Deck 13 non è nuova al genere soulslike. Lords of the Fallen fu nel 2014 il suo primo tentativo di seguire la strada tracciata da Miyazaki, e sebbene nel complesso lo si possa definire un buon gioco era anche grezzo sotto diversi aspetti. Deviando completamente dall’ambientazione fantasy, lo studio ha poi pubblicato nel 2017 The Surge dimostrando il suo impegno nel volersi migliorare creando un gioco che fosse migliore del precedente.
Non era però ancora rifinito a dovere, per questo Deck 13 si è presa altri due anni per presentare un nuovo capitolo: The Surge 2 è sicuramente uno degli ultimi arrivati nell’impietoso mercato hardcore dei soulslike e, a prima vista, nemmeno granché originale – la sua somiglianza con il predecessore è lampante, eccezion fatta per la possibilità di creare il proprio personaggio anziché interpretare Warren, il protagonista del primo The Surge. Dove Deck 13 ha voluto migliorarsi è nell’ambientazione e nel gameplay, ascoltando i feedback degli utenti.
Sotto il profilo narrativo, The Surge 2 è ambientato dopo gli eventi del primo capitolo: gli umani sulla Terra sono sull’orlo dell’estinzione e quelli rimasti si sono rifugiati a Jericho City. Pur cercando riparo, molti vengono allontanati poiché infettati da un incurabile nano-virus che ha già eliminato numerosi cittadini. Nessuno infatti è rimasto immune agli errori della CREO, la compagnia alla quale si deve il disastro in cui è precipitata l’umanità – errori che qualcuno sta cercando di risolvere.
Un misterioso incidente aereo cambia però le carte in tavola e adesso le nano-creature sono a piede libero nei pressi della città, pronte ad aggredire gli abitanti. Solamente due sono i sopravvissuti dello schianto, uno dei quali è proprio il protagonista: il nostro compito è trovare l’altro sopravvissuto, salvarlo e già che ci siamo anche contribuire alla sopravvivenza del pianeta. Nulla che non si risolva prima di colazione.
La trama in sé è discreta ma non presenta guizzi particolari che la rendano memorabile, in favore di un’azione sempre presente. Nel momento in cui ci si immerge nel combattimento, la soddisfazione è evidente. The Surge 2 mantiene lo stesso sistem RIG (Resource Integration Gear) del primo capitolo, in modo da poter migliorare il personaggio con impianti cibernetici e una varietà di armi futuristiche più o meno tecnologiche per smembrare ogni ostacolo cerchi di sbarrarci la strada.
Il sistema è meravigliosamente intuitivo, con set di armi e armature appartenenti a specifiche categorie chiaramente spiegate. Se preferite un approccio più rapido, allora la classe Operatore fa sicuramente al caso vostro, mentre se invece preferite andare giù pesante allora Goliath è la scelta migliore. Siete giocatori ai quali non piacciono gli estremi e preferiscono restare nel mezzo? Nessun problema, ecco l’armatura Sentinella.
Nel complesso, come dicevamo, Deck 13 dimostra di aver ascoltato i feedback della community. C’è la creazione personaggio, è stata rimossa la competenza armi e i set armatura hanno ora da tre a sei pezzi bonus che consentono una serie di abbinamenti e remix interessanti. Questi, assieme ad altre piccole modifiche per migliorare la qualità della vita, vanno a smussare gli spigoli più duri del primo The Surge.
The Surge 2 dimostra l’impegno di Deck 13 nel migliorare la sua formula
La personalizzazione raggiunge nuove vette per merito di nuovi impianti, bonus set, statistiche e molte più armi con cui ci si può divertire. Addirittura potrebbe capitare di trovare impianti talmente potenti da costringere il giocatore a riflettere bene su come distribuire il potere necessario ad attivarli, oppure se aspettare occasioni più propizie – ma ciò che davvero rende eccezionale l’intero sistema di gestione è il fatto che ogni arma o pezzo d’armatura si riflettono sul personaggio in termini di mobilità e fluidità.
In quanto Goliath, vi sembrerà di pilotare un mecha sul modello Titanfall e la sensazione di potenza quando affondate fino ai gomiti nel combattimento non ha eguali, mentre per contro gli Operatori sfrecciano sul campo di battaglia che è un piacere ma allo stesso tempo possono essere scaraventati dall’altra parte della mappa se colpiti con il giusto tempismo.
Chi ha giocato al primo The Surge potrebbe obiettare che non è nulla di cui non si abbia già avuto prova e avrebbe ragione, ma Deck 13 ha migliorato il tutto grazie ad alcuni accorgimenti. La già menzionata affinità con le armi è un ricordo, permettendo al giocatore di sperimentare con maggiore libertà rispetto alla costrizione di usare ripetitivamente la stessa arma in modo da aumentarne la competenza – sfruttando diverse combinazioni e stili.
Oltre a questo, The Surge 2 mette in atto utili scorciatoie per passare dalle armi preferite ai set di armature senza mettere in pausa il gioco: essenziale in particolare quando ci si deve adattare a uno specifico nemico. Umani molesti nei paraggi? Mettete mano a un’arma con alto danno ai non corazzati. Problemi con i naniti? Passate a qualcosa di più convincente per loro. Insomma, vi è chiara l’idea.
Il sistema di parata è stato inoltre reinventato prendendo a modello quello visto in For Honor, ovvero la possibilità di respingere gli attacchi indovinando la direzione da cui arriveranno: una meccanica chiave, che può sovvertire le sorti di un combattimento soprattutto se state usando un set di armatura lento come Goliath. In più occasioni scoprirete di poter creare aperture nella difesa di nemici all’apparenza invincibili.
Similmente sono state rielaborate le iniezioni: nell’originale, le opzioni per la cura e il miglioramento delle statistiche erano molto basilari, in questo caso c’è invece un set di scelta maggiore e molti godono di qualità specifiche. Può sembrare un passo avanti piccolo ma ha dato un flusso totalmente diverso alle battaglie, rendendolo più simile a Bloodborne o Dark Souls.
The Surge 2 rielabora alcuni elementi di gameplay per un’esperienza più fluida e soddisfacente
Infine, le esecuzioni e il sistema di loot sono stati a loro volta rivisitati le prime agiscono come nell’originale, mirando a un punto preciso del nemico lo si mozza non appena l’avrete danneggiato a sufficienza. Le animazioni sono più soddisfacenti che mai ma, cosa ancora più importante, smembrare nemici si riflette nel loot del gioco. In The Surge 2, la maggior parte della vostra armatura è costruita rubando frammenti ai nemici uccisi e non è un procedimento casuale: se desiderate un pezzo particolare dovete trovare il nemico che lo porta e sottrarlo dai suoi arti smembrati.
Ciò porta a un reale incentivo in termini di caccia a creature o umani sempre più forti anche quando non ce n’è un naturale bisogno, semplicemente per il gusto di completare uno specifico set. Per i collezionisti, o anche solo a chi piace avere i set perfetti, un’occasione per correre avanti e indietro lungo la mappa o affrontare aree complesse.
La grafica di The Surge 2 è molto simile al capitolo originale, il che non stupisce: tuttavia, se nel 2017 poteva sorprendere, l’impressione in questo caso è che sia buona ma non eccezionale. Soprattutto dal punto di vista del frame-rate, che faticava a mantenere stabili i 30fps: con la patch D1, il problema è molto meno sentito ma rimangono alcuni cali occasionali.
La colonna sonora ha degli alti e bassi, mostrandosi indimenticabile in alcuni punti e appena percettibile in altri. The Surge 2 non è però un gioco che necessita di una musica d’impatto, quindi non è un elemento al quale si presta particolare attenzione. Gli effetti sonori sono ben gestiti nel loro complesso, eccezion fatta per i passi che a volte sembrano annunciare un nemico vicinissimo quando in realtà non è nemmeno a portata – creando a volte un allarme ingiustificato. Il doppiaggio è molto buono, permette di godersi i dialoghi e persino di affezionarsi ad alcuni personaggi rispetto a quanto successo nell’originale. Infine, una nota importante: Deck 13 sembra avere una reputazione nel pubblicare giochi buggati ma nella nostra esperienza, circa venticinque ore, non abbiamo riscontrato nulla di simile, nemmeno un piccolo crash.
The Surge 2 riprende da dove si è interrotto il precedente e compie notevoli passi avanti sia in termini di qualità sia di esecuzione. Se avete apprezzato l’originale, sarà come tornare a casa dopo una lunga assenza, ma anche per chi non lo conosce, e nonostante permangano alcuni difetti, è un’esperienza che vale la pena di essere giocata e nell’ambito della science fiction è probabilmente il miglior action-RPG in circolazione. Non rivoluziona certo il genere ma rafforza le sue già buone basi di partenza, dimostrando la volontà di Deck 13 di padroneggiare la loro formula con risultati niente male. |
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