come questa volta ne valeva la pena. L’Odyssey è pronta a salpare per uno dei viaggi più memorabili di questo 2017 – e, probabilmente, dell’intera attuale generazione di Nintendo: voi sapete già cosa fare. |