News 08 Set 2013

The Bureau: XCOM Declassified – La Recensione

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Sviluppare un videogioco non è affatto facile, soprattutto quando la visione del team per un determinato titolo non va incontro a quelle che sono le richieste o i gusti del pubblico. In tal senso è emblematico il reboot di XCOM, trasformatosi negli anni e divenuto a tutti gli effetti un progetto laterale alla serie madre. Venne presentato al pubblico come uno sparatutto in prima persona dai toni quasi horror, intorno cui ruotava un gameplay diviso in più sezioni: una investigativa, l’altra in cui si veniva catapultati nell’azione dura e cruda.

Audace, ma dopo poco il progetto cadde nell’oblio, e con lui la software house 2K Marin (Bioshock 2, tra gli altri). Dopo una rinascita avvenuta in pochissimo tempo, siamo qui a darvi le nostre impressioni su questo sparatutto in terza persona tattico, che ha ormai ben poco ha di quel progetto abbandonato e sepolto. Saranno riusciti i ragazzi di 2K Marin a donare a The Bureau un’anima propria, nonostante le difficoltà?

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Lo ameranno: gli appassionati degli strategici, chi cerca un’esperienza con cui mettersi alla prova.
Lo odieranno: gli estimatori degli sparatutto in terza persona classici.
E’ simile a: XCOM, S.O.C.O.M.

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Titolo: The Bureau: XCOM Declassified
Piattaforma: PlayStation 3 / Xbox 360 / PC
Sviluppatore: 2K Marin
Publisher: 2K
Giocatori: 1
Multiplayer: Assente
Lingua: Completamente in Italiano

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Il Bureau in tutto il suo grigio splendore

[divider_flat] XCOM

Negli anni ’60 i rapporti tra Stati Uniti e URSS erano burrascosi, ed in molti temevano l’avvento di un terzo conflitto mondiale. Per scongiurare tali preoccupazioni venne creato il Bureau, una stazione sotterranea (e segreta) atta ad individuare l’eventuale presenza sovietica sul suolo americano. Da questi presupposti inizia la nostra avventura, che ci vedrà vestire i panni dell’agente William Carter, inserito di peso nel progetto a seguito di un attacco alieno. L’agenzia verrà rinominata “XCOM“, ed avrà d’ora in avanti il preciso compito di scacciare le forze extra terrestri e di evitare la diffusione di informazioni a riguardo nel mondo.

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Con i personaggi di spessore interagiremo tramite un menù radiale

Il Bureau si trasformerà di fatto nella nostra nuova casa, e tale espediente ci permetterà di interagire con una moltitudine di agenti, tra cui spiccano ovviamente quelli intorno cui la vicenda ruota, come la nostra Angela Weaver. Interagire con gli stessi ci permetterà di scoprire e venire a conoscenza di ulteriori informazioni circa il passato dell’agenzia e dei suoi agenti, donando apparentemente al tutto un certo spessore. Eppure il tutto risulta decisamente superficiale, come vedremo tra poco. Al di là degli NPC, sarà possibile trovare documenti e registrazioni sparse per tutti gli ambienti di gioco (anche al di fuori del Bureau), che mostreranno la terribile invasione dagli occhi dei civili, travolti senza preavviso da un’infezione letale. Come detto in precedenza, nonostante gli spunti interessanti, la vicenda risulterà spesso priva di appeal, lasciando il videogiocatore passivo ad una narrazione lineare e senza la necessaria carica emotiva. Non di poco conto è la sensazione di già visto che ho avuto nella prima metà dell’avventura, con elementi narrativi che ben ricordo appartenere alla serie Resistance (in particolare a Retribution, il primo episodio portatile). Insomma, siamo ben lontani dal dipingere un quadro di pura disperazione, ma da un team illustre come 2K Marin era più che lecito aspettarsi qualcosa in più.

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Il delizioso menù radiale, per impartire gli ordini.

[divider_flat] Vigilo, Confido

Al di là di una narrazione non proprio stellare, il team ha confezionato per noi uno sparatutto tattico di indubbio spessore. Le opzioni strategiche sono molteplici, così come i modi di approcciare ogni singolo scontro. Potremo controllare in modo diretto solamente l’agente Carter, ed impartire ordini complessi ai nostri due agenti di supporto tramite un menù radiale, tanto semplice ed immediato quanto funzionale. Il posizionamento delle truppe è cruciale, così come un’oculata gestione delle singole abilità, che potranno salvarvi la pelle in più di un’occasione se utilizzate al momento giusto. Mettiamo caso che un vostro compagno stia per morire dissanguato (uno scenario tutt’altro che improbabile), ed avete la fortuna di avere dalla vostra l’abilità “Barriera”, che permette di posizionare uno scudo alieno sul campo per breve tempo: in questo modo darete all’altro commilitone la possibilità di salvarlo senza che venga a sua volta colpito mortalmente. Ecco, questa è solo una delle possibilità offerte dal titolo, che in tal senso riesce a porsi come un’esperienza strategica entusiasmante e divertente.

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Dio benedica le coperture!

Il ventaglio di opzioni è vasto, e grazie alla presenza di 5 classi ben distinte, la varietà (quantomeno tra le nostre fila) è assicurata. Ulteriore spessore è aggiunto dai kit di supporto, veri e propri zaini che doneranno ai nostri agenti bonus particolari, che andranno adattati al tipo di strategie e di classi che andremo ad utilizzare sul campo di battaglia. Tante le possibilità, ma è tutto oro quel che luccica? Non proprio, poiché se da un lato ci viene proposto un gameplay immediato e divertente, dall’altro troviamo di fronte a noi una serie di problemi e di imperfezioni che minano l’esperienza generale. La varietà dei nemici, ad esempio, è a tratti imbarazzante, con una serie di alieni e mini-boss che continuano a ripetersi dall’inizio alla fine dell’avventura. Tutto ciò non mina solamente il coinvolgimento del giocatore, ma anche l’intero ventaglio di strategie, ripetute con inerzia dallo stesso, oramai conscio delle situazioni che gli si pareranno davanti.

Gli amanti delle sfide dure e crude, o quelli che hanno il buon cuore di soprassedere sopra questa serie di difetti, non temano, saranno accontentati. Con ben 4 livelli di difficoltà, il titolo riesce a mettere alla prova non solo i riflessi del giocatore, ma anche la sua reattività nel rispondere a veri e propri assedi. Un manipolo di uomini contro orde di inferociti alieni, uno scenario non troppo distante da quella dei 300 spartani comandati da Leonida. L’I.A. non è sempre all’altezza, e se non seguirete passo dopo passo i vostri compagni, potreste ritrovarli in posizioni tutt’altro che strategiche, magari in procinto di morire dissanguati.

The Bureau sembra mettercela tutta per instillare nel giocatore un senso di incompiutezza, a causa di un quadro generale che pezzo dopo pezzo risulta privo del sapore di un capolavoro.

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Ecco un esterno, uno dei tanti.

[divider_flat] Reminiscenze di un altro universo

Tramite uno sguardo critico e più attento, è possibile constatare come The Bureau appaia simile in alcune scelte di design alla ben più popolare serie Mass Effect, di Bioware. Nonostante le basi su cui poggiano i due mondi siano profondamente diverse, potremmo quasi definire il titolo come un tentativo di 2K Marin di trasportare l’universo di XCOM verso nuovi orizzonti. La ruota dei dialoghi, ad esempio, è un chiaro riferimento all’epopea del capitano Shepard. Eppure, anche in questi riferimenti si percepisce un problema di fondo: il team non ha osato, ma ha semplicemente inserito elementi che nel complesso non donano un’identità precisa al titolo. 

Ci chiediamo, in tutta onestà, se questo titolo non sia in fin dei conti frutto di una visione d’insieme poco chiara e convinta. 

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[divider_flat] Luci ed ombre

Sul lato puramente tecnico il titolo non si difende propriamente bene, con alcuni problemi di pulizia dell’immagine e di stabilità del frame-rate, che alle volte zoppica senza apparente motivo. Il design generale (e l’utilizzo di un particolare filtro grafico) dona invece all’opera una coerenza con il periodo storico che risulta affascinante e convincente. Nonostante i buoni propositi però, ci troviamo anche in questo frangente dinanzi a vari problemi. Ad un ottimo design delle ambientazioni, che riescono a rendere plausibili coperture (spesso con artifici della fazione avversaria) ed elementi secondari, si contrappone una varietà degli stessi davvero non all’altezza, e non sarà impossibile scorgere nella furia degli scontri elementi (più o meno rilevanti) presi di peso da altre missioni o, addirittura, da precedenti zone della stessa missione. Emblematica è la seconda metà di gioco, che ci vedrà immersi in strutture aliene davvero troppo simili tra loro.

L’accompagnamento audio non eccelle, e propone con insospettabile pedanza effetti sonori e brani del periodo ad oltranza. Un sonoro quasi anonimo, ma che svolge con dignità il suo compito. Peccato invece per il doppiaggio italiano, minato da un labiale il più delle volte abbondantemente fuori sincrono.

Occasione mancata (anche) in questo caso.

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In Conclusione… 

The Bureau è un titolo imperfetto, figlio di una realizzazione durata fin troppo tempo e di un cambio di genere che ha indubbiamente creato problemi d’identità al prodotto finale. La trama non riesce ad attirare abbastanza attenzione su di sé, a causa di spunti interessanti ma poco sviluppati, oltre che ad una sensazione di già visto che mal si sposa con una produzione di questo calibro. A tenere in piedi il tutto c’è l’ottimo gameplay, che riesce a fondere l’animo strategico della serie ad una visuale in terza persona moderna e ben sviluppata. In sostanza, seppur costellato di una serie di difetti, The Bureau saprà soddisfare l’appassionato stratega presente in ognuno di noi. A patto di scendere a compromessi, s’intende.

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