Surviving Mars – Recensione

Ce lo ha raccontato Ray Bradbury nel 1950 con le sue “Cronache marziane” e molto più recentemente ci ha provato Matt Damon nel film diretto da Ridley Scott, “The Martian”: il Pianeta Rosso, la sua conquista soprattutto, fa parte del nostro immaginario da decenni ed è attualmente in corso il processo mirato alla sua colonizzazione. Elon Musk, ad esempio, vuole rendere l‘umanità una “specie multiplanetaria” e colonizzare il pianeta dal 2024, ma ci sono anche progetti più ombrosi come Mars One, che dopo aver attirato su di sé un discreto interesse mediatico ha lentamente iniziato a essere oggetto di ripetute critiche per la sua infattibilità.

Insomma, per quanto ritenuto un passaggio inevitabile nello sviluppo futuro dell’umanità, il Pianeta Rosso è ancora fuori dalla nostra concreta portata in termini di permanenza stabile. Se tuttavia avete vissuto fino adesso a pane e fantascienza, immaginando come potesse essere la vita su Marte e, perché no, desiderando scrivere il vostro nome nella storia delle conquiste spaziali, allora i ragazzi di Haemimont Games hanno la soluzione per voi: la possibilità, no, la vera e propria missione, di colonizzare Marte per trasformarlo a tutti gli effetti in un’estensione della Terra. Dagli autori di Tropico e Imperium, grazie al supporto di Paradox Interactive come publisher, Surviving Mars metterà nelle vostre mani il controllo e la totale gestione di una spedizione sul Pianeta Rosso con l’obiettivo di renderlo abitabile per i futuri coloni. Una vita sempre sul filo del rasoio, che non fa sconti perché è l’ambientazione stessa a essere spietata per prima: il pericolo è dietro l’angolo, accompagnato da un senso di urgenza spesso soffocante, soprattutto non appena ci rendiamo conto che le risorse stanno esaurendosi e i coloni rischiano la morte. Il titolo di Haemimont Games propone uno scenario alternativo – indirizzato a chi non teme le sfide.

Una polverosa area pattugliata da droni e macchine automatizzate che diventa terreno fertile per una bio-cupola. I primi umani che dalla Terra atterrano sul pianeta, preparato con cura affinché possano viverci. La nascita del primo bambino non terrestre. Vederlo crescere e conseguire una laurea in ingegneria. Ciascuno di questi, nella sua singolarità, è un momento unico in Surviving Mars, uno di quelli che ci fa capire come tutti gli sforzi compiuti fino allora avessero davvero uno scopo. Un momento passeggero eppure estremamente significativo, capace di riempirci d’orgoglio e spingerci ad andare avanti, costruire nuove strutture e ingigantire quel progetto che all’inizio ci sembrava insormontabile. Il gioco di Haemimont Games è una continua altalena, soprattutto durante le prime fasi, tra frustrazione e soddisfazione, un city-builder come potrebbe essere Cities: Skylines se non fosse ambientato in un luogo dove le risorse primarie (ossigeno, acqua, cibo) non sono disponibili ed è sufficiente una minima anomalia climatica per abbattere una colonia mal preparata. Surviving Mars è del tutto basato sulla scienza teorica e si colloca “venti minuti nel futuro”, dove noi in quanto giocatori siamo incaricati di partire alla volta di Marte per trasformarlo in un posto abitabile dalla popolazione della Terra.

Niente di meno, niente di più. Facile a dirsi, ma se avete una certa dimestichezza con i gestionali, allora sapete bene che ad aspettarvi ci saranno non poche difficoltà – soprattutto in un titolo che fa di un pianeta inospitale il suo obiettivo primario. Carestia, disidratazione, cupole che collassano esponendo gli inermi abitanti a un destino annunciato: non pensate di riuscire a evitare alcune conseguenze letali per i vostri coloni ma consolatevi con il fatto che dagli errori si può sempre imparare, nonostante vi siate lasciati alle spalle magari trecento e più vite virtuali. Prima di arrivare a tutto questo, in ogni caso, avete molta strada da percorrere. Nessun uomo potrà infatti mettere piede su Marte se non saranno state approntate tutte le misure necessarie a garantire la sua sopravvivenza, dunque risorse e infrastrutture.

Avviato il gioco potremo decidere se cominciare una partita rapida, dove la configurazione sarà gestita automaticamente dal sistema, oppure organizzare una nuova partita pianificando tutto nel minimo dettaglio scegliendo fra diverse opzioni: dal profilo del comandante alle materie prime fino allo sponsor, passando per aspetti secondari privi d’impatto sul gameplay come il nome del razzo o il logo della missione, le nostre scelte determineranno la difficoltà dell’impresa di colonizzazione. Come ben potete immaginare, decidere quale sponsor finanzierà la missione è cruciale perché da lì arriveranno più o meno fondi. I soldi su Marte non hanno alcun valore, certo, ma servono ad acquistare materiale di supporto dalla Terra oppure i punti ricerca necessari per effettuare studi di vario genere (biotecnologia, ingegneria, robotica, fisica e scienze sociali), che a loro volta serviranno a rendere molto più efficienti le nostre risorse o sbloccare nuove potenzialità.

Surviving Mars è una continua altalena tra frustrazione e soddisfazione

Non abbiate fretta di costruire una colonia perché come ogni gestionale insegna, Surviving Mars in particolare, correre equivale potenzialmente a fallire. Le prime ore sul Pianeta Rosso le trascorrerete preparando il terreno per i futuri abitanti: estrarrete materiale base grazie a droni comandati a distanza, scansionerete i vari quadranti in cerca di aree più remunerative, costruirete ogni tipo di macchinario utile a scavare più in profondità alla ricerca di quelle risorse necessarie a garantire una possibilità alla colonia. I pannelli solari saranno essenziali per immagazzinare energia da distribuire poi a tutte le strutture che ne avranno bisogno, così come la pianificazione delle linee elettriche dovrà essere molto ragionata per ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo. In poche parole, state creando le basi per quella che diventerà una vera e propria catena di produzione. Nonostante la sua tendenza alla sopravvivenza, il gioco mantiene alcuni aspetti tipici di Tropico e questo è un bene perché quando la curva di difficoltà inizierà a farsi più ripida saranno l’appiglio sicuro cui aggrapparvi. Marte è pieno di pericoli e persino la polvere può esserlo, perché più una vostra struttura si sporca e più sono alte le probabilità di malfunzionamento: è un pericolo insignificante ma persistente, un incubo nella fin troppo eccessiva microgestione, quando dovrete assicurarvi di avere un drone pronto a ripulire ciascun macchinario o edificio prima che si rompa.

Al di là della polvere, delle tempeste di sabbia, i meteoriti, le ondate di gelo e calamità naturali di sorta, rendere possibile la vita su Marte richiede di rimboccarsi le proverbiali maniche. Fra fronte a tutte queste avversità, a patto di avere un esercito robotico ben organizzato, è soddisfacente e nonostante con la miglior preparazione il disastro sia comunque dietro l’angolo, è molto spesso l’eccitazione a farla da padrona perché c’è sempre un evento inaspettato dietro l’angolo. Qualcosa che richiede la nostra completa attenzione senza però farci dimenticare che c’è tutto il resto da tenere sotto controllo. Finché i primi umani non cominciano ad arrivare dalla Terra. Non possiamo aspettarci da loro la stessa efficienza delle macchine poiché, appunto, non lo sono e hanno bisogno di trovarsi in una situazione di benessere per operare al meglio: lavorare durante la notte, ammalarsi, veder morire qualcuno – sono così tante le minacce invisibili per la stabilità mentale dei nostri coloni che, nella peggiore delle situazioni, potrebbero cadere in depressione fino al punto da suicidarsi. O raggiungere un tale stato di malcontento da dare il via a vere e proprie rivolte. Perciò bisogna assicurarsi che le colonie dispongano di infermerie e spazi sociali, luoghi che permettano ai coloni di scaricare lo stress ed essere aiutati, luoghi che al contempo richiedono da parte nostra una costante gestione e manutenzione. È questa la tensione nel cuore strutturale di Surviving Mars: l’urgenza di una continua espansione. Sia essa per necessità di risorse o di uno spazio maggiore per i coloni, è un aspetto che chiede sempre di più.

In Surviving Mars si respira continuamente l’urgenza di una continua espansione

Surviving Mars ha molta attrattiva (e una buona colonna sonora) ma soprattutto è abile nel mantenere gestibili elementi superficialmente complessi. Come Mark Watney ha perso tutte le sue patate in The Martian, anche noi incapperemo inevitabilmente in qualche disastro che ci costerà una cupola o due ma è proprio da queste situazioni che emergono alcuni difetti del gioco per cui speriamo, in futuro, possano essere fatti alcuni accorgimenti: senza elencarli tutti nello specifico, diciamo che spesso non è molto esplicativo su come evitare determinati problemi e ci si ritrova a fare i conti con situazioni dalle quali sarebbe stato possibile uscire con qualche suggerimento in più. Inoltre, considerata l’espansione della colonia sarebbe stata utile un’interfaccia utente solida per riuscire a gestire tutto al meglio ma quella a disposizione non è all’altezza del compito – offrendo menu confusionari e una panoramica ampia della colonia senza tuttavia scendere nel dettaglio. Il risultato, come abbiamo già accennato, è una microgestione eccessiva che a ben vedere stona con il fatto di poter gestire un esercito automatizzato ma essere comunque costretti a intervenire manualmente su determinati aspetti. Un’ultima preoccupazione riguarda la rigiocabilità: difficilmente si troverà la voglia di ricominciare una nuova avventura sapendo che ci aspettano ore e ore di preparativi. A differenza di Cities: Skylines, inoltre, l’estetica cede il posto alla necessità della sopravvivenza privandoci del piacere di pensare a come organizzare una cupola, perché le vite in gioco sono troppe per concedersi di cedere al piacere della vanità.

Conclusioni

Surviving Mars è un gestionale duro e puro. Un titolo complesso, che non ci sentiamo di consigliare ai neofiti del genere a causa di una curva di apprendimento molto ripida capace di scoraggiare i meno avvezzi, ma al contempo perfetto per chi adora i city-builder ed è in cerca di un approccio – se non interamente nuovo – sicuramente originale. La vita su Marte non ha nulla a che vedere con quella sulla Terra, le esigenze sono diverse, i pericoli altrettanto e i materiali non sempre a disposizione: in questo senso, l’eccessiva microgestione richiede molta pazienza per essere assimilata, perché basta un piccolo errore per mettere a rischio l’intera colonia, magari costruita dopo ore di fatica. Se siete attenti pianificatori non avrete troppe difficoltà a superare questo scoglio, altrimenti vi consigliamo di riflettere bene prima di costruire una qualsiasi struttura: sbagliare significa consumare risorse preziose e mai come sul Pianeta Rosso queste sono fondamentali.

La grafica è di buona qualità, con una certa cura nei dettagli quando si avvicina il più possibile l’inquadratura, ma abbiamo riscontrato qualche problema nella gestione dei controlli attraverso il pad: non potendo naturalmente competere con la fluidità di un mouse, ogni tanto capita di cadere in confusione data la quantità di input per controllare l’andamento delle cose. In termini di longevità, come ogni gestionale, è potenzialmente infinito ma raggiunto l’end-game il gioco perde un po’ di mordente data la mancanza di contenuti che potrebbero renderlo alla lunga un po’ noioso, soprattutto nel momento in cui le risorse (punto chiave nella sopravvivenza) non costituiranno più un problema. In ogni caso, gli appassionati del genere non devono farselo sfuggire perché Surviving Mars mostra una decisa freschezza concettuale, un’ambientazione da sempre parte della nostra fantasia e tecnologie avveniristiche grazie alle quali poter godere di un’esperienza stratificata, mano a mano più complessa e coinvolgente, capace di garantire la giusta soddisfazione nel momento in cui la colonia inizia davvero a prendere vita.

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