14 Nov 2016

Sarà valsa la pena aspettare The Last Guardian?

Trovare un gioco con una vita travagliata come quella di The Last Guardian non è semplice: quasi 10 anni passati tra sviluppo, rinvii, passaggi da una generazione di console all’altra, abbandono del progetto da parte del suo creatore, e chissà quante altre vicende che noi nemmeno possiamo immaginare. Diciamo che l’erede di due pietre miliari della cultura videoludica quali ICO e Shadow of the Colossus, ed insieme a lui i tantissimi videogiocatori ansiosi di poterlo giocare, non hanno vissuto proprio serenamente questi lunghissimi anni. Per fortuna di tutti ormai ci siamo, il 7 dicembre potremo finalmente mettere le mani sulla nuova “opera” di un certo Fumito Ueda.

Nonostante manchi così poco, crediamo però che mai come adesso, così vicini alla possibilità di acquistarlo, diverse domande affliggano coloro che tanto lo hanno aspettato… Com’è The Last Guardian? Sarà valsa la pena attendere tutto questo tempo? Ma soprattutto, sarà all’altezza dei suoi “predecessori”?

Noi di GameSoul dopo averlo visto all’E3, abbiamo avuto la fortuna di provarlo nuovamente, questa volta in tutta calma, ed in una versione senza dubbio più simile al prodotto che giocheremo tra qualche settimana. Non pretendiamo di dare una risposta univoca a queste domande, perché forse più di ogni altro gioco, The Last Guardian meriterà di esser giocato ed assaporato dall’inizio alla fine prima di poter trarre delle conclusioni che, vuoi o non vuoi, resteranno sempre in parte soggettive. Tuttavia vogliamo sbilanciarci, parlarvi a cuore aperto, e raccontarvi quelle che sono le nostre sincere impressioni, prima della prova finale. Ci teniamo a precisare che chi vi scrive reputa Shadow of the Colossus IL gioco più bello mai creato nella storia videoludica. Questo non vuol dire che le sue parole saranno di parte, ma semplicemente che il suo punto di vista potrebbe essere diverso da quello della maggior parte dei videogiocatori, o almeno diverso da chi non conosce Ueda ed i suoi giochi.

Questo è il racconto di una mattinata passata a giocare a The Last Guardian, scritto volutamente in prima persona per cercare di trasmettrere nel miglior modo possibile le nostre impressioni. Prendetelo così com’è e traetene le vostre conclusioni.

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“Non adoro provare i giochi in anteprima, in particolar modo quelli a cui tengo molto. Nelle fiere o agli eventi stampa raramente si ha l’opportunità di provare con la dovuta calma un gioco, c’è sempre quello dietro di te che attende il suo turno, o un orologio che non vuole sentire nessuna motivazione, perché “il tempo a disposizione è scaduto”. Al di là di questi agenti esterni, i giochi stessi non sono sempre come saranno alla loro uscita, spesso e volentieri vi butteranno nel mezzo del gioco senza raccontarvi nulla, o peggio ancora vi riveleranno cose che non avreste voluto vedere o sentire.

Quindi io che adoro ICO e Shadow of the Colossus, io che ad ogni E3 o gamescom mettevo in cima alla lista dei possibili annunci il ritorno di “Project Trico”; nonostante ce ne sia stata l’occasione, mi sono tenuto ben lontano da The Last Guardian, proprio per non rovinarmi l’attesa più di quanto il suo percorso travagliato non avesse già fatto. Solo che poi, a meno di un mese dall’uscita ti arriva una telefonata in cui ti invitano a provare insieme ad un ristrettissimo gruppo di persone l’ultimissima build del gioco e, per quanto una parte di te ti dica di non farlo, alla fine cedi perché al cuore non si comanda… Lo spirito con cui mi sono avvicinato alla prova in questione è stato proprio quello di una persona innamorata ed abbandonata, che per lungo tempo è stata presa in giro ed ora che il suo amore si è rifatto vivo, è prima di tutto diffidente. Quello che resta e vive in me è l’amore incondizionato per il passato e per quei due giochi unici, c’è la voglia di innamorarmi nuovamente, ma anche la paura che The Last Guardian possa rivelarsi una grande delusione.

Mi sono seduto davanti allo schermo quasi preoccupato, sperando con tutto me stesso di ritrovare le stesse atmosfere che mi avevano incantato anni or sono, le stesse emozioni. Forse c’era anche la paura di scoprire di esser ormai “vecchio” ed incapace di emozionarmi davanti ad un videogioco. Poi ho iniziato a giocare a The Last Guardian e sono bastati poco più di trenta minuti per coinvolgermi al punto da farmi venire le lacrime agli occhi: la magia è tornata, e la paura è passata. Avrò giocato a The Last Guardian in tutto un’ora e mezza, forse meno, ma ho cercato di assaporare tutto ciò che avevo a disposizione, a partire dai titoli di testa, in cui si susseguono dei disegni di alcune specie animali (tra cui quella di Trico) di quel mondo immaginario ed in cui è ben evidente da subito la mano di Ueda. In fondo, a rendere grandi le opere d’arte sono anche i piccoli dettagli.

…è sembrato come se non fossero mai passati questi 10 anni

Mi sveglio in quello che presumo sia l’inizio del gioco, in una grotta sconosciuta, con una bestia sconosciuta, Trico. Provo ad avvicinarmi a lui, ma mi rendo subito conto che non sarà facile conquistare la sua fiducia. Non appena inizio a camminare, a compiere le prime azioni ed a tirare qualche leva, un flashback mi fa pensare ad ICO. Subito dopo, quando riesco a salire in groppa a Trico ed estraggo una freccia conficcata nella sua schiena, mi torna in mente Shadow of the Colossus, e quel sentimento misto di sollievo e dispiacere che si provava quando infliggevamo l’ultimo colpo a quei “poveri” Colossi. Certo, non c’era bisogno di provare il gioco per rendersi conto che The Last Guardian, almeno a livello di gameplay, fosse una via di mezzo tra i due giochi, ma la prima sensazione che ho avuto giocando, è stata proprio quella di esser tornato in quel mondo fantastico e nella sua lore. Complici i macchinosi controlli (identici agli altri due giochi), l’aspetto grafico un po’ “datato”, la solita ”imprecisione” nei movimenti, ma soprattutto lo stesso spessore artistico, giocando a The Last Guardian mi è sembrato come se non fossero mai passati questi 10 anni.

Il primo passo da compiere è fare in modo che Trico non mi veda come una minaccia. Un aspetto che si rivelerà fondamentale nel gameplay, quanto nello sviluppo della narrazione. Dare da mangiare a Trico, aiutarlo a liberarsi ma anche semplicemente accarezzarlo, sarà parte del gioco. Quando poi finalmente potrete salire sul suo dorso, aggrappandovi ed arrampicandovi come avete fatto in passato con i Colossi, diventerete quasi una cosa sola e Trico, dandogli un po’ di tempo, diventerà obbediente ed eseguirà i vostri ordini. Il rapporto tra i due, così come fu tra ICO e Yorda, è al centro di tutto, una simbiosi in cui l’uno diventerà indispensabile per l’altro. Ed è proprio quando mi sono reso conto che la nostra “amicizia” ha avuto inizio, quando un misto tra tenerezza, felicità e sicurezza mi ha colpito, che i miei occhi son diventati lucidi ed ho avuto tutto ben chiaro nella mia mente, nel mio cuore: con The Last Guardian è stato amore a prima vista.

Dopo aver giocato a quello che credo sia l’inizio vero e proprio del gioco, ho avuto modo di provare una build molto più recente, in una parte più avanzata del gioco. In questa, il rapporto tra me e Trico sembra ormai consolidato, io aiuto lui a superare le sue paure e lui aiuta me a superare ostacoli altrimenti insormontabili. Insieme riusciamo un “passo” alla volta ad arrivare in cima alla torre, tra momenti di paura, qualche salto nel vuoto, fino alla sorpresa che ci troveremo di fronte proprio alla conclusione di questa sezione di gioco. Dopodiché stop, mi chiudono il gioco e mi dicono che “per ora è tutto”. Non potete immaginare la delusione nel sapere che il gioco continuava ma che mi era vietato andare e vedere oltre; ormai mi ero così immerso che avevo voglia di giocare ancora, di scoprire cosa attendesse me e Trico.

Alcuni miei colleghi avevano avuto già modo di provare questa seconda build e quello che si era detto a riguardo è che fosse notevolmente migliorata rispetto alla prima. Il mio parere? Non ho notato grandissime differenze tra le due: certo, proprio a causa di quanto si era detto, mi sono sforzato a cercare questi miglioramenti e sì, forse un po’ più di pulizia a livello grafico c’è, ma credo che la differenza la faccia l’ambientazione ed il level design, in quest’ultima sequenza particolarmente curato e caratteristico. Insomma, l’aspetto grafico è passato in secondo piano, ho dovuto “staccarmi” da quel mondo per poterlo giudicare, la domanda è quindi: conta davvero così tanto?”

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Adesso che vi abbiamo “raccontato” la nostra esperienza, crediamo sia arrivato il momento di provare a rispondere a qualche domanda, forse partendo proprio da quelle iniziali, o alla domanda più comune e ricorrente: com’è The Last Guardian?

La risposta, come abbiamo avuto modo di constatare nella discussione post prova, è molto soggettiva e dipende dal proprio punto di vista. Alcuni si domandavano come verrà preso dalle nuove generazioni, altri se e quanto venderà o se avrà un certo seguito a livello social. Senza dubbio chi non ha un certo background, non potrà “sentirlo” come chi è affezionato agli altri due giochi di Ueda, ma dopo aver visto giochi davvero “poco accessibili” come Dark Souls o Bloodborne riscuotere ampio successo e vendere milioni di copie, non ci preoccupiamo per The Last Guardian. Questo sia perché negli ultimi anni, grazie anche a giochi come “Life is Strange” i videogiocatori si sono “sensibilizzati” e cercano sempre più spesso i contenuti emozionali rispetto a quelli tecnici, sia perché non è detto che dal successo commerciale dipenda quanto un gioco sia bello. Tra l’altro, forse risultando un po’ antipatici, abbiamo espresso il nostro disappunto su certe discussioni, riferite ad un gioco come The Last Guardian…

The Last Guardian è per tutti coloro capaci di farsi prendere per mano e trasportare in un mondo fatto di strane creature, simboli, poteri, ma soprattutto emozioni.

Senza dubbio tantissime persone vedranno e giudicheranno The Last Guardian come “un gioco di 10 anni fa”, nato su PS2, passato prima su PS3 e poi su PS4, sistemato alla meglio proprio perché “doveva uscire” e dato in pasto ai fan che lo ameranno incondizionatamente. Ma in definitiva, si tratterà sempre un gioco di 10 anni fa, tecnicamente datato, e quasi obsoleto nelle meccaniche di gioco. Ma allora, un film di 10 o più anni fa non può tuttora essere apprezzato? Non può, nonostante i limiti della tecnologia di allora, riuscire ancora a trasmettere qualcosa e ad esser addirittura migliore di decine di altri film contemporanei? Certo, capiamo che essendo il videogioco “interattivo” a differenza dei film, componenti come il gameplay ed il sistema di controllo possano fare la differenza (basti pensare a come si sia evoluto Resident Evil, almeno fino al quarto capitolo); ma possiamo dirvi che per quanto “scomodi” i controlli, o “imperfetti” alcuni comportamenti dei personaggi, non si tratta di nulla che possa inficiarne il valore complessivo. Così come era stato nei due titoli precedenti.

Altre persone invece, di cui fa parte anche il sottoscritto, non si fermeranno ad osservare ciò che “non va”, ciò che è “vecchio”. Queste persone si lasceranno trasportare dal fiume di emozioni che scorre in The Last Guardian, si faranno bastare le sensazioni che proveranno mentre Trico diventerà loro amico, senza andare a vivisezionare ed analizzare un gioco il cui punto di forza è qualcosa di assai profondo, ma materialmente impalpabile. L’amore e le emozioni non si possono replicare, tanto meno si possono creare dal nulla, sono qualcosa che c’è o non c’è. Per The Last Guardian è la stessa cosa: se riuscirete ad innamorarvene, quelli che agli occhi degli altri saranno difetti tangibili, voi nemmeno li vedrete. Quando c’è l’amore, non conta nient’altro. Questo non vuol dire che The Last Guardian sia un gioco solamente per i fan, bensì per tutti coloro capaci di farsi prendere per mano e trasportare in un mondo fatto di strane creature, simboli, poteri, ma soprattutto emozioni.

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Certo, non stiamo parlando di un gioco per tutti, così come non lo è il cinema di Hayao Miyazaki (Totoro, La Città Incantata, Ponyo, etc), anzi, c’è bisogno di una certa predisposizione e sensibilità per apprezzarlo, ma crediamo che tutti coloro in cui susciti quantomeno curiosità, debbano dargli una possibilità. The Last Guardian, oltre ai riferimenti che abbiamo notato all’interno del gioco, condivide una caratteristica con le opere del maestro dell’animazione appena citato: la capacità di arrivare dritto al cuore delle persone, senza che le stesse se ne rendano conto o riescano a spiegarsi il perché.

Ribadiamo per l’ultima volta che si tratta di impressioni a caldo, basate su quella che crediamo (e speriamo) sia solo una piccolissima parte del gioco. Nonostante ci siamo permessi di esprimerci in maniera sincera e probabilmente meno professionale del solito, ci riserviamo di dare un giudizio definitivo solo in fase di recensione, quando avremo finalmente tra le mani il gioco completo. Siamo tuttavia sicuri che tantissime persone una volta provato The Last Guardian si troveranno d’accordo con quanto appena letto, ma se una volta che avrete il gioco ed accendendo la PlayStation 4 la prima cosa che vi verrà da dire sarà: “ma sembra un gioco PS2”, beh, allora molto probabilmente The Last Guardian non è il gioco che fa per voi: fareste bene a riportarlo subito al vostro negoziante di fiducia per tuffarvi nell’ennesimo open world pieno di cose da fare, ma privo di contenuti veri.

Perdonate il sottoscritto per aver affrontato in questo modo particolare la prova di The Last Guardian, ma se una cosa è certa, è che non si tratta di un gioco qualunque. E se ancora ve lo state chiedendo, sì, siamo convinti che sia valsa la pena aspettare così tanto.

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