Los Angeles – Uno degli appuntamenti più attesi dell’E3 2018 era The Last of Us: Part II, inutile negarlo. Dopo il trailer d’annuncio in cui si vede una Ellie cresciuta e consumata dall’odio, al quale ha fatto seguito un secondo che potrebbe aver dato un indizio sulla stessa madre della ragazzina, Naughty Dog non ci ha deluso e ha aperto la conferenza Sony con un gameplay trailer da togliere letteralmente il fiato, dove si alternano momenti di pura e genuina felicità (un bene inestimabile in un mondo così in rovina) a una violenza brutale che ancora una volta lascia il segno negli spettatori. Perché come dice la stessa Ellie a Dina, con cui si intrattiene durante una festa, lei è “solo una ragazza” e la gente non dovrebbe temerla. Ma la sua compagna non tarda a ricordarle che, invece, “dovrebbero essere terrorizzati da lei” e dopo essersi scambiate un bacio attorno al quale si è creata ancora una volta polemica, senza soluzione di continuità una scena che aveva del tenero si trasforma in un campo di battaglia per la sopravvivenza. Ellie taglia la gola a un uomo, degli sconosciuti ne impiccano un altro salvo poi rovesciarne gli intestini a terra, il tutto in un contesto urbano molto simile a quello del primo capitolo ma ancora più soverchiato dalla natura – per il momento, però, niente clicker.
A cosa sarà dovuta questa scelta? Mentre ci interroghiamo sulla situazione in corso, gli sviluppatori controllano Ellie in una breve sezione di gameplay che ancora una volta dimostra la qualità che Naughty Dog riesce a restituirci sia in termini grafici sia tecnici, con un apparentemente infinito potenziale di approcci alle situazioni. Al contempo, però, non ha potuto evitare di sollevare delle perplessità proprio in merito a un gameplay dalla fluidità incredibile – per alcuni forse anche troppo perché sia tutta soltanto “farina del giocatore”.
Iniziamo subito con il rassicurarvi che sì, tutto quanto avete visto durante la conferenza E3 (che si è poi replicato in una demo a porte chiuse con i ragazzi di Naughty Dog) era giocato. Lo stesso Druckmann l’ha confermato, di fronte a uno stupore che potremmo trovare comprensibile da parte della community: il livello qualitativo, lo ripetiamo, è incredibile. Così all’avanguardia che molti hanno pensato si trattasse di una sequenza scriptata preparata ad hoc per la conferenza. Comprensibile da un certo punto di vista: è normale che una software house cerchi di offrire il meglio alla platea, soprattutto quando si tratta di presentare un gioco della portata di The Last of Us: Part II. “Quelli erano tutti sistemi reali.” ha dichiarato Druckmann. “Allora, ad una presentazione E3 prendiamo alcuni sistemi complessi che nascono casuali e li rendiamo deterministici, e li proviamo e li coreografiamo a lungo, così da poter mostrare delle cose molto specifiche. Ma quelli sono tutti sistemi reali che i giocatori potranno provare.” Questo spiega perché la demo a porte chiuse sia stata perfettamente identica a quanto mostrato in conferenza.
Quindi sì, nel corso dell’avventura vedremo davvero Ellie reagire alle ferite subite, estrarsi frecce dalla spalla, oppure ingaggiare un cruento corpo a corpo con un gigante armato di un’ascia solo un po’ più piccola di lui. L’aspetto tuttavia più importante da cogliere in questa presentazione è la scelta di aver mostrato la dicotomia della situazione, se non proprio del personaggio stesso di Ellie: da un lato abbiamo una ventenne che cerca quanto di buono la vita ha da offrire in una situazione dove la disperazione sembra essere l’unica risposta e, com’è giusto che sia, lo vive appieno. Contestualizzata alla rovina in cui i sopravvissuti arrancano ogni giorno, una banale festa si trasforma in un momento prezioso da custodire, forse proprio quel motore che ci spinge a lottare giorno dopo giorno.
Se non fosse che, all’improvviso, quella luce si spegne. Non ne abbiamo la certezza ma siamo molto portati a credere che mostrare l’odio di Ellie nel primo trailer, un’emozione così palpabile da bucare lo schermo e trasformare la giovane sopravvissuta in qualcuno di irriconoscibile, e poi alternarlo a questa situazione di “vita comune” siano in qualche modo collegati: non è da escludere che, chiunque sia il nemico questa volta, non abbia esitato a strappare con forza selvaggia tutto quanto di buono Ellie possa aver trovato. Non solo in e grazie a Joel, la cui presenza è confermata e va ad abbattere le teorie per cui il risentimento della ragazza veda coinvolto lui, sebbene i rapporti tra loro viene suggerito si siano fatti un po’ tesi nel corso dei quattro anni, ma nel senso di appartenenza e di stabilità che l’insediamento di Jackson le trasmette.
Qui entra in scena l’altra faccia della medaglia, il lato oscuro di Ellie se vogliamo: da giovane spensierata si trasforma in una spietata macchina da guerra, morde per sopravvivere e lo fa con una ferocia che Naughty Dog non ci risparmia – come del resto non fa nemmeno dal punto di vista dei nemici. Quello di The Last of Us è sempre stato un mondo spietato ma laddove nel gioco originale a emergere era il concetto dell’amore incondizionato di un genitore per il proprio figlio, così profondo da spingere a fare qualsiasi cosa per proteggerlo (persino a incrinare i rapporti, come ha fatto Joel scegliendo di non sacrificare Ellie), il secondo capitolo lascia libero sfogo agli istinti. A quella rabbia e quell’odio viscerale che solo la consapevolezza dell’esistenza delle leggi ci impedisce di violare: la società per come la conoscevamo, tuttavia, non esiste più e l’uomo ha potuto mostrarsi nel suo vero aspetto senza un qualche vincolo punitivo a trattenerlo. Si torna a uno stato primordiale, dove l’odio genera altro odio che a sua volta porta a esplosioni di violenza incontrollate, in un ciclo infinito espresso in pochi minuti di gameplay. Non c’è spazio per la pietà perché siamo di fronte a un concetto che affonda le sue radici nel medioevo: mors tua vita mea.
Durante la breve sessione di Q&A con gli sviluppatori abbiamo più che altro avuto conferme su alcuni sospetti, anziché vere e proprie novità, come ad esempio la conferma della presenza di Joel, o il fatto che l’eventuale presenza di un compagno (come è stata Ellie per noi nel primo capitolo) sarà gestita in maniera diversa rispetto al passato: se ben ricordate, la presenza della ragazzina non era mai notata dai nemici e questo ha generato un po’ di scontento fra i giocatori, che lamentavano un calo del realismo fino a quel momento mantenuto abbastanza costante. Ricordiamo però che, almeno in apparenza, The Last of Us: Part II è la storia di Ellie e lei sola, lungo un suo personale percorso di vendetta che non è detto debba coinvolgere direttamente qualcun altro.
Quest’avventura potrebbe svolgersi molto più in solitario, dandoci l’idea di cosa significhi essere alla mercé di un mondo che non fa sconti. Un dettaglio che mi ha molto colpito durante la presentazione è l’incredibile livello di collisione fra gli oggetti, qualcosa che si nota al momento del tanto discusso bacio saffico: il naso di Ellie che si appoggia contro la guancia di Dina (interpretata dalla star di Westworld, Shannon Woodward), o le loro labbra, restituiscono un livello di realismo incredibile entrando in contatto in maniera perfettamente fluida e naturale. Questo lascia intendere il minuzioso lavoro svolto da Naughty Dog, che ha ripetuto una stessa scena anche venti o trenta volte pur di raggiungere il punto concordato durante il brainstorming. E non si tratta solo dell’aspetto più tecnico e tecnologico perché The Last of Us: Part II è soprattutto una grandiosa esperienza cinematografica a volte basata anche sull’improvvisazione: non è stato raro, soprattutto per attrici del calibro di Shannon, fare proprio il copione per poi aggiungervi un tocco personale. Una variazione che getta le basi di una solida collaborazione e che Naughty Dog ha accolto a braccia aperte.
Anche volendoci impegnare, è davvero difficile trovare qualcosa che non ci convince in The Last of Us: Part II. Eccezion fatta per il trailer di transizione, dove nuovi personaggi hanno fatto la loro comparsa e una non meglio precisata setta sembra aver iniziato a dare l’idea di cosa ci aspetterà in futuro, i due dedicati a Ellie hanno aperto e chiuso un cerchio sul suo personaggio, costellandolo di tante domande cui non dubitiamo Naughty Dog darà risposta nel corso del tempo (o forse no, non sempre un gioco deve dire tutto di sé), costruendo una caratterizzazione che già solo in superficie racconta molto del personaggio. L’unico appunto che ci sentiamo di fare è la mancanza di una possibile finestra di lancio ma siamo abbastanza fiduciosi che la PlayStation Experience possa riservarci qualche sorpresa in merito.
Com’era prevedibile, The Last of Us: Part II ha ancora una volta entusiasmato e colpito il pubblico. Forte di un approccio incredibilmente cinematografico e coreografico che tuttavia non sembra aver dimenticato la partecipazione del giocatore, il seguito delle avventure di Ellie e Joel è senza alcun dubbio uno fra i titoli che attendiamo con maggior curiosità. Lato gameplay, dissipati i dubbi su un possibile scripting della sezione mostrata, non resta che fare un plauso per le potenzialità messe in gioco, senza contare il realismo al quale gli sviluppatori puntano: la violenza non è mai bella, non è mai semplice e, soprattutto non potrà mai avere fine.