“Un momento: ma sono io il cattivo?”
È la domanda che mi sono fatto giocando a The DioField Chronicle (acquistabile sullo shop online di GameStop), un gioco sviluppato dal nipponico studio di Lancarse e pubblicato da Square-Enix per tutte le piattaforme. Questo perché, in questo particolare JRPG con elementi tattici, ci ritroveremo sostanzialmente a difendere il nostro paese (l’isola di DioField) dai pericolosissimi e insidiosi ideali della democrazia. Avete capito bene.
Ambientato nell’isola di DioFIELD, il gioco di Lancarse ci mette nei panni di Andrias Rhondarson, un mercenario a capo della sua compagnia, un classico protagonista da JRPG dal volto sempre giovane e pronto a sguainare la spada per ricordare a tutti che la democrazia è pericolosa. Il titolo di Lancarse viene definito dallo studio come Real Time Tactical Battle (RTTB), un genere sostanzialmente inesistente e brandizzato ad hoc dai suoi creatori; in realtà, The DioField Chronicle è un JRPG con elementi isometrici e tattici che segue più o meno tutti i cliché del genere.
Ispirato chiaramente ai grandi rappresentanti del settore come Triangle Strategy e Final Fantasy Tactics, il gioco di Lancarse è arrivato e vuole proporci di prendere le redini del gruppo di mercenari noto come Blue Fox e di sconvolgere una volta per tutte il destino dell’isola di DioField. Ci riuscirà?
Il nostro protagonista, Andrias, non è propriamente l’uomo più loquace o carismatico dell’impero. La sua caratterizzazione segue infatti i classici stereotipi dei giochi di ruolo giapponesi, che lo vogliono serio e laconico nella sua vita da comandante. Non che il resto del cast sia meglio: tutti giovani e virgulti che rispecchiano diversi aspetti dei personaggi più cliché del videoludo (e dell’animazione) nipponico. I dialoghi spesso non sono leggeri e cadono nell’esistenzialismo, ma è un prezzo che siamo disposti a pagare per una storia ben raccontata.
La trama verte sulle mire espansionistiche dei governi, sull’eogismo del tiranno Trovelt Schoevia e sulla magia che si basa su un minerale (no, non sono le materia di Final Fantasy) chiamato giada. E indovinate dove è possibile trovare tanta di questa giada magica? Esatto, proprio nell’isola di DioField. Ecco, in questo caso anche la storia di The DioField Chronicle non è proprio il massimo: non brilla per colpi di scena né per dinamismo narrativo, ma riesce più o meno a barcamenare la sequela di eventi che conduce poi al climax, al quale per inciso si arriva in poco meno di quaranta ore.
Il Combat System è la vera novità che differenzia il titolo di Lancarse e Square Enix dal resto
La maggior parte dei dialoghi avviene davanti a un tavolo di briefing, sul quale ci sono statuette e location che sanno tanto di sigla iniziale di Game of Thrones. Il tono del Trono di Spade è anche scimmiottato dalla gravità della situazione e dal cast dei personaggi, che chiaramente devono qualcosina alla serie fantasy di HBO. Comunque sia, se la trama di The DioField Chronicle non brilla proprio per originalità, il Combat System è la vera novità che differenzia il titolo di Lancarse e Square Enix dal resto. Il gioco ci permette di imbarcarci in varie missioni, anch’esse decise sul nostro tavolo di guerra. La fortezza spartana che funge da hub di gioco ci permette, tra una quest e l’altra, di potenziare personaggio principale e party con l’acquisto di nuovi materiali di consumo, equipaggiamento e armi. Man mano che proseguiremo nella trama principale ci sarà un leggero arricchimento di questa zona di gioco, con più persone, nuovi membri del gruppo e miglioramenti visivi. Fra un’area e l’altra ci si può muovere molto velocemente, ma a parte questo l’hub di gioco non brilla propriamente per varietà e immediatezza: ci ritroveremo spesso a balzare di qua e di là nelle varie location solo per ascoltare l’ennesima sequela di dialoghi poco ispirati.
Come ho scritto in precedenza, The DioField Chronicle vorrebbe essere il capostipite di un nuovo genere (il real time tactical Battle), ma in sostanza ci troviamo di fronte a un gioco che fa delle battaglie in tempo reale il suo centro d’azione, con lo scorrimento del tempo che può essere messo in pausa dall’utente. Sostanzialmente una soluzione ibrida, che dà una sensazione di controllo dei tempi d’azione al giocatore e alla giocatrice. In questo modo, la gestione della battaglia assume una connotazione più tattica e meno frenetica, dandoci il tempo di pensare e scegliere al meglio movimenti, azioni e abilità. Bisogna quindi scegliere con cura come affrontare le orde di nemici, tenendo presente che il nostro compartimento di mercenari è diviso in quattro classi: un tank, un cavaliere, un tiratore e un mago. Come potete facilmente intuire, il tank prenderà danni e coprirà il gruppo, il cavaliere infliggerà danni in alta mobilità, il tiratore sarà specializzato in DPS a distanza e il mago sarà il signore dei buff e delle cure.
The DioField Chronicle vorrebbe essere il capostipite di un nuovo genere
I nostri nemici invece saranno sostanzialmente di due tipi: a distanza e da mischia. Chiaramente ci sono versioni diverse con maggiore resistenza e danni migliorati, ma sostanzialmente si tratta sempre della stessa tipologia di avversario. L’idea di base è quella di utilizzare le abilità speciali di ognuna delle nostre classi per rispondere alle orde nemiche (che sono tante, costanti e purtroppo monotone). Ad esempio, fiancheggiare un nemico infliggerà danni extra, quindi è bene utilizzare le capacità del tank di distrarre gli avversari in modo da dare tempo alle unità con più mobilità come ai cavalieri di colpire ai fianchi. Alcuni colpi possono inoltre fermare gli attacchi speciali dei nemici, in tal senso è opportuno tenere sempre sott’occhio i più pericolosi nemici con il nostro tiratore.
Come vi ho già detto, Andrias è il leader del gruppo, ma possiamo scegliere fra quattro personaggi da reclutare (in una run potete incontrarne e reclutarne una quindicina circa) per creare il nostro dream team nell’isola di DioField. Scelte tattiche come cambi di membri del party sono altresì possibili, anche se in un limitato uso durante ogni battaglia. Sconfiggere nemici, mini boss e boss ci darà un premio in punti esperienza che andranno a potenziare il nostro gruppo. È anche possibile rigiocare le vecchie missioni per far livellare anche gli altri componenti del gruppo esclusi dai quattro presenti iniziali.
Un po’ deludente il fattore ambientale: non ci sono diversi tipi di terreno (nonostante si combatta fra rovine, paludi, deserti e così via) che influenzano movimento e colpi, né le alture (il famoso High Ground caro al Generale Kenobi) conferiscono alcun vantaggio (ed è strano in un mondo fantasy). Le missioni non sono nemmeno troppo varie e spesso si riducono al mero massacro di tutte le unità presenti.
La colonna sonora e il voice acting sono invece di ottimo livello, anche se i temi gravi e carichi del “peso della guerra” pensati da Ramin Djawadi e Brandon Campbell ricordano vagamente una grande serie HBO sulla quale Djawadi ha lavorato, creandone l’indimenticabile sigla d’apertura. Tecnicamente invece, il gioco è gradevole, anche se non spicca certo per particolare beltà grafica: rispecchia l’estetica di parecchi altri giochi in stile giapponese, purtroppo non andando oltre lo standard, né lasciandoci in mente un design particolarmente memorabile. Alcune texture sono davvero a bassa risoluzione e non contribuiscono a rendere migliore la sensazione di immersione nel mondo di gioco.
The DioField Chronicle è più un occasione mancata che un esperimento: si tratta di un gioco che ha dei tratti interessanti, specie per quanto riguarda il combat system, ma che non riesce a ingranare mai, complice una ripetitività che bussa alla porta abbastanza presto e una storia che, per quanto interessante, non è originalissima ed è piagata da dialoghi veramente lunghissimi e verbosi. Peccato, perché alcuni personaggi hanno effettivamente qualcosa da dire e tentano di rompere il solito cliché al quale siamo abituati, uscendo dalla sensazione di “già visto” che colpisce chi gioca a the DioField Chronicle. La colonna sonora, firmata dal Composer di Game of Thrones, Ramin Djawadi, va a impreziosire la produzione di Lacarse e Square Enix con tracce cariche emotivamente e forti quanto basta. Insomma, il nuovo Real Time Tactical Battle (RTTB) deve fare ancora parecchia strada per arrivare alle vette raggiunte da alcuni dei titoli ai quali si ispira, quegli illustri predecessori come Final Fantasy Tactics o il più recente Triangle Strategy. |
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