Best edizione di sempre?
I The Game Awards 2024 potrebbero essersi aggiudicati la statuina della miglior edizione di sempre, un riconoscimento assolutamente ideale e non riconosciuto da alcuna autorità, risultato di uno show equilibrato, senza discorsi di ringraziamento cronometrati al centesimo di secondo, zeppo di world premier intriganti, dove c’è stato persino il tempo e il modo per un’analisi e una messa in discussione dei maccanismi su cui si sorregge l’industria stessa.
Una volta tanto, insomma, non si possono che fare i complimenti a Geoff Keighley, da sempre e spesso terminale in negativo di una lista sempre più ampia di astrazioni sullo stato dell’arte del mondo dei videogiochi. Per uno show che resta commerciale, votato alla pura e semplice celebrazione, che si alimenta, come è ovvio che sia, di accordi, amicizie, contatti, questo è praticamente il massimo che ci si possa aspettare.
Per una volta, quindi, vale la pena godersi quanto di buono visto. I difetti, le remore, le criticità sono innegabili e sono sotto gli occhi di tutti. Lungi da chi scrive affermare che non si possa aspirare a qualcosa di meglio, di maggiormente svincolato a quegli stessi processi economici, e anche politici, criticati qui e lì durante la notte dei The Game Awards 2024. A ben vedere, fatte le dovute considerazioni e prese le necessarie distanze, possiamo concederci un misurato ottimismo pensando ad un evento che potrebbe finalmente aver raggiunto le dimensioni e il peso necessario per permettersi di andare al di là degli occhiolini ai publisher di tutto il mondo. Del resto, con la cessazione dell’E3, con una Gamescom che fatica ad incrementare la sua influenza, Geoff Keighley ha effettivamente nelle sue mani molto potere. E anche molte responsabilità.
Vale quindi la pena fotografare i The Game Awards 2024, lasciando alle istantanee la parola, il commento, il giudizio su quello che è stato un evento molto buono, ma ovviamente non del tutto esente da critiche.
La prima cosa positiva dei The Game Awards 2024 si palesa durante i primissimi secondi di show. Abituati come siamo stati nel corso delle edizioni al cattivo gusto di Geoff in fatto di abbigliamento, ci ha fatto un enorme piacere vederlo ben vestito, senza bizzarri accoppiamenti di colori, elegante dalla testa ai piedi. Certo, quella spilla era un po’ troppo vistosa, ma non possiamo nemmeno pretendere che rinneghi completamente la sua stravaganza.
Giusto il tempo di scaldare la voce, che lo show di Geoff è andato subito incontro al primo momento cringe, il punto più alto toccato dalla serata in questo senso, a dire il vero. Quando il presentatore ha nominato e salutato Ken Kutaragi, “papà” di PlayStation e comodamente seduto in prima fila, questo si è automaticamente alzato per raggiungere il palco, lanciatissimo per tenere un discorso di qualche tipo. Peccato solo che la cosa non fosse prevista e dopo aver indugiato un po’ sulla sua camminata interrotta, la telecamera è tornata su Geoff che senza batter ciglio, la sua freddezza gli va riconosciuta, ha tirato dritto con la scaletta dello show.
Se c’è qualcosa che ancora non riesce completamente ai The Game Awards, quel qualcosa è far ridere. Almeno in modo volontario. Anche quest’anno ci hanno provato con i Muppet. Statler and Waldorf hanno oggettivamente fatto del loro meglio, ma si è trattato di qualcosa di fin troppo estemporaneo per convincere il pubblico a concedergli qualche sincero applauso.
Priva di candidati al gioco dell’anno, a Microsoft è stato dedicato il primo vero punto della scaletta dei The Game Awards. Un siparietto utile per ricordare al pubblico la recente pubblicazione del bellissimo Indiana Jones e l’Antico Cerchio e anche per far intervenire sul palco Harrison Ford. Pur avendo ormai capitolato nei confronti di Padre Tempo, l’attore ha comunque ammaliato il pubblico, dimostrandosi sinceramente lieto di presenziare l’evento.
La sensazione che stessimo per assistere ad una grande edizione dei The Game Awards l’abbiamo avuta tutti non appena ci siamo resi conto di assistere al trailer del prossimo The Witcher IV. Ciò che un tempo avrebbe costituito la perfetta conclusione, con la sicurezza di chi sapeva cosa sarebbe venuto dopo, Geoff l’ha utilizzato come prima World Premier del suo show. Il ragazzo sa indubbiamente come infiammare la folla sin da subito.
Se si esclude il pre-show, bisogna attendere il venticinquesimo minuto di live prima che a Geoff si alterni l’elegante Sydnee Goodman, co-host dei The Game Awards 2024. E non sul main stage, ma in un’altra location, molto decentrata, che occuperà durante tutta la serata. Non sarebbe forse il caso che Geoff si facesse accompagnare più spesso e più da vicino? Anche solo per dare un po’ di ritmo al tutto e per non dare troppa conferma di quanto gli piaccia avere tutti i riflettori puntati addosso.
Sapevamo che Fumito Ueda, creatore di ICO e Shadow of the Colossus, fosse già da tempo a lavoro su qualcosa di nuovo. Ma in quanti di noi avrebbero scommesso su un trailer del suo gioco ai The Game Awards 2024? Come un fulmine a ciel sereno, ecco quindi un breve video tutto da interpretare, che sembra rileggere Evangelion filtrato attraverso la sensibilità e lo stile visivo del designer giapponese. Non ci abbiamo capito nulla del gioco, ma già lo vogliamo.
Questa è la quota “antipatia” di questo articolo. Il momento in cui cerchiamo a tutti i costi di aggrapparci a qualcosa, pur di trovare un difetto ai The Game Awards 2024. Josef Fares, creative director di Hazelight Studios, quelli di It Takes Two per intenderci, con il suo discorso pre-trailer, sembrava fosse sul punto di mostrare qualcosa di mai visto prima, una pietra miliare capace di scavare un prima e un dopo nel solco dell’industria videoludica. Invece si è limitato a presentarci Split Fiction, una sorta di It Takes Two realizzato con più soldi e più tempo. Lo giocheremo? Sicuro. Lo ameremo? Probabile. Ma con quei preliminari ci aspettavamo qualcosa di più o, semplicemente, di diverso.
Il primo vincitore in assoluto del premio Game Changer è andato a Amir Satvat, un uomo dalla faccia buona e dal cuore ancora più puro. Nel suo racconto, e in quello fatto dai tanti professionisti che ha aiutato, tanta umanità, empatia, condivisione. Anche disagio, paura, frustrazione in chi ha dovuto subire, negli ultimi anni di crisi dell’industria, un licenziamento. Grazie al suo lavoro da analista, Amir è riuscito a trovare un lavoro a oltre tremila professionisti che lo avevano perso nell’ondata di chiusure e ridimensionamenti che tante software house hanno subito negli ultimi due anni. La commozione di chi è riuscito ad aiutare è diventata la sua e infine la nostra. Uno dei momenti più emozionanti e belli dell’intera serata.
Death Stranding 2? OD? Magari addirittura qualche nuovo indizio su Physint? Macché! Il buon Hideo Kojima si è limitato a fare la parte del cameo in questi The Game Awards 2024. Qualche parola di circostanza, un paio di battute e l’assegnazione del premio Best Direction. Fine. Nient’altro. Questa volta Kojima ci ha trollati più del solito.
Escludendo remake e spin-off, non si vede un nuovo capitolo di Onimusha dal 2006, anno di Dawn of Dreams. Anche in questo caso, chi se lo sarebbe mai aspettato? Capcom, come ha dichiarato a qualche ora di distanza dai The Game Awards 2024, ha tutte le intenzioni del mondo di riportare in vita tante delle sue IP dormienti. Onimusha è tra queste e noi siamo estremamente grati per aver deciso di donarci Way of the Sword, attualmente previsto nel 2026.
Nella lunga notte dei The Game Awards 2024 c’è stato spazio anche per un pizzico d’Italia. A sorpresa, infatti, è stato mostrato l’intrigante trailer di Screamer di Milestone, nuovo capitolo, che per certi versi potremmo anche definire reboot, di una serie che la software house italiana fece debuttare nel lontanissimo 1995, quando ancora si chiamava Graffiti. Non sappiamo nulla del gioco, se non che il trailer ha ostentato un art design davvero intrigante e che si tratterà (ovviamente) di un racing game. Cambia lo stile, insomma, ma anche nell’immediato futuro Milestone resterà ancorata al genere che l’ha resa famosa in tutto il mondo.
La serata procede bene. Di giochi nuovi e interessanti ce ne sono a bizzeffe. I premi distribuiti fino a quel momento non hanno generato particolari polemiche tra il pubblico e gli appassionati. Sembra tutto stia filando dannatamente bene, quando ecco giungere un altro momento imbarazzante della serata, dopo quello di Kutaragi in apertura. La serie di Fallout si è appena aggiudicata la statuina per il miglior adattamento. Ha parlato Jonathan Nolan, regista dei primi tre episodi. Ha parlato Todd Howard, executive producer nonché deus ex machina del brand. Ci sarebbe anche Ella Purnell, la protagonista della serie, chiaramente pronta a dire due paroline sul progetto. Peccato che lo show debba andare avanti e che non ci sia il tempo neanche per un rapido saluto e un ringraziamento. L’immagine della povera Ella, trascinata quasi a forza, non è sicuramente stato uno dei momenti migliori dei The Game Awards 2024.
Quanto è bello Sam Lake? Quanto ci rende felici ogni volta che sale sul palco? Che sia per annunciare un nuovo progetto, che sia per ballare. Purtroppo, questa volta, il buon Sam non ha fatto né l’uno, né l’altro. Si è limitato a elencare i giochi in nomination per il premio best narrative; ha accennato qualche passo di danza, ha lasciato intendere che questa volta avrebbe lasciato il palcoscenico ad altri giochi, ha fatto il suo lavoro da presentatore e ci ha lasciati tutti a bocca asciutta, con un’insana e tremenda voglia di vederlo protagonista di un musical.
Non ci era bastato Onimusha? Ed ecco anche il ritorno di Okami, segno che Capcom ha deciso di conquistarci definitivamente a suon di bei giochi e grandi ritorni. E a proposito di ritorni, a dirigerlo ci sarà proprio Hideki Kamiya, già a capo del capitolo originale, che dopo l’addio a PlatinumGames, avvenuto più di un anno fa, era rimasto apparentemente a spasso. In realtà, ora lo sappiamo, il designer nipponico stava già cucinando la sua prossima creatura, ovvero il sequel di Okami a cui per ora manca un titolo e una data di uscita. Ma siamo già felicissimi così.
Ogni volta che Naughty Dog presenta qualcosa di nuovo il mondo, per un attimo, si ferma. Non potrebbe essere altrimenti. Non può essere così nemmeno quando il trailer di presentazione di Intergalactic non ci ha realmente e completamente impressionati. Al di là del product placement, al di là di un’estetica sicuramente catchy, quanto mostrato è stato davvero troppo poco per lasciar intravedere qualcosa che non sia un’intrigante copertina. Ma non si può non dare fiducia a Neil Druckmann e al suo team, quindi ci facciamo bastare un’immaginario che al momento sembra avere molto potenziale, ma non troppa originalità.
Al buon Sven Vincke, capoccia di Larian Studios, quelli di Baldur’s Gate 3 per intenderci, è toccato l’onore di comunicare il vincitore del premio più atteso della serata, ovvero quello del miglior gioco del 2024. Al game designer è stato anche concesso il tempo per fare un piccolo discorso, che vi consigliamo di recuperare per intero, in cui fotografa piuttosto bene lo stato attuale dell’industria videoludica, sottolineando cosa servirebbe (o per meglio dire basterebbe) per trascinarla fuori dal pantano. Con una retorica molto efficace, Sven ha dichiarato di conoscere non solo il vincitore dei The Game Awards 2024, ma anche i prossimi degli anni a venire: saranno semplicemente giochi divertenti, realizzati con passione da persone che vorranno essere i primi utenti a goderselo. Semplice, lineare, paradossalmente illuminante.
A conclusione della serata, come era facile immaginarsi, c’è stata infine l’assegnazione del premio come miglior gioco dell’anno, riconoscimento vinto da Astro Bot del Team Asobi. Un momento di grande celebrazione e di gioia, che sicuramente spingerà, o almeno ci auguriamo che possa spingere, Sony e i grandi publisher di tutto il mondo ad una riflessione, a riconsiderare ciò che rende grande un videogioco. Che spesso e volentieri non sono le sue dimensioni, il modello di business che c’è alle sue spalle, i valori produttivi presi di per sé, ma le grandi idee, l’originalità, il desiderio di consegnare nelle mani degli utenti un prodotto genuinamente divertente. Se un messaggio deve scaturirsi da questo The Game Awards 2024, noi vorremmo che fosse proprio questo.
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