Tamarin è un titolo bizzarro da dare a un gioco, soprattutto se non si ha ben presente di cosa si tratti. Be’, Tamarin è il nome della specie di scimmie Sanguine, a cui appartiene il protagonista di questa bizzarra avventura. L’incipit, rigorosamente privo di dialoghi o testi, coinvolge un felice villaggio di scimmie che vivono in armonia con la natura. Tutto molto bello, finché una legione di formiche e insetti non invade la foresta sterminando i Tamarin e mettendo a ferro e fuoco le verdeggianti radure. Uno sterminio che si consuma a colpi di fucilate, non proprio un’immagine dolce e tenera.
Senza tanti giri di parole, controlleremo il nostro Tamarin con l’obiettivo di liberare la sua famiglia dal mostruoso giogo delle formiche cattive. Tamarin nasce da alcuni ex sviluppatori della storica Rare, che ci ha regalato esperienze iconiche e personaggi che hanno fatto la storia di Nintendo, prima ancora di passare a Microsoft. Questo nasce come un grande omaggio al passato, come un platform del 1999 ma giocabile su Playstation 4 e PC.
L’eredità che gli sviluppatori di Chameleon Games hanno provato a recuperare però, si è persa un po’ per strada. Tamarin è un platform, ma è anche uno sparatutto in terza persona. Questo bizzarro binomio è ancora più strano una volta che avrete il pad alla mano. Le due anime di Tamarin cozzano profondamente, con delle sezioni platform che si alternano a veri e propri stermini di formiche giganti per dei livelli più o meno complessi.
Il tono dell’avventura è completamente sballato, con una scimmietta tenera che fa saltare le teste delle formiche con le mosche che ronzano sui loro cadaveri. Mi rendo conto che questo contrasto sia voluto, ma non funziona assolutamente. La grafica colorata ma priva di una reale direzione artistica, quasi tendente al realismo, non è molto bella. E su PS4 i contorni di tutti i personaggi sembrano avvolti da una strana nebbiolina, costantemente sfocati rispetto al resto.
Le sezioni sparatutto di Tamarin sono piagate da un sistema di mira scomodo e poco preciso, e da un level design che restituisce il feeling da metroidvania non riuscendo mai a replicarne la grandezza. Anzi, sono confusionari e spesso non si capisce come proseguire. Le sezioni platform non sono da meno, con comandi poco responsivi e un level design semplicistico e confusionario. Saltare qua e là con Tamarin è anche divertente, magari per prendere i collezionabili o liberare gli uccellini intrappolati dalle formiche, ma il divertimento viene minato in ogni dove da una mediocrità generale.
Tamarin è un brutto gioco, con una strana crisi d’identità e una struttura a mappe interconnesse confusionaria. Le sezioni sparatutto sono brutte, mentre quelle platform hanno il seme di un potenziale inespresso. Entrambe sono piagate da un level design mediocre e da controlli spesso imprecisi. Il tono del gioco poi è ai limiti del grottesco, con un accompagnamento musicale che cozza completamente con quanto si vede su schermo. Tamarin è un gioco mediocre, e lo sarebbe stato anche nel 1999. |
Commenti