San Francisco – Bethesda ormai ci ha preso gusto con il suo The Elder Scrolls Online che, contrariamente alla saga principale, prosegue inarrestabile macinando un’espansione più o meno mastodontica dopo l’altra, le quali vanno ad ampliare un mondo di gioco perennemente online già di per sé immenso. Del resto, stiamo parlando di una saga tra le più epiche e apprezzate al mondo, con 24 anni di storia e un lore sconfinato, su cui il team di sviluppo ha spazio di manovra totale, tanto nel ripescaggio estremo, quanto, in maniera più impattante, nella creazione di nuovi eventi all’interno di una cronologia a sua volta chilometrica. Ce lo ha detto lo stesso Rich Lambert, Creative Director, che abbiamo incontrato a San Francisco in occasione della GDC 2018: la parte più elettrizzante del suo lavoro comprende proprio questo, ovvero il poter rimaneggiare quelle “Antiche Pergamene” fino ad ora intoccabili, o quasi. E se l’obiettivo finale fosse quello di contaminare l’intera Tamriel, un continente alla volta? Il sospetto si fa via via certezza nel momento in cui, dopo Morrowind, la terra dell’indimenticabile terzo capitolo, è il turno delle isole di Summerset ad ospitare gli avatar di milioni di giocatori, sia vecchi che, come ci tiene a precisare lo stesso Lambert, nuovi. Magari gli stessi fan della prima ora che non ce la fanno proprio più a resistere strenuamente all’ammaliante voce della nostalgia, dopo un colpo così basso.
È letteralmente dall’alba dei tempi, da quel The Elder Scrolls: Arena che diede il via alla magia fatta pixel di Bethesda, che non era possibile mettere piede nel cuore della cultura elfica: l’arcipelago di Summerset, composto da 3 isole, è infatti la casa degli Altmer, gli Elfi Alti, un popolo estremamente conservatore, per certi versi persino razzista, oltre che dell’Ordine Psijic, avvolto da una fitta coltre di mistero. L’espansione si concentra proprio su quest’ultimo Ordine (che, da come si narra, sembra abbia portato la magia su Tamriel), oltre che su Artaeum, il suo quartier generale, visitabile per altro per la prima volta in assoluto. Nonostante il conservatorismo, la regina Ayrenn, convinta (al contrario di alcuni sudditi) che una simile mossa permetterà a Summerset di espandersi al mondo, ha infatti aperto i confini del suo regno, temporaneamente gestito dalla cugina, Alwinarwe, un regno fatto di torri imponenti, foreste rigogliose popolate di creature di ogni genere, e le immancabili reti fognarie, covi di spietati banditi pronti a tutto pur di eliminarci.
Ma la minaccia daedrica incombe, e l’isola di pace che era un tempo rischia di fare davvero una brutta fine, sempre che non intervengano i prodi giocatori a salvare gli Altmer, s’intende. Due nuove skill line (quella legata all’Ordine, con tanto di abilità attive, passive – 5 in entrambi i casi – e una ultimate, e quella, nuova di zecca, legata al crafting dei gioielli), tutta una serie di trial (12, nello specifico, in quel di Cloudrest), oltre a dungeon pubblici e all’immancabile catalogo di bestiole e boss, sono il piatto forte di questa espansione, che conta di offrire più di 30 ore di missioni e avventure, e che concluderà la Daedric War iniziata con il DLC Orsinum ormai 3 anni fa.
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Abbiamo provato i primi momenti di gioco, inclusa qualche missione, sia principale che secondaria, con una build ancora grezza e non priva di bug anche di una certa importanza, persino sprovvista di voci e audio (ma da qui al 5 giugno – e al 21 maggio per la versione “Early Access” su PC – c’è ancora tempo per sistemare le cose), partendo con un tutorial dall’ambientazione sicuramente affascinante e suggestiva, in cui è la natura più selvaggia e “aliena” del mondo di Elder Scrolls, a tinte fortemente blu, a farla da padrona.
I nuovi giocatori potranno infatti partire tranquillamente da zero, senza il bisogno di ripercorrere tutti i contenuti pubblicati sinora, mentre ai veterani basterà recarsi con il proprio personaggio sull’isola (ma nulla gli vieta di crearne uno ex-novo, ovviamente). La prima tappa è la città di Shimmerene, dove ad accoglierci c’è un volto noto ai fan di ESO, Razum-Dar: il khajiit, fedele servitore di Ayrenn, è stato inviato a controllare l’operato di Alwinarwe, e nello specifico l’applicazione del decreto della regina, in quanto le sono giunte delle voci non proprio confortanti, e chiederà il nostro aiuto per indagare, facendo qualche domanda in giro. Emerge sin da subito uno strano pattern tra i nuovi arrivati: gli stranieri vengono infatti spediti nel Monastero della Serena Armonia, salvo poi non rivedersi più in giro: come mai? Nella nostra indagine all’interno del Monastero, facciamo la conoscenza di Valsirenn, un’insospettabile alleata, anche lei finita a curiosare in quel luogo austero. Fa parte dell’Ordine Psijic, di cui diventeremo membri proprio grazie all’espansione di Summerset, e a questo incontro fortuito, ma la nostra prova si è limitata a mostrarci come nasce il rapporto con questo personaggio, in quanto la aiuteremo ad investigare nei sotterranei del Monastero, dove faremo una scoperta sconvolgente: i forestieri giunti sull’isola e misteriosamente scomparsi, sono tutti lì sotto, tenuti sotto scacco da demoni daedra evocati da chissà chi, ma ci fermiamo qui con la descrizione dettagliata di quanto visto, per non rovinarvi la sorpresa una volta che il gioco uscirà. Ma anche le missioni secondarie promettono di essere ugualmente ricche e interessanti, come quella affidataci da Lanarie, una madre disperata alla ricerca del figlio, Talerion, la cui scomparsa ci poterà fin sotto le fogne, al cospetto di decine di banditi pronti ad attaccarci in gruppo.
Con Summerset, Bethesda gioca sul sicuro puntando la carta della nostalgia: i fan più sfegatati della saga originale hanno già messo piede su Summerset, ma non su Artaeum, né sono mai stati a contatto così stretto con il criptico Ordine Psijic, motivo per cui diventa necessario esplorarne il loro nel modo che sembra ormai più congeniale al team di sviluppo, attraverso un’espansione per l’iterazione online, più semplice e rapida da realizzare rispetto ai capitoli classici, con pesante focus sulla narrazione (avendo mantenuto pressoché inalterato il gameplay, per ovvi motivi). In fatto di ricchezza di contenuti, complici le 30 ore indicate dal team come durata, abbiamo poco da ridire, ma sarà importante capire quanto interessanti saranno queste 30 ore. A preoccuparci, per il momento, è l’attuale condizione della build, con un codice molto sporco e non privo di bug che hanno compromesso la nostra progressione nella pur breve demo, ma il team ha più di due mesi a disposizione, e l’ovvia speranza è che tutto fili per il verso giusto.