Sword Art Online: Fatal Bullet – Recensione

Ci sono alcuni media che trascendono le proprie origini. Alcuni arrivano a parlare alle persone, diventando più che popolari – trasformandosi in un vero e proprio fenomeno. Sword Art Online è uno di questi. Nel mare di light novel in cui possiamo navigare, SAO ha raccolto attorno a sé milioni di persone che, nel bene e nel male, ne hanno parlato e continuano a farlo, elevandolo allo status di cult. La trama della serie, almeno all’inizio, è piuttosto semplice: siamo nel 2022 e con la pubblicazione di un nuovo MMO chiamato, appunto, Sword Art Online, le persone possono accedere al gioco tramite particolari dispositivi VR e vivere l’avventura sulla loro pelle. I problemi sorgono quando i partecipanti scoprono di non poter più lasciare SAO, che il solo modo per tornare indietro è scalare un gigantesco dungeon dove li aspettano pericoli letali – e la morte dell’avatar, in Sword Art Online, significa anche la morte della sua controparte reale. Un beta tester di nome Kazuto Kirigaya (più comunemente noto come Kirito) riuscirà nell’impresa assieme ad alcuni amici e da questo momento le loro avventure si espanderanno sempre di più, mettendo in scena ambientazioni differenti e approfondendo sempre di più la trama, soffermandosi su punti come il controllo mentale e la ragione dietro la creazione di mondi virtuali. Alzando la posta in gioco a ogni nuova avventura, l’universo di SAO si è espanso verso altri media come manga, anime e videogiochi, assumendo inoltre un ruolo chiave nell’ambito dei LitRPG (Literary Role Playing Game, un particolare genere letterario che combina le regole del MMORPG ai racconti fantascientifici): non va attribuito unicamente a Sword Art Online il merito del successo di questo genere ma il suo coinvolgimento è innegabile. Potremmo parlarne ancora a lungo, ma siamo qui per analizzare una delle stagioni più discusse della serie, per il suo netto discostarsi dal classico fantasy medievale: Gun Gale Online si distingue per l’esclusiva presenza di armi da fuoco e un’ambientazione post apocalittica che ha diviso i fan di SAO. Cosa possiamo dire di questa sua nuova versione videoludica, Sword Art Online: Fatal Bullet?

Il gioco in generale non cambia impostazione rispetto ai precedenti, se non ovviamente per il fatto che qui le armi bianche sono pressoché inutilizzate (tranne da parte di Kirito, che ha dato vita allo stile spada/pistola) e ci troviamo in un contesto futuristico. Si comincia creando il proprio avatar attraverso una serie di impostazioni molto dettagliate che potranno essere poi modificate in qualunque momento, a eccezione del sesso. Fatto questo verremo direttamente catapultati nel mondo di gioco, dove saremo accolti dalla nostra amica d’infanzia – responsabile di averci coinvolto in questa esperienza – che diverrà uno dei possibili membri del party. L’HUB centrale è costituito dalla SBC Glocken, la città nella quale troveremo tutto l’occorrente per la nostra avventura: c’è il negozio di armi e gadget, i diversi squadroni ciascuno dedicato a una tipologia di quest, l’ufficio governativo dove prendere parte alle diverse missioni, organizzare sessioni online e spostarci nelle varie macro aree del gioco attraverso un teletrasporto. Infine il nostro appartamento, forse il secondo luogo più visitato dopo il negozio perché è qui che potremo gestire diversi aspetti: dalla personalizzazione del nostro avatar e dell’ArFa-Sys, alle impostazioni di quest’ultimo che, in quanto unità avanzata, offre funzionalità interessanti come la gestione dei nostri guadagni e un sistema di “paghetta” con cui comprare oggetti al posto nostro, fino a un deposito oggetti indispensabile per alleggerirci di bottino in esubero senza necessariamente venderlo. Possiamo considerare ArFA-Sys come un secondo avatar, gestito dal computer ma di cui possiamo decidere equipaggiamento, abilità e statistiche. È anche il cuore della narrazione in Sword Art Online: Fatal Bullet, che pur incrociandosi con la trama originale prosegue per una strada propria basata sull’ottenimento di questa intelligenza artificiale inaccessibile a qualsiasi giocatore comune in quanto ancora in fase prototipale – perché lo possediamo, dunque, è un mistero. Non sorprendetevi se troverete giocatori sempre disposti a comprarlo o addirittura rubarlo!

Sword Art Online: Fatal Bullet è una continua sperimentazione

Quando si entra nel vivo dell’azione sul campo di battaglia siamo di fronte a un action-JRPG molto classico, il cui stile è stato adattato a uno sparatutto in terza persona: questo rende il combattimento frenetico, adrenalinico, fatto di continue schivate e coperture dietro occasionali macerie mentre si spara per colpire il punto debole del nemico e infliggere più danni. Le munizioni potrebbero consumarsi più in fretta di quanto si creda, soprattutto se affrontiamo sfide superiori alla nostra effettiva portata, perciò è sempre consigliabile acquistarne un buon numero prima di teletrasportarci in una delle varie aree (nonostante si possano anche ottenere dai nemici). La sicurezza non è mai troppa e trovarsi scoperti durante l’esplorazione significa solo due cose: sconfitta o ritirata. Nel caso il nostro gruppo venga messo al tappeto, comunque, non c’è da preoccuparsi perché il sistema terrà memoria di tutti i punti esperienza e gli oggetti ottenuti in missione, riportandoci all’HUB centrale sani, salvi e soprattutto carichi di tutto il nostro bottino. Considerata la difficoltà poco bilanciata del gioco, si è rivelata una soluzione indispensabile per rendere tollerabili potenziali e ripetute sconfitte soprattutto durante la trama principale, il cui livello sarà sempre molti passi avanti al nostro, a patto di non voler spendere molte ore nel grinding. Questo potrebbe scoraggiare i giocatori più casual, ma non dimenticate che Sword Art Online: Fatal Bullet pullula di cose da fare e spesso potreste scoprirvi maggiormente coinvolti da una particolare missione secondaria, tanto da superare poi in tranquillità eventuali intoppi nel corso della storia.

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Salendo di livello si accumulano punti da distribuire tra Forza, Difesa, Agilità, Vitalità e Fortuna in qualsiasi momento, purché ci si trovi sulla SBC Glocken. Questo tipo di personalizzazione è estesa anche all’ArFa-Sys che, come dicevamo, pur essendo gestito dall’intelligenza artificiale, è nostro compito gestire per formare un compagno di squadra che magari sia lontano anni luce da noi, in modo da creare bilanciamento. In squadra possiamo avere fino a quattro personaggi, reclutabili sia fra i protagonisti della serie SAO sia fra alcuni, originali, che incontreremo durante l’avventura: anche loro possono salire di livello ma caratteristiche ed equipaggiamento saranno autogestiti. In ciascuna macro-area sono presenti diversi dungeon che si sbloccheranno solo andando avanti con la trama, e nonostante siano davvero tanti, a volte anche articolati da esplorare, la loro struttura è sempre molto simile, appesantendo l’esperienza con una certa ripetitività sia di meccaniche sia di design: gli ambienti spogli si confanno all’ambientazione post-apocalittica ma sembra far emergere di più una realizzazione spoglia e un livello tecnico mediocre, vicino alla scorsa generazione che non a quella attuale. Intendiamoci, è comunque un evidente passo avanti per la serie in particolare grazie al motore in cel shading che DIMPS sfrutta per tutte le sue produzioni, ma siamo ancora di fronte a una pochezza di fondo, con texture non ottimali e personaggi curati principalmente quando si tratta dei protagonisti storici di SAO, mentre il resto appare un po’ anonimo. Al netto di questa ripetitività però, come già detto, ci sono molte cose a margine da fare e pur trattandosi principalmente di missioni di caccia al mostro, al tesoro o al giocatore (sì, su alcuni vengono messe taglie) riescono comunque a offrire una gradita varietà.

Sword Art Online: Fatal Bullet è un JRPG solido, perfetto per chi è appassionato della serie

Ciò che dà un valore aggiunto all’esperienza ma risulta un po’ insipido almeno dal punto di vista delle sfide ai boss è il comparto online: fluido e senza problemi di lag, banalizza un po’ quei combattimenti che nel single player risultano spesso inarrivabili, grazie alla possibilità di mettere in campo fino a otto giocatori reali nel caso siano disponibili o presi di peso dai PNG disponibili. Persino con un divario di trenta livelli fra noi e l’avversario, la vittoria è scontata praticamente senza perdite. Causa mancanza di utenti non abbiamo potuto testare il PvP ma confidiamo sia molto coinvolgente dopo aver avuto un assaggio di sfide fra giocatori con l’IA. Ottima invece la Kirito Mode, una modalità di gioco separata e sbloccabile solo nelle fasi avanzatissime di gioco, che dà un senso all’inserimento nella trama del personaggio di Death Gun. Utile anche a sbloccare il vero finale, si tratta di una riproposizione riveduta e corretta (forte di alcune scene prese dall’anime) della storia vissuta da Kirito in Gun Gale Online. In questo modo si giustifica l’aspetto maschile di Kirito, a differenza di quanto accade nell’anime, e la conoscenza pregressa di personaggi come la stessa Sinon; inoltre è possibile prendere parte al famoso BoB (Bullet of Bullets), con lo scopo di sconfiggere la minaccia rappresentata da Death Gun.

Conclusioni

Sword Art Online: Fatal Bullet è un JRPG solido, perfetto per chi è appassionato della serie e vuole variare un po’ rispetto alle classiche armi bianche ma adatto anche a chi approccia questo mondo (e il genere stesso) per la prima volta grazie alla sua natura più action. La personalizzazione sia del protagonista sia del suo ArFa-Sys è profonda e soddisfacente tanto in termini di aspetto fisico quanto in abilità/gadget, molti e intercambiabili a piacimento a seconda dello stile che vogliamo usare – differente in base al tipo di arma. Questo apre le porte a una continua sperimentazione che grazie alla possibilità di migliorare e potenziare il nostro equipaggiamento si reinventa ogni volta, chiedendo a volte una accurata pianificazione in base ai nemici che andremo ad affrontare. A livello di design non c’è nulla da eccepire sulle aree più vaste, piuttosto spoglie ma fedeli in questo senso al contesto post apocalittico nel quale si ambienta, mentre i singoli dungeon si somigliano tutti e questo influisce sul fattore ripetitività. Unito a una difficoltà poco bilanciata potrebbe frustrare la lunga strada verso il completamento della storia principale (che prende una strada propria ma si fonde anche con quella originale), tuttavia la quantità di missioni secondarie alleggerisce la situazione, garantendoci numerose alternative e – grazie all’ultimo aggiornamento – nuovi personaggi con cui interagire, avendoli sia come alleati sia come sfidanti sul campo.

Si sente il peso di una grafica non pulitissima e un’Intelligenza Artificiale a volte molto discutibile, aggirabile in certi casi nonostante la difficoltà, eppure riesce a tenere incollati allo schermo grazie a un coinvolgimento superiore rispetto a tutti gli altri titoli dell saga. È un peccato non poter affrontare in compagnia le missioni principali, considerato però quanto si abbassa il livello di difficoltà in gruppo non si può negare che una simile scelta avrebbe banalizzato fin troppo l’esperienza.

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