Colonia – Tra tutti i titoli di questa gamescom 2017, The Evil Within 2 rappresentava uno dei nostri most wanted. Vuoi perché chi vi scrive è un affezionato di lunga data dell’horror gore e viscerale, vuoi perché il primo The Evil Within, nonostante tutto, aveva gettato sul piatto della bilancia più di qualche caratteristica interessante, il sequel diretto delle avventure del detective Sebastien Castellanos era finito sotto i nostri radar già dallo scorso Giugno, dopo l’annuncio ufficiale in quel di Los Angeles. Oggi, finalmente, abbiamo potuto trascorrere quasi un’ora in compagnia di questo chiacchieratissimo nuovo episodio, muovendoci all’interno di una generosa porzione di gioco collocata tra il secondo e il terzo livello.
Dovesse esservi sfuggito nel corso delle precedenti presentazioni, The Evil Within 2 riprende la narrazione esattamente dal punto in cui il capitolo precedente si era interrotto (DLC inclusi), con la rivelazione del tradimento della presunta agente Kidman e la scoperta, sconcertante, che fa da filo conduttore di questo nuovo tassello del Franchise. Lily, la figlia di Castellanos, non è morta assieme alla madre come l’organizzazione Mobius ci aveva fatto credere: al contrario è viva e vegeta, intrappolata tuttavia all’interno dello STEM ed in costante pericolo di soccombere alle terrificanti creature che popolano questa agghiacciante dimensione. Rimane una sola cosa da fare a Sebastien, sopravvissuto quasi per miracolo alle insidie dello STEM: sdraiarsi nuovamente all’interno di quelle vasche logore, abbandonarsi ad un ultimo profondo respiro e immergersi nuovamente in quell’incubo ad occhi aperti, dove creature mostruose assetate di sangue umano faranno di tutto per trasformarlo in un sanguinolento banchetto. E, subito dopo, fare lo stesso con la povera Lily.
L’abbandono di Mikami dalla cabina di regia di The Evil Within 2, almeno per quanto visto oggi, non ha inciso particolarmente sulla direzione artistica e narrativa del titolo Tango Gameworks. Siamo di fronte ad un survival horror in terza persona le cui meccaniche base ricalcano abbastanza pedissequamente quelle del predecessore, caratterizzato da una lodevole alternanza di esplorazione (non certo priva di pericoli) e fasi combat spietate faccia a faccia con creature, in alcuni casi, insormontabili. The Evil Within 2 parte dalle fondamenta del titolo originale di Mikami ma ne espande le regole, trasformando il mondo di gioco in una sorta di mini open world ricco di zone segrete da esplorare – che, in taluni casi, premiamo Sebastien con nuove armi, polvere da sparo o munizioni – e di missioni secondarie che si affiancano alla storyline principale. Sia chiaro, avventurarsi nelle stradine pattugliate da creature fameliche non è certo una di quelle scelte da effettuare a cuor leggero: è necessario mantenere un profilo quanto più basso possibile, cercando di eludere le attenzioni nemiche pensa una sfida pressoché persa in partenza in schiacciante inferiorità numerica.
Esplorare, tuttavia, rappresenta forse l’unica arma a disposizione del nostro alter ego di fortificare sia sé stesso (reperendo le celebri sostanze verde e rossa, utili per livellare ed aumentare le stat del nostro personaggio), sia l’armamentario in proprio possesso. Nella demo odierna, ad esempio, abbiamo deviato leggermente dal percorso originale per dirigerci verso un garage illuminato, da cui in lontananza sembrava intravedersi un fucile: non appena entrati, la saracinesca si è abbassata improvvisamente, mettendoci faccia a faccia con una creatura grossa all’incirca il triplo di Sebastian – che, con due proverbiali ceffoni, ci ha spediti dritti dritti all’obitorio. Sconfitta la creatura al secondo tentativo ci siamo sì ritrovati con un prezioso fucile a pompa in mano, peccato che non fosse funzionante: si è attivata in questo modo una quest secondaria che, facendoci muovere nella spettrale cittadina location di questa demo, ci ha permesso di raccogliere dei kit per riparare l’arma e renderla del tutto funzionante. E sì, quando l’approccio stealth non era più un’opzione percorribile, il “nuovo” fucile ci ha dato particolari soddisfazioni.
Ritorno gradito, anche se al momento abbastanza criptico, è quello di Tatiana Gutierrez, l’efebica infermiera che attende Sebastien “al di là dello specchio” prendendosi cura della sua salute e dell’evoluzione del di lui skill tree. Ancora una volta siamo di fronte ad una meccanica condivisa con quella del primo capitolo, dove saremo obbligati a raccogliere resti organici verdi (dai corpi dei nostri nemici) o apposite fiale rosse per aumentare la nostra salute, la resistenza in corsa (non ancora paragonabile a quella di Bolt, certo, ma decisamente meno frustrante rispetto a quanto visto due anni or sono) e tutte le rimanenti skill di Sebastien – che potrà ricorrere ai tradizionali tavoli da crafting per crearsi munizioni e proiettili speciali, ma anche Siringhe medikit e altri gingilli utili in questa serrata lotta all’interno dello STEM.
Se dunque la virata open world con missioni principali e secondarie rappresenta l’evoluzione più evidente di cui si fregia questo The Evil Within 2, impossibile non notare una lunga serie di miglioramenti in termini prettamente tecnologici: l’inquadratura si dimostra da subito più stabile ed affidabile, senza più la fastidiosa incombenza di quegli angoli morti entro i quali diventava impensabile provare a combattere. Le animazioni di Sebastien (e delle stesse creature nemiche) appaiono più precise e reattive, eliminando quella sensazione di legnosità criticata da molti nel precedente operato di Mikami e soci. Il control schema di The Evil Within 2 si dimostra ora più gentile e “intelligente”: tenendo premuto il bumper sinistro per la corsa, ad esempio, azioni contestuali come lo sfondamento violento di una porta o il salto di un ostacolo verranno effettuate automaticamente da Sebastian, rendendo di fatto meno dolorose le immancabili sequenze di inseguimento – che, anche in questa demo, non sono certo mancate.
La virata open world con missioni principali e secondarie rappresenta l’evoluzione più evidente di The Evil Within 2
Demo che, per dovere di cronaca, ci ha messo sulle tracce della piccola Lily utilizzando un ricevitore particolare, ricevuto “in dono” da un membro della Mobius convertito con l’inganno alla nostra causa. Il ricevitore pare captare alcuni suoni strani, simili ad inspiegabili lamenti di una bambina: quanto basta a Castellanos per mettersi di corsa alle tracce della figlia, che nonostante tutto finisce sempre per essere un passo più avanti del padre che, una volta trovata l’origine del disturbo magnetico, si vede costretto a divincolarsi tra i nemici e a battere una nuova pista. Dopo tre ricerche andate a vuoto, in cui abbiamo alternato sequenze pure stealth ad altre dove, purtroppo, il difficile scontro frontale era inevitabile, la demo si è conclusa con il classico finale “esplosivo”: un enorme creatura, la stessa che ci ha rincorso durante la fase iniziale del secondo livello, appare dal nulla e ci scaraventa al suolo. Vi lasciamo immaginare come, da questo incipit, possa essersi conclusa la nostra prova.
The Evil Within 2, nel complesso, ci è piaciuto parecchio. La direzione artistica di Tango Gameworks è assolutamente in linea con quanto visto nel precedente episodio – anzi, già il poco osservato oggi ha mostrato un evidente innalzamento dell’asticella, con un atmosfera angosciante e opprimente nonostante la lunga passeggiata all’esterno. Gli amanti dell’horror viscerale e violento avranno di che gioire dal prossimo 13 Ottobre, considerando – stando a quanto riferitoci da uno dei designer di Tango – che esecuzioni efferate, sangue e smembramenti vari raggiungeranno vertici mai visti prima. Proprio per questo, come per The Evil Within, il rischio di trovarsi di fronte ad un titolo rivolto ad una frangia ben definita di appassionati è alto: difficilmente chi è a digiuno di mostri, sangue e violenza riuscirà a digerire l’estenuante lotta di Castellanos per la salvezza della piccola Lily. Per tutti gli altri, inutile dirlo, ci sarà davvero da divertirsi: a patto di avere il sangue abbastanza freddo…
In conclusione
Sebastien Castellanos è tornato. Verrebbe quasi da dire finalmente, nonostante dall’annuncio di The Evil Within ad oggi siano trascorsi poco più di due mesi. Eppure, da appassionati dell’horror vecchia scuola (e da amanti sfegatati di Shinji Mikami, nonostante l’assenza pesante del Maestro) non vedevamo l’ora di posare le nostre mani sul titolo horror più atteso di questo autunno: un titolo che, imparando dai propri errori, evolve le proprie meccaniche originali trasformando un tradizionale survival horror in un angosciante survival open world, ricco di missioni secondarie facoltative, di zone da esplorare e di segreti da stanare – non senza mettere la propria vita a repentaglio, ogni dannata volta. Tecnologicamente interessante e figlio di una direzione artistica convincente e lugubre quanto basta (con dei richiami evidenti al villaggio iniziale di Resident Evil 4, ad onor del vero, ma questa è un’altra storia), The Evil Within 2 potrebbe rappresentare il potenziale must buy per tutti quelli che “se non c’è abbastanza sangue su schermo, non va bene”. Lo STEM vi sta aspettando, più cattivo e letale che mai.