Super Stardust Ultra VR – Recensione

Ogni nuova tecnologia porta con sé nuove idee, ma in una industry che tende a ripetere e citare se stessa di continuo come quella videoludica, affidarsi all’usato garantito è una pratica all’ordine del giorno. Quasi ogni lancio di una console Sony, negli ultimi 10 anni, è stato accompagnato da una riproposizione in versione più pulita e rifinita dello storico Super Stardust, ad opera dell’ottimo team finlandese Housemarque (che dobbiamo ringraziare, tra i tanti, per due vere perle, Resogun ed Alienation), ci avete fatto caso? Per scaramanzia, per la semplicità di programmazione, per il suo divertimento senza fronzoli: i possibili motivi sono molteplici. Ma una cosa è certa: nemmeno PlayStation VR è scampato al “rito propiziatorio”.

Super Stardust Ultra VR altri non è che una riedizione powered by Realtà Virtuale del Super Stardust Ultra apparso lo scorso febbraio su PS4. Il team incaricato dell’approdo su VR della storica IP di Housemarque è ancora una volta d3t Ltd, lo stesso che l’ha traghettata su next-gen. Peccato però che questa volta non sia andato tutto liscio come l’olio.

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Sia chiaro: il gioco di fondo resta sempre quello. Semplice, divertente, immediato, tosto al punto giusto, e scevro da qualsiasi elemento che possa interporsi tra il giocatore e il puro piacere di sgombrare la testa per qualche minuto. È sempre quel twin-stick shooter frenetico di un tempo, che ci vede spazzar via dalla faccia del pianeta (5 in totale) asteroidi, mine impazzite, vermi verdi e invasori alieni di ogni sorta utilizzando la levetta sinistra per sfrecciare, roteare e “pattinare” sulla sua superficie sferica, e quella destra per sparare all’impazzata con 3 diverse tipologie di armi, ognuna studiata per risultare più efficace contro particolari materiali, dal “rompighiaccio” alle fiamme che sciolgono l’oro.

Ma anche asfaltare qualsiasi cosa si trovi sul nostro percorso schizzando via con il turbo attivato, oppure far detonare una bomba e districarci da una situazione poco piacevole in cui le vie di fuga sono ridotte al minimo. Insomma, l’obiettivo è sopravvivere il più a lungo possibile, ed eliminare ogni traccia aliena, con lo scopo di sbloccare nuovi pianeti, potenziare man mano le armi (grazie a bonus e power up), e di scalare le classifiche mondiali a suon di moltiplicatori e punteggi stellari.

Sia chiaro: il gioco di fondo resta sempre quello. Semplice, divertente, immediato, tosto al punto giusto

Tante le modalità proposte, tutte in realtà molto simili tra loro, legate più che altro a particolari condizioni studiate per complicare la vita al giocatore: dalle ondate casuali di Senza Fine alle limitazioni imposte in Bombardiere e Impatto, in cui, sprovvisti delle canoniche armi, si dovrà fermare l’invasione di creature e rocce armati di sole bombe, o solo turbo. In Barricata, lascerete una scia di rocce che ridurranno la dimensione della superficie percorribile, in quanto al contatto con loro esploderete (e lo stesso vale per qualsiasi modalità e con qualsiasi elemento su schermo).

C’è persino una modalità perfetta per gli streamer, Streaming Interattivo, che permette agli spettatori di aiutare (o infastidire) il povero malcapitato che deciderà di imbarcarsi in questa impresa. Insomma, tutte soluzioni con cui mettersi alla prova una volta smaltita la modalità Arcade, perfette per i giocatori più hardcore, pronti a divorare una fase dopo l’altra ogni partita.

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E allora cosa c’è che non va, vi starete chiedendo? I punti dolenti riguardano proprio la VR e le pochissime novità introdotte e ad essa legate. In primis, menu e pianeti hanno ricevuto il trattamento 3D: ora potrete guardarvi intorno a 360° ed immergervi in piccoli angoli di universo, tra nebulose, scie di meteoriti e miliardi di stelle. In gioco, le scintille e i detriti generati dalle esplosioni vi arriveranno direttamente in faccia, ma una volta finito lo stupore, non resterà altro che il solito gioco di un tempo, minato però da una risoluzione molto bassa, una sporcizia visiva generale, e il rimpianto di giocare la solita minestra senza ottenere alcun beneficio tattico.

Per giustificare i 10 € richiesti ai giocatori già in possesso di Super Stardust Ultra, o i 7 extra che separano Super Stardust Ultra VR dalla sua controparte “liscia” nel caso in cui lo si volesse acquistare (a 20 €) ex-novo, il team ha ben pensato di introdurre una modalità nuova di zecca, da giocare esclusivamente con PlayStation VR: chiamata Zona d’Invasione, prende il concept alla base del titolo (ovvero lo sparare indistintamente a tutto ciò che si muove su schermo) e lo ripropone in prima persona, sbattendo il giocatore all’interno del cockpit di un veicolo da terra, con tanto di interni curati, cloche e HUD.

I punti dolenti riguardano proprio la VR e le pochissime novità introdotte e ad essa legate

Purtroppo, i vari pianeti sono stati sostituiti con una sola area, abbastanza piccola e dal level design per nulla ispirato, nella quale piomberanno orde ed orde di nemici da annientare con missili teleguidati e mitragliatori. Anche qui avremo power-up da recuperare dalle carcasse fumante di robot, dischi volanti e vermacci verde, con l’obiettivo di restare in vita il più a lungo possibile, ma a spiccare in positivo è il solo sistema di puntamento, affidato ai sensori di movimento di PlayStation VR: dovrete infatti muovervi e far ruotare il veicolo tramite levette, mirando però con la vostra testa.

È un sistema preciso e veloce, e nei primi momenti, chiudendo un occhio sulla ripetitività e scarsa qualità dei modelli dei nemici, così come sulla bassa conta poligonale di ambientazione e degli elementi presenti al suo interno, il divertimento è assicurato. Dopo qualche partita però, la noia, complice, come detto, una morbosa riproposizione della stessa arena e delle stesse meccaniche, inizierà a farla da padrone, e l’aumentare della presenza nemica non basterà a motivarvi a sufficienza. Insomma, una mezz’oretta (ma anche meno), e via il casco, si torna a giocare al solito Super Stardust Ultra, senza VR.

Conclusioni

Operazioni del genere non fanno bene alla Realtà Virtuale. È una mossa maldestra, in grado di mostrarne solamente i contro, oltre i compromessi con i quali bisognerà scendere a patti in queste prime fasi di assestamento. Un aggiornamento che viene proposto ad un costo per nulla proibitivo, ma col quale è possibile acquistare metà o un intero gioco VR decisamente più valido, interessante e riuscito.

Un aggiornamento che forse nemmeno gratuitamente avrebbe avuto motivo di esistere, in quanto svogliato e destinato ad esaurirsi nel giro di una o due partite. Super Stardust Ultra continua a divertire, e se non lo avete giocato all’epoca, un pensierino potreste anche farcelo. Ma il suo matrimonio con la VR, a queste condizioni, è destinato ad una dolorosa separazione.

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