20 Ago 2016

The Lion’s Song – Anteprima gamescom 2016

Colonia – Quattro storie, quattro personaggi diversi fra loro, sconosciuti eppure accomunati da una cosa: la singolarità di una mente geniale, benedizione e tormento per questi artisti, in costante ricerca di un’ispirazione. Di un senso, se vogliamo. The Lion’s Song, progetto corrente dello studio austriaco Mi’pu’mi, è una serie di capitoli punta e clicca autoconclusivi connessi, proprio come i protagonisti, in una narrazione globale dove le nostre singole scelte influenzeranno l’esito degli eventi; nelle atmosfere di un Austria durante i primi anni del ‘900 abbiamo già potuto seguire le vicende di Wilma, una talentuosa musicista che proprio prima di un importante concerto cade preda del blocco dello scrittore e, su suggerimento di un amico, si ritira nel silenzio (non a caso l’episodio è intitolato Silence) delle Alpi per ritrovare la scintilla perduta. Un giorno riceve la telefonata di un inventore che vuole testare un singolare aggeggio dentato e da qui inizia a svilupparsi l’intreccio narrativo fra noi, Wilma e l’uomo dall’altro capo della linea. A differenza di altri titoli dello stesso genere, in The Lion’s Song non c’è davvero movimento, il giocatore interagisce piuttosto con vari oggetti fuori e dentro il cottage all’interno di scene impostate, mentre Wilma racconterà la sua lotta interiore per concentrarsi a dispetto della tempesta di neve e della poca familiarità con il luogo. Sebbene corto e semplicistico, Silence si dimostra un valido apripista della serie e un interessante studio del personaggio unito a un’estetica particolare, una pixel art monocromatica che non sarà qualitativamente la migliore in circolazione ma funziona.

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Arriviamo così al secondo episodio, Anthology, che vede protagonista un giovane artista chiamato Franz dotato di una singolare capacità: guardando le persone è in grado di estrapolare tratti della loro personalità, tuttavia è completamente estraneo alle proprie sfaccettature – una mancanza che lo soffoca, una beffa crudele che mette particolarmente in luce il tormento di chi si trova fuori dagli schemi. Dipinge così quante più persone possibili nella speranza che intuire e portare su tela il loro vero io lo aiuti a comprendere se stesso, cerca dunque in loro quell’ispirazione che non necessariamente si limita alla stesura di uno spartito musicale e ci fa capire come essa possa portare a ben più di un semplice, per quanto fondamentale nel capitolo precedente, risultato materiale. Ambientata a Vienna, la demo inizia con Franz chiuso nel suo santa sanctorum in attesa del prossimo modello da dipingere: bussano alla porta e sta a noi decidere chi aspetta oltre, un militare o un banchiere. Abbiamo optato per il borioso tenente che dietro la maschera da bullo, come abbiamo potuto constatare durante le nostre scelte dialogiche, nasconde un animo insicuro del quale non vuole assolutamente fare parola; esposto a sufficienza, il livello della personalità verrà considerato sbloccato e la silhouette rimarrà visibile fissa sullo schermo, facendo progredire il dipinto al punto tale da potersi dire concluso se vogliamo. Ci è stato spiegato che ogni personaggio cela in sé più di un tratto, visibile sullo schermo sotto forma di silhouette trasparente, ma non sarà possibile sbloccarli tutti assieme durante l’interazione; potremo, se saremo abbastanza bravi, sbloccarne due contemporaneamente e migliorare in questo modo il nostro lavoro.

Come il capitolo precedente, anche Anthology dispone di più finali: in totale possiamo dipingere quattro persone, una opzionale e delle altre tre siamo liberi di scegliere l’identità – tra loro figura anche il noto psicoanalista Sigmund Freud. I tratti sbloccati resteranno come memento nello studio dell’artista, segno di progressione del giocatore e probabile indizio sul tipo di personalità che andremo a dipingere per lui; gli sviluppatori ci hanno inoltre anticipato che Franz sarà vittima di inspiegabili blackout dopo una lunga sessione di disegno, reazione anomala sulla quale noi giocatori saremo chiamati a fare luce in qualche modo. Anthology è previsto per settembre, il terzo capitolo (del quale sappiamo che la protagonista, una matematica, cerca di crearsi la sua nicchia in un mondo maschile) per dicembre e il quarto, sul quale non è stato detto nulla poiché molto importante in relazione agli altri tre, per marzo 2017. Un rilascio trimestrale.

Uno stile narrativo che cattura la vera essenza del processo creativo

The Lion’s Song sfrutta un gameplay saldamente legato allo stile retro tipico del suo genere e ridotto all’osso: osservazione e interazione tramite punta e clicca, nessun movimento, nessun inventario e pochi semplici puzzle. Il tutto coperto da uno stile narrativo che cattura la vera essenza del processo creativo. Mu’pi’mi ha insistito molto sull’importanza delle scelte del giocatore, promettendo che alcune di esse influenzeranno gli eventi dei rimanenti. Siamo dunque curiosi di vedere la resa dei capitoli successivi, sia in termini di durata (Silence non ha richiesto più di venti minuti) sia di coinvolgimento emotivo; il primo infatti, con la sua brevità e l’ambientazione limitata a due sole aree, ci ha lasciato una leggera sensazione di incompletezza perché nonostante tutto sono mancate quelle scene sorprendenti e d’impatto che spingono il giocatore a volerne ancora. È presto tuttavia per determinare quale sarà il futuro della serie.


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