The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III – Recensione

La prima impressione che si ha nel momento in cui ci si trova davanti The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è quanto sia mastodontico e non ve lo diciamo tanto per dire: sia in termini narrativi sia di gameplay, il terzo capitolo ufficiale si appoggia interamente sullo storico della serie, qualcosa che potrebbe incutere timore verso chiunque decida di approcciarlo per la prima volta. Se siete appassionati di JRPG e avete seguito con ammirevole devozione le vicende di Rean Schwarzer, allora siete naviganti scafati che non hanno bisogno di alcuna premessa; se invece non conoscete la saga ma avete comunque intenzione di partire dal terzo capitolo perché oggettivamente le ore richieste per recuperare tutto sono davvero tante, non preoccupatevi perché gli sviluppatori hanno messo in piedi un riassunto incredibilmente approfondito di trama e personaggi proprio per rimettervi in pari con le vicende e permettervi di non rimanere sorpresi a sentire nomi quali Valimar o Ashen Chevalier – come potete immaginare, il gioco è localizzato in inglese.

Dopo la conclusione degli eventi occorsi durante il secondo capitolo, di cui non faremo spoiler, Rean Schwarzer torna sulle scene come docente della Thors Military Academy: di nuovo tra le mura scolastiche, questa volta però dietro una cattedra, il giovane eroe dovrà farsi carico della Classe VII, crescere gli studenti nonostante l’iniziale diffidenza da parte loro nei suoi confronti e instradarli verso l’avventura che si apprestano a vivere. Sebbene all’inizio possa sembrare un reset della trama, bastano un paio d’ore per rendersi conto che The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è un diretto sequel, un tassello in più per una serie che in Giappone ha già raggiunto il suo quarto capitolo e speriamo di vedere  prima o poi conclusa anche qui in Occidente.

Come già vi abbiamo anticipato, questo terzo capitolo è un signor gioco: la durata complessiva dipende sempre dal vostro stile di gioco, quanto siete completisti e quanto invece preferite premere sull’acceleratore, ma non pensate di concluderlo prima delle 70-80 ore. Stiamo parlando di un’esperienza molto incentrata sui personaggi e la loro evoluzione, supportata da un ritmo molto più sostenuto, diversi momenti introspettivi e un sistema di combattimento complessivamente migliorato; la stessa grafica, per quanto ancora non la si possa definire all’avanguardia se andiamo a guardare altre produzioni (ma che al tempo stesso si mostra in linea con lo stile anime che caratterizza la quasi totalità dei JRPG), è sicuramente una spanna sopra alle precedenti. The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è dunque nel complesso un sensibile passo avanti per la serie, un’evidenza che ci fa solo venir voglia di mettere le mani sul quarto capitolo il più presto possibile. Non è raro che i JRPG proseguano il loro arco narrativo distribuendosi su più capitoli e, perché no, spesso su più console ma nel caso in questione siamo rimasti piacevolmente sorpresi dall’intreccio narrativo che pur dilungandosi non perde mai pezzi per strada e dimostra di saperli rimettere al proprio posto quando è il momento: la storia è come sempre incentrata su Rean, sul suo viaggio dell’eroe pur includendo “di nuovo” la Classe VII, il che come dicevamo significa davvero avere una conoscenza pregressa, tuttavia resta un racconto corale e molto godibile a patto di scendere a compromessi con la lentezza tipica di questo genere di produzioni.

Uno dei punti di forza del gioco, prima di addentrarci nel gameplay vero e proprio, è la fluidità con cui riesce a passare da situazioni tranquille ad altre che farebbero impallidire persino gli anime più chiassosi. Un attimo prima stai tranquillamente chiacchierando con un tuo vecchio amico, quello dopo ti trovi coinvolto in massicci combattimenti che prevedono l’uso di mecha: non tutti sarebbero in grado ma The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III sì e non solo lo fa in continuazione, riesce persino a essere emozionante ogni volta. Di per sé un dettaglio simile spiega quanto bene sia realizzato il gioco nel suo complesso, un risultato che non dovrebbe stupire se si pensa che gli sviluppatori hanno avuto a disposizione due capitoli ufficiali più spin-off per costruire un mondo di gioco tanto robusto.

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è un sensibile passo avanti per la serie

Quando non sarete impegnati con la narrazione, vi troverete catapultati nel mezzo di scontri all’ultimo sangue con umani, macchine e bestie, giusto per non farvi mancare nulla. Il passaggio a PlayStation 4 ha senza dubbio fatto bene alla serie perché, sebbene questo terzo capitolo mantenga la frammentazione delle aree (che non si sentono mai più grandi dei precedenti titoli), sotto il profilo grafico il gioco è d’impatto, si accompagna a una colonna sonora memorabile e quando scende in campo il gameplay, l’implementazione della Modalità Turbo per la versione occidentale – High Speed Mode, nello specifico – rende l’esperienza ancora più fluida.

Le basi del sistema di combattimento restano sempre le stesse quando si tratta di mettere a segno attacchi standard, sfruttare le abilità o scagliare incantesimi: del resto la serie è sempre stata particolarmente tattica (stiamo comunque parlando di un JRPG a turni, un genere che sta diventando mano a mano più raro con l’ascesa degli action/RPG) ma con l’introduzione della break gauge, che sulla scia di Final Fantasy XIII potremmo definire Barra Crisi, pare che il gameplay abbia sotto questo profilo trovato infine la propria identità. Il più grande cambiamento tuttavia, e qui andiamo invece a pizzicare da un altro gigante del suo genere come Valkyria Chronicles, è l’implementazione del Brave Order System: alimentato dai Brave Point, validi anche per mettere a segno attacchi speciali contro i nemici sbilanciati, permette durante il turno di qualunque personaggio di impartire degli ordini per assegnare determinati vantaggi alla squadra. Possono andare da un semplice incremento della difesa o dell’attacco a scelte più ragionate come la possibilità di lanciare incantesimi immediatamente senza dover attendere il turno successivo (Final Fantasy Tactics vi dice niente?). Fin dall’inizio il gioco mette a disposizione un discreto numero di ordini, segno che i giocatori vengono invitati a sperimentare.

A tutto questo unite un insieme di personaggi che potete personalizzare a piacimento assegnando loro magie ed equipaggiamenti che meglio si sposano con il vostro stile di gioco e avrete un loop di gameplay coinvolgente che vi terrà incollati allo schermo in attesa di sapere come andrà a finire. Quando sarete nel vivo della narrazione non vedrete l’ora di scendere in campo a menare un po’ le mani e non appena vi troverete in ginocchio di fronte a un boss particolarmente impegnativo cercherete, invece, il rifugio di un bel filmato per riposare e vedere quale bivio la storia deciderà di prendere. Detto in poche parole, The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III mantiene un equilibrio costante e quasi perfetto ed è un peccato che non riesca a fare un significativo salto di qualità anche sotto il profilo grafico: pur essendo, come già ripetuto, bello a vedersi soprattutto se paragonato ai precedenti, ha ancora un po’ di strada da fare prima di sorprendere davvero ma forse il quarto capitolo… Ciò detto, non fatevi influenzare da quanto vedrete, o rischierete di perdervi un’esperienza nel complesso molto ben costruita.

Per la maggior parte del tempo le prestazioni tecniche del gioco sono state più che solide, con alcune eccezioni chiave. Su PS4 Pro gira a 4K con 60fps quasi sempre bloccati, tranne in scene che comprendono più personaggi a schermo. Un plauso al doppiaggio inglese, che salvo alcune eccezioni vanta voci come quella di D.C. Douglas per Valimar (nientemeno che Albert Wesker in persona), o un perfetto Austin Lee Matthews nel ruolo di Ash Carbide, del quale ha colto appieno l’essenza.

Conclusioni

Lo diciamo senza il minimo dubbio, The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è il miglior gioco della serie finora. Certo, è necessario avere una conoscenza pregressa dei fatti accaduti ma se vi impegnerete a farla vostra sarete ricompensati con una delle saghe JRPG migliori in circolazione. Un ottimo cast di personaggi ai quali viene dedicata la giusta introspezione, un sistema di combattimento rifinito che ha infine trovato la propria identità e un equilibrio quasi perfetto tra storia e gameplay fanno di questo gioco un’esperienza che non sfigura affatto accanto a giganti come Persona 5 e Dragon Quest XI.

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