Tales of Berseria recensione
23 Gen 2017

Tales of Berseria – Recensione

Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te. Ci affidiamo alle parole di Nietzsche perché descrivono alla perfezione il cuore di questo sedicesimo capitolo della saga: ambientato nello stesso mondo di Tales of Zestiria, ma molto molto indietro nel passato, Tales of Berseria offre al giocatore una storia cruda e spietata, una narrazione che avvolge fin dai primi minuti in un climax che non smetterà di aumentare fino all’ultimo minuto – nel mezzo, momenti nei quali trattenere il fiato, commuoversi, tendersi verso il televisore in attesa di quella rivelazione che non arriverà mai, perché se c’è una cosa che l’ultimo lavoro di Yoshimasa Tanaka riesce a fare è senza dubbio questo. Disorientare. Negare un orizzonte plausibile.

A partire dall’inizio, quando assistiamo attraverso gli occhi della giovane Velvet Crowe alla notte della luna scarlatta, l’evento da cui tutto avrebbe avuto origine: il cielo diventa rosso, la terra nera; l’ultimo grido si spegne in un rantolo senza più forma, l’umanità si piega una volta di più. C’è silenzio dove prima c’era vita, c’è morte dove un tempo avrebbe regnato il futuro. Gli uomini tuttavia non si arrendono e ricostruiscono. Speranza, utopia, stoltezza: nomi diversi per indicare un ideale comune, irraggiungibile fino a che il morbo della demonite dilagherà. Non è chiaro dove affondi le sue radici né cosa lo abbia scatenato, sembra però alimentato dalle emozioni.

Sarà dunque di nuovo Velvet, dopo una introduzione spensierata per far familiarizzare anche gli inesperti con il sistema, a conoscere il sapore della polvere e del sangue giù per la gola, nel cuore. Privata di tutto in nome di un bene superiore, di quella ragione volta a ingabbiare e guidare l’umanità attraverso i ferrei dettami della sua logica, la ragazza cederà all’odio e alla disperazione per diventare il demone di classe therion che abbiamo visto. Priva di scrupoli, il suo unico scopo in Tales of Berseria sarà la vendetta.

Così Tales of Berseria ha inizio, senza risparmiarsi (e risparmiarci). Sono passati tre anni dai tragici eventi del prologo e non c’è nulla in Velvet che non sia distrutto – spezzato; una ragazza danneggiata, una creatura che rovina ciò che tocca, tutto quello che potrebbe amare, Velvet taglia, lacera, strappa, divora l’opportunità che le è stata concessa, inseguendo una vendetta che si placherà con il sangue del colpevole. Non sa niente del mondo esterno, non le interessa. Questa sua ferocia è perfettamente espressa non soltanto a livello audiovisivio, con una caratterizzazione memorabile alla quale poi non mancheranno di aggiungersi sfumature, ma anche e soprattutto nel gameplay: dimostrando di aver imparato la lezione dopo Zestiria, Tales of Berseria mostra un occhio di riguardo per i nuovi giocatori e offre un sistema di combattimento più intuitivo e di facile fruibilità anche per chi a questa serie si avvicina per la prima volta.

Anzitutto si suddivide in tre categorie: arti marziali, arti occulte e arti malak, e ciascun personaggio ne può possedere due tipi. Immaginate la prima e l’ultima come due poli, ciascuna efficace a seconda della difesa del nemico, mentre la restante una via intermedia che sfrutta il valore d’attacco equilibrato di un personaggio per devastare un avversario le cui capacità difensive sono sbilanciate. Ogni vantaggio ha però un prezzo e il costo per queste arti lo dimostra.

Rimane invariata la possibilità di concatenare i propri attacchi attraverso delle combo personalizzabili di volta in volta, anche durante le battaglie, ma l’offensiva sarà gestita attraverso la barra dell’anima. Contratta in BA, indica energia e mana di un personaggio e si riduce a ogni attacco, virando dall’azzurro al rosso. La barra vuota non impedisce l’azione, tuttavia renderà più esposti a parate e contrattacchi, rischiando di essere continuamente storditi dai nemici per diventarne una facile preda; il numero totale di slot è cinque, composto da 30 unità, e va da sé che la quantità influisce sulla lunghezza delle combo, tuttavia è possibile sottrarre anime a un avversario stordendolo, infliggendogli alterazioni di stato o sconfiggendolo. In alternativa, una schivata perfetta lascerà cadere sul campo di battaglia una BA completa, pronta per essere raccolta: fate tesoro di tutte le possibilità per trovare il momento migliore in cui affondare e non rimanerne mai sprovvisti. Anche i nostri personaggi possono essere privati di un’anima secondo le stesse condizioni imposte per i nemici.

Tales of Berseria mostra un occhio di riguardo per i nuovi giocatori

Per ricollegarci alla bestialità di Velvet espressa in ogni momento del gioco, ecco che entrano in causa le anime di sfondamento: si tratta di particolari arti performabili soltanto se si è in possesso di tre o più anime, offrendone una in cambio e garantendone una al bersaglio dell’attacco. Ignorano i limiti delle combo, permettendo concatenazioni che vanno oltre il numero di anime possedute, ma soprattutto ripristinano molti punti vita e possono curare le alterazioni di stato subite; nel caso specifico, Velvet assumerà la forma therion sfruttando il braccio demoniaco, adatterà in automatico la propria offensiva in base al tipo di nemico (apode, amorfo, teriomorfo e via discorrendo) e al termine libererà un’arte di sfondamento automatica che andrà a colpire i punti deboli. Un uso prolungato delle anime di sfondamento, però, prosciugherà in fretta l’energia vitale fino al suo minimo: è necessario imparare a bilanciarle per non rimanere vittime della propria strategia, nonostante l’intelligenza artificiale alleata risponda bene alle situazioni critiche se adeguatamente impostata.

Per chiudere il cerchio del combattimento abbiamo la barra di esplosione, che regola le arti mistiche e le esplosioni di scambio. Una volta apprese, le prime consentono un attacco devastante al costo di tre o quattro BE in base alla classe dell’arte mistica scelta, ma compensano l’elevato costo offrendo una o due anime dopo l’utilizzo; le esplosioni di scambio permettono invece, al costo di una BE, la sostituzione di un personaggio in battaglia per poi attaccare con quello sostitutivo normalmente o tramite un’anima di sfondamento. Laddove non si abbiano i mezzi per rianimarlo, è inoltre possibile sostituire un personaggio KO.

A prima vista potrebbe sembrare più complicato di quanto in realtà non sia, perché tutte queste informazioni sono dilazionate nel tempo e in maggioranza supportate da tutorial; ciò non toglie che ci siano soprattutto per gli inesperti molti approfondimenti e nozioni da tenere a mente, specie nel caso in cui si voglia sperimentare con più di un personaggio. Una pecca alleggerita dalla dedizione di Bandai Namco verso il bilanciamento tra le difficoltà, che ha portato a un’esperienza gestibile (sempre parlando per chi non ha mai affrontato prima un Tales of) e non vincolata a un eccessivo grind da parte del giocatore, facendogli bastare i nemici lungo il percorso se affrontati sfruttando l’incontro pericoloso – entrare in contatto con più nemici assieme nel mondo esterno. Questo significa che l’esperienza può essere vissuta appieno in ogni caso e da qualunque punto di vista, sia esso l’occhio dell’esperto o del semplice neofita.

Una menzione d’onore va anche al sistema di equipaggiamento, che fa passi avanti rispetto a Zestiria: abbandonando l’inutilmente complesso e frustrante sistema di rune, Tales of Berseria racchiude in un unico elemento un incremento dei parametri e l’apprendimento di abilità, supportato dall’introduzione nelle meccaniche di dominazione e potentiti. Ogni equipaggiamento dispone infatti di tre caratteristiche: abilità dominata, abilità casuale e bonus miglioria. La prima è sempre presente ed è caratterizzata da un valore di competenza, che una volta massimizzato consentirà al personaggio di apprendere in via definitiva l’abilità dominata ed essere potenziato attraverso l’assegnazione di altri oggetti; questo richiede un’attenzione e una cura particolari nella gestione degli equipaggiamenti, con frequenti cambi e, alle volte, il sacrificio temporaneo di alcuni parametri affinché il personaggio possa poi dominare una specifica abilità. Se affiancato da un rapido apprendimento del combat system per arginare i deficit temporanei, può essere gestito lungo il normale proseguo dell’avventura.

Tales of Berseria si allontana dalle imperfezioni del suo predecessore

Le abilità casuali sono tali per definizione. Un equipaggiamento può includerne una o più come non includerne affatto e il loro numero, così come la potenza, possono essere incrementati grazie alle glaciti, una particolare tipologia di potentiti; va ricordato che uno stesso equipaggiamento può comportare abilità casuali diverse, perciò è sempre opportuno osservare bene e indossare quelli più adatti alle esigenze. Infine i bonus miglioria, abilità particolari che si attivano migliorando attraverso il negozio gli oggetti indossati e il cui grado può essere aumentato fino a dieci grazie all’uso delle aceriti, un secondo tipo di potentiti. Ne abbiamo parlato finora ma cosa sono di preciso queste potentiti? Si tratta di oggetti alla base di svariate dinamiche di gioco ottenibili dopo aver sconfitto avversari molto potenti, siano essi boss, ricercati o nemici temibili, e in grado di garantire un effetto bonus permanente sui personaggi e gli equipaggiamenti. Sono suddivise in quattro categorie, ciascuna agente su un determinato aspetto del gameplay, ed è sufficiente guadagnarle perché il loro effetto risulti attivo.

Elementi secondari come le cacce ai ricercati, che non sono vere e proprie missioni da accettare in quanto i mostri circolano liberamente nel mondo di gioco, diventano dunque un nodo essenziale per lo sviluppo del personaggio e in generale per favorire l’avventura, trasformando la loro sconfitta in un atto dovuto e affrancandosi dall’essere una mera aggiunta per completisti; lo stesso può essere detto per le spedizioni e la cucina, legate a doppio filo in quanto le prime forniranno una gamma di ingredienti e ricette che i personaggi potranno preparare (anche in autonomia) per ottenere dei potenziamenti durante le battaglie. Ecco allora che Tales of Berseria riesce a creare una ramificazione degli aspetti di gameplay tutta volta ad agevolare il corso dell’avventura, rendendo alcuni passaggi non obbligati e forzati ma fluidi e naturali, un momento di distrazione in virtù di benefici futuri che con il tempo diventa una piacevole abitudine.

Non mancano poi elementi di puro svago quali i minigiochi, tanti e utili per il guadagno di Monete Tales e/o oggetti puramente estetici, questi ultimi scambiabili con le monete di cui sopra o ricevuti come ricompensa dai Katz – entità feline piuttosto bizzarre intrappolate in forzieri disseminati lungo tutto il mondo e che soltanto a loro discrezione vi premieranno con un accessorio quando li libererete. Non fateci troppo affidamento: sono volubili, come tutti i gatti!

È quasi superfluo dire che il fiore all’occhiello di ogni capitolo della saga è la narrazione eppure non possiamo esimerci: se i capitoli precedenti ci hanno bene o male abituato al ruolo di eroe, alla storia del mondo da salvare, Tales of Berseria cambia la prospettiva mettendoci non solo nei panni di un demone che fa della vendetta e del sangue le sue bandiere ma di un intero cast di personaggi, salvo un paio di eccezioni, che del mondo là fuori si disinteressa. Liberi dai rigidi vincoli della ragione di cui si fa scudo l’Abbazia, Velvet e i suoi compagni di viaggio vivono seguendo il proprio istinto e agiscono guidati da un egoismo di fondo che sta alla base di qualsiasi creatura, umana o meno – perché nessuno fa mai davvero qualcosa solo ed esclusivamente per qualcun altro, c’è sempre un proprio desiderio, un ego che batte, scalpita, urla per essere soddisfatto anche nella più pura delle intenzioni. Un ego che rappresenta, per tutti, il punto zero.

se dovessimo descrivere Tales of Berseria in breve non potremmo che usare queste parole: profondamente umano.

Non c’è alcun ideale a unire i personaggi, ognuno è timone della propria nave e la guida come meglio crede. Lo dimostra bene Velvet, la cui furia cieca le impedisce anche solo di provare a immedesimarsi in chi, nel Redentore che l’ha condannata, vede la speranza di un mondo migliore: intrappolata da un’idea non sua, costretta a essere quello che è, Velvet è l’incarnazione più evidente di quell’ego da soddisfare e, al tempo stesso, il segno di una umanità profonda. Perché non basta essere umani per definirsi tali e l’ossessione, spesso, porta a generare più mostri di quelli che si sarebbe voluti combattere. Inclusi noi stessi.

Conclusioni

Tales of Berseria rialza la saga dall’inciampo avuto con Tales of Zestiria, soprattutto a livello di gameplay. Più gestibile, nonostante la quantità di informazioni da memorizzare, apre la nota complessità dei JRPG agli inesperti, bilanciando ottimamente la difficoltà di gioco anche nei livelli più alti senza per questo togliere il gusto della sfida a chi fa di questo genere il proprio pane.

Visivamente si dimostra di alta qualità come sempre, tuttavia si nota l’eredità PlayStation 3 che un po’ contrasta con la console current gen, impedendo di sfruttarne appieno le potenzialità; ciò comunque non toglie nulla alla fluidità delle animazioni, soprattutto nelle sequenze di combattimento serrato, e cosa ancora più importante non abbiamo registrato cali di frame nemmeno durante le situazioni più caotiche dove lo schermo era un coacervo di esplosioni e colori. La gestione della telecamera permette di avere sempre sotto controllo la posizione del proprio personaggio con la semplice pressione di un pulsante, essenziale nei momenti carichi di adrenalina come quello descritto sopra.

Narrativamente parlando si dimostra ancora una volta l’eccezionalità della serie. Tales of Berseria racconta una storia matura e sofferta, trascinando il giocatore in un vortice dove tutto è il contrario di tutto, dove non c’è un vero lato da cui stare fino alle ultimissime battute, perché è impossibile non comprendere l’odio di Velvet – una persona alla quale è stato strappato tutto, persino la propria identità – ma al contempo non si possono nemmeno ignorare le motivazioni del Redentore nonostante i mezzi utilizzati per giustificare il fine. Il gioco affonda e colpisce al cuore, facendoci realizzare come la nostra bellezza e unicità risieda proprio nella nostra imperfezione: si è vivi solo nel momento in cui si è liberi. Liberi di scegliere e, per questo, di sbagliare.

Viene raccontato, attraverso una narrazione indimenticabile e numerose sfaccettature, il paradosso secondo il quale un demone possa essere più umano di chi lo condanna per la bestia che è, e se dovessimo descrivere Tales of Berseria in breve non potremmo che usare queste parole: profondamente umano.

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