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The Dark Pictures Anthology: Little Hope – Recensione

The Dark Pictures Anthology: Little Hope è il secondo capitolo di una saga che si rifà chiaramente alla serie televisiva The Twilight Zone, conosciuta dalle nostre parti con il titolo di Ai Confini della Realtà. Ideata da Rod Serling, la produzione, la cui prima stagione fu mandata in onda nel 1959, si basava su due cardini fondamentali: la natura antologica di ogni puntata, che di fatto introduceva personaggi e situazioni sempre diverse; la partecipazione dello stesso creatore del programma nelle vesti di presentatore, figura che anticipava storia e ai temi trattati.

La serie di Supermassive Games, già alle prese con il genere delle avventure grafiche in salsa horror con il bellissimo Until Dawn, ripropone lo stesso stile e dopo averci fatto scoprire, in Man of Medan, i misteri celati nel carapace metallico della Ourang Medan, mercantile abbandonato al largo dell’oceano, questa volta, previa introduzione dell’ormai noto Curatore, vi costringerà ad esplorare ogni anfratto della disabitata Little Hope, cittadina nel cuore degli Stati Uniti D’America, teatro di inspiegabili eventi oltre che, ovviamente, di morti violente ed altrettanto misteriose.

Il mood, per intenderci, vuole essere lo stesso già proposto, con estremo successo, nella già citata produzione Sony. Come in Until Dawn, il modello di riferimento sono i teen horror b-movie, con il focus volutamente e dichiaratamente indirizzato verso i rapporti che legano tra loro i personaggi, relazioni destinate ad essere sconvolte dagli eventi narrati, nonché dalle scelte effettuate dal videogiocatore nel corso dell’epopea.

Come accade nelle avventure grafiche contemporanee, del resto, l’interazione del videogiocatore si limiterà quasi esclusivamente allo scegliere l’opzione preferita nei dialoghi o nel corso delle cut-scene, operazione che influenzerà il proseguo della trama. In questo senso, The Dark Pictures Anthology: Little Hope, svolge alla grande il lavoro richiesto. Gli snodi sono innumerevoli, così come i finali proposti, più o meno consolatori a seconda di quanti personaggi riuscirete a salvare, non solo scegliendo con saggezza, ma anche superando con successo le QTE che di tanto in tanto spezzeranno l’azione.

The Dark Pictures Anthology Little Hope screenshot

A differenza dei titoli di Quantic Dream, dove viene ricercata continuamente una tenue similarità tra i movimenti effettuati dall’avatar e quelli richiesti dal videogiocatore sul pad, Supermassive Games non è andata particolarmente per il sottile, limitandosi ad imporre pressioni più o meno ritmate, più o meno concatenate, dei pulsanti che compaiono sullo schermo.

Purtroppo, non si tratta del solo ambito raffazzonato di The Dark Pictures Anthology: Little Hope.

Se si può tranquillamente soprassedere sul design che caratterizza le QTE, parliamo pur sempre di un espediente ludico di per sé poco attraente sul piano del coinvolgimento, le continue problematiche palesate dalla sceneggiatura del gioco rappresentano un ostacolo ben più impattante nell’economia della produzione.

Sia chiaro, i colpi di scena non mancano, così come i misteri che vi terranno letteralmente incollati allo schermo e un finale degno di questo nome. Il problema è che di tanto in tanto assisterete a scene paradossali, in cui i personaggi saranno coinvolti in azioni e dialoghi poco plausibili, dettati e imposti più da necessità ludiche, che da reali esigenze narrative.

Non mancano momenti riusciti, fasi dove la tensione e il terrore si fanno palpabili

Per permettere alla sovrastruttura ruolistica, passateci il termine, di svilupparsi, andando a decretare così gli snodi della trama e i rapporti tra i personaggi, viene sacrificata spesso e volentieri la credibilità della narrazione. Capiterà, per esempio, che dopo essere stati inseguiti da un’oscura presenza i protagonisti si mettano a parlare di tutt’altro, o che, al contrario, non perdano occasione di sottolineare, con crescente fastidio, la natura insolita di ciò che stanno vivendo in prima persona.

Laddove Until Dawn metteva in chiaro la natura di produzione che volutamente scimmiottava un certo stile cinematografico, e ricalcava con strepitosa efficacia tutti i cliché e gli stereotipi del caso, The Dark Pictures Anthology: Little Hope è meno onesto, sussurrando all’orecchio degli orfani di Silent Hill, mettendo sul piatto una bambina, la nebbia fitta e una città abbandonata, ma tradendo le aspettative con una sceneggiatura a tratti davvero troppo incoerente e involontariamente comica.

Fortunatamente, non mancano momenti riusciti, fasi dove la tensione ed il terrore si fanno palpabili. Complice un cast ben caratterizzato, la creatura di Supermassive Games riesce comunque a farsi amare, soprattutto nella seconda parte dell’avventura, quando il peso delle proprie scelte si palesa con tutta la sua forza.

Anche sul piano grafico, per quanto l’eccellenza sia molto lontana, si apprezza il buon lavoro svolto. Le animazioni facciali non possono certo reggere il confronto con quelle apprezzate in The Last of Us Part 2, ma a mettere una pezza ad un comparto tecnico non proprio eccelso, ci pensa l’art design che, per quanto chiaramente ispirato alla già citata saga di Konami, riesce a dipingere scenari suggestivi e mostruosità raccapriccianti al punto giusto.

Conclusioni

The Dark Pictures Anthology: Little Hope è un’avventura grafica dedicata agli appassionati dei film horror di serie B.

I continui rimandi a Silent Hill potrebbero incuriosire il fan di lungo corso del brand di Konami, ma guai ad aspettarsi la stessa profondità nelle tematiche trattate e nei dialoghi. La creatura di Supermassive Games, pur essendo totalmente incentrata sulla narrazione, è un’opera enormemente meno ambiziosa, sensibilmente meno efficace nello sconvolgere, emozionare, terrorizzare l’utente.

Siparietti involontariamente tragicomici interrompono frequentemente il flusso, la progressione con cui la trama tenta di coinvolgere e spaventare lo spettatore.

Al tempo stesso, fortunatamente, non mancano situazioni ben congeniate, dirette, rese con il corretto carico di tensione, come il piacevole incipit che lascia ben sperare e persino illude in parte il videogiocatore.

Non c’è la freschezza di Until Dawn, questo è evidente, ma non siamo comunque di fronte ad un totale disastro. Gli snodi narrativi sono tantissimi e comportano svolte narrative drastiche; il cast di protagonisti è ben caratterizzato; graficamente non si può lamentare affatto.

The Dark Pictures Anthology: Little Hope, in definitiva, è il classico film horror a cui si dà una chance nella notte di Halloween, prodotto riuscito a metà, che tuttavia riesce nel compito di intrattenere, senza lasciare in bocca un gusto amaro.

Indicato soprattutto agli irriducibili del genere, alla disperata ricerca di qualcosa con cui terrorizzarsi, gli unici che soprassederanno su un dialogo paradossale e poco credibile di troppo.

The Dark Pictures Anthology: Little Hope è disponibile da GameStopZing Italia dal 30 ottobre.

 

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