Colonia – “Tutti gli ufficiali, tra cui il capitano della nave e l’equipaggio intero, giacciono morti in sala nautica e sul ponte… Forse su tutta la nave non restano superstiti… Anche io sento arrivare il mio momento, aiutatemi!” Queste parole cupe sono tutto ciò che viene riportato in merito alla leggenda della nave Ourang Medan, il cui appellativo è composto dalla parola indonesiana “ourang” (uomo/persona) e appunto dal nome della città più grande dell’isola indonesiana di Sumatra: tradotto sommariamente in inglese dunque otteniamo Man of Medan, ovvero il primo titolo della raccolta horror annunciata da Bandai Namco nel corso della gamescom, The Dark Pictures Anthology. Nuovo progetto di quello studio che risponde al nome di Supermassive Games e i possessori di PlayStation 4 hanno saputo già apprezzare grazie all’ottimo Until Dawn, questa serie è l’applicazione del formato antologico al medium videoludico – una sfida coraggiosa che metterà in produzione diversi titoli singoli e, ci teniamo a sottolinearlo, autoconclusivi. Niente frammentazione a episodi, niente universi condivisi, nulla: ogni racconto che andrà ad arricchire questa nuova libreria virtuale parlerà solamente per sé.
Ci sarà tuttavia un tema comune sotto il quale si raccoglieranno le future esperienze, ovvero quello delle leggende urbane: pescando a piene mani da molteplici culture, Supermassive Games si pone l’obiettivo di andare a toccare quanti più sottogeneri horror possibile evitando di raccontare una storia clone di un’altra. Slasher, thriller introspettivo, horror psicologico, l’abusatissimo “cabin in the woods”, c’è solo l’imbarazzo della scelta e con il fatto che ciascuno di questi mini progetti non avrà una durata superiore alle sei ore, c’è la concreta possibilità che The Dark Pictures Anthology possa essere una raccolta destinata a durare nel tempo – forse persino a vedere l’avvento di una nuova generazione di console.
Tutto dipenderà dalla tabella di marcia degli sviluppatori, dall’accoglienza dei giocatori e da una serie di aspetti legati in particolare alla narrazione ramificata che dovranno saper mantenere alta la soglia d’attenzione per tutta la durata del gioco. Sei ore possono sembrare poche all’apparenza ed è proprio qui che entra in gioco la solidità della struttura narrativa e della atmosfera: persino pochi minuti possono dilatarsi fino a sembrare interminabili, se lo spettatore si sente parte integrante di cosa sta osservando. Se si ritrova ad essere non più il regista onnisciente della storia ma di volta in volta i vari personaggi, vincolati alle proprie scelte e alle loro conseguenze.
La stessa curiosità che ha generato tutte le voci attorno non solo alla sorte ma all’esistenza stessa dell’Ourang Medan pare motivare i protagonisti di Man of Medan, cinque persone che partono per un’escursione marittima alla ricerca di tesori sommersi. Ci sono segreti tuttavia che dovrebbero restare sepolti e i nostri non tarderanno ben presto a rendersene conto: bloccati da un’avaria al loro motoscafo, vedranno ben presto stagliarsi all’orizzonte scosso dalla tempesta la minacciosa sagoma dell’Ourang Medan, dove si svolgerà la maggior parte delle vicende.
Non sappiamo per quale motivo scelgano di salire a bordo di un mercantile che trasmette pericolo lontano un miglio, la nostra demo è iniziata presentandoci uno dei personaggi tenuto sotto tiro da uno sconosciuto, costretta a seguire le sue indicazioni mentre cercano una via di fuga da un relitto che non sembra averne. Qualcosa li vuole trattenere lì e non tarderanno a scoprire che tutte le leggende nascono da un fondo di verità.
Se avete giocato ad Until Dawn, sapete che tipo di struttura aspettarvi: controllerete un personaggio alla volta, esplorerete le varie aree alla ricerca di oggetti utili e alternerete il tutto a momenti di QTE al cardiopalma, persino molto più rapidi a scadere di quanto ci saremmo aspettati – o forse è stato il forte coinvolgimento a rallentare i nostri riflessi. Scelte morali e bivi narrativi sono poi gli ultimi ingredienti di una formula nota e nella quale Supermassive Games si destreggia molto bene, con situazioni di pura tensione e un sound design che concorre a rendere l’atmosfera più immersiva, supportata da jumpscare dall’ottimo tempismo. Dal punto di vista grafico, oltre a rifiniture d’obbligo che vanno a limare alcuni lievi difetti, siamo ancora una volta di fronte a un cast interpretato da attori più o meno noti – uno su tutti Shawn Ashmore, conosciuto per il suo ruolo in Smallville oppure Quantum Break. A prescindere dal livello di notorietà, l’espressività è tutto in un titolo del genere e per il momento ogni cosa sembra scorrere via liscia, a parte quelle limature necessarie di cui sopra.
Venti minuti di demo sono sicuramente bastati a farci saltare sulla sedia ma non sono stati sufficienti a darci un’idea della direzione che prenderà questo primo capitolo. Per questo scriviamo che se The Dark Pictures Anthology deciderà anche solo di allinearsi al livello raggiunto con Until Dawn, possiamo stare sicuri che il prodotto finale sarà qualcosa molto più intrigante di un walking simulator in salsa horror: il progetto piace e ha tutte le carte in regola per posizionarsi in alto, non ci resta che aspettare il 2019 per sapere se questa prima escursione a bordo della Ourang Medan possa essere il primo di tanti vanti in un’antologia che attenta alle nostre coronarie.