News 08 Ago 2015

The Solus Project- Anteprima gamescom 2015

Colonia – L’evoluzione dello sviluppo indipendente, nel’ultimo paio d’anni, è un qualcosa di sorprendente. Sino a pochi anni fa i cosiddetti titoli indie si riconoscevano ad occhi chiusi: uno stile volutamente retrò, un gameplay obliquo che, figlio di idee geniali e fuori dalle logiche di mercato, presentava soluzioni ludiche innovative e, in generale, un livello tecnologico generalmente non paragonabile a quello delle più blasonate triple A. The Solus Project, come altri esponenti del progetto ID@Xbox, è una delle eccezioni più belle a questa regola del passato. Il titolo dei ragazzi di Teotl prende il meglio dello sviluppo indie, la genuinità di un game design brillante, e lo sbatte nel muso del giocatore all’interno di una cornice tecnologica di altissimo livello. Il risultato finale, che abbiamo avuto il piacere di provare nel booth Microsoft di questa gamescom 2015, è qualcosa di profondo ed ispirato, che merita a pieni voti di essere considerato.

Solus (1)

In un futuro non meglio precisato, la Terra è sull’orlo della distruzione. Per garantire all’umanità un futuro e una nuova speranza di prosperità i vertici del pianeta decidono di tentare il tutto e per tutto con la colonizzazione di Solus, lontanissimo geoide dalle condizioni geoclimatiche apparentemente simili a quelle del nostro mondo. Dopo un viaggio lungo vent’anni, la spedizione raggiunge l’atmosfera del pianeta di destinazione ma qualcosa va storto, e l’astronave precipita rovinosamente nel suolo alieno uccidendo tutti i componenti della squadra, meno uno. Noi. Soli in un territorio potenzialmente ostile, senza cibo ne risorse idriche da cui bere, ci ritroviamo di fronte alla più terribile delle sfide: sopravvivere. Magari tentando in qualche modo di ripristinare la cominicazione con la Terra, nella speranza che, in questi due decenni, non sia ancora successo l’irreparabile.

Il gameplay di Solus inizia esattamente dove termina la nostra narrazione, con il protagonista che cammina incerto tra i rottami dell’astronave e i resti dei compagni di viaggio, alla ricerca di qualsiasi cosa lo possa aiutare a sopravvivere. L’unica cosa a disposizione, in questa breve ma intensa dimostrazione, è una sorta di palmare elettronico, contenente una serie di informazioni sul nostro stato fisico (temperatura corporea, calorie da assumere per non incorrere in morte sicura), un sistema di crescita tramite cui evolvere alcune delle nostre caratteristiche e un inventario elettronico, dove sbizzarrirsi col crafting dei pochi oggetti che rinverrà sul suolo di Solus. Anche perché, sappiatelo, a quella distanza da casa non è facile nemmeno accendere un fuocherello.

Solus (2)

La campagna di Solus si basa essenzialmente su una serie di task consecutivi, volti a realizzare un sistema di comunicazione embrionale per contattare quel che rimane della Terra. Due sono le componenti principali di questo gameplay: la prima, già citata, è il crafting di oggetti specifici (che, lo ricordiamo, vanno a deteriorarsi col tempo sino a divenire inutilizzabili) per la risoluzione di determinate missioni, mentre la seconda è l’esplorazione di Solus, un micromondo rigorosamente open world vivibile, ma non certo così ospitale.

Oltre all’assenza di viveri sarà necessario far fronte alle gelide temperature notturne, a mortali tempeste elettromagnetiche o a fenomeni climatici al limite del cataclismatico. Solus ci obbliga a resistere giorno per giorno, ad aguzzare l’ingegno come meglio possiamo per sfamarci, proteggerci o, essenzialmente, per sopravvivere. Se portare a termine le missioni principali sarà fondamentale per “tirare a campare”, completare anche le numerose side quest disseminate nel pianeta rappresenta un aiuto tutto tranne che trascurabile. Non bastasse, Solus nasconde misteriosi artefatti alieni, utili a svelare la delicata e misteriosa storia di questo pianeta – oltre a qualcosa di più pragmatico, che lo sviluppatore non ci ha voluto svelare.

Solus (3)

Altra cosa estremamente interessante di Solus è l’assenza di ogni forma ostile aliena. Non ci saranno mostriciattoli verdognoli armati di pistole laser ad allietare i nostri pomeriggi, soltanto noi e un’enorme landa desolata dove la vita pare essersi interrotta migliaia di anni fa. E ok, un’enorme sagoma oscura che, in un fugace passaggio della nostra demo, si intravede in lontananza. Ma cosa sia e quali siano le sue intenzioni, al momento, non ci è dato di saperlo.

Dal punto di vista tecnologico, come anticipato all’inizio di questa anteprima, la versione Xbox One di Solus è ammaliante, con un alternanza di chiaroscuri e tonalità che virano con continuità dal caldo al fretto. L’impatto visivo è affascinante, con l’orizzonte che si perde in lontananza e una gestione dinamica delle condizioni climatiche. Ottime a tal riguardo le sezioni notturne, illuminate dalla pallida luce della torcia – e ragionevolmente efficaci nel veicolare ansia nel giocatore. Sarà anche una produzione indie, come sottolineato più volte dallo sviluppatore. Ma il livello qui è davvero alto.

Profondo ed ispirato, non il “solito” indie.

Fattore Soul

Lo ammettiamo, la nostra prima prova di The Solus Project ci ha convinto parecchio. Seppur affronti una tematica per certi versi abusata tanto nel mondo del videogioco quanto in quello cinematografico (le reminiscenze di Interstellar si perdono all’infinito), il titolo dell’indipendentissimo Teotl Studios racchiude delle potenzialità enormi, che esulano da un comparto tecnologico davvero accattivante. Forte di una storia coinvolgente che si svela per piccoli passi, sobillando curiosità (e dubbi) scoperta dopo scoperta, The Solus Project cerca di ridefinire i parametri del cosiddetto genere “survival”: e ok, è ancora presto per dire se riuscirà o meno in quest’impresa. Ma le premesse, da quanto visto in questa gamescom, ci sono tutte. Ne riparleremo sicuramente nei primi mesi dell’anno prossimo.


TutteleAnteprime

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