Un Cyborg indistruttibile (nella fattispecie proprio un Terminator) viene mandato indietro nel tempo per eliminare Sarah Connor, la donna il cui figlio che ancora deve venire al mondo salverà l’intera umanità in un futuro di guerra tra uomini e macchine. La pellicola del 1984 è ancora oggi vividamente inquietante, incredibilmente intelligente e drammaticamente avvincente: inutile specificare che fu un successo stratosferico al box office.
A distanza di 35 anni, Cameron torna come produttore con Terminator: Destino Oscuro mettendo una croce narrativa su tutti i sequel in cui non è stato direttamente coinvolto. Prendendo in pieno l’onda dell’entusiasmo, Teyon e Reef Entertainment ci propongono uno sparatutto in prima persona ambientato proprio in quello scorcio di futuro post-apocalittico dominato dai robot, nella battaglia che determinerà il destino dell’umanità.
Un’idea tutto sommato entusiasmante se sviluppata in modo ingegnoso, capace di regalare un approfondimento interattivo e inedito di quel meraviglioso distopico filone narrativo. Terminator: Resistance prova a darci una visione tutta nuova, prova a farci vivere in prima persona il decantato futuro drammatico nei panni di un membro della resistenza, inciampando al contempo in alcune scelte narrative e di gameplay che non ci hanno pienamente convinto.
Le gesta narrate nel gioco sono ambientate a quasi 30 anni di distanza dal Judgment Day nel pieno conflitto tra gli uomini e le macchine di Skynet, sulla falsariga degli scorci futuristici intravisti nelle pellicole dei primi due film. Siamo in una Los Angeles post-apocalittica nei panni di un nuovo eroe, Jacob Rivers, un soldato della Resistenza con l’obiettivo di ritrovare i suoi compagni per avvertirli di una nuova terribile minaccia (un Terminator dall’aspetto umano). Suo malgrado scoprirà di essere stato preso di mira da Skynet e da una macchina denominata “l’infiltrato”, intenzionati a eliminarlo in quanto contrassegnato come un’enorme minaccia.
Da una prefazione così ambiziosa ci si potrebbe aspettare che il mondo di gioco sia caratterizzato da un aspetto survival molto marcato e da un’accecante furia omicida delle macchine contro gli uomini. Sappiate che, nostro malgrado, in tutte le 12 ore che abbiamo impiegato a terminare al 100% Terminator: Resistance niente di questo è stato da noi vissuto. Non fraintendeteci, il titolo di Reef Entertainment e Teyon non è completamente da buttare, ma le idee che ha proposto – secondo un nostro modestissimo punto di vista – dovevano probabilmente essere sviluppate con maggiore attenzione.
Il titolo non offre nulla che non si sia già visto
Quando pensiamo al primissimo film ci viene in mente il T-800, un organismo cibernetico che non si fermava davanti a nulla pur di completare la sua missione: eliminare Sarah Connor. In Resistance invece tutti i T-800 ci sono sembrati abbastanza statici, poco determinati a eliminarci e soprattutto molto semplici da buttare al tappeto: comprendiamo che le armi al plasma siano più letali di una raffica di mitra, ma c’è un limite a tutto. In altre parole, l’intelligenza artificiale non ci è sembrata così efficiente e non è riuscita mai a metterci completamente alle strette, nonostante avessimo impostato la difficoltà su difficile.
L’avventura di Jacob Rivers è caratterizzata da una sequenza di missioni principali suddivise in macro-aree ben delineate, che consistono nella maggior parte dei casi in esplorazioni di edifici marcescenti, ricognizioni, e vari sabotaggi. Il tutto condito da ricerca di materiali per la creazione di artiglieria pesante, medkit e accessori futuristici, e raccolta di chip dalle macchine per potenziare armi al plasma.
È così evidente come gli sviluppatori abbiano voluto attingere a piene mani al modello di crafting e update del più classico Fallout, così come lo sviluppo delle abilità per migliorare il livello di scassinatore o per violare i dispositivi elettronici. Anche se a colpo d’occhio potrebbe sembrare interessante, vi basteranno poche ore per annoiarvi a fare sempre le stesse cose. Durante le vostre ricognizioni potrete svolgere anche delle missioni secondarie opzionali, che onestamente parlando non si legano molto perfettamente con le vicende principali di una guerra per il destino dell’umanità: non crediamo ci sia il tempo di andare a raccogliere dei gessetti per un bambino in un mondo così devastato.
Terminator: Resistance è il classico gioco dalle buone idee ma sviluppate forse in modo un po’ troppo approssimativo
Dal punto di vista del gun-play ci è sembrato funzionale e ci ha abbastanza divertiti, nonostante la varietà di macchine assassine davvero minima e un’IA poco scaltra in situazioni più ostiche. Il mondo di gioco è vuoto e desolato e, a dirla tutta, non particolarmente curato nei dettagli: noterete spesso compenetrazioni e fondali non realizzati al meglio, per non parlare poi dei modelli poligonali dei personaggi. Mettiamola così: ogni aspetto di Terminator: Resistance ha un forte potenziale, ma il suo sviluppo ci è sembrato assai frettoloso, probabilmente per sfruttare il debutto dell’ultimo film.
Abbiamo terminato la nostra avventura con quaranta medkit, che sono davvero tanti per un titolo con caratteristiche stealth. Questo perché è possibile trovare un gran numero di risorse in ogni edificio, fattore che non solo rende noioso il gameplay stesso ma va a snaturare il contesto post-apocalittico.
La storia raccontata ha degli spunti interessanti, ma ci è sembrata abbastanza forzata e facilmente dimenticabile: paga pegno anche una scelta dei dialoghi con i vari PNG non proprio incisiva. Al netto dei difetti, le fasi di shooting sono divertenti, con ottimi effetti visivi ed esplosioni convincenti: anche se ci siamo sentiti più noi dei Terminator che le armate di Skynet. Anche dal punto di vista del sonoro siamo rimasti abbastanza soddisfatti, con musiche che richiamano il franchise e discreti effetti di esplosioni laser e di armi al plasma.
Ci duole ammetterlo, ma Terminator: Resistance non offre nulla che non si sia già visto e purtroppo non riesce a tenere testa ad altri FPS dello stesso genere. Ed è un peccato, perché con una maggior cura dei dettagli e uno sviluppo più profondo, avrebbe sicuramente potuto dire molto di più e consegnare ai fan il gioco definitivo che tanto aspettavano.
Terminator: Resistance è il classico gioco dalle buone idee ma sviluppate forse in modo un po’ troppo approssimativo. Ed è un peccato perché il titolo mette in scena diverse situazioni con spunti interessanti, riferimenti alla saga cinematografica e fa vivere un punto di vista inedito della Resistenza. Nonostante tutto Terminator: Resistance non è completamente da buttare via e potrebbe offrire dei momenti divertenti, soprattutto quando abbatterete la “ferraglia” di Skynet. Forse bisognava puntare di più sul survival e focalizzarsi di meno su altri aspetti, sviluppati solo marginalmente, per rendere il gioco assai più appetibile e funzionale. |
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