Manca sempre meno al lancio di Tales of Arise, il nuovo capitolo della storica saga targata Bandai Namco, e nell’attesa abbiamo avuto modo di provare una porzione di gioco ben più nutrita rispetto alla precedente anteprima: se la volta scorsa ci siamo sentiti un po’ spaesati, nell’essere gettati nel vivo dell’azione con molti personaggi all’attivo e altrettante dinamiche da apprendere sul momento, l’ultima prova ci ha accompagnato con più calma nello sviluppo dell’avventura, permettendoci di apprezzarla ancora di più.
Tales of Arise è ben al di là dell’essere soltanto un nuovo, emozionante viaggio da annoverare nello storico della saga: il gioco ha suscitato molto clamore per essere il potenziale e tanto atteso salto in avanti che i fan aspettano da tempo, affinché Tales of possa uscire dalla nicchia ristretta dei JRPG per veri appassionati e farsi conoscere da molte più persone – con tutti i pro e contro che ne possono derivare, addentrarsi nella foresta mainstream è sempre pericoloso. Ciò detto, Tales of merita di essere riconosciuta per una saga che, pur con i suoi alti e bassi, vanta nel suo repertorio giochi di enorme spessore, e Tales of Arise potrebbe essere proprio l’occasione così attesa.
Abbiamo superato il prologo per intero e siamo qui per raccontarvi le nostre impressioni. Positive? Scopritelo!
Cominciamo, come sempre, dal comparto narrativo. Le premesse per una trama con i fiocchi ci sono tutte ma, al contempo, il gioco si appoggia su cliché familiari che non possiamo sapere quanto influiranno sulla trama fino a quando non arriveremo ai titoli di coda. Al di là di questo, Tales of Arise racconta una storia di rivalsa, di ribellione da parte di un popolo soggiogato per troppo tempo al potere di un altro, le cui tecnologie hanno permesso l’invasione e la totale sottomissione del primo. Noi vestiremo i panni di Alphen, un ragazzo senza memoria che viene trovato da alcuni minatori del pianeta oppresso di Dahna e soccorso.
La peculiarità di questo personaggio non è l’amnesia, espediente fin troppo abusato, bensì il fatto che indossi una strana maschera di ferro che non è in grado di togliersi in alcun modo – ma che gli permette comunque di vedere e mangiare. Inoltre, Alphen non prova in nessun modo dolore, il che si rivela una benedizione e maledizione assieme: da un lato gli permette di sobbarcarsi le punizioni che altrimenti spetterebbero persino ai bambini, dall’altro la sua totale incapacità di provarne rischia di metterlo in pericolo di vita più spesso del dovuto.
Non è certo un mistero che l’identità di Alphen sia uno degli elementi chiave della storia, così come il suo legame con Shionne, una giovane abitante del pianeta oppressore Rena che infligge danno a chiunque la tocchi, pur senza volerlo. Una fortuita coincidenza vede lei e Alphen incontrarsi e fuggire assieme, lui dalla schiavitù cui la popolazione di Dahna è costretta mentre lei dalla cattura da parte degli stessi renani. Sullo sfondo di questa rocambolesca fuga si staglia l’ombra di Balseph, crudele generale nemico che ambisce a essere re di Rena – una nomina che avviene tramite una sorta di competizione, della quale vi non diremo altro per evitare spoiler.
Nel complesso siamo soddisfatti dalla caratterizzazione di Shionne ed Alphen, i cui scambi sono divertenti e ben gestiti: colonna portante della serie da sempre, questi dialoghi hanno subito un piccolo cambiamento a livello grafico e si presentano sotto forma di graphic novel, con le vignette che si attivano in base al discorso di volta in volta. Un passaggio non estremo rispetto all’approccio precedente ma molto in linea con il nuovo stile grafico. Per chi è familiare con la saga, queste scene di intermezzo si attivano sia durante l’esplorazione sia, questa volta, nelle fasi in cui ci accampiamo per recuperare le forze. Tirando le somme sulla narrazione, il prologo non ha fretta di svelare i singoli pezzi dell’enorme puzzle che andrà a comporre la trama e questo ci fa solo ben sperare: il conflitto tra Dahna e Rena è più complesso di quanto sembra ma Tales of Arise vuole prendersi il giusto tempo per spiegare tutto nel minimo dettaglio e caratterizzare al meglio i suoi personaggi.
Tutt’altra situazione per quanto riguarda il sistema di combattimento, che presenta invece meccaniche molto più frenetiche e tendenti alla spettacolarizzazione rispetto ai suoi predecessori. Sempre costruito attorno al Linear Motion Battle System (così chiamato per la linea immaginaria che unisce i personaggi ai nemici), Tales of Arise offre molta più libertà e rapidità di movimento, cui accompagna una maggiore enfasi sulle tattiche offensive e difensive: gli attacchi combo base sono rimasti e, con essi, il loro duplice scopo di fare danno e al tempo stesso accumulare abbastanza energia per utilizzare le Artes – magie o abilità di natura elementale o legate alla posizione del personaggio. Fin qui, pur variando sensibilmente l’approccio, resta piuttosto in linea con i Tales of precedenti, che bene o male davano sempre il proprio tocco al gameplay.
Pur essendo più frenetico rispetto al passato, Tales of Arise resta fedele alla sua natura strategica
Tales of Arise però non si accontenta e introduce tre novità fondamentali: la schivata, con annesso bullet time e possibilità di contrattacco nel caso la si esegua perfettamente; la presenza di punti deboli sul corpo dei nemici, che aiutano a mandarli in stato di crisi; abilità uniche per ciascun personaggio che impattano molto sul combattimento. Significa che Tales of Arise ha portato la saga verso una netta deriva action? No, per niente. Pur essendo più frenetico rispetto al passato, ci sono dei limiti che lo tengono ancorato alla natura strategica per cui la saga si è sempre distinta: l’utilizzo accorto di magie offensive o di supporto, nonché delle abilità dei compagni, è fondamentale per uscire vivi dalle battaglie. Questo perché soprattutto i nemici più grossi non reagiscono ai nostri colpi, a patto di non infliggere loro parecchio danno o distruggere i loro punti deboli. Spesso, anzi, si è costretti a cambiare direttamente personaggio perché per ora non sembra possibile attivare le abilità degli altri a distanza; inutile specificare che ciascuno di loro è più efficace contro alcuni nemici e, dunque, si dovrà valutare bene il bilanciamento della squadra soprattutto quando avremo superato il limite massimo del party.
Per ora, l’unico difetto che abbiamo riscontrato è un’interfaccia limitata a sole tre Artes (più altre tre aeree), una scelta che in futuro potrebbe gravare sul ritmo dei combattimenti obbligando a gestirle di volta in volta. Non crediamo tuttavia che rappresenterà davvero un problema per il gioco, che già dalle premesse mette in scena scontri impegnativi, destinati sicuro a stratificarsi con il progredire dell’avventura e delle meccaniche.
Cosa dire, infine, del comparto tecnico? Nulla, se non che a mani basse Tales o f Arise è il gioco più evoluto della saga sotto questo aspetto: bastano pochi minuti per rendersene conto. Permane lo stile anime che lo ha sempre contraddistinto, dunque non aspettatevi chissà quale eccellenza nei dettagli; ciononostante siamo davvero contenti di vedere l’asticella della qualità essersi alzata a tal punto, staccandosi dal passato sia per quanto riguarda le animazioni sia per le ambientazioni più in generale. Alcuni paesaggi sono semplicemente splendidi, sebbene ogni tanto sporcati da qualche pop up nelle zone più ampie. Tales of Arise potrebbe non essere un JRPG destinato a fare la rivoluzione, tuttavia non gli si può negare l’enorme passo avanti compiuto.