Che il 2014 sia stato un anno terribile in ambito next-gen è fuor di dubbio: a dimostrazione di ciò buona parte dei tripla A in uscita nell’anno passato hanno disatteso le aspettative, create da campagne marketing gestite ad hoc, lasciando gli utenti finali con l’amaro in bocca, delusi dalle molteplici occasioni sprecate dalle software house.
Ubisoft è stata la portatrice prima di questo malessere proponendo in rapida sequenza ben tre prodotti che, accolti molto tiepidamente dall’utenza, hanno fatto perdere alla software house franco-canadese parte della credibilità guadagnata in anni di successi. Watch Dogs, Assassin’s Creed: Unity e The Crew sono stati, in ordine cronologico, le ragioni prime di questa disaffezione. Con Watch Dogs abbandonato a se stesso dopo il lancio ed AC: Unity fixato come possibile nel corso dei mesi, The Crew ha continuato ad attrarre sulle sue strade milioni di giocatori che, noncuranti dei molti bug, hanno continuato a popolare i server del gioco.
Appunto per questi giocatori Ubisoft ha continuato a lavorare sulla sua creatura sfornando, a quasi un’anno dall’uscita ufficiale del gioco originale, la mega-espansione Wild Run: vediamo insieme come è andata.
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Sin dal primo impatto si percepisce quanto questo Wild Run sia ben più di un ingente DLC. The Crew: Wild Run rappresenta, innanzitutto, una tacita dichiarazione di colpevolezza da parte di Ivory Tower, l’ammissione implicita della errata (e qualitativamente insufficiente) realizzazione tecnica del gioco base uscito, oramai, ben dodici mesi fa. Pur essendo infatti un DLC a pagamento, il core di Wild Run risulta scaricabile liberamente da tutti gli utenti di The Crew, indipendentemente dal fatto che abbiano, o meno, intenzione di acquistare il contenuto aggiuntivo oggetto di questa recensione.
Oltre infatti alle numerose modalità e feature aggiuntive, che esamineremo in dettaglio di qui a breve, Wild Run porta con sé una quasi totale riscrittura del codice di gioco, con l’intento dichiarato di consegnare l’esperienza free roaming definitiva (aka “una visione del gioco scevra dai dayone bug lasciati inalterati per ben un anno”) originariamente concepita per The Crew. Oggetto di totale riprogettazione è stato infatti il motore grafico-fisico alla base dell’open world racing game made in Ivory Tower: il restyling ha investito tutti i 5000 Km quadrati che compongono il mondo di gioco, dotato ora di parvenze ben più fotorealistiche di quanto non fosse la “vecchia” versione, proposta in fase di lancio.
Il motore grafico, riscritto da zero per dar vita ad un rendering su base fisica, vede nell’aumento del punto di scomparsa (fissato a ben 12km dalla nostra posizione) e nell’implementazione di un meteo dinamico, le due principali novità che, accoppiate ad una ri-progettazione dei modelli poligonali sia del mondo di gioco che dei bolidi che ci troveremo a guidare, le ragioni prime di uno stravolgimento atto a migliorare esponenzialmente il livello grafico di The Crew. In aggiunta a ciò il sistema di meteo dinamico porterà, per via della sua natura non esclusivamente estetica, ad una differenziazione del modello (e dello stile da tenere) di guida corrispondente allo status (bagnato o meno) della superficie da noi percorsa.
The Crew: Wild Run rappresenta una tacita dichiarazione di colpevolezza da parte di Ivory Tower.
L’avvento di Wild Run vede inoltre, come già successo al ben più blasonato “collega” Driveclub, l’introduzione della modalità “Bikes” che ci permetterà di sfrecciare in lungo ed in largo per il continente americano a bordo di sensualissimi e prestanti mezzi a due ruote, esperienza capace di dare nuovo lustro ad un sistema di guida che, seppur rodato, iniziava a risultare stantio e privo di novità di sorta.
A far compagnia a questa feature, giunge l’inserimento di tre nuove specifiche tuning che vanno ad ampliare il già pingue panorama di modifiche presente nella versione base: con l’inserimento delle specs Drift, Drag e Monster potremo infatti trasformare anche la più becera delle utilitarie in un mostro di potenza e velocità adatto a dominare fin’anche la più difficile delle gare. A tal proposito giova notare come, a differenza della incarnazione originale, in The Crew: Wild Run, ogni singola modifica applicata alla vettura acquisisca una funzionalità non esclusivamente estetica, andando a modificare (anche pesantemente) il feedback di guida a modifica effettuata; è stata parimenti amplificata la differenziazione del modello di guida qualora si scelga di utilizzare una vettura a trazione integrale, anteriore o posteriore, donando (finalmente aggiungerei) una, seppur ancora parziale e arcade-oriented, certa verosimiglianza al comparto driving reale.
Parallelamente a quanto visto in The Crew, la trama altro non è che un flebile orpello atto a giustificare una sempiterna peregrinazione da parte a parte della mappa di gioco, a bordo di bolidi sempre più potenti con lo scopo di vincere ed accumulare crediti in-game o pezzi bonus grazie ai quali potenziare ulteriormente il nostro strumento di guerra motoristica.
Nella fattispecie dovremo lavorare sotto copertura ed infiltrarci nella gang dei 510, responsabile di un enorme giro di scommesse, direttamente collegate al sottomondo del racing clandestino, nei pressi di Detroit, con il fine di sabotare le attività di questa gang, le cui attività spaziano oramai in ogni singolo angolo degli Stati Uniti d’America. Come da tradizione dovremo dunque percorrere, miglio dopo miglio, ogni singola strada per avere la meglio sui nostri avversari e giungere al termine della nostra missione di sabotaggio/scalata ai vertici dell’organizzazione. Per far ciò potremo concorrere in solitaria, con una crew di persone inserite nella nostra friendlist o, come ultima possibilità, con giocatori incontrati casualmente nel mondo di gioco. L’attitudine social di The Crew: Wild Run, pari solo a quella del diretto progenitore, mette infatti i punteggi derivanti da ogni nostra singola azione (anche in caso di gare in solitaria), a confronto con quelli ottenuti dagli oltre 3,5 milioni di giocatori che popolano il mondo di gioco, creando di fatto una leaderboard ineguagliabile, almeno in termini quantitativi, nel mondo del gaming online.
Ad un parco eventi pingue e ben differenziato, capace di garantire ore ed ore di divertimento, va ad affiancarsi una riprogettazione (seppur parziale) della fisica di gioco
In aggiunta alla sopraccitata “Story mode”, il comparto competitivo di The Crew: Wild Run si arricchisce della modalità “The Summit”, composta di una serie di eventi che, a cadenza settimanale, contribuiranno a tenere attiva la già attivissima comunità dell’universo creato dai ragazzi di Ivory Tower. Mensilmente verrà diramato un calendario degli eventi previsti, suddivisi per classe e tipologia di veicoli: potremo scegliere dunque di partecipare con i bolidi, debitamente modificati, di nostra appartenenza o fare affidamento, in caso di mancanza o di non adeguatezza dei mezzi presenti nel nostro garage, sui veicoli messi a nostra disposizione dagli stessi organizzatori del torneo di turno.
Ad un parco eventi pingue e ben differenziato, capace di garantire ore ed ore di divertimento, va ad affiancarsi una riprogettazione (seppur parziale) della fisica di gioco, feature grazie alla quale ci troveremo a dover affrontare gare apparentemente uguali in modo differente a seconda della tipologia di terreno su cui ci troveremo a correre. Vista la presenza di strade pulite, innevate, bagnate, di gare su sterrato o di vere e proprie scampagnate off-road, saremo forzati ad equipaggiare il nostro veicolo in modo compatibile al tracciato selezionato, cercando inoltre, vista la immensa vastità di alcune tappe, di impostare una configurazione ibrida che ci garantisca un decente livello prestazionale anche in condizioni di guida non direttamente rispondenti al setup da noi selezionato.
Apprezzabile, in questa ottica, l’implementazione della risultanza effettiva (indi non esclusivamente estetica) delle modifiche applicate alla vettura di turno, decisione derivante dall’ascolto dei feedback di un parco utenti sia pingue che deluso dalla prima iterazione di The Crew.
In conclusione…
The Crew: Wild Run arriva a realizzare, con ben dodici mesi di ritardo, la visione originaria di quello che sarebbe dovuto essere, secondo i ragazzi di Ivory Tower, il racing game open world definitivo.
Dodici lunghi mesi in cui oltre 3,5 milioni di utenti sono stati trattati alla stregua di Beta Tester paganti, al fine di rintracciare bug, raccogliere feedback e proporre, in questa forma, un novero di correzioni atte a rendere giocabile ed apprezzabile il gioco.
The Crew: Wild Run centra dunque l’obiettivo mirato evidenziando, paradossalmente, tutti i limiti di una produzione nata prematuramente e lanciata in pasto all’utenza per mere esigenze commerciali, le stesse ragioni che portano Ivory Tower/Ubisoft a richiedere ad un parco utenti evidentemente ancora non sfruttato a dovere, ben 29,90€ per usufruire di tutti i contenuti aggiuntivi sopra elencati.
Quantità e qualità si sposano in questo mega-DLC che, pur non portando The Crew al livello di blasonati concorrenti quali Forza Motorsport 6 o l’inarrivabile (riguardo community e trattamento post-lancio) Driveclub, restituiscono all’utenza tutta un gioco fresco, gradevole e tutto sommato ben realizzato.
Sia che abbiate già provato The Crew, che nel caso opposto, ora c’è più di una ragione per dare credibilità al prodotto Ivory Tower, un gioco che, nonostante il suo peccato originale, riuscirà a regalarvi più di qualche ora di divertimento.
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