the room old sins

The Room: Old Sins – Recensione

C’è qualcosa di magico che si respira sin dai primissimi minuti di The Room: Old Sins. Un qualcosa dal profumo che fai fatica a spiegare, leggermente “stantio” come quello delle vecchie biblioteche in legno massiccio, ma allo stesso tempo così inebriante da esercitare un fascino ai limiti del magnetico. Sarà che i ragazzi di Fireproof Games, con il franchise The Room, hanno invaso svariati milioni di terminali portatili in tutto il mondo, sarà perché vi sfidiamo a trovare qualcosa di anche solo lontanamente paragonabile all’ingarbugliatissimo telaio ludico che ne caratterizza il gameplay, ma questa quarta installazione dell’acclamata serie mobile dai natali britannici un po’ la stavamo aspettando con ansia. Dopo esserci letteralmente divorati i precedenti capitoli e, per certi versi, aver digerito il più evidente cambio di marcia del terzo (leggermente meno puzzle e più aperto all’esplorazione canonica), non vedevamo l’ora di mettere le nostre mani, o meglio i nostri polpastrelli, su un nuovo capitolo più simile agli stilemi tradizionali della serie: quelle meccaniche attuabili da chiunque con una semplicità disarmante, ma tessute in un ordito semplicemente perfetto e capace di mettere a durissima prova anche le meningi più allenate.

Ebbene, con The Room: Old Sins pare proprio che Fireproof Games abbia dato ascolto alle nostre richieste, confezionando un pacchetto (disponibile sia per Android che per iOS) che ricalca armoniosamente il solco più distintivo della serie: ambienti più circoscritti da analizzare anche nel dettaglio apparentemente più insignificante, un’ambientazione angosciante che fonde la meccanica di precisione e l’esoterismo e, dulcis in fundo, un set di enigmi organizzati sì su più stanze, ma decisamente meno “dispersivi” – almeno in termini di esplorazione – rispetto a quanto visto nella passata declinazione. Una formula che non introduce nulla di davvero nuovo per chiunque conosca già The Room, ma che si rivela ancora una volta vincente. Del resto, se piazzi oltre sei milioni di installazioni in tutto il pianeta – e non sei un titolo freemium, un motivo ci sarà per forza.

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Chiunque abbia già avuto modo di arrovellare le proprie meningi sulle centinaia di enigmi offerti dal franchise The Room e dai ragazzi di Fireproof Games, a ben vedere, non necessiterà di ampollose spiegazioni per essere introdotto alla decina di nuovi scenari proposti da questo Old Sins: come dicevamo in apertura, infatti, la quarta installazione di questa acclamata serie si avvicina splendidamente alla tradizione più pura della saga, chiudendo la parentesi (fortunata ma non troppo) aperta da un terzo episodio sperimentale, più incline all’esplorazione e alla presenza di enigmi “a più livelli e scenari”, in favore di un’equazione ancora una volta estremamente complessa, ma decisamente meno frustrante per gli amanti delle avventure senza suggerimenti. Questo perché, in estrema sintesi, The Room: Old Sins è un enorme puzzle game che più tradizionale non si può, dove la progressione viene scandita armoniosamente dalla soluzione di un set svariato di enigmi che, di volta in volta, garantiranno l’accesso ad aree inizialmente precluse – in un climax che, inutile nasconderlo, richiama pesantemente la tradizione letteraria del mistero di Edgar Allan Poe.

The Room: Old Sins stravolge le aspettative del giocatore, trasformando quella che all’apparenza è una semplice casa delle bambole racchiusa in una soffitta in un telaio magico zeppo di misteri e di indovinelli: la meccanica di precisione, quella fatta di ingranaggi, leve e bulloni mantiene inalterato il proprio predominio, filtrato tuttavia sotto la lente del raffinato sovrannaturale. Niente mostri o creature mortali, per intenderci, quanto piuttosto artefatti misteriosi in grado di aprire scorci su quelle che sembrano altre dimensioni: dimensioni a cui potremo accedere, grazie alla nostra inseparabile lente, e che porteranno in superficie tutta una simbologia mistico/esoterica intrisa sì di apparenti segreti incomprensibili, ma anche di soluzioni lapalissiane necessarie al nostro incedere, L’enigma, insomma, rappresenta il fulcro stesso attorno a cui ruota l’essenza del gameplay di questo The Room, in un delicato equilibrio di azione/reazione in cui il giocatore dovrà muoversi trovando, di volta in volta, l’intuizione giusta per passare allo step successivo.

the room old sins

Tutto avviene a portata di touch, grazie ad un’interfaccia – oggi come allora – assolutamente intuibile e di immediato utilizzo. Serve soltanto pazienza, la volontà di mettere a dura prova la propria deduzione e quel pizzico di intuizione che non guasta mai, assolutamente necessario se (e vi consigliamo di seguire il nostro suggerimento) decideste di affrontare l’intero playthrough senza ricorrere agli aiuti suggeriti dal titolo stesso, nel corso di ciascuno scenario. Una strada difficile, sia chiaro, e a tratti quasi frustrante quando vi ritroverete ad analizzare ogni centimetro di quella casa delle bambole alla ricerca di un cassetto, di un interruttore o di un qualcosa con cui poter interagire: tuttavia, la soddisfazione che regalerà questo The Room: Old Sins a livello compiuto, specie quando è forte la consapevolezza di aver raggiunto questo traguardo solo con la propria materia grigia, è qualcosa di davvero impagabile.

The Room alla massima potenza

Impagabile come il lavoro svolto anche questa volta dai ragazzi di Fireproof Games, che tanto in termini meramente tecnologici quanto – e soprattutto – di level design riescono a colpire nel segno, lasciando letteralmente di stucco per il valore assoluto di un opera mobile che, lo ammettiamo, pagheremmo oro per veder realizzarsi su PC e console, magari in realtà virtuale. Ottimo il livello di dettaglio del nostro setting, una casa delle bambole strepitosa sotto ogni punto di vista  – e fidatevi, non pensiate che le sue dimensioni “contenute” rendano troppo facile la soluzione degli enigmi: le correlazioni che li legano, i vincoli logici che li caratterizzano e l’utilizzo strepitoso di gran parte degli elementi di scena basteranno a tenervi impegnati per molto più tempo di quanto pensiate. Nel corso delle nostre prove, effettuate su un terminale Android abbastanza recente (Samsung S7 Edge), ci siamo scontrati contro un frame rate granitico e, nel complesso, un abito grafico sontuoso e ammaliante: giusto per dire che, ancora una volta, Fireproof Games ha alzato l’asticella di un paio di centimetri buoni. E i risultati parlano da soli.

Conclusioni

The Room: Old Sins è The Room alla massima potenza, niente di più e niente di meno. Un’esperienza unica nel proprio genere, capace di estraniare il giocatore dalla realtà grazie ad un set di enigmi calibrati alla perfezione e capaci, cosa ancor più importante, di affondare le meningi più allenate anche quando la soluzione sembra essere lapalissiana. Spietato e a tratti persino saccente, la nuova creatura di Fireproof Games è un piccolo gioiello imperdibile, autentica manna dal cielo per chiunque sia alla ricerca di un’esperienza da vivere assolutamente da soli e, allo stesso tempo, in grado di gratificare al meglio per ogni traguardo raggiunto.

Proprio in virtù di questo, The Room: Old Sins non è certo quel tipo di App adatta a tutti i terminali: il suo ritmo lento e riflessivo, la sua atmosfera patinata dal letteratura ottocentesca e la sua totale devozione alla deduzione, piuttosto che all’azione, la rendono ideale soltanto ad una fetta di pubblico ben definita, per certi versi atipica rispetto agli standard attuali del pubblico mobile. Se, tuttavia, la ricetta tradizionale di The Room vi ha conquistato già un paio d’anni fa e, in questi istanti, foste alla ricerca di qualcosa di solleticarvi e di sfidare a modo la vostra arguzia, il nuovo The Room è esattamente il titolo che fa al caso vostro. Perché, tutto sommato, non serve essere delle bambine per giocare ancora con la casa delle bambole.

 

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