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Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection – Recensione

Se esistesse l’archeologia videoludica, Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection ne rappresenterebbe un fulgido esempio, autentico museo dell’epoca più remota dell’arcinoto brand di serie animate e fumetti che, nel corso dei decenni, non si è certamente risparmiato nel propinare ai milioni di fan sparsi in tutto il mondo una buona dose di avventure digitali da affrontare, spesso e più che volentieri, insieme a qualche amico.

Capcom e SEGA, per fare due nomi, già da diverso tempo cavalcano questa propensione al recupero, alla schietta riproposizione, alla salvaguardia, diciamo così, del proprio patrimonio storico, operazione necessaria in un panorama, quello console, in cui gli hardware cambiano di sana pianta ad ogni nuova generazione.

Sebbene PlayStation 5 e Xbox Series stiano empiricamente dimostrando, con un lieve ritardo a dire il vero, che softeche insensibili a questo puntuale passaggio di testimone non sia affatto un concetto fantascientifico, i prodotti che titillano la nostalgia dei più navigati e la curiosità degli ultimi arrivati continuano a proporsi, raccolte che cercano di rinverdire in qualche modo antiche glorie o, al contrario, preferiscono mantenere la massima fedeltà con le versioni originali.

Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection, in questo senso, sceglie la mera riproposizione, nonostante un paio di ovvie, e ormai consuete, aggiunte, necessarie per rendere più digeribile l’esperienza ai neofiti e al tempo stesso utili per ampliare lievemente le possibilità di scelta offerte all’utente.

La collection di Konami conta all’attivo tredici titoli, potete leggere la lista completa e acquistare una copia del gioco seguendo questo link. Si tratta, a conti fatti, di un numero estremamente ridotto rispetto alla totalità di produzioni ruotanti attorno al brand rilasciate sul mercato nel corso dei decenni. Inoltre, dall’indimenticabile Teenage Mutant Ninja Turtles per NES, del 1989, sino a Teenage Mutant Ninja Turtles: Tournament Fighters, del 1993, anche l’arco temporale ripercorso è relativamente contenuto.

Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection, è bene sottolinearlo, copre insomma un breve segmento dell’intera vita videoludica dell’IP, con una serie di titoli relegati a quella che ormai possiamo definire la preistoria del medium, era limitata al 2D e che dalla prima console della casa di Kyoto, giunge e si ferma al Super Nintendo.

La propensione museale, questo va riconosciuto con altrettanta enfasi, è tangibile, innegabile, evidente. Il menù principale, infatti, oltre a permettevi di accedere facilmente a ciascun titolo della raccolta, consente la navigazione attraverso numerosissime schermate che svelano e mostrano autentici reperti storici dell’epoca in questione. Dai libretti di istruzioni, alle custodie, passando per flyer pubblicitari, frame delle serie animate e copertine di decine di fumetti, il materiale è davvero tantissimo, disponibile alla consultazione sin dal primo avvio del software, scelta che se da un lato mortifica la progressione dell’esperienza, priva di qualsiasi sbloccabile, dall’altra dichiara ed incentiva il fine storiografico di Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection. Il lavoro di recupero, va tuttavia annotato, è certamente notevole, ma mancano purtroppo didascalie e scritte a video generose di ulteriori informazioni che avrebbero potuto contestualizzare ciascun reperto, passateci il termine, e fornire ulteriori curiosità.

La raccolta introduce il multiplayer online, ulteriore opzione che non guasta mai

Quanto ai giochi in sé e per sé, innegabilmente vi troverete a che fare con produzioni in alcuni casi invecchiate molto male, limitatissime nel gameplay, già all’epoca tutt’altro che originali. Il già citato Teenage Mutant Ninja Turtles per NES, riproposto senza alcuna miglioria rispetto all’originale, rappresenta oggi come ieri una sfida notevole ed appassionante, ma tra bug grafici e input lag bisogna scendere a compromessi con un’avventura quanto mai legnosa e difficile da domare. Dal canto suo, Teenage Mutant Ninja Turtles II: Back from the Sewers per Game Boy, pubblicato nel 1991, sorprende per l’assoluta semplicità e ripetitività del suo gameplay, ancorato ad un paio di meccaniche che si ripropongono pedissequamente sino ai titoli di coda. Teenage Mutant Ninja Turtles: Tournament Fighters, che ha esordito su Super Nintendo nel 1993, per fare un altro esempio, era già considerato tutt’altro che eccelso all’epoca. Persino l’apprezzatissimo Teenage Mutant Ninja Turtles IV: Turtles in Time, pad alla mano, alla lunga stanca, nonostante gli scenari esotici e le musiche appassionanti oggi come ieri.

Il multiplayer locale, da questo punto di vista, aiuta e non poco. Mentre ci si supporta e ci si insulta di fronte allo schermo, soprattutto in quei giochi che consentono la partecipazione di quattro utenti contemporaneamente, si è certamente più inclini a soprassedere a meccaniche ripetitive e soluzioni di level design poco originali. La raccolta, tra l’altro, introduce il multiplayer online, ulteriore opzione che non guasta mai, sebbene non restituisca affatto lo stesso gusto, e divertimento, di quando ci si ritrova a menar le mani con un amico seduto al proprio fianco.

Come ormai di consueto, non mancano filtri grafici di vario tipo, che modificano la resa visiva o alterano il formato dell’immagine, così come il salvataggio istantaneo e l’apprezzatissima funzione di rewind, autentica manna dal cielo che renderà enormemente meno frustranti certi passaggi, già all’epoca tacciati di peccare in termini di level design.

Conclusioni

Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection è una raccolta controversa nella misura in cui si esamina ciò che offre. Nonostante tredici giochi non siano affatto pochi, rispetto alla vita editoriale del brand in campo videoludico il range cronologico è estremamente limitato. Inoltre, come era facile ipotizzare, mentre alcuni titoli sono ancora in grado di divertire, soprattutto in multiplayer, altri sono invecchiati davvero troppo per generare un interesse che vada oltre la pura curiosità archeologica.

Tuttavia, tutte le produzioni Konami relative alle Tartarughe Ninja, publisher della collection, sono al loro posto, perfettamente riprodotte e riproposte, senza alcuna modifica se non nell’introduzione di filtri grafici e dell’apprezzata funzione rewind.

Ciò che non riusciamo proprio a perdonare a Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection è una maggior attenzione museale nel materiale storico proposto. Consultare i libretti di istruzioni e ammirare gli artwork dell’epoca ha sicuramente il suo fascino, ma mancano completamente didascalie generose di informazioni utili a contestualizzare quanto visionato.

Se siete fan delle Tartarughe Ninja e avete una passione smodata per il retrogaming, non abbiate remore e concedetevi questo viaggio nel tempo. Anche grazie al multiplayer online riscoprirete antiche gioie e un modo di intendere i videogiochi che è scomparso nel corso delle generazioni di console. Al contrario, vi resterà solo l’amaro in bocca per una serie di giochi tiepidamente divertenti nella migliore delle ipotesi, noiosi e superati nella peggiore.

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